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Erotici Racconti

Volevi che cambiassi

By 10 Settembre 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

Ultimamente, di continuo, non fai altro che ripetermi palesando in maniera marcata che in questo modo non ti piaccio, informandomi e mettendo in giro la voce che non sono come tu desideri, tenuto conto che ti vedo ogni sera uscire da casa senza sapere quando ritorni. Io sono francamente braccata, perseguitata e tormentata dalla gelosia che tu possa provare interesse per qualcun’altra donna, per il fatto che non ne posso più di sentirmi minimizzata, ridimensionata e trascurata da te. Oggi, finalmente, metterò in atto la mia arguta e pungente vendetta, in tal modo vedrai se io sono a tutt’oggi oppure no attraente, desiderabile e tentante.

Tu arrivi usualmente per l’ora di pranzo suppergiù verso le quattordici mentre io t’aspetto sul canapè in vestaglia. Ti propongo di rilassarti un attimo offrendoti un Martini come aperitivo, tu sorpreso ti siedi sul sofà, allenti la cravatta e sorseggi la tua bevanda. Io m’avvicino sempre di più e inizio a stuzzicarti, attualmente l’atmosfera si scalda, perché in sottofondo Steve Winwood suona il tuo album preferito. Al momento ti stai beatamente rilassando, così io ti propongo di salire di sopra nella nostra camera, tu approvi apprezzando senza disunirti. Io salgo le scale davanti a te, facendo in modo che t’accorga che sotto la vestaglietta non indosso nulla, la tua mano mi sfiora le natiche, nel tempo in cui io emetto un sospiro carico di desiderio. Ben presto arriviamo in camera, io t’aiuto a spogliarti mentre ti distendi sul letto. Il nostro letto con la struttura del balconcino di ferro, sì, proprio quello che abbiamo accuratamente scelto insieme dopo il nostro primo mese di convivenza, successivamente t’invito a chiudere gli occhi, frattanto con la lingua ti sfioro tutto il corpo.

In quell’istante sei sufficientemente tranquillo, io allora ne approfitto, da sotto il cuscino tiro fuori dei foulard e lego le tue mani al letto, poi tocca alle caviglie, tu sennonché ti lamenti chiedendomi che cosa stia succedendo, ma poi t’adatti rapidamente al gioco. Io ti vedo sempre più eccitato, il tuo cazzo si è indurito, io mi strofino sopra per aumentarti il desiderio, ma quando sto per pigliartelo in bocca rintocca il campanello. Tu m’indichi di lasciar stare, di non rispondere però io insisto impuntandomi annunciandoti di no:

‘Potrebbe essere importante, dai aspettami qui che faccio in fretta’.

Alla svelta mi rivesto e scendo, apro la porta e faccio entrare l’inatteso ospite. Da sopra tu incuriosito e intrigato bonariamente mi domandi:

‘Chi è?’.

‘Ho quasi finito, è il venditore delle verdure’ – ti rispondo io invitandoti di restare fiducioso e rilassato.

Chiudo la porta e salgo su per le scale, poco dopo ti raggiungo e ti vedo un po’ nervoso. Riprendo a dedicarmi a te, la tua erezione diventa nuovamente evidente, mi desideri perché io lo sento dal tono della tua voce roca. Mi sfrego, t’accarezzo e finalmente ti divoro, gusto appieno il tuo cazzo in bocca, è così grande, è così voglioso, ma ecco che dietro di me appare un estraneo In maniera comprensibile ti preoccupi, ma io continuo a succhiartelo, intanto l’altro individuo s’affianca, accarezza il mio culetto tondo e sodo, le sue dita mi esplorano bagnandosi abbondantemente delle mie secrezioni. Lui, senz’attendere molto, peraltro vista la mia incontestabile e indiscutibile eccitazione mi stringe forte per i fianchi e mi penetra. Ecco, adesso tu vedi chiaramente mentre ti sto portando all’apice del piacere, ti dimeni, ti divincoli chiudendo gli occhi e subito dopo imprechi inveendo, nel contempo scruti che un altro uomo mi sta possedendo, mi sta scopando, io sono alquanto attraente e desiderabile, però tu essendo notevolmente infuriato non puoi resistere né trattenerti oltremodo, perché eiaculi implacabilmente nella mia bocca. 

L’altro maschio continua nel mentre a spingere il suo cazzo dentro di me, io godo svisceratamente come non mai, focosamente mi rallegro con tutta l’anima complimentandomi istintivamente per il piacere impetuoso della scopata, ma anche perché tu sei lì bloccato, per il fatto che non puoi obiettare né opporti né replicare, perché vedi apertamente che un altro mi desidera e ragionevolmente mi fa sua. Tu urli, mi chiami puttana, sbraiti, eppure il modo tuo personale di spolmonarti non fa altro che eccitarmi attizzandomi e istigandomi ancora di più. In quel frangente naturalmente t’arrabbi, cerchi di scioglierti, ma non ci riesci, in questo modo io riprendo a giocherellare con il tuo cazzo, giacché ti ridiventa duro, speditamente mi sottraggo dall’intruso con lo stesso fulmineo silenzio con cui è arrivato infine andandosene.

Questa volta sono io che conduco incanalando il gioco, mi metto carponi e ti soprintendo, anche se tu fai resistenza, in quella circostanza pilotando appieno la situazione m’infilo il tuo cazzo nella mia rossiccia e pelosissima fica muovendomi come più m’aggrada. I miei fianchi s’alzano e s’abbassano con un ritmo concitato e serrato, intanto il mio clitoride si sfrega sul tuo pube, il mio seno si cala sul tuo viso nel mentre tu mi mordi i capezzoli. 

Io ti scopo, come non ho giammai compiuto prima e immancabilmente vengo ancora, tu sborri nuovamente insieme a me, dal momento che m’imbratti la villosissima e rossiccia fica. Ecco, che finalmente stanchi e stremati ci lasciamo andare l’uno fra le braccia dell’altro allietandoci e consolandoci in maniera reciproca.

Tempo addietro tu recriminavi in modo animato lamentandoti che mi volevi diversa, inconsueta e seducente, adesso eccoti soddisfatto e servito mio caro giudice, esperto del rimprovero, specialista del colpevolizzo e del rinfaccio.

{Idraulico anno 1999} 

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