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MAX

“senti amore” siamo passati all’amore “ho bevuto un po’ troppo stasera” mi dice, leccandosi le labbra con lo sguardo che più malizioso non si poteva “preferirei che guidassi tu per tornare a casa. Già ho pochi punti sulla patente, se ci fermano col tasso alcolico che ho nelle vene, mi arrestano. Non vorrai mica che passi il resto della notte in cella?” sorridendo con lo sguardo della tigre.

Figurarsi! primo, non vedevo l’ora di provare a guidare quel macchinone, secondo, volevo correre verso casa per continuare quel che avevamo cominciato. Si sistema sul sedile del passeggero, girata un po’ di lato per guardarmi, il vestitino totalmente sollevato sulle gambe che erano completamente scoperte.

“stai attento che questa macchina ha il cambio automatico. Devi dimenticare il piede sinistro, hai solo i pedali dell’acceleratore e del freno e poi fa tutto lei” annuisco, mi concentro sulla guida per non far danni, con la coda dell’occhio vedo che mi osserva totalmente incurante della strada.

Usciamo dal parcheggio, pare che nessuno abbia notato la performance della mia dolce zietta di poco fa. Prudentemente mi avvio nella strada buia cercando di stare il più attento possibile, concentrato sulla strada. Accende la radio e col sottofondo musicale la vedo sollevare leggermente il bacino e sfilarsi gli slip. Me li mette sotto il naso “me ne sono accorta sai che ti piacciono i miei slippini” ne inspiro l’aroma.

“sì zia sono profumatissimi!”

“stavolta che non guido ti salvi, sennò ti avrei scaricato qui e saresti dovuto tornare a casa a piedi”

“non ci credo che l’avresti fatto” e mi metto una mano sul pacco. Lei me la toglie per metterci la sua. Me la prende e se la mette in mezzo alle gambe allargandole.

“hai ragione. Per nessuna ragione al mondo ora ti lascerei andare! Andiamo a casa più presto che puoi, ti voglio!”

Ce l’ha liscia senza nemmeno un pelo. Me l’immaginavo, lo sapevo che era curatissima anche là sotto. Con la mano sinistra le massaggio la figa da fuori, lei mi agevola, allarga le gambe, mentre mi massaggia l’uccello da sopra la patta che stava riprendendo il turgore precedente. Accosto un attimo al lato della strada per non schiantarci, con l’altra mano allarga le labbra per farmela toccare meglio. È fradicia, deve avere una voglia…. Insinuo un dito dentro la figa, lo inzuppo dei suoi umori e me lo lecco, poi sto per ripetere l’operazione ma lei mi ferma

“piano, amore, non andare dentro con le dita. Massaggiami qui sopra”

Sospende il massaggio al mio uccello, con entrambe le mani allarga la figa, estrae il clito, si lecca le dita e mi fa vedere come devo fare. Mammamia che roba, meglio dei film porno; le unghie laccate rosse, che si muovono sulla sua carne umida, la testa reclinata all’indietro, il suo fiato che comincia a farsi corto, geme, ansima. Poi a un tratto si ferma

“no. Non voglio venire. Voglio tenermi la voglia. Parti dai che voglio arrivare a casa.”

Una volta partiti mi rimette la mano sulla patta e me lo stringe, è durissimo. Le rimetto la mano in mezzo alle gambe e la massaggio come mi aveva fatto vedere prima, lei me lo accarezza e stringe sempre di più.

Non so come, siamo riusciti ad arrivare a casa, nel frattempo la troia telefona allo zio per farsi sentire e soprattutto per non farsi rompere le scatole dopo. Mi eccita sta cosa di farlo cornuto, che gli parla al telefono come se niente fosse col sapore del mio cazzo in bocca. Mi godo la scena, ce l’ho durissimo, adesso mi fermerei e la scoperei lì sul sedile della macchina mentre gli sta parlando al telefono.

Parcheggiamo nel garage sotterraneo e mentre saliamo in casa, sull’ascensore, ricominciamo a baciarci a palparci, le sollevo il vestitino per palparle il culo. Apre la porta e appena entrati, riprendiamo a baciarci selvaggiamente, ci togliamo i vestiti di dosso con le bocche incollate, mi spinge verso la sua camera, si adagia supina sul letto, allarga le gambe e con la voce di un paio di ottave più basse del solito, sussurra

“ti voglio!”

Non mi faccio pregare, ho il cazzo duro come il marmo, mi avvento su di lei; mi prende il cazzo nella mano e lo dirige verso la figa. Lo appoggio e sempre stretto nella sua mano, lo spingo lentamente dentro, tutto. Spingo fino in fondo, scivola nella profondità della sua vagina fradicia

“ooooohh amore, com’è grosso! Scopami adesso, scopami forte, non ti fermare”

A quelle parole inizio a muovermi su e giù, all’inizio lentamente, poi sempre più forte tanto da sbatterle il bacino contro. Dopo qualche istante, quando comincio ad avvertire la fatica di quella bella cavalcata incitato da zia a non fermarmi, a non rallentarne il ritmo, inizia un ululato che mi fa capire che sta venendo……….ma come grida! sono quasi imbarazzato dal fatto che qualcuno possa sentirla. Ma l’altra sera con zio non ho sentito proprio niente, se non scorrere l’acqua del bagno dopo che avevano fatto….mah.

Ero esausto, grondavo di sudore, mi stacco dal suo corpo. Lei con gli occhi chiusi stesa supina sul letto ansimante. Estraggo la spada ancora durissima, non ero venuto.

“Oddio che scopata!”

Mi dice con un filo di voce. L’autostima a mille! Ho fatto godere la tigre! Mi sento padrone del mondo.

(continua)

per commenti: narciso.a@outlook.it

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