Skip to main content
Racconti Erotici Etero

03 – Come si cambia

By 4 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Cristina e Sabina lasciarono l’ufficio del preside tirando un sospiro di sollievo: le foto erano state rimosse e – di conseguenza – anche la minaccia di perdere il posto di lavoro.
Si diedero la mano appena fuori dalla porta. Non erano mai state amiche e sicuramente quello appena trascorso non era un episodio che le avrebbe legate, ma indubbiamente si erano comportate da persone leali e corrette.
Ciascuna avrebbe potuto agire da sola e danneggiare l’altra, e invece non l’avevano fatto.
Ricominciò così per Cristina la solita vita, fatta di lezioni al mattino, di figlio da portare e prendere dall’asilo e di marito da aspettare a casa la sera.
Forse non eccitante, ma era la sua vita.
Avrebbe anche potuto ricominciare a dare qualche attenzione a suo marito, anche a letto, magari.
Da quando era cominciata tutta la storia non aveva più voluto farsi toccare, sentendosi in colpa per essere andata con altri.
Aveva poco da ripetersi di essere stata costretta e di non aver avuto alternative: altri uomini avevano goduto dentro di lei, e questo solo bastava a non farla sentire onesta nei confronti di Giorgio.
Quella sera decise che sarebbe tornato tutto come prima.
Così, dopo cena, mise a letto il bimbo e invitò suo  marito a seguirla nel letto, invece di rimanere sul divano ad addormentarsi davanti alla televisione.
Si spogliarono sorridendo e si infilarono tra le lenzuola che lei aveva messe fresche di bucato per l’occasione.
Spensero la luce e presero ad accarezzarsi.
Cristina sentiì il membro di Giorgio subito pronto. Forse era veramente passato troppo tempo dall’ultima volta che si era concessa.
Lei, piuttosto, non si sentiva pronta. Era più forte di lei, avrebbe voluto fare l’amore con lui, ma il suo corpo sembrava non rispondere.
Giorgio allungò una mano verso di lei e le accarezzò il seno.
Quasi sentì fastidio, e dovette controllarsi per non tirarsi indietro. Lui la accerzzò per qualche minuto, ma – anzichè eccitarsi – Cristina sentiva la sua voglia dissiparsi.
La mano di lui si spostò sul suo inguine.
“Cris, va tutto bene?”, le chiese Giorgio, passandole un dito tra le labbra completamente asciutte.
“Sì, tesoro, non so cos’è. Devo essere un po’ stanca”.
Non voleva usare la scusa del mal di testa, ma ci mancava poco.
“E’ così tanto che non facciamo l’amore, che ormai ti sembrerò uno sconosciuto”, disse lui con una punta di disappunto.
“Sconosciuto!”, pensò Cristina.
Erano al buio, non lo vedeva. Immaginò di essere a letto con un altro.
Visualizzò un volto: un uomo bruno con dei baffi fuori moda.
Chiamò il marito verso di lei.
“Vieni, dai, facciamo l’amore”, gli disse.
Sentì le sue mani su di lei….le mani di uno sconosciuto.
Si immaginò una situazione: era costretta a fare sesso con lui perchè lui era un mafioso e diversamente avrebbe ucciso i suoi genitori.
Sentì una scarica di adrenalina dentro di sè.
La mano del marito le accarezzò nuovamente il sesso.
“Ehy, hai fatto presto ad eccitarti!”, commentò.
Cristina non lo sentì neppure, presa dal film che scorreva dentro la sua mente.
Doveva scopare con questo mafioso e doveva renderlo felice, se no suo padre sarebbe morto.
Si voltò e si inginocchiò sul letto.
“Cosa vuoi che facciamo?”, le chiese Giorgio.
Lei gli prese la mano e la guidò verso il proprio ano.
Giorgio capì cosa intendeva solo quando la punta del suo dito entrò a contatto con il buco del sedere della moglie.
“Sei sicura? Mi avevi detto che non ti piaceva…”.
“Ho cambiato idea. Forza!”, lo esortò.
Giorgio applicò un po’ di forza al dito e lo spinse nel sedere di Cristina.
Lei sentì un’onda di piacere attraversarle il corpo.
Era umiliante, ma doveva fare questa cosa per salvare i suoi genitori.
Giorgio fece entrare il suo dito ancora più a fondo, infilandolo fino alla base.
Cristina si toccò il sesso e si accorse di essere estremamente bagnata.
“Togli il dito! – ordinò al marito – Inculami, dai!”.
Giorgio rimase stupito da tanta veemenza.
“Sei sicura? Guarda che non c’è nessun obbligo, possiamo anche solo…..”.
“Sono sicura! Muoviti!”.
Il marito non se lo fece ripetere un’altra volta: si inginocchiò dietro di lei e appoggiò la punta del suo membro all’ano di lei.
Cristina divaricò le natiche e offrì al marito una strada più agevole.
Giorgio spinse avanti il bacino e la penetrò.
“Oddio!”, si lasciò sfuggire lei.
Non si aspettava che questo porco mafioso arrivasse a tanto con lei.
Sentiva l’organo dell’uomo insinuarsi dentro di lei, in profondità che non sospettava neppure di avere.
Piano piano le pareti dello sfintere si rilassarono e anche il movimento divenne più piacevole.
Si morse le labbra per non gemere, mentre con una mano guidava quella del marito verso il suo seno.
Gli prese le dita e lo portò a strizzarle il capezzolo, mentre dentro di lei continuava ad entrare e ad uscire.
Giorgio venne dopo pochi minuti, appena un attimo dopo di lei.
Lui si staccò da lei e si lasciò cadere sul materasso.
“Che serata, amore!  – commentò – Non pensavo l’avremmo mai fatto!”.
“E invece ti ho stupito – rispose Cristina – Dai, vai tu per primo a farti la doccia”.
Giorgio si alzò e si infilò in bagno, mentre lei si accendeva una sigaretta.
Non fumava mai, quella era la prima dopo mesi.
Cosa stava capitando?, si chiese.
Non era riuscita a eccitarsi fino a quando non aveva immaginato di scopare con uno sconosciuto. Eppure loro due avevano sempre avuto una buona intesa a letto, non aveva mai dovuto ricorrere a certi strategemmi per eccitarsi.
Però aveva goduto come non mai.
Forse era cambiato qualcosa dentro di lei.

A qualche chilometro di distanza, Sabina era già a letto, fissando inutilmente la pagina di un libro.
Si sentiva insoddisfatta e apatica.
Aveva rifiutato un aperitivo con la sua amica Francesca e non aveva risposto alle quattro chiamate di Enrico. Enrico le piaceva, era uscita qualche volta con lui, ma stasera non era in vena.
Neppure trent’anni e già vecchia, pensò dentro di sè.
Sentì che la lavatrice aveva terminato il lavaggio, così si alzò per stendere il bucato.
Prese il cestello con le mollette, raccolse i panni lavati  e andò verso il balcone dove si trovava lo stendibiancheria.
Prese una molletta e fissò un paio di calzini.
Ne prese un’altra, rigirandola in mano, poi sollevò la maglietta.
L’aria era fresca, così il suo capezzolo si irrigidì all’istante.
Lo accarezzò per qualche secondo con i polpastrelli, poi vi accostò la molletta aperte.
Tirò un sospiro e lasciò che si chiudesse sulla sua carne.
Trattenne il fiato per non urlare, chiudendo gli occhi per permettere al dolore di defluire.
Si sfilò la maglietta e la gettò per terra, rimanendo solo in perizoma.
Recuperò un’altra molletta e la applicò anche al secondo capezzolo.
Sentì un dolore forte anche lì, ma ancora non urlò.
Rietrò in casa e tornò in camera da letto, portando con sè il cestello con le mollette.
Si sdraiò sul letto e si sfilò il perizoma.
Si toccò il sesso: era bagnata.
Prese una nuova molletta in mano e allargò le gambe.
Si passò due dita tra le labbra: era già pronta.
Strinse tra pollice e indice il labbro di sinistra, lo aprì e lo pinzò con una molletta.
Un piccolo gemito uscì dalle sue labbra.
Ripetè l’operazione con quello di destra.
Distese braccia e gambe, come se fosse legata al letto.
Che sensazione eccitante!
Con la punta delle dita si sfiorò la pancia, ricevendo un brivido di piacere.
Scese verso l’inguine, stimolandosi con le unghie.
Con la mano sinistra torse leggermente la molletta pinzata al capezzolo, ricevendo una scarica di dolore alla base del cranio.
Con la mano destra si fece largo tra le labbra.
Era molto eccitata, non immaginava.
Si infilò due dita dentro e prese a torcerle dentro di sè.
Inarcò la schiena e lasciò che il suo corpo godesse delle sensazioni che riceveva.
Con la mano aumentò il ritmo, osservando come anche il suo respiro aumentasse di conseguenza.
Quando venne non riuscì a trattenere l’urlo.
Si abbandonò sul materasso e, con attenzione, rimosse le mollette dal corpo.
Si infilò sotto le lenzuola massaggiandosi le parti doloranti.
Evidentemente l’esperienza con gli ex allievi le aveva lasciato strascichi che non prevedeva.

Giorgio accese la luce e si rivolse alla moglie.
“Senti, devo parlarti”.
Cristina si mise a sedere, già presagendo che non sarebbe stato nulla di piacevole.
“Cosa succede?”, domandò.
“Oggi mi hanno telefonato dalla banca. Hanno guardato la mia dichiarazione dei redditi, i conti del negozio, e mi hanno detto che devo rintrare dei fidi”.
“Così, di punto in bianco? Ma possono?”.
“Sì, possono, mi sono informato”.
“E quindi, cosa significa? Puoi rientrare, no? Gli affari vanno bene, mi hai sempre detto”.
“Ecco, vedi….andavano bene, sicuramente. Però sono un po’ calati, ultimamente”.
“Non me l’avevi detto. E quanto devi alla banca?”.
“Ehm….cinquanta”.
“Cinquanta cosa?”.
“Cinquantamila”.
Cristina sgranò gli occhi.
“Ma sei matto? Perchè tanto così?”.
“Ho tanto magazzino, poi ho dovuto pagare degli stipendi arretrati. Ma guarda che non devo mica darglieli tutti assieme, ci siamo messi d’accordo che facciamo un po’ alla volta”.
“E cosa vuol dire questo?”.
“Che per un certo periodo dovremo vivere solo con il tuo stipendio”.
“E ti pare poco? Faccio l’insegnante, non l’avvocato! Per quanto tempo?”.
“Almeno un anno, temo”.
Cristina si sentiva le lacrime agli occhi.
“Ma come possiamo farcela? Abbiamo anche il mutuo da pagare, la retta dell’asilo….”.
“Lo so, amore, ma non abbiamo scelta. Se gli affari vanno bene potremmo anche farcela prima…”.
Cristina gli fece segno di tacere.
“Non preoccuparti, ci penso io. Potrò dare ripetizioni: non l’ho mai fatto per stare a casa con il bambino, ma se mi aiutano i tuoi genitori potrei farcela. Magari anche la sera”, disse.
Giorgio rimase quasi stupito.
“Mi fa piacere che tu la stia prendendo così, temevo ti saresti disperata”, disse.
“No. E’ giusto che ci aiutiamo a vicenda, costi quel che costi”, disse.

Il mattino dopo era di ben altro umore quando si sedette al tavolino a fare colazione.
“Ce la faremo….vedrai che tutto si risolverà…..amore mio…..sto cazzo!”.
Come poteva farcela? E poi Giorgio, perchè non le aveva detto nulla?
Non era così facile tirar fuori tutti quei soldi solo con le ripetizioni, soprattutto in quel periodo dell’anno. Chi aveva problemi a scuola aveva già provveduto, non poteva fare affidamento sulle insufficienze dell’ultima ora.
Si sentì chiamare e vide Sabina che stava venendo verso di lei.
Si sedette al tavolino, mossa che Cristina giudicò almeno maleducata.
Avrebbe potuto chiedere, no? Il fatto che le avesse fatto un cunnilingus sotto minaccia non l’autorizzava a tutta questa confidenza.
“Senti, ho un grosso problema”, dise Sabina.
“Anche io, Dimmi il tuo”.
“Ho appena parlato con il preside. Sono senza lavoro”.
“Ma cosa dici? Aveva promesso che non ci sarebbero state conseguenze per quel sito”.
“Non c’entra nulla. E’ che il prosimo anno ci saranno meno alievi, e quindi devono tagliare delle cattedre. Io sono precaria, per cui mi hanno già detto di cercarmi pure qualche altro posto”.
Cristina sospirò.
Sabina non era un’amica, ma non era sicuramente contenta che perdesse il lavoro.
“E tu? Cosa ti capita?”, le chiese.
Cristina le riassunse i fatti.
“Cavolo, sono problemi – commentò Sabina – Mi sa che in qualche maniera anche tu devi tirare fuori uno stipendio, come me”.
Rimasero un attimo in silenzio, poi parlò Cristina.
“Senti, tu cosa sei disposta a fare?”, le chiese.
“Io? Devo mantenermi da sola, pagare l’affitto di casa e le rate della macchina. Sono diposta a fare tutto, credimi”.
Cristina le sorrise.
“Allora forse ho la soluzione per tutte e due. Stasera andremo a parlare con una persona che conosco. Si chiama Augusto”.

Augusto le ricevette nel suo ufficio.
Le fece accomodare, ordinò tre caffè e si accese una sigaretta.
“Di tutte quelle che sono passate di qui – disse rivolto verso Cristina – tu eri una delle poche che mai mi sarei aspettato di rivedere. A cosa devo il piacere?”.
Cristina prese coraggio e espose la questione senza girarci attorno: avevano bisogno di guadagnare e non potevano perdere tempo.
“Mi fa piacere che tu abbia pensato a me – rispose Augusto – ma sono dell’idea che voi abbiate un profilo professionale per fare qualcosa di meglio di quello che potreste trovare qui. Lo dico contro il mio interesse, ovviamente”.
Cristina scosse la testa.
“Io non posso andare a insegnare in un’altra scuola – spiegò – perchè continuerò a lavorare nella mia. Io ho bisogno di poter fare qualcosa fuori orario, la sera o il pomeriggio”.
“Io, invece – disse Sabina – potrei anche ambire ad insegnare, ma come potrei? Io insegno educazione fisica, non c’è posto per una come me, almeno non a breve. Posso fare concorsi, cose del genere, ma per queste cose ci va un’eternità”.
“E voi di tempo non ne avete”, concluse Augusto.
“No, neanche un po'”.
Picchiettò con una penna sul piano della scrivania, poi trasse un sospiro profondo.
“Temo di non potervi aiutare, però, ragazze”, disse.
“Perchè?”, chiese Cristina.
“Voglio dire le cose come stanno. Come spogliarelliste siete troppo vecchie; ho ragazze più giovani e più sexy a lavorare con me. Senza offesa, eh”.
“Però mi hai fatta spogliare la volta scorsa!”, obietto Cristina.
Sabina guardò stupita verso la collega: le aveva detto che conosceva Augusto, non che avesse lavorato per lui.
“Sì, e ti spiego perchè – rispose Augusto – Al pubblico piace l’amatoriale, piace la casalinga di Voghera che si spoglia. Forse perchè fa tenerezza,  forse gli ricorda sua sorella, non so perchè. Però deve essere veramente amatoriale. Se sali sul palco due volte, già sei meno credibile; se poi diventi un appuntamento fisso, diventi una strip teaser come le altre, con la differenza che, come ti ho detto, le altre sono più fighe”.
Si rivolse verso Sabina.
“Con te potrei giocare ancora questa carta. Potresti salire sul palco una volta, forse due, ma non di più. Potresti tirare su un quattro- cinquecento euro – questo chiaramente a condizione che ti scopi anche qualcuno dopo lo spettacolo – ma non di più. E poi in ogni caso saremmo da capo dopo due serate”.
A Sabina vennero le lacrime agli occhi sentendo parlare di lei in questi termini.
Una zoccola, era lì ad implorare di fare la zoccola. E per di più le stavano pure rispondendo di no!
Calò un silenzio imbarazzante.
“A meno che….”, disse Augusto.
Le due ragazze lo guardarono speranzose.
“A meno che….cosa?”, chiese Cristina.
Augusto spense la sigaretta.
“Ormai anche la prostituzione è sputtanata, scusate se uso questo termine. L’offerta si è terribilmente livellata verso il basso, ormai con venti euro fai quello che vuoi. Guadagnare soldi come zoccola ordinaria ormai non è più facile, credetemi. A meno che una non voglia passare tutta la giornata a battere, ma non è per nulla facile. E poi non vi voglio parlare di che clienti vi toccherebbe frequentare….”.
“Non è che qui nel tuo night vengano tutti avvocati e attori di grido”, sbottò Cristina.
“No, certamente – raccolse Augusto – però vengono persone di tutti i tipi, e a volte da queste persone si colgono delle idee interessanti”.
Fece una pausa ad effetto, aumentando la curiosità delle ragazze.
“Al giorno d’oggi, possiamo dirlo, andare a puttane è da sfigati”, disse.
“Mica solo oggi!”, commentò Sabina.
Augusto sorrise.
“Certo, ma oggi è peggio, per il motivo che vi dicevo prima. Ora con venti euro chiunque si può scopare una nigeriana. Neppure una parola, ti cali le mutande, due colpi, vieni, e te ne vai. Dieci minuti di servizio, saluti e baci”.
Si accese un’altra sigaretta.
“Ora c’è una nuova frontiera. L’uomo che ha stile vuole vivere delle sensazioni, provare delle emozioni. Non cerca un pompino facile, perchè chi ha denaro lo trova anche senza pagare. Cerca quello che normalmente non potrebbe avere”.
“Ad esempio?”, chiese Sabina.
Augusto alzò le spalle.
“Qualunque cosa. Organizzare una battuta di caccia in cui la preda sono delle donne che scappano nella savana, ad esempio. Uscire con una ragazza e farla spogliare dentro un centro commerciale. La fantasia non ha limiti”.
Cristina deglutì sonoramente.
“E secondo te noi potremmo fare delle cose del genere? Perchè non le tue strafighe ventenni?”.
“Perchè per fare queste cose bisogna essere qualcosa di più che semplici vagine che si aprono a comando. Bisogna essere nate per fare questo”.
“E noi lo saremmo?”, chiese Sabina.
“Non lo so. Infatti, se accetterete, dovrete prima sottoporvi ad un test preliminare. Però è l’unico lavoro che posso offrirvi”.
Le ragazze rimasero in silenzio qualche secondo.
“Però si tratta sempre di prostituirsi”, osservò Sabina.
“Eh, certo – disse Augusto sorridendo – Se cercavate un posto da ragioniera non era qui che dovevate venire. Però, rispetto alla prostituta ordinaria, quello che vi offro è molto più divertente e si guadagna molto meglio. Con un paio di sessioni al mese potreste togliervi il fastidio”.
Erano tentate.
Soprattutto, sembrava non avessero alternative. Come aveva già verificato Cristina, non era quello il momento più adatto per trovare lavoro, soprattutto con dei debiti come quelli che si era fatto suo marito.
Sabina interiormente condivideva le stesse osservazioni. Cosa poteva fare, mettersi a fare concorsi statali in attesa di essere chiamata, magari anni dopo? Non poteva certamente permetterselo.
“Va bene, si può fare”, disse Cristina a nome di entrambe.
“Bene, sono lieto di potervi aiutare”, disse Augusto porgendo loro la mano. “Riceverete a breve le istruzioni per affrontare il test d’ingresso”.

Leave a Reply