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Erotici Racconti

Trappola per noi

By 26 Giugno 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Quella sera era abbastanza tardi, io rivolgevo lo sguardo fuori dalla finestra osservando il vivaio, avevo addosso una di quelle canottiere da notte che arrivano al ginocchio, che lasciano la schiena scoperta fino alle scapole. In quell’attimo sentii battere alla porta, cautamente aprii e lì davanti m’apparisti inaspettatamente tu. Io t’ho spontaneamente abbracciato, in quel frangente hai stentato, in seguito m’hai stretto a te tastandomi con dovizia le chiappe. Io t’ho adocchiato sogghignando, intanto che la mano che prima era intorno alle mie spalle l’hai fatta arrivare con piacevolezza lungo la mia schiena. Hai fatto qualche passo avanti senz’interrompere quella stretta così amabile e affettuosa, con un piede hai spinto in conclusione la porta fino ad accostarla del tutto. Dopo m’hai collocato delicatamente per terra, nel tempo in cui accompagnavo un dito sulle mie labbra senza riuscire a sganciare la vista dalla tua aitante e robusta figura. 

Ti sei sfilato la casacca che avevi sopra e ti sei seduto davanti a me scostando il mio dito e posando il tuo sulle mie labbra. Senza spiattellarci niente, senz’emettere un suono, ma solamente squadrandoci ho dischiuso le mie labbra baciando dapprima il tuo dito, intanto che la mia lingua sempre cupida e lussuriosa ha cominciato a scivolare su di esso. Successivamente ho abbrancato il tuo polso lasciando che la mia lingua scorresse fino a giungere sul tuo collo. Con una movenza tenue mi sono collocata sopra di te cingendoti con le gambe, senz’interrompere di leccarti il collo. Le tue mani finalmente si sono posate sulle mie cosce, fino a giungere sul mio sedere, mentre un tuo dito accarezzava il mio delizioso solco.

Con la testa ti sei chinato, come nel voler sbaciucchiare le mie tette, io ho posato le mie mani dietro il tuo collo spostandomi lievemente indietro, per donare i miei seni alle tue labbra smaniose. Da sopra la maglietta da notte hai cominciato a infastidire i miei capezzoli tormentandoli, in quanto questi ultimi hanno controbattuto senza farsi troppo attendere, diventando rigonfi e tumidi sotto le carezze della tua lingua.

Io ero abbandonata completamente a te, alle tue carezze, assieme a quei gemiti leggeri quasi sussurrati, visto che hanno rotto quel silenzio serale. Le tue mani sono salite fino ad arrivare sotto le mie ascelle, m’hai sistemato davanti a te in piedi, ci siamo guardati e in un attimo ci siamo capiti. Io mi sono voltata, mi sono chinata esponendoti le mie chiappe mentre mi toglievo gli slip, tu senza freno e quasi con rabbia m’hai afferrato le cosce, io t’ho lasciato fare, mentre le mie mani raggiungevano le tue.

Con un sorriso che sfiorava la perversione t’ho fermato, mi sono girata sfilandomi la maglietta da notte. Adesso mi fletto sulle ginocchia e impugnando la tua faccia tra le mani ti bacio, laddove le tue mani ritornano sui miei glutei, invitandomi a ritornare nella posizione precedente. Io proseguo nel baciarti, invasa dalla foga, dalla crescente esaltazione, giacché m’intrufolo con la lingua nella tua bocca, durante il tempo in cui tu approdi giù portando anche me fino a sdraiarti per terra. Senza staccarmi da te lacero con rancore la tua blusa, le miei mani s’introducono nei tuoi pantaloni slacciandoli e afferrando il tuo cazzo già in tiro, adesso ti squadro annunciandoti:

‘Fa’ presto, non reggo, bramo sentirti dentro di me’.

Tu m’impugni la chioma, per un istante m’osservi ribadendo:

‘Sei un incanto, neppure io riesco a controllarmi’.

Io apro le labbra e comincio a leccarti il cazzo, la mia lingua vellutata e appassionata è ingovernabile, sotto quei colpi indomabili il tuo cazzo ha come dei sobbalzi, sennonché lo faccio guizzare comodamente nella mia bocca, lo succhio gustandomi il tuo completo e conquistante sapore. Io avverto i miei fluidi scorrere adagio che nel mentre colano fra le mie cosce, la mia mano scivola risoluta sul tuo cazzo, nello stesso momento che le mie labbra proseguono la loro piacevole opera, perché percepisco i tuoi ansimi che mi scivolano sul corpo. 

Bruscamente lascio il cazzo, ti esamino e salgo sopra di te facendo sfregare entrambi i sessi l’uno contro l’altro. Tu nel frattempo lo impugni puntandolo all’ingresso della mia fica, io ti scruto, mentre ne agevolo l’entrata. Al presente sbarro gli occhi, restando statica, assaporando quel delizioso e incantevole divino tremolio, che percorre la schiena scompigliandomi in modo insperato. Appoggio le mie mani sul tuo costato e senza sganciare i miei occhi dai tuoi, comincio a muovermi, moltissimi palpiti, immense impressioni si srotolano accalcandosi su di me mandandomi in estasi, sono beata, lo sento compatto, il tuo cazzo mi scortica dolcemente lacerandomi dentro a ogni discesa, i miei soavi piagnucolii farneticanti si mescolano con i tuoi, perché avverto chiaramente che neppure tu potrai resistere per lungo tempo. 

In realtà lo sento che si gonfia, capto ogn’irrilevante spostamento del tuo cazzo, il piacere sta per rimorchiarci trascinandoci irrimediabilmente nel suo mulinello, in quanto ci lasciamo andare, congiuntamente caschiamo nella sua botola, in quell’attraente, deliziosa e persuadente imboscata dei sensi.

Io strepito, tu sbraiti come non abbiamo mai fatto prima d’ora, la mia pelosissima rossiccia fica s’irrigidisce in maniera vigorosa, mentre capto distintamente i nostri liquidi combinarsi, che radunati gocciolano tra le mie gambe. 

Io apro gli occhi e mi ritrovo nel mio gigantesco letto, osservo per un attimo la volta della stanza, sollevo di poco la trapunta portandomi una mano fra le gambe scoprendo d’essermi totalmente infradiciata. Ebbene sì, sono venuta in maniera grandiosa, tuttavia ancora frastornata, incredula ma felice mi guardo attorno, perché un radioso sorriso mi fa da cornice congetturando su di te.

‘Ammira, contempla per bene, che meraviglia m’hai causato’ – pondero verso me stessa, rimuginando appagata a tutto ciò che è appena successo.

Nel frattempo m’accarezzo la villosissima e rubiconda fradicia fica, nel tempo in cui un singhiozzo scompare squagliandosi nella gola, fintanto che addento il capezzale per non farmi sentire, perché ben gioiosa, lieta e soddisfatta mi raggomitolo su d’un fianco e riprendo il sonno interrotto sorridendo di te. 

{Idraulico anno 1999} 

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