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ANNA

Eccitazione a mille. Ti ho fatto un servizietto ragazzo mio che te lo ricorderai per un pezzo. Col suo meraviglioso sapore nella bocca, apro la portiera, scendo gli porgo la chiave dell’auto pregandolo di guidare; volevo guardarmelo rilassata in quel tratto di strada, stuzzicarlo eccitata, era nelle mie grinfie. Voglio provocarlo, usare tutte le armi a mia disposizione per fargli capire che l’esperienza con me sarà unica.

Mentre manovra concentratissimo per uscire dal parcheggio, mi sfilo il perizomino oramai fradicio dei miei umori e glielo metto sotto il naso facendogli capire che conoscevo il suo gradimento per i miei odori intimi.

“me ne sono accorta sai che ti piacciono i miei slippini”

“sì zia sono profumatissimi!”

Mi chiama ancora zia…. Non sono la tua zietta in questo momento, non siamo parenti, non sei il ragazzino che frequenta la mia famiglia da quando sei nato. Sono la tua troia, mi ecciti, voglio scoparti.

Lo apostrofo ancora dicendo di smetterla con sto “zia” minacciando di farlo scendere. In tutta risposta, mi guarda, sorride e si stringe la patta mettendo in dubbio le mie minacce. Era vero, non l’avrei fatto scendere per nulla al mondo! Avevamo rotto gli indugi, l’ipocrisia delle schermaglie di questi ultimi giorni dove il desiderio reciproco finalmente era affiorato nella passione che si stava sprigionando in quegli istanti, era superata. Avevamo valicato il confine e nessuno mi avrebbe fermata nelle mie intenzioni e anche lui lo sapeva.

Gli metto la mano fra le mie gambe per fargli comprendere quanto lo desiderassi. Si accosta prudentemente al lato della strada per non correre rischi e comincia a farmi un ditalino un po’ troppo molesto, frettoloso e inopportuno. Lo blocco perché la mia intenzione era quella di fargli capire quanto fossi eccitata, di fargli inzuppare le dita nelle umidità degli umori della mia fortissima eccitazione. Sono tesa come la corda di un violino! Inarco la schiena, butto indietro la testa, scosto la sua mano troppo invadente gli mostro come faccio quando sono sola. Il tutto in un silenzio irreale, rotto solo dai miei sospiri.

Continuo, mi prende, sono eccitata, percepisco il suo desiderio, mi guarda ipnotizzato, sto per venire….no!! mi fermo voglio tenermi la voglia.

“Parti dai che voglio arrivare a casa”.

Mentre guida, gli palpo il pacco per saggiare quanta voglia avesse della sottoscritta: era durissimo, una pietra! Ti faccio un bell’effetto amore mio….

Mi viene in mente che ancora non avevo sentito Marco, non vorrei mai che mi chiamasse dopo, mentre sarò impegnata a domare questo bel torello. Prendo il telefono dalla borsa e compongo il numero:

“Ciao amore, sono con Max. Sì, siamo appena usciti dal ristorante, da Alfredo. Faceva un caldo pazzesco e siamo saliti un po’ in collina per respirare…”

Qualche altra frase di circostanza sul clima, su come stesse procedendo la sua trasferta lavorativa e soprattutto sul farmi confermare quando sarebbe rientrato, alla luce del fatto che nei prossimi giorni sarei stata parecchio impegnata.

Mentre parlo al telefono guardo Max che guida, e noto un sorrisetto sulle sue labbra. Si diverte lo stronzo, gli piace sto fatto che colei che gli ha appena ciucciato il cazzo stia telefonando al marito cornuto.

Arrivati a casa, appena rientrati, con le bocche incollate, le lingue intrecciate, ci spogliamo di tutto ciò che abbiamo indosso. Voglio questo grosso cazzo, che torreggia turgido, lo voglio sentire scivolare dentro di me, voglio sentirlo riempirmi, voglio che mi penetri a lungo e profondamente.

Ci buttiamo sul lettone che divido con mio marito, ipnotizzata da quel grosso pezzo di carne così duro per me, lo afferro e stando supina a gambe larghe, me lo infilo nelle profondità della figa fradicia degli umori della mia eccitazione. Max dolcemente, me lo spinge dentro tutto fino alla cervice ed iniziamo uno degli amplessi più desiderati di sempre. Lo spinge forte, lo sento tutto, mi riempie fino in fondo, una sensazione unica. Comincia a muoversi, all’inizio lento, poi sempre più veloce, mi scopa forte. Come un toro sopra di me ansima, sbuffa, lo cingo con le gambe attorno ai fianchi sollevando il bacino per sentirlo tutto fino in fondo

“Amore scopami, scopami forte, continua così non ti fermare assolutamente…..dio com’è grosso, mi fai impazzire, sto per venire, non fermarti…….oooooooohhhh”

E mi sciolgo in un lunghissimo orgasmo come non ne provavo più da tempo.

Max si ferma, siamo entrambi fradici di sudore, si scosta, vedo che ce l’ha ancora duro, non è venuto, è proprio un gran scopatore, vorrà dire che me lo godrò ancora di qui a breve, bisogna però che mi riprenda, che riprenda un po’ di fiato, sono sfiancata, mi ha montato come una vacca in calore. Ansimante stesa sul letto, consapevole di essermi tolta una voglia pazzesca gli faccio i complimenti per la gran scopata.

Mi rilasso supina accanto a Max, rilassata e appagata, mi cala addosso la spossatezza conseguente alla giornata di sesso col mio amante e alla fragorosa scopata col mio nipotino. Mi addormento incurante del fatto che Max avesse estratto il suo gran bell’uccello da me che era ancora duro. Avremo tempo per divertirci ancora, ora non ce la faccio proprio, devo chiudere gli occhi….

Mi sveglio che vedo la luce del giorno filtrare dalle imposte, chissà che ore sono. Max dorme beatamente accanto a me, siamo entrambi nudi. Nella penombra lo guardo, lo osservo, un gran bell’esemplare di maschio adulto nel pieno delle forze e nell’età della bellezza. Mi alzo dal letto, lo lascio lì steso addormentato profondamente senza fare a meno di notare il grosso pitone che giace sulla parte sinistra del suo pube. Si desta e con la voce impastata vedendomi allontanare dal letto, mi guarda e mi chiede:

“Dove stai andando?”
“A preparare la colazione amore. Dormi tesoro, riposati che ne avrai bisogno. Ti chiamo io quando sarò pronta”

Infilo la doccia per togliermi il sudore della notte da dosso. Mentre mi asciugo avvolta nell’accappatoio, mi viene in mente dello shopping del giorno prima. Ora vedrai tesoro come ti provoco!
Recupero la borsa degli acquisti della mattina precedente non ancora vuotata, tiro fuori il costume nero e dorato quasi totalmente trasparente mi ci infilo dentro, per modo di dire, perché copre appena appena le parti intime ed il seno insinuandosi fra le natiche con una sottilissima strisciolina posteriore che il solo sentirla solleticarmi là di dietro, mi provoca una bella sensazione, infilo i sandalini bianchi acquistati anch’essi al mercato il giorno prima. Mi rifletto davanti allo specchio: una gnocca pazzesca! Inguainata dentro questo costume, che costume non è, perché nella mia spiaggia, dove tutti mi conoscono, frequentata anche da mio marito, non ci andrei mai con questa cosa indosso, ma un capo di abbigliamento intimo molto sensuale, molto trasparente, molto ridotto da spogliarellista, da ballerina di lapdance. Mi impadronisce una frenesia da porca, un’eccitazione incredibile nel voler farmi vedere così sexy, nel volermi far desiderare dal ragazzo che sta di là che dorme beato, che me la sento colare irreparabilmente.

Con la mise da escort, accendo la macchinetta del caffè, metto a scaldare nel forno qualche cornetto surgelato e apparecchio la tavola per la colazione. Dopo qualche minuto, pregustando quel che sarebbe inevitabilmente successo, quasi dimenticavo Sandro, il mio giovane amante. È proprio vero che chiodo scaccia chiodo! L’avevo liquidato con un sms la sera prima. Ora dovevo chiamarlo, ne andava del prosieguo del rapporto che non volevo assolutamente guastare. Esco sul terrazzo per non farmi sentire e con voce discreta, quasi sussurante:

“Amore scusami per ierisera, ma ho avuto ospiti e mi sono liberata dai fornelli, dal riordinare la cucina solo quando ti ho scritto il messaggio”

“Ma caspita Anna, mi hai fatto preoccupare. Ti ho chiamata più volte, stavo per venire a casa tua per vedere se era successo qualcosa”

“Scusami, scusami…perdonami”

“Ma scusa, ospiti chi??? Che sei sola con tuo nipote”

Lì su due piedi inizio ad inventare: “eh appunto, sono venuti dei suoi amici e delle sue amiche di Milano coi quali proseguirà la vacanza per il meridione nei prossimi giorni e, visto che questi conoscono bene anche mia figlia, li ho ospitati per cena, poi hanno preso una stanza in una pensione qui vicino; mica posso ospitarli tutti! Ho cucinato, cenato, chiacchierato con tutti loro fino a tardi, rassettato la cucina; poi, solo alla fine, mi sono accorta che avevo il telefono in silenzioso……Amore mio perdonami!”
mentendo spudoratamente.

“Va bene dai sei perdonata. Ma riusciamo a vederci??”

“Tesoro non lo so, davvero. Oggi è difficile, il ragazzo sta ancora dormendo e dorme fino a tardi, poi devo andare alle poste a pagare dei bollettini per mio marito. Nel pomeriggio deve passare il tecnico della lavatrice…è un casino. Mi dispiace!” quasi mi vergognavo per la quantità di menzogne

“Poi credo che domani rientri mio marito; un giorno prima del previsto….”

E con questa gli ho dato la mazzata finale!

“Prometto amore che se non dovesse rientrare e me lo farà sapere domani, ti chiamo e cercherò in qualche modo di divincolarmi da tutti questi che mi tirano per la giacchetta” ero quasi convincente nella commedia! Comincia una lunga litania di recriminazioni per l’essersi preso una settimana di scarsi impegni per stare a mia disposizione. Taglio corto, ricordandogli il nostro accordo iniziale: per me la famiglia viene prima di tutto, gli impegni famigliari stanno davanti ad ogni mio sfizio o sollazzo e se la cosa non gli sta più bene possiamo anche riconsiderare il nostro rapporto. Si affretta a finirla con la lunga e noiosa sequela di lamentele e mi saluta affettuosamente sperando in una mia telefonata all’indomani.

Archivio mentalmente all’istante la questione e ritorno a concentrarmi sulla “famiglia”

“Max, dai alzati! La colazione è pronta!” e mi appoggio di sbieco sullo stipite della porta abbarbicata in cima agli altissimi tacchi del sandalino aspettandolo. Lo vedo uscire dalla camera, in boxer, coi capelli arruffati, gli occhi semichiusi che non appena mi vedono si sgranano. Gli si disegna un bel sorrisone sul volto.

“Dai amore che ho fame, vieni a far colazione” ancheggiando vistosamente sui tacchi verso di lui. “ho messo il costumino comperato ieri al mercato. Ci tengo particolarmente al tuo parere. Come mi sta?”

“Benissimo zia” fingo di rabbuiarmi per cazziarlo, ma lui precede ogni mia mossa, ogni mia parola, mi attira a sé, mi mette le mani sulle chiappe strizzandole e allargandole e prima che possa dire qualcosa, mi mette la lingua in bocca. Con le bocche incollate, mi sospinge verso il tavolo della cucina, mi solleva facendomi sedere sul piano del tavolo, si abbassa i boxer, ce l’ha già duro. Sempre con le bocche che non vogliono staccarsi, le lingue che si intrecciano mi scosta di lato il costume e me lo infila tutto dentro con un gran colpo di reni. Lo sento tutto dentro, in profondità, dio com’è grosso, come mi riempie, non posso fare a meno di gemere, di sospirare. Inizia a scoparmi furiosamente, mi sbatte forte il suo pube contro di me. Mi aggrappo al suo collo, e sollevo le gambe; mi sta violentando, una violenza dolce, bellissima, un toro che scalpita, che mi sta chiavando selvaggiamente in piedi. “dai amore, non ti fermare, scopami così, forte, oooohhh….”

“Che porca, mi fai impazzire, non esistono delle troie come te, fammi sentire come ti piace il mio cazzo!” menando colpi.

Osservo questo grosso pezzo di carne che mi penetra, mi piace guardarlo sparire dentro di me e mi godo le sensazioni uniche di pienezza che mi regala questa dolce, continua, incessante danza, fin che sento salire dalle gambe, dalla punta delle dita dei piedi, dalla base del collo, dall’interno del cervello, un orgasmo pazzesco. Godo, godo, come mai ricordavo che mi fosse capitato, sento salire caldo il piacere, acuito dal fatto che colui che me lo sta provocando non si ferma, continua, prosegue, lo sento, lo vedo sparire dentro di me, lo guardo, suda ansima, il viso sconvolto, se la gode. “dimmi che ti piaccio amore, dimmi che sono figa per te”

“Sei la figa più bella che abbia mai potuto desiderare, mi sono fatto per anni le seghe pensando a questo momento!”

“E a cosa pensavi esattamente, amore. Voglio saperlo!”

“Pensavo a te nuda e, tanto oramai lo sai, mentre ti pensavo annusavo gli slippini che mi portavo via dalla cesta dei tuoi panni usati”

“Sei un porco, lo sai questo?”

“Sììì….sono un gran porco. E tu sei una gran troia!!”

Mentre mi dice questo, ansima, si agita e capisco che sta per venire. Voglio vederlo schizzare, voglio guardare questo cannone mentre spara, mentre erutta la sua calda lava, la voglio vedere, toccare con mano, assaggiarla.

Lo spingo, Max si stacca da me se lo prende in mano e menandoselo spruzza il suo copioso sperma addosso a me, schizzandomi fino al collo, poi la pancia, il seno, imbrattando il mio indumento intimo. Con le dita raccolgo lo sperma che mi colava dal collo e lo porto alla bocca assaporandone il sapore. Mi lecco le labbra, mi attacco con le labbra alla sua bocca ficcandogli la lingua e ricominciando a baciarlo, con le dita finisco di raccogliere quanto schizzatomi addosso e le infilo nella mia e nella sua bocca ricominciando ad eccitarmi spingendolo verso il divano.

(continua)

per commenti: narciso.a@outlook.it

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