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Racconti Erotici Etero

023 Valeria e i guardoni XXIII°

By 19 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere questi racconti per la prima volta suggerisco di leggere i capitoli in ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XXIII ‘

Le tre grazie

Il giorno della presentazione del calendario arrivò. Sembrava un evento lontano quando né avevano parlato e invece quei cinque mesi erano trascorsi in un amen. Peppe era euforico e per l’occasione aveva anche rinnovato il suo negozio che, come sosteneva lui, era un ottima idea anche per recuperare un po’ di soldi dalle tasse. Giovanni era soddisfatto perché aveva avuto l’incarico professionale di curare il progetto e sotto alcuni interventi maldestri, realizzati negli anni settanta, era riuscito a restaurare vecchie parti medioevali dell’edificio che si trovava in una delle parti più centrali ed antiche della città. Il calendario poi era ben realizzato, la grafica curata e le foto molto belle e di indubbio gusto. Immagini dai colori carichi e un poco surreali, contrasti forti tra luci ed ombre che mettevano in risalto le forme delle tre ragazze che avevano posato per gli scatti. Foto piacevoli che nulla avevano a che vedere con i nudi più o meno spinti dei calendari che hanno per protagoniste le tante attricette e veline che da anni bombardano il mondo occidentale con culi e tette al vento. Quello era un calendario senza foto di nudo integrale. Castigato forse per il giorno d’oggi, tuttavia, in città la curiosità e l’attesa erano cresciuta in modo straordinario. Erano sempre foto di belle ragazze che posavano in bikini, con vestaglie lasciate aperte in modo ammiccante, parei da mare trasparenti o magliette succinte. Soprattutto erano foto di ragazze reali. Giovani donne che vivevano in città e che ognuno di loro poteva incontrare la mattina al bar a fare colazione. Non bellezze tanto lontane da finire per essere irreali. Tutti gli altri erano calendari con donne bellissime ma irraggiungibili, quello era il calendario di Caterina, Cleo e Valeria. Anche il papà di Valeria, uomo all’antica e famoso per la sua gelosia, si era dimostrato soddisfatto per l’attenzione riservata alla figlia. Per chi lo conosceva a fondo non fu una sorpresa, era stato proprio lui che, quattro anni prima, aveva iscritto di nascosto la figlia ad un mini concorso di bellezza su una spiaggia dell’adriatico mentre trascorrevano una vacanza. Valeria a 16 anni aveva accettato con ritrosia quel gioco e fu molto sorpresa quando vinse. Divenne Miss spiaggia dorata, o qualcosa del genere e al microfono del presentatore dopo l’incoronazione dichiarò con sarcasmo che ‘desiderava la pace nel mondo’. Pochi capirono la sua battuta.

Il giorno della presentazione era arrivato e le uniche preoccupate erano proprio le tre amiche che percepivano l’interesse morboso crescere intorno a loro. La metà femminile della città , escluse mamme, zie e nonne, aveva cominciato a trattarle con una certa ostilità. La metà maschile, esclusi padri, zii e nonni, alimentava il demone voyeuristico che alberga in ogni uomo. Erano anche spaventate di risultare ridicole e questa ansia le tormentò tutta la settimana precedente l’evento.

Era un sabato pomeriggio pieno di sole e Giovanni arrivò all’inaugurazione del negozio con un mezzora di ritardo. Trovò una vera e propria folla che entrava ed usciva dai locali rinnovati. Peppe aveva organizzato le cose in grande e all’ingresso una bella signorina gli offrì un portachiavi in omaggio mentre due camerieri passavano tra la gente con bicchieri di spumante e stuzzichini salati. Riuscì ad arrivare ad un tavolo piazzato di lato all’ingresso dove Caterina, Cleo e Valeria firmavano copie del calendario per il quale si pagavano dieci euro che venivano interamente devoluti in beneficenza. Prima di arrivare al tavolo Peppe lo fermò per presentargli delle persone che gli fecero i complimenti per il restauro. Mentre parlava con questi signori passò Valeria che lo baciò sulla guancia e gli disse che andava al piano di sopra a firmare copie del calendario. Giovanni alla fine svicolò dai convenevoli e si avvicinò al tavolo dove salutò Caterina e Cleo affaccendate a firmare dediche.

‘ciao ragazze, il vostro calendario &egrave un grande successo’ e nel dire questo Giovanni sbirciò le cosce di Caterina che, come al solito, portava la minigonna.
‘sembra proprio di si’ rispose Cleo ‘procurati da bere per noi per favore, siamo inchiodate qua e non riusciamo né a mangiare ne a bere’
‘agli ordini, non ho armi contro la tua bellezza’ e nel dirlo buttò lo sguardo nella profonda scollatura della camicia di seta nera. Cleo aveva le tette meno grandi di Valeria ma molto ben fatte. Come se avesse sentito lo sguardo sulla pelle Cleo alzò il viso e lo fissò. I suoi magnifici occhi verdi brillarono divertiti e lo squadrano con aria di rimprovero. Giovanni restò impassibile ma si voltò imbarazzato alla ricerca di un cameriere. La risata allegra di Cleo sovrastò il brusio alle sue spalle e quel suono lo colpì in modo piacevole ed eccitante nello stesso tempo.

Peppe salì al primo piano e si avvicinò alla piccola folla che attorniava Valeria che scherzava e firmava autografi. La prese sottobraccio con fare elegante e la sottrasse a quelle persone curiose.

‘allora che mi dici’ disse con malcelata soddisfazione ‘avevo o no ragione sul successo del calendario?’
‘Si avevi ragione, devo ammettere che &egrave molto bello’
‘non &egrave stato difficile con delle ragazze avvenenti ed eleganti come voi’
‘grazie, sei gentile ma in bikini l’eleganza centra poco’
‘sbagli, essere eleganti, raffinati, in una parola avere buon gusto &egrave una dote rara. E tu questa virtù c’&egrave la hai innata’
‘grazie ma . . . mi dici dove stiamo andando?’
‘Ti voglio far vedere le modifiche che ho fatto hai camerini’ disse Peppe prendendo al volo dal vassoio di un cameriere che passava due calici flut con dello spumante. Arrivati nella stanza dove avevano scattato le foto per il calendario Valeria si guardò intorno e vide che non c’erano poi molti cambiamenti, anzi sembrava tutto come lo ricordava. Il soffitto con i grandi travi di legno, il lato con i camerini per cambiarsi, le grandi finestre che si affacciavano lungo il Corso cittadino e l’angolo di posa dove Peppe a volte organizzava anche mini sfilate per le clienti più facoltose. Bevve un sorso di spumante e non convinta continuò a guardarsi intorno, qualcosa era cambiato ma cosa? Misurò mentalmente il lato più lungo della grande stanza perché le sembrava leggermente più corto e mentre Peppe parlava di borse con un gruppo di anziane signore si avvicinò ai camerini. Erano cambiati ma non sapeva bene in cosa, notò subito che non c’era più la pesante tenda rossa che fungeva da porta, era stata sostituita con un elegante porta di legno di ciliegio con le mostrine arrotondate. La apri, entrò ed accese la luce. Il camerino era molto accogliente e spazioso come lo ricordava e la mente le tornò al giorno delle foto, quando si era accorta che Peppe la spiava mentre lei si spogliava. Il ricordo la eccitò di colpo e sentì il calore nascere in mezzo alle gambe e diffondersi dalla pancia al resto del corpo.

Giovanni tornò con due coppe di spumante brut e le porse alle ragazze che continuavano a firmare dediche ed incassare banconote che facevano bella mostra di se in un contenitore di plexiglas trasparente. Caterina rifiutò il bicchiere con un gesto della mano e Cleo si alzò dal tavolo prendendo l’altro.

‘alla salute’ disse Giovanni brindando ‘non lo spreco di certo’
‘cin, cin’ rispose Cleo.
‘Allora mi sembra che abbiate avuto un vero trionfo’
‘si sta andando tutto bene. &egrave per una buona causa e ci siamo divertite a fare le modelle’
‘secondo me potreste farlo per professione, siete bellissime’
‘sei carino, grazie’
‘ho visto la foto del mese aprile, quella dove state tutte tre insieme. &egrave incantevole’
‘si ma ho già sentito qualche mala lingua che ci ha soprannominato ‘le tre grazie”
‘che male c’&egrave? Il riferimento iconografico alla primavera del Botticelli &egrave evidente’
‘si &egrave vero, ma lo sai come &egrave il detto popolare no?’ chiese Cleo.
‘Certo, Grazia, Graziella e Grazie al cazzo’ rise Giovanni.
‘Appunto’ sbuffò Cleo ‘sono un branco di stronze invidiose’
‘che ci vuoi fare, non dovevate mettervi in posa come nella Primavera se non volevate le battute’
‘lo sai che non &egrave la Primavera quella raffigurata nel quadro di Botticelli?’
‘Come no?’ rispose Giovanni che era un appassionato di arte e si piccava di essere competente.
‘No ‘Primavera’ non &egrave il titolo originale, ma gli &egrave stato imposto solo nel novecento. Nel settecento il quadro veniva chiamato ‘Giardino delle Esperidi’ ma secondo studi più recenti il suo vero nome &egrave ‘Le nozze di Filologia e Mercurio”
‘senti, senti. Complimenti sei preparatissima’ disse Giovanni che si sentì improvvisamente attratto dall’intelligenza viva di Cleo e dal suo profumo. La guardò con malcelato desiderio, portava dei grandi orecchini con una pietra tonda di colore verde cangiante che brillava come i suoi occhi. Era vestita in modo elegante ma non pomposo, una camicia di seta nera e dei jeans attillatissimi che fasciavano la dolce curva dei suoi fianchi. Le gambe snelle sembravano lunghissime con quegli stivali di camoscio verde scuro dal tacco altissimo e tutta la sua persona sembrava emanare energia.
‘Diavolo’ pensò Giovanni ‘dopo che ha lasciato Luca sembra un’altra persona’.
Cleo fini di bere e prese anche il suo bicchiere, poi si chinò per poggiare i calici vuoti verso una bassa consolle colma di piatti di carta e bicchieri. Giovanni le scrutò il fondoschiena e pensò ‘mamma mia ha un culo che fa provincia’ poi fece l’indifferente mentre la ragazza si girava.

‘Si &egrave un interpretazione recente del capolavoro di Botticelli’ riprese Cleo ‘che si basa sulla scoperta di antichi testi rinascimentali. Le cosiddette ‘tre grazie’ rappresenterebbero in realtà la passione, la bellezza e la verginità’
‘non so dire per l’ultima virtù, ma passione e bellezza tu le rappresenti in pieno’
‘Giovanni mi dici che cosa stai facendo?’ chiese seria Cleo.
‘Prego? Non ti capisco’.
‘Io invece lo capisco subito quando un uomo mi guarda in una ‘certa’ maniera’.
‘Continuo a non capire’ disse Giovanni imbarazzato.
‘Ti sto facendo una precisa domanda: per caso mi stai facendo la corte?’
‘Ma no, che dici. Volevo solo essere gentile e poi che male c’&egrave se mi piaci?’
‘Hai un attacco di amnesia? Sei fidanzato con la mia migliore amica o sbaglio?’
‘Non sbagli, ma non mi era mai capitato di parlare con te di certe cose e devo dire che mi affascini’
‘posso capirlo’ disse Cleo sorridendo ‘quando ho parlato di Botticelli con Luca mi ha chiesto chi era. Io per aiutarlo gli ho detto: Botticelli; Toscana; Firenze; non ti dice niente? ‘
‘e lui che ti ha risposto?’
‘Se era la marca di un Chianti’.
‘Ma dai. &egrave vero che vi siete lasciati?’
‘Si. Ma adesso mi sono messa con un altro ragazzo. Sono una ragazza fidanzata.’
‘per me non &egrave un problema’
La risata di Cleo suonò cristallina, poi disse ‘Tu mi piaci, ma . . . . .’
‘ma . . cosa?’ chiese Giovanni
‘ma non farei mai del male a Valeria soffiandole il fidanzato.’
‘Potemmo avere una relazione segreta’ Giovanni buttò fuori la battuta con un ampio sorriso.
Cleo stette al gioco e disse ‘stai dicendo che mi consideri una ragazza immorale?’
‘lo sai che cosa penso delle ragazze immorali?’
‘No. Che cosa pensi?’
‘Le ragazze immorali sono le uniche che non mi annoiano mai’

Cleo non rispose ma gli fece un gesto di diniego. Si voltò e tornò al tavolo per firmare dediche. Giovanni pensò di avere esagerato fino a quando la risata di Cleo si manifestò di nuovo improvvisa. Fu come una folata di vento caldo che fa tintinnare un lampadario di cristallo. Quel suono così femminile gli provocò un erezione.

Valeria notò che nel camerino erano cambiate le luci, al posto della fredda lampada al neon Peppe aveva messo due abatjour in stile liberty che spandevano una luce morbida ed uniforme. Anche il semplice specchio a parete era cambiato sostituito da uno specchio altrettanto grande tenuto da una cornice ‘art nouveau’ con eleganti motivi floreali come la poltrona e gli strani appendiabiti. La voce metallica del piccolo altoparlante la fece sobbalzare.

‘Allora Valeria, ti piace?’
‘Sei Peppe? Dove sei?’
‘Si sono io e sono molto vicino. Rispondimi ti piace?’
‘Si, &egrave bello’ rispose incerta Valeria
‘dietro di te c’&egrave un interruttore con un potenziometro, puoi regolare la luce se vuoi’
Valeria si girò e vide una piccola manopola, la girò e la luce si affievolì
‘molto bene, ora puoi chiudere la porta’
‘ma tu vedi quello che sto facendo?’ chiese Valeria
‘si ti vedo perfettamente’ rispose la voce
‘c’&egrave una telecamera?’ nel chiederlo Valeria si guardò intorno non riuscendo a vedere nulla.
‘No. &egrave semplice, sono dietro lo specchio’ disse la voce ‘ti posso guardare ma non ti posso toccare’
Valeria guardò lo specchio vedendo solo la sua immagine riflessa e sentì l’eccitazione crescere ‘che accidente ti sei messo in testa, &egrave pieno di gente e Giovanni mi può cercare da un minuto all’altro’.
‘Non c’&egrave bisogno che ti dica cosa desidero, lo sai già e non c’&egrave nessun pericolo. Tu sei in camerino da sola e se qualcuno ti cerca puoi aprire la porta. A meno che tu non sia nuda’.
‘E perché dovrei essere nuda?’
‘Semplice. Per provarti un vestito’
‘peccato che qua non c’&egrave nessun vestito’
‘guarda alla tua sinistra, sotto gli attaccapanni’
Valeria sentì dei leggeri movimenti dietro la parete. Ecco cosa era cambiato. La parete era di cartongesso e tra il muro portante ed i camerini c’era uno spazio vuoto, forse un corridoio che serviva per arrivare allo stanzino segreto. Il rumore veniva dal basso, sotto gli attaccapanni. Solo allora notò dei motivi floreali dipinti che incorniciavano dei cerchi di legno. Uno dei cerchi ruoto rivelando un buco con un diametro di circa 15 centimetri dal quale sbucò la mano di Peppe che stringeva un vestito di maglina rosso.
‘Provalo, se ti piace &egrave un regalo per te’ disse la voce metallica
Valeria lo prese e lo guardò ‘oggi ‘provarlo’ &egrave troppo pericoloso’
‘non &egrave anche stimolante? Ma se hai paura . . ‘
Valeria sentiva il cuore batterle forte e il desiderio esplodere come una tempesta.
Guardò il vestito e disse ‘certo &egrave molto bello’.
‘Non pensare a me’ disse la voce ‘Io sto qua buono, buono. Fai finta che non ci sia’.

Valeria chiuse il piccolo chiavistello della porta e iniziò a slacciarsi i bottoni della camicetta, la tolse e poi slaccio la cinta e i bottoni della sua gonna togliendola. Portava i collant perché non aveva previsto nulla di simile. La voce metallica parlò.
‘ti prego togli i collant’
‘non c’&egrave tempo devo fare in fretta’ poi abbassò gli occhi ‘c’&egrave ancora troppa luce’
‘puoi diminuirla ancora se vuoi’
Valeria girò ancora la piccola manopola del potenziometro e la luce si affievolì quasi a diventare come quella di una candela. Fu allora che cominciò ad intravedere qualcosa attraverso lo specchio. Non riusciva a distinguere bene ma dall’altro lato del cristallo si intravedeva un piccolo ambiente con una sedia ed una figura maschile seduta che guardava verso di lei. Si senti bagnata tra le gambe e cercando di non guardare nello specchio prese l’elastico dei collant e li abbassò lentamente fino alle caviglie. Poi slacciò il reggiseno e si carezzò i seni che reagirono subito lanciandole onde di calore. Non poteva resistere, doveva scaricare quel desiderio che le saliva da dentro come la brace che consuma un ciocco di legno nel camino.

Giovanni si guardò intorno, di Valeria non c’era traccia. Con il batticuore si avvicinò a Cleo che si era di nuovo alzata dal tavolo.
‘Cleo vuoi vedere il restauro dei sotterranei, abbiamo trovato degli ambienti medioevali molto belli e ben conservati’.
‘si mi piacerebbe’
‘vieni ti faccio strada’
Giovanni si diresse verso una porta antica restaurata e fece strada scendendo una scala di mattoni che scendeva ripida con una serie di archetti e volte a botte. La scala li condusse ad un grande ambiente con una maestosa volta a botte di pietra con una modanatura di laterizio e molte nicchie.

‘abbiamo ripulito la volta con una sabbiatura leggera per non rovinare i conci di pietra’ disse indicando il soffitto ‘vedi queste parti le abbiamo consolidate a scuci e cuci’.
‘Che bella. Chi avrebbe mai immaginato che sotto il negozio ci fosse una parte tanto antica’ esclamò Cleo poi gli chiese ‘e sotto quell’arco cosa c’&egrave?’
‘vieni ti faccio vedere’ disse Giovanni mentre accendeva una serie di applique che proiettavano la luce sul soffitto. Era una specie di largo corridoio dove spiccavano belle volte a crociera che scendevano ancora più in basso dividendosi in altri ambienti più piccoli. Nel silenzio Giovanni sentì solo i rumore dei loro respiri stranamente affannati. Guardò Cleo che osservava le volte, i suoi occhi verdi avevano pagliuzze dorate che brillavano. Avvicinò il viso per baciarla ma quando si trovò a pochi centimetri dalle sue labbra il coraggio venne meno. Cleo non si ritrasse, quando Giovanni si fermò incerto si lanciò il avanti e lo baciò sulla bocca. Un bacio tanto veloce quanto intenso. Giovanni assaporò il suo sapore dolce, il respiro profumato e caldo. Fu come il crollo di una diga. Si avvinghiarono stretti mentre le loro labbra si unirono e lingue guizzarono ognuna nella bocca dell’altro. Attraverso i vestiti il pene eretto di Giovanni premeva contro il bacino di Cleo che bruciava di desiderio e trasmetteva un intenso calore. Con la bocca attaccata a quella di Cleo Giovanni iniziò a slacciare i bottoni della sua camicetta mentre lei passò una mano sul pene stringendolo da sopra i calzoni.

Valeria passo i pollici all’interno dell’elastico delle mutandine e li scorse fino ai fianchi, poi li abbassò e fece scorrere l’indumento fino a metà cosce. Era bellissima con il seno che si alzava per il respiro lungo ed affannoso e i collant neri attorcigliati alle caviglie. Strinse le gambe e le mutandine scivolarono fino alle caviglie sopra i collant. Afferrò il bracciolo della sedia e ruotando il corpo si sedette con le gambe unite. Valeria rovesciò all’indietro la testa e si impastò le grosse tette con le mani che poi scesero lungo la pancia e sulle cosce. Le gambe si aprirono sotto la leggera spinta delle mani che risalirono fino alla vulva scostando le grandi labbra. Il sesso era bagnato e il rosa acceso della vagina luccicava come una pietra preziosa.
‘sei magnifica’ disse la voce metallica ‘dimmi quando vieni’
‘ti sta masturbano’ chiese Valeria.
Passarono alcuni secondi poi la voce metallica rispose ‘si. E voglio venire insieme a te’

Valeria non rispose ma il medio della mano sinistra prese a vibrare veloce sul clitoride mentre la mano destra passava sotto la coscia e le dita cercavano di penetrare nella vagina.
‘mm, si, mi manca poco per venire’ disse Valeria come in trance ‘mi sento vuota’
‘che vuoi dire’ chiese la voce metallica che ora era affannata come dopo una corsa.
‘Mm, vorrei qualcosa, mm, per riempirmi la fica’
‘ho, si, si, ho capito’
‘si, mm, vengo, vengo’ disse Valeria mentre la pancia e la gambe si contrassero senza controllo.
‘mm, ho . . ho. . vengo’ Peppe si alzò dalla sedia ed eiaculò contro lo specchio. Fili argentei di sperma scivolarono verso il basso fino al pavimento.

Cleo afferrò la cinta di cuoio nero e la slacciò con forza, apri i bottoni ed abbassò la cerniera lampo. I pantaloni scesero fino alle caviglie e lei infilò la sua mano nelle mutande. Giovanni non riuscì a trattenere un mugolio di piacere che si spense nella bocca di Cleo che era incollata alla sua. Lo masturbava veloce mentre la stanza e le volte di pietra sparivano intorno a loro.
Cleo lo spinse verso la parete e disse ‘voglio il tuo sapore ma fai in fretta abbiamo poco tempo’.
Senza aspettare la risposta si inginocchio e imbocco il pene mentre con la sinistra afferrò le natiche di Giovanni. Succhiava e girava la lingua sul glande mentre con la destra continuava a masturbarlo veloce. Giovanni poggiò tutte e due le mani alla parete, era inebetito e sentiva le gambe malferme. Guardò il viso di Cleo trovandolo bellissimo mentre imboccava il suo pene. Come era successo quando Giovanni sbirciò nella sua scollatura Cleo sembrò sentire il suo sguardo ed alzò gli occhi fissandolo. Giovanni senti l’orgasmo salire, i muscoli delle gambe e della pancia si irrigidirono e con un lamento soffocato eiaculò. Cleo sentì lo sperma salire lungo il pene e schizzarle sul palato, coprirle la lingua e getto dopo getto riempirle la bocca. Era caldo, denso e salino ed era talmente eccitata che le piaceva. Si alzò con le gambe indolenzite e la bocca piena e con un sospiro ingoiò tutto.
‘&egrave la prima volta che ingoio’ sussurrò all’orecchio di Giovanni ‘hai il sapore che volevo’
Giovanni era intontito e si sentiva come un sacco vuoto e la guardò inebetito senza rispondere.
‘ora torno di sopra da sola’ disse Cleo ‘rimettiti in ordine e tra un po’ seguimi’.

Valeria si rivestì in fretta, prese il vestito rosso e lo infilò nella borsa. Si specchiò aggiustandosi i capelli e uscì dal camerino. Salutò delle persone che guardavo una vetrina di scarpe ed accessori vicino al palco di posa e a passo svelto attraverso le due sale fino alla scale. Scendeva le scale quando vide Giovanni salire di corsa.
‘ha eccoti’ gli disse con aria di rimprovero
‘ti cercavo anche io’ rispose Giovanni con un sorriso ‘dove sei stata?’
‘Ero di sopra a provare un vestito’ rispose Valeria prendendolo sotto braccio ‘ora andiamo a bere’.

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