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02 – Monica (Parte 1 la fica)

By 13 Settembre 2022No Comments

Il mio nome è Piero, ho trenta anni, e per vivere faccio il portiere di notte in un Resort di lusso poco distante da Roma, utilizzato prevalentemente per matrimoni e congressi e ideale per coppie che vogliono rilassarsi durante il week end. Sono laureato in lettere e filosofia ma ho rinunciato alle supplenze preferendo la certezza di uno stipendio sicuro. Purtroppo il vizio del gioco mi ha portato a vivere l’esperienza che voglio raccontare.
Avevo contratto debiti per circa 3.500 euro con un amico. Un giorno Carlo, la persona alla quale dovevo quei soldi, mi disse che gli servivano urgentemente. Gli dispiaceva molto, ma, se non saldavo, si sarebbe rivolto a un rumeno che era pronto a dargli 2.500 euro in cambio del mio pagherò. Non passarono nemmeno due giorni e una notte si presentò alla reception dell’Hotel dove lavoro un uomo alto e grosso per riscuotere 4.000 euro. Dissi che il mio debito era di 3.500 ma, con un sorriso, mi fece capire che aveva avuto delle spese per la “pratica” e che li rivoleva entro la fine della settimana. Capii subito l’antifona, con queste persone è meglio non scherzare. Non mi feci prendere dal panico, dal cassetto tirai fuori 1.000 euro dello stipendio appena preso e, consegnandoli, chiesi se potevo avere qualche giorno in più per mettere insieme gli altri 3.000.
La prontezza con cui avevo pagato piacque molto a Fatmir, così si chiamava il rumeno; mi disse che sicuramente avremmo trovato un accordo perché gli piacevo, ero di poche parole e non piagnucolavo come tutti. Compresi il senso di quella frase alcuni giorni dopo, quando mi “chiese” di riservargli una suite, per scopare in santa pace con una sua amica. Il Resort dove lavoro è una struttura a cinque stelle composta di un corpo centrale e di alcune dépendance immerse nel verde che, di solito, riserviamo ai clienti che chiedono maggiore privacy. Chiesi aiuto a Francesca, una delle cameriere con la quale ho una storia da circa un anno. Anche noi usiamo una di queste suite per fare sesso e rilassarci nella grande vasca per idromassaggio. Essendo la responsabile delle dépendance, e lei che si occupa della loro pulizia. All’inizio s’incazzò molto anche perché le avevo detto che avevo smesso con il poker ma, volendomi bene, stette al gioco.
Tutto filò liscio, feci in modo di essere io di servizio, consegnai le chiavi, e, come d’accordo, la mattina lasciò la camera prima delle 9:00. Quest’andazzo andò avanti per un bel po’ e, per mia fortuna, sembrava si fosse scordato dei soldi che gli dovevo. Fra noi s’instaurò una sorta di complicità, dovevo essergli simpatico perché mi raccontava ciò che faceva quando veniva. Non ci andava con la sua donna, ma lo utilizzava per scoparsi le ragazze che rimorchiava in discoteca insieme con i suoi amici; veri e propri “festini” a base di alcool e coca. In verità che non lo usasse per una semplice notte di sesso l’aveva intuito anche Francesca che si lamentava del disordine in cui lasciavano la camera; bottiglie in terra, lenzuola sudice, sporcizia e polvere di coca ovunque. Nel pulire non era raro trovare oggetti dimenticati: cravatte, calze di seta, pacchetti di preservativi, sigarette, accendini, perizomi e, una volta, anche un paio di décolleté nere tacco dodici. Ricordo che Francesca era veramente delusa perché si trattava di un paio di scarpe Louboutin nuove di zecca ma 42 di numero. Ricordo ancora le sue parole:
– Sono incazzata nera, ogni volta una faticaccia per ripulire tutta la merda che lasciano, e oggi, che ho la fortuna di trovare queste meravigliose scarpe, non sono del mio numero! Chi cazzo mai porterà il 42?
Sorridendo risposi:
– Sicuramente una mega topa con due gambe da paura, alta 1.80, con la quarta di seno e con un culo che restituirebbe la voce ai muti!
– Ti piacerebbe… – Rispose lei – Mi sa tanto che questa volta si sono portati dietro un trans! Come cavolo si fa ad arrivare con quelle scarpe e andare via senza? E’ come arrivare con la Porsche e tornare con l’autobus!
– Non mi pare proprio la stessa cosa – risposi.
Una sera, chiacchierando e bevendo birra, Fatmir mi chiese se la suite era libera per venerdì. Feci pesare un po’ la cosa senza mai essere arrogante. Per convincermi disse che, se volevo, potevo unirmi a lui e che ci saremmo divertiti. Ringraziandolo gli feci capire che se lui si divertiva io dovevo obbligatoriamente essere di turno. – Vedremo – disse.
Il venerdì seguente, quando ritirò le chiavi, facendomi l’occhiolino disse:
– Organizzati con il cordless, ti aspetto in camera fra trenta minuti; non mi deludere.
Quando un tipaccio come lui dice non mi deludere non è un buon segno. In fin dei conti quella notte il Resort era vuoto, il bar era chiuso e l’ultimo degli inservienti se ne era andato. Considerando che il cordless prendeva benissimo in tutta la struttura, sebbene riluttante, decisi di andare. Avvicinandomi alla porta sentii delle risate; dentro con lui c’erano due donne, una bionda e una mora. Fatte le presentazioni, mi disse che Laura, la bionda, era una sua amica indispensabile per adescare le ragazze da scopare. Oggi era il turno di Monica, la moretta con gli occhi scuri di circa venti anni che stava bevendo una bibita nella quale la sua complice aveva versato uno “speciale additivo”. Mi accomodai sul divano, la suite era composta di un salotto con divani e angolo bar, una camera con un enorme letto e un ampio bagno con vasca idromassaggio. Laura e Monica stavano ballando e io e Fatmir, bevendo, godevamo della sensualità sprigionata dai loro corpi danzanti.
Monica indossava un paio di pantaloni pinocchietto, che mettevano in risalto il sedere e una camicia di seta semitrasparente, che poco lasciava all’immaginazione. Sotto di essa un seno dritto che sembrava venirti incontro. La camicia era particolare perché lasciava la schiena completamente scoperta.
Laura, invece, indossava una mini nera molto corta, un top grigio scuro di lurex che a stento, riusciva a trattenere l’enorme seno, e una camicia di seta bianca che, al contrario di quella di Monica, era completamente aperta davanti.
Chiesi a Fatmir come aveva fatto a convincere Monica a seguirlo e lui disse che l’adescatrice era Laura. Lei lavorava in amministrazione all’Università, aveva trenta anni, e, come me, aveva un debito con lui. Laura era dipendente dalla cocaina come lui era dipendente dal sesso; connubio perfetto! Dopo essersi stufato di scoparla in tutti i modi e in tutti i buchi l’aveva obbligata ad assecondarlo nei suoi loschi traffici.
Laura quella sera era uscita con Monica per andare in discoteca e, di nascosto, aveva mescolato nel bicchiere dell’amica una pasticca. L’incontro con Fatmir sembrò del tutto casuale e, quando le proposero di finire la serata insieme, già mezza stordita, accettò ignara di quel che le sarebbe capitato. Nel frattempo la pasticca stava facendo il suo effetto e Monica si stava lasciando andare. Fatmir incominciò a ballare accarezzandola e stringendola senza che lei lo respingesse, mentre Laura era andata in bagno a sniffare. Al ritorno vide che Fatmir era alle spalle di Monica, la baciava sul collo palpandole i seni, mentre lei, in estasi per il micidiale cocktail, strusciava il sedere sul suo uccello. Lo spettacolo era eccitante. Laura guardandomi attentamente disse:
– E’ partita … la pillola ha incominciato a fare il suo effetto.
Potevo costatare con i miei occhi gli effetti della droga dello stupro. L’atmosfera si era surriscaldata ed io mi stavo eccitando. A quel punto tirandomi a se per la cravatta, Laura disse:
– Sai che non sei niente male, … quasi quasi un giro con te me lo faccio.
A questo punto la mia descrizione è obbligatoria: sono alto 1.84, peso 79 kg, ho due gambe lunghe e snelle frutto di anni di salto in lungo, due spalle molto larghe, capelli corvini e due occhi profondi grigi tendenti al verde. Il mio fisico è molto apprezzato, e non ho mai avuto difficoltà con l’altro sesso. Certo la divisa da portiere notturno fa perdere un po’ del mio fascino, ma a questo rimediò Laura incominciando a spogliarmi. Fatmir, intanto, aveva scoperto il seno di Monica mettendo in mostra due pere perfette con capezzoli piccoli e dritti leggermente più scuri della sua pelle.
– Hai capito la ragazzina che belle tette che si ritrova?- disse Laura asserendo che anche le sue a diciannove anni erano in quel modo. Palpandole i seni costatai che anche adesso erano fantastiche. Con disinvoltura le spostai in alto il top e cominciai a baciare i capezzoli che al contrario di quelli di Monica erano più largi e scuri. Dopo il lavoro di lingua anche i suoi s’indurirono e iniziai a strofinarli lentamente.
– Che cosa sto facendo, oh mio Dio non voglio… lasciatemi stare, dove sono?
Diceva Monica mentre Fatmir la portava di peso in camera da letto.
– La ragazza ha ancora qualche barlume di lucidità, ma fra qualche minuto di tutto quello che le faremo non si ricorderà niente – disse Laura.
– Se ne scopa molte in questo modo – dissi io?
– Abbastanza, … vedrai che servizio che le farà!
– Vedo che sei esperta – dissi – mentre con la mano le accarezzavo le cosce morbide.
-Adesso basta parlare – disse lei – inginocchiandosi davanti al divano e sfilandomi i pantaloni. Rimasi in mutande ma in un attimo il mio cazzo venne fuori.
– Piero hai un bel pisello non è come quello di Fatmir ma sei certamente sopra la media.
Le donne che mi sono scopato non si sono mai lamentate. Quando ero al liceo ricordo che lo misurai con un righello: 20 cm. Laura era una vera esperta nella fellatio, in quest’arte, fretta, routine, regolarità, replica, monotonia, sono parole bandite. Il mio cazzo non era mai stato così adorato, blandito, incensato, divinizzato. La sua lingua vellutata lo corteggiava fino alla vetta per poi ridiscendere umettandolo fino alla base. Un lento su e giù senza mai ripetere la stessa via…poi lo trangugiava con calma poggiando le morbide labbra sull’elsa… ferma immobile a gustarsi le contrazioni e i fremiti. Altrettanto lentamente lo espelleva tenendo stretta fra le sue labbra la sola cappella dove si concentrava la giostra della sua lingua, iniziava con una spirale e terminava con un ciclone! Realizzai che fino a quel momento mi avevano fatto solo pompini… questa era un’altra cosa. Ero immobile, in estasi, appagato per l’ebbrezza di tale godimento in attesa dell’imminente orgasmo.
Purtroppo la voce di Fatmir che ci chiamava ruppe l’incanto. Ci spostammo in camera da letto, io con il cazzo dritto e con la camicia slacciata; Laura con la gonnellina svolazzante e con le tette al vento.
– E bravo Piero – disse Fatmir – vedo che non hai perso tempo con Laura! Lo sapevo che eri uno sveglio, approfitta pure non sono geloso; piuttosto Laura come cavolo si aprono questi pantaloni?
Monica era stesa a pancia sopra. Fatmir non era riuscito a sfilarle i pantaloni sia per il tasso alcolico, sia perché non aveva dimestichezza. Laura girò la ragazza mettendo in mostra un culetto meraviglioso. Al centro trovò una piccola chiusura lampo quasi invisibile che aprì permettendo la discesa dei pantaloni. Apparve un’opera d’arte! Due natiche sode divise da una piccola strisciolina di stoffa da prendere a morsi per quanto invitanti!
– Oh Dio mio che culo fantastico! – Disse Fatmir – Mettete in fresco lo champagne che fra un po’ inizia la festa!
– Vacci piano – replicò Laura riportando Monica a pancia sopra e abbracciandola teneramente. Poi l’abbraccio si fece sempre più audace terminando in un tenero bacio.
– Non sapevo che ti piacessero le donne – disse Fatmir.
– Neanche a me ma questa ragazza mi attizza come non mai! Voglio fare una cosa – disse mentre si sfilava il perizoma e senza perdere tempo pose la fica sul volto di Monica. – Vediamo se le piace la mia fica -. Voi intanto vedete di usare le vostre!
A quel punto sfilai le mutandine di Monica … aveva una fichetta completamente depilata. La stavo accarezzando quando Fatmir mi fece capire che mi stavo allargando troppo. Smisi di toccarla e mi posi davanti a Laura con il cazzo in tiro davanti alla sua faccia. Fatmir, stava baciando la fica della ragazza facendola contorcere e rantolare.
– Ehi la troietta sta godendo! La fica incomincia a bagnarsi! Sapete profuma di sapone! La bimba ci tiene all’igiene!
– Fatmir sei una bestia, ma la cosa peggiore è che, a forza di frequentarti, sono diventata una merda anch’io! Non avrei mai immaginato di arrivare a violentare ragazzine!
– Zitta e pensa a succhiare l’uccello del nostro nuovo amico che dopo voglio scoparti il culo!
– No per favore no! Oggi lascialo in pace mi brucia ancora dall’ultima volta! Concentrati sulla ragazzina e pensa a fare la festa al suo!
Laura aveva avvicinato la fica alla bocca di Monica che, senza troppa convinzione, stava leccando in modo maldestro.
– Si vede che non ha mai leccato una fica, però s’impegna.
Si era formato un trenino Fatmir leccava la fica a Monica che a sua volta leccava quella di Laura che mi sollazzava con un pompino favoloso.
L’unico che in quel momento non stava godendo era Fatmir che in uno scatto di rabbia diede una sculacciata a Laura dicendole:
– Brutta troia vieni qua a succhiarmi il cazzo – disse sculacciandola.
Laura immediatamente scese dal letto e si affrettò a spogliare il rumeno. In un attimo si trovo con il cazzo in mano. Onestamente aveva un attrezzo notevole, non era ancora completamente dritto ma quello che impressionava era la sua larghezza. Scherzando dissi che per un cazzo così era necessario il porto d’armi. Tutti si misero a ridere! Monica si era messa a pecorina e chiesi a Fatmir se potevo farmi fare un pompino.
– Certo che puoi, anzi devi, è meglio che abbia la bocca chiusa quando deciderò di scoparla.
Laura aveva iniziato il pompino. Il cazzo di Fatmir si era ingrossato diventando una torre. A fatica riusciva a prenderlo in bocca e più della metà rimaneva fuori. Ciò che accadde dopo mi rafforzò nella convinzione che era meglio non contraddire il rumeno. La fece stendere a pancia sopra con la testa fuori dal letto e poi, obbligandola con le sue manacce a tirare indietro la nuca, le infilò il suo cazzo gigantesco in bocca. Lei lottò per non prenderlo, ma la bestia prese un capezzolo fra le sue mani e lo torse con violenza. Laura cercò di urlare e Fatmir ne approfittò per cacciargli tutto il suo bastone in gola. La poveretta sussultò e, con un conato di vomito riversò in terra un misto di alcool e residui alimentari. Fatmir le dette uno schiaffo in pieno volto dicendole:
– Bella mia, nonostante tutti i pompini, ancora non riesci a mandar giù tutto il cazzo! – Così dicendo le infilò l’enorme batacchio nella gola facendole inclinare la testa all’indietro. Ogni volta che lo spingeva, si vedeva la punta affiorare alla base della sua gola. Laura era in preda al pianto e alla disperazione agitando scompostamente braccia e gambe.
Guarda un po’ in che casino mi sono messo, pensai eccitato. Non avrei mai immaginato di partecipare a un’orgia. Nella mia vita avevo avuto diverse donne, alcune più spregiudicate, altre meno. La massima trasgressione la feci quando, insieme a un amico in gita scolastica, scopammo contemporaneamente due nostre compagne su un letto matrimoniale con la luce rigorosamente spenta. Adesso mi sembrava di essere l’attore di un film porno di quelli hard! Nel frattempo Monica sproloquiava:
– Come ti chiami? Io sono fidanzata con Mario, sono una brava ragazza.
– Si bambina mia sii … ma adesso zitta e succhia -. Dissi.
Fatmir si stancò di violentare la bocca di Laura, estrasse il suo pene che uscì completamente coperto dalla bava della ragazza.
– Sei un bastardo maiale! Non riuscivo a respirare e ho i conati di vomito. Sei una bestia quando fai così!
Lui si fece una grassa risata ben sapendo che se voleva essere schiava della cocaina l’unico modo era quello: essere anche sua schiava.
– Adesso basta con queste lagnanze! E’ ora che la ragazzina conosca un vero cazzo ed io sarò felice di presentarglielo -. Disse mettendosi alle sue spalle. Monica preoccupata si girò per vedere cosa stava accadendo dietro le sue chiappe. Rimase attonita alla vista di quel gigantesco fallo che era pronto a penetrarla.
– Mamma mia che bestia, … non può essere vero!
– Adesso avrai la possibilità di sentirlo con la tua micina se e vero o no!-
Si era appoggiato con le mani sui suoi fianchi e stava spennellando quell’enorme batacchio fra le sue cosce. Laura, presa da un impulso di pietà, si avvicinò a Monica e accarezzandole le spalle le sussurrò.
– Su tranquilla, non sarà il primo cazzo che prendi … spero! Rilassati e non ti preoccupare-.
– E’ enorme! Mi distruggerà la fica!-
Laura, inginocchiata accanto ai due, stava dando le ultime passate di lingua sul cazzo del rumeno che stava per inforcare Monica che, a pecorina, aspettava di essere infilata. Mi portai dietro le chiappe di Laura e con le dita accarezzai la sua fica bagnata. Era depilata ma non completamente, un piccolo triangolo di peli, ben curati sovrastava l’accesso della vagina come una freccia che indica l’ingresso. Senza tante cerimonie lo infilai nella fica facendola sussultare.
– Ahia che maniere!- Ma Fatmir le dette uno schiaffo sul culo dicendole di stare zitta e di lasciarmi scopare come meglio mi piaceva.
Aveva una fica bollente, un forno sarebbe stato più fresco. Cominciai a scoparla con poderose spinte che la costringevano ogni volta a inghiottire il cazzo più a fondo.
-Penso sia pronto all’uso – disse Laura stringendo il cazzo fra le mani. Il rumeno appoggiò il glande alla piccola fessura di Monica e inizio a spingere. Monica strinse le gambe e fece un balzo in avanti.
-Ahiaa!-
Fatmir con fare che non ammette repliche disse:
– smettila di scopare questa troia e vieni a darmi una mano. La ragazza scalpita aiutami a tenerla ferma -!
Smisi di scopare e mi sdraiai sul letto tenendo fra le braccia Monica che, impaurita, diceva che non voleva essere scopata. Le accarezzai i seni mentre Laura prendeva dei cuscini che le mise sotto la pancia. Monica tremava, Fatmir le alzò leggermente il bacino è allineò il suo cazzo in direzione della giovane fica. Mi resi conto della sproporzione fra quel palo e quel piccolo buco. Non sarebbe mai potuto entrare. La punta ormai aveva incominciato a divaricare le piccole labbra e Monica tremava come una foglia nell’attesa di ricevere l’ospite non invitato. Se per un attimo avevo sperato in un gesto di gentilezza, Fatmir, da vero bastardo, dette conferma della cattiveria che lo pervadeva, conficcando con un irruento colpo di reni l’enorme cappella all’interno delle piccole labbra…
-Ahiaaaa! Ahiaa! Che cazzo fai! Fermo mi fai male!
– Buona troietta, non strillare! Non è mai morta nessuna per un colpo di cazzo!
Monica si divincolò e con uno scatto in avanti si tolse dalla fica quel supplizio!
– Perché mi state violentando! Non voglio, mi fa male! Lasciatemi stare!
– Quello che vuoi tu non conta un cazzo! Sei qui perché voglio godere con la tua fica stretta, e, a quanto pare, non molto frequentata!
-Forza voi due – disse Fatmir – non voglio perdere tempo.
Ci affrettammo a porre Monica a pancia sopra, infilandole dei cuscini sotto il sedere. Laura le teneva le spalle ferme mentre io, afferrandola per le caviglie, le ribaltai indietro le gambe mettendola in posizione ginecologica con le cosce in contatto con il ventre. A questo punto Fatmir aveva la sua fichetta in primo piano. Mi disse di tenerle le gambe unite. Monica piangeva, non voleva, aveva paura, implorava di lasciarla andare, che non lo avrebbe detto a nessuno.
– Giacché la tua fichetta è così stretta, penso che dovrò faticare non poco per entrare.
Laura, impietosita, lasciando per un momento le spalle della ragazza prese dalla borsetta un flaconcino di olio solare e lo diede al rumeno.
– Vedi che incularti spesso serve a qualcosa! Hai sempre il rimedio a portata di mano!
– Vaffanculo stronzo!
Monica era riuscita a tornare a pancia sotto sperando di trovare una via di fuga facendo perdere la pazienza a Laura che decise di darle una lezione. Incominciò a sculacciarla di santa ragione; ciaff ciaff ciaff a ogni colpo uno strillo ahia ahia ahia. Piangeva a dirotto mentre il culetto diventava di un bel rosa acceso tendente al rosso.
– Perché mi fate questo, che cosa vi ho fatto di male?
– Ciaff, ciaff, ciaff, le stai prendendo perché la stai facendo tanto lunga per prendere un cazzo nella tua fica neanche fossi una verginella!
– Non sono vergine, però l’ho fatto solo con il mio ragazzo e lui ce l’ha molto più piccolo, ahia ahia!
– Per questo motivo è arrivato il momento di provare con un cazzo vero, ciaff,… ciaff, …ciaff.
– Bastaaa! Basta non mi picchiare più!
Ciaff, ahia! … Ciaff, ahia! … Ciaff ahia! … Il martoriato sedere rimbalzava a ogni colpo.
– Starai ferma e ti lascerai scopare?
– Sì ma smettila, mi fai male!
La lasciammo e si portò le mani sulle natiche cercando di massaggiarle, le lacrime le solcavano il viso. Lestamente fu riportata in posizione. Piangeva supplicando di lasciarla andare mente il rumeno, sordo alle sue richieste, ungeva la passera con l’olio mormorando:
– Stai buona ragazzina, … non ti agitare, sai già quello che ti aspetta, se collabori sentirai meno dolore e farai fare meno fatica a noi. E anche per te è giunta l’ora di provare il mio scettro!
– Non è giusto non potete farmi questo, non voglio!
– Proprio questo è il bello – disse Fatmir – non vuoi ma sai che ti dovrai sottomettere, e non puoi far niente per evitarlo! Le tue urla non porteranno aiuto ma aumenteranno il mio godimento. Strilla pure liberamente … e tu Piero tirale su le gambe e tienile ben ferme perché sono certo che la bimba scalpiterà non poco.
Per tenerla bloccata ero dietro Laura con il pisello a contatto con la sua schiena. Lei la teneva per le spalle. Fatmir con la destra teneva il suo pisellone ben saldo e lo strusciava fra le labbra della sua piccola fica. Il mio cazzo prese vigore e sussurrai all’orecchio di Laura:
– Mi piacerebbe tanto provare il tuo culo!
– Scordatelo – disse lei – non mi piace prenderlo in culo e poi oggi non sono nemmeno andata di corpo, ti troveresti in un mare di merda.
Martina frignava e cercava di divincolarsi ma noi non lo permettevamo. Ero certo che quell’obelisco non sarebbe mai entrato, invece una volta liberata dal prepuzio, l’enorme cappella s’incuneo fra le piccole labbra forzandole. L’olio fece sì che la cappella sparisse tutta dentro quelle piccole labbra…
– ahiaaaa! Mi uccidi, non puoi entrare, mi fai malisssimoooo!
– Zitta puttanella, questa e solo la cappella adesso ti faccio sentire tutto il resto!
– Nooooo … ahiaaaa! … Mammaaaa mia che dolore!
– Che sarà mai! … è un po’ più grosso ma sempre cazzo è! Con chi hai scopato finora? – Disse Laura.
– Buona ragazzina, adesso viene il bello!
Senza curarsi dei lamenti Fatmir si tirò leggermente indietro e spinse con forza facendo sussultare Monica.
– Ahiaaaaaaa! Che dolore tremendo! Mi sventri! Fermati, non voglio mi fa male!
– Questa fica è strettissima! Mi sembra di avercelo in una morsa d’acciaio!
Monica strillava. Solo la metà del pene era dentro di lei. Laura, impietosita dalle grida, disse a Fatmir di fermarsi e di farla abituare alle dimensioni dell’enorme proboscide. Le lacrime di Monica, scivolando dal viso, avevano incominciato a bagnare il lenzuolo; in preda alla disperazione, chiese di poter abbassare le gambe.
– D’accordo lasciale andare che adesso che l’ho infilzata non scappa più. Mollai la presa e Monica si ritrovò con le gambe penzoloni dal letto con il cazzo ben piantato nella fica.
Vista che ormai si era rassegnata, Laura cercò di consolarla. La baciò accarezzandole il seno e rassicurandola:
– Stai tranquilla e cerca di rilassarti, adesso vedrai che comincerai a provare piacere.
Monica intanto continuava a piangere e singhiozzare. Si disperava più per l’oltraggio che stava patendo che per il dolore provocato dal cazzo che le dilatava la vagina. Fatmir stanco di stare fermo, improvvisamente, dette una stoccata con il suo batacchio che la fece urlare.
-Ahiaaaaaaaa! Ma che cazzo fai! Mi fai male!
– Zitta cavallina che adesso cominciamo a galoppare! E incominciò a pistonarla con affondi micidiali.
-Ahiaaaaa basta non spingerlo più mi fai male! … Non voglio ahiaaa!
Fatmir dette un’ultima stoccata e si fermò.
– Vedi Piero, quando le scopo per la prima volta, nessuna di queste ragazzine riesce a prendere interamente il mio cazzo! Come vedi gli ultimi centimetri sono rimasti fuori! Se però dovessi fare il bis, stai tranquillo che la sua fica mi calzerebbe come un guanto!
Era vero Fatmir aveva un po’ del suo cazzo fuori della fichetta e, nonostante che a ogni colpo cercasse di penetrarla un po’ di più, non c’era niente da fare il cazzo fisicamente non poteva entrare. Ormai Monica continuava a strillare, ma si era rassegnata; non si opponeva più al suo destino. Sperava in cuor suo che il supplizio finisse presto ma Fatmir non mostrava segni di cedimento. Sciaf, sciaf, sciaf era il rumore provocato dal dentro e fuori del membro di Fatmir. Ogni volta che lo estraeva dalla fica, le piccole labbra erano stirate in fuori come fossero labbra di una bocca protese in un bacio. Poiché la ragazza ormai era doma, cercai di alleviare la pressione del mio cazzo, inserendolo nella fica di Laura, che al pari di me, era super eccitata! La sua vulva era un lago di acqua termale per quanto era calda! Anche lei si era eccitata alla vista dello stupro.
Chissà di quante violenze era già stata complice! Personalmente non me ne fregava un cazzo, pensavo solo al mio piacere scopandola a più non posso. Monica seppur immobile continuava a lamentarsi fino a che Fatmir non ci fece notare che, nonostante tutto, la sua fichetta stava dando segni di gradimento con un filo di bava che stava lubrificando il suo pistone.
– Ahia! Ahia! Basta per pietà … sbrigati! Non ne posso più! Per favore tiralo fuori, non sono protetta e ho paura di rimanere incinta!
– Non me ne frega un cazzo se rimani incinta, fatti una scopata con il tuo ragazzo e incolpa lui.
– Bastardo, sei un bastardo non farmi questo!
– Per tutta risposta Fatmir aumentò il ritmo della scopata.
– Bam, bam, bam, Ahi! Ahi! Ahi!
Finalmente con un ultimo colpo venne riversando il suo seme nella pancia di Monica.
– Che goduta! La verginella mi ha stritolato il cazzo! – Disse cadendo a peso morto sul corpo della ragazza.
Io sentivo montare l’orgasmo ma, ricordandomi delle sue morbide labbra, uscii dalla fica per piantarglielo in bocca riversandole in gola uno spruzzo di sperma che quasi la soffocava. Poi le bloccai la testa obbligandola a ingoiare tutto il mio seme.
– Sei uno stronzo – disse lei.
– Troia non lo sai che lo sperma fa bene alla pelle?
Fatmir scoppio a ridere e alzandosi in piedi dette un violento schiaffo sul culo di Laura:
– Troia non devi contraddire il mio amico, se vuole farti assaggiare il suo sperma, devi ubbidire. Sei qui per il nostro piacere e se a te non piace, a noi non frega un cazzo!
Fatmir mi considerava suo amico e questo non so se lo dovevo considerare un bene o un male. E’ vero che la storia del debito era passata in secondo piano, ma essere complice di uno stupro non mi garbava per niente.
Monica era ancora stesa sul letto con le gambe penzoloni e con i cuscini sotto il culo. Laura si avvicinò per veder le condizioni della sua vagina. Ciò che prima erano due piccole labbra chiuse di un colore rosa pesca, ora era un buco che rimaneva aperto di un bel rosso scuro con tracce di sperma lattescente che colavano fuori.
– Le hai fatto proprio un bel servizio! Sei proprio un mascalzone.
– Dite tutte così ma poi quando lo avete nella fica, godete come matte.
– Lei e poco più di una ragazzina! Potevi essere più delicato.
– Non avere ripensamenti, oggi e toccato a lei, domani chissà a chi; come si dice a Roma “a chi tocca non s’ingrugna”!
Aveva ragione avevano teso una trappola a Monica e lei era stata la vittima da sacrificare sul cazzo di Fatmir.
Laura portò Monica in bagno, la fece entrare nell’enorme vasca, cercando di rinfrescarle la vagina con un morbido panno di spugna. Piangeva e Laura cercava di consolarla ben sapendo che le sue sofferenze non erano ancora finite. Con delicatezza cercava di lavarla, e con la scusa le strofinava delicatamente il clitoride. Soprafatta da quelle carezze, Monica si tranquillizzò e si lasciò andare. Sotto l’effetto della droga era confusa e frastornata; continuava a chiedere:
– Dove siamo? … Che stiamo facendo? … Come ti chiami?
Da gran figlia di puttana si guardò bene dal dirle la verità! Disse di chiamarsi Chiara e che erano uscite con due tizi conosciuti in discoteca. Le fece bere un bicchiere di Coca nel quale aveva sciolto un’altra pasticca. Lei, invece, la coca la prese per via nasale e tornò in sala dicendo:
– La ragazza è partita un’altra volta. Adesso è nella vasca a riposarsi, le ho dato un rinforzino perché non vorrei che la scarica di adrenalina per la scopata vanificasse l’effetto della pasticca.
– Brava Laura- disse Fatmir – stappami una birra che devo rimettermi in forze per sverginare quel sederino che sicuramente non ha mai avuto la fortuna di essere visitato!
– Fatmir – disse Laura – non puoi incularti la pulzella. E’ sicuramente vergine e io non ho nessuna intenzione di portarla al Pronto Soccorso e finire nei guai.
– Tu non ti preoccupare vai di la e controlla lo stato del suo sederino.
Tornando nella stanza da bagno trovò Monica che ancora sorseggiava la Coca. Le tolse il bicchiere dalle mani e la aiutò ad asciugarsi porgendole un accappatoio. La fece sedere sulla mensola del bagno. Abbracciandola le chiese se sotto le faceva ancora male.
– Ho un bruciore incredibile mi sembra di avere ancora il pisello infilato dentro.
Laura la baciò e con le mani le toccò delicatamente il tenero bocciolo che era in mezzo alle gambe. Monica sospirò e si lascio andare. A quel punto decise che se Monica doveva essere sverginata nel sedere era giusto che anche lei prendesse una parte di piacere. Delicatamente scese con la lingua sulle sue ninfee e con la sua innata abilità incomincio a leccarle la patatina, soffermandosi sempre di più sul suo bottoncino. Monica si rilassò completamente appoggiandosi con la schiena allo specchio del bagno e finalmente anche per lei arrivò l’estasi. Approfittando dell’ebbrezza provocata dal sapiente connilingus, con l’indice andò a saggiare la consistenza del suo tenero bocciolo che trovò sbarrato.
– Che fai – disse- Monica
– Ti stuzzico il sederino. Non ti piace? Non mi dire che il tuo fidanzato non ti tocca li?
– Si ha provato a metterci un dito ma io non voglio mi fa male e penso che sia una cosa contro natura e poi tremendamente dolorosa.
– Ho capito – disse Laura – è meglio non approfondire oltre. Pensò che fosse meglio sorvolare sulla sorte che, fra poco, sarebbe toccata al suo paffuto sederino. Fatmir le avrebbe fatto il servizio completo. Sicuramente per una settimana non avrebbe potuto sedersi. Una cosa però volle fare. Mentre leccava la sua tenera fica, si era ricordata che nella borsetta aveva alcune supposte di glicerina che usava quando non riusciva ad andare di corpo. Si allontanò un attimo per prenderle e quando tornò, ricominciò il suo lavoro di lingua. Disse che le avrebbe inserito una candeletta vaginale per lenire il dolore. Monica, ignara ringraziò, ma al momento di inserirla si ritrovò con la supposta di glicerina infilata nell’ano.
– Ahia che fai, mi hai fatto male!
– Scusa ho sbagliato buco. Aspetta che ne prendo un altra!
Stessa trafila della precedente. La bagnò con i succhi della sua patatina e poi rapidamente, … zacc dritta dentro l’ano questa volta con tutto il dito per evitare che la espellesse.
– Ahiaaa! Allora sei proprio una stronza mi hai fatto male e adesso mi ritrovo due supposte nel sedere! Che effetto mi faranno?
– Ti faranno un gran bene! Vedrai che dopo mi ringrazierai.
– Che vuoi dire?
– Niente, niente non volevo dire niente e che non sono abituata a leccare la fica e ho sbagliato buco. Dai torniamo da loro.
Io e Fatmir stavamo seduti sul divano sorseggiando birra e fumando. Laura tornò tutta nuda mentre Monica era ancora in accappatoio.
Aveva paura di guardare in faccia il rumeno, intanto la pasticca stava facendo effetto e sentii che Fatmir chiamava Laura con il nome di Chiara. Io non capivo, ma Laura, facendo finta di leccarmi il collo, mi disse che Monica conosceva solo lei e se la droga non avesse fatto completamente il suo effetto, lei si sarebbe ricordata che era in compagnia di una certa Chiara.
– Adesso voglio provare proprio la tua boccuccia – disse Fatmir – vieni qua e succhiami l’uccello.
Monica era titubante ma subito Laura la fece mettere in ginocchio davanti all’obelisco del rumeno.
– Brava Chiara, la bambina ha bisogno che qualcuno le insegni le buone maniere.
– Su Monica da brava prendi in bocca il suo cazzo.
– Ma io non voglio! Mi fa schifo, non si è nemmeno lavato e poi è troppo grosso!
– Dai, non fare i capricci, apri questa boccuccia e fai un pompino come quelli che fai al tuo ragazzo – disse Laura.
– Su da brava – disse Fatmir – fai come ti dice Chiara.
Avevo capito che d’ora in poi dovevo rivolgermi a Laura chiamandola Chiara e a quel punto dissi:
– Chiara da brava fai vedere a Monica come si lecca un uccello – dissi mentre con la mano mi segavo il cazzo che stava riprendendo vigore.
– Che figlio di puttana che sei disse Laura – mentre Fatmir rideva di gusto confessando che gli piacevano i miei modi.
Laura si dedicò al mio cazzo mentre Fatmir faticava non poco per convincere la ragazzina a prendere in bocca il suo. La delizia del pompino di Laura però durò poco perché lei, stanca di usare la lingua, prendendo la palla al balzo, alzandosi disse che se non si sbrigava a prender in bocca il cazzo di Fatmir sarebbe stata nuovamente sculacciata. Monica scoppiò di nuova a piangere, a quel punto Laura sfilatole l’accappatoio, la fece piegare sulle ginocchia del rumeno. Immediatamente risuonò il concerto per culo e mano in ahi maggiore.
– Ciaff, ciaff, ciaff, Ahii! Ahii! Ahii! Ahii! Allora stronzetta non era meglio succhiarlo senza fare tante storie? Ciaff, ciaff, ciaff,
– Basta ti prego, lo succhio ma smetti di picchiarmi.
– Va bene torna in ginocchio e apri la bocca.
Monica non riusciva a prendere il cazzo con una sola mano e dovette aiutarsi con tutte e due. Strofinava la lingua sulla cappella ma non riusciva a ingoiarlo. Fatmir provò a spingerglielo in bocca bloccandole la nuca ma ebbe come risultato un conato di vomito che, trovando chiusa la naturale via, fuoriuscì dalle narici della sventurata. Monica cercò di riprendere fiato tirando indietro la testa ma un altro conato di vomito si riversò sul pavimento. Pianse e strillò che non era giusto quello che la stavano costringendo a fare.
Fatmir spazientito disse:
– Non sei proprio capace di fare niente! Vediamo se almeno sei capace di prenderlo in culo!

Continua…

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