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Racconti Erotici Etero

09 – Voglio andare a vivere in campagna

By 5 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

“Grazie le faremo sapere – disse con un sorriso di circostanza l’impiegato dietro alla scrivania – Le devo però dire che non sarà una cosa facile: lei non  non ha nessuna esperienza e non è neppure diplomata, però vedremo se riusciremo a trovare qualcosa lo stesso”.
Sara sorrise con lo stesso sorriso di circostanza, ringraziò e uscì.
Era abbastanza sconfortata: dopo l’esibizione del Red Pub suo padre le aveva ridotto di netto le condizioni di vita: le aveva imposto di lasciare la casa e le aveva azzerato il fisso mensile – all’epoca abbondante – che le passava.  
Era andata a vivere con la seconda moglie di suo padre, Inna, e la figlia di lei, con cui non aveva un buon rapporto.
Uscì in strada e si guardò attorno, vide un bar e vi entrò. Faceva molto caldo e aveva bisogno di bere.
Ordinò una Coca Cola e si sedette al tavolino a sfogliare il giornale.
Non si accorse della donna che si era portata davanti a lei fino a quando non le rivolse la parola.
“Mi scusi, signorina – disse – Posso parlarle un attimo?”.
Sara alzò gli occhi: davanti a lei c’era una donna sui trentacinquee anni. Era castana chiara e aveva la corporatura tipica di chi segue una dieta rigorosa e le palestre.
La donna le porse la mano:”Piacere, mi chiamo Barbara”.
Sara le strinse la mano e si presentò a sua volta, quindi la donna si sedette davanti a lei al tavolino.
“Ero all’agenzia interinale con lei – spiegò – e non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che ha detto”.
Sara rimase in silenzio, non sapendo cosa  dire.
Barbara ordinò un caffè e ricominciò: “Forse ho qualcosa per lei”.
Sara diventò subito interessata.
“Vede – continuò Barbara – adesso arriva l’estate e la mia famiglia si trasferisce in campagna. Io però non posso stare lì tutti i giorni perchè ho negozio in centro e lo spostamento mi porterebbe via troppo tempo. Non potrei farlo tutti i giorni”.
“Cosa dovrei fare?”, chiese Sara.
“Quello che deve fare è semplice, deve soltanto stare lì. I miei figli sono grandi – hanno più o meno la sua età – e mio marito è ovviamente un adulto. Sono persone autonome, mettono in ordine i vestiti e si lavano da soli,  però io ho bisogno di qualcuno che stia lì a coordinare un po’ le cose. Ad esempio bisogna ricordare ai miei figli di studiare e fare i compiti; entrambi hanno una materia da riparare a settembre e conoscendoli c’è il rischio che non studino sempre. C’è da dare da mangiare al cane ed eseguire un po’ di faccende di casa, cose di uesto genere”.
Sara riflettè che non era quello che aveva immaginato, ma non era un lavoro impossibile da svolgere. Come diceva aveva detto l’impiegato dell’agenzia interinale, lei non aveva nè titolo di studio nè un curriculum.
“Quanto mi offre?”, chiese.
Barbara sorrise: “Non la posso pagare tanto, glielo dico subito. Le potrò dare  20 euro al giorno tutti i giorni che lei vorrà fermarsi lì. Ovviamente le darò anche alloggio e cibo”.
Sara rimase in silenzio; la donna prese un tovagliolo di carta e scrisse sopra un’indirizzo e numero di telefono.
“Lei ci pensi – disse – e magari venga a trovarci. Una volta che vedrà il posto magari si persuaderà, è un posto molto bello e rilassante, ne sono certa. Però, mi raccomando,  mi faccia sapere qualcosa in tempi brevi, perchè diversamente io cercherò un’altra soluzione”.

Sara si presentò il giorno dopo presso la casa di campagna di Barbara.
Non aveva dovuto pensare molto prima di prendere la sua decisione: l’offerta di Barbara le dava la possibilità di andare via di casa e di guadagnare qualcosa. Non erano tanti soldi, ma in ogni caso non avrebbe avuto spese e poi non sarebbe stato male per un certo periodo frequentare persone che non avessero nella testa quello che lei aveva fatto.
Parcheggio l’auto nel viale e si avvicinò alla casa.
Aveva chiamato Barbara quella mattina e quindi era attesa. La aspettavano tutti nella sala del camino e si presentarono in ordine.
Carlo, il marito di Barbara, era un uomo sulla quarantina, distinto ed elegante. I figli erano Lorenzo e Maurizio, sembravano timidi ma educati.
Barbara la ringrazio per avere accettato e la accompagno alla sua camera.
Era una piccola stanza al piano terra della casa; non era grande ma aveva il vantaggio di  essere distante dalle camere degli altri in modo da permetterle una maggiore privacy.
Una volta disfatto il bagaglio Barbara la condusse a conoscere bene la casa, poi pranzarono tutti assieme.
Dopo pranzo Barbara si raccomandò per la millesima volta di farsi sentire per ogni evenienza, poi baciò la famiglia e tornò in città.
Sara  si guardò attorno: lì era bello sicuramente, l’abitazione poi era molto curata nonostante fosse una seconda casa. Gli arredi erano tutti di qualità e c’erano tutti i comfort, era certa che si sarebbe trovata bene.
I componenti della famiglia, per altro, le avevano subito fatto capire come fossero molto indipendenti e questo non era male; lei avrebbe potuto stare tranquilla senza essere costretta a intrattenersi sempre con qualcuno.
Il primo pomeriggio passò in maniera molto serena.
Come Barbara le aveva anticipato, dovette insistere affinchè i ragazzi studiassero. Non erano stupidi, ma non avevano molta voglia di studiare e così fu costretta a mettersi con loro a controllare che eseguissero i loro compiti.
La sera Carlo insistette affinchè fosse lui a preparare la cena. Obiettivamente un era un bravo cuoco e preparò un pollo alla campagnola che Sara non aveva mai mangiato e che gradì tantissimo.
Finita la cena, Carlo le chiese di bere un bicchiere di amaro con lui davanti al caminetto e le raccontò un po’ di lui.
Era un grosso dirigente in IBM ed era in una fase della sua carriera in cui aveva bisogno di dedicarsi solo a quello. Questo era il motivo per cui Barbara non sentiva il peso di stare distante; spesso sarebbe stato assente e anche quando fosse tornato avrebbe tenuto degli orari impossibili. Quel giorno si era fermato lì solo per Sara, per accoglierla e per conoscerla; nei giorni successivi ci sarebbe stato molto poco.
Sara era moderatamente contenta di questa notizia. Se lui fosse stato meno presente in casa, lei si sarebbe sentita meno controllata. Benchè non avesse un’incombenza precisa, infatti, si era già sentita qualche volta in difetto nello stare in casa senza fare nulla, e non le piaceva.
Finito l’amaro, Sara ringraziò Carlo e disse che si sarebbe ritirata in camera. Era stanca e voleva alzarsi presto il mattino dopo per sbrigare alcune faccende.
Carlo annuì e le disse che lei doveva sentirsi libera di fare come voleva.
Nonostante la casa fosse abbastanza fresca, la stanza di Sara – forse perchè al pianterreno – era piuttosto calda. Si infilò sotto le coperte indossando il suo solito pigiama di Hello Kitty, ma dopo una mezz’ora fu costretta alla liberarsi degli indumenti, rimanendo solo in mutandine.
Era veramente caldo!
Fu forse il caldo, o forse qualcosa che senti, che la fece svegliare nel cuore della notte.
Guardò l’orologio: erano le 3.30.
Fece per voltarsi e ricominciare a dormire quando si accorse del motivo per cui si era svegliata: c’era qualcuno nella stanza con lei, lo sentiva respirare.
Trattenne un urlo e, non sapendo come reagire, rimase immobile cercando di capire chi fosse. Con la coda dell’occhio vide che Lorenzo – il fratello minore – era in piedi accanto al suo letto, immobile.
Lei era totalmente scoperta e la luce della finestra ricadeva perfettamente su suo corpo; Lorenzo sicuramente stava vedendo ogni sua curva.
Non disse nulla, trattenne quasi il fiato: era imbarazzata ma allo stesso tempo eccitata di quello che stava capitando. Lorenzo non le aveva praticamente rivolto mai la parola durante il giorno, mai aveva mostrato nessun tipo di interesse, e adesso era lì a guardarla.
Per quale motivo si era preso la briga di scendere fino nella sua stanza?
Cosa si aspettava di trovare?
Forse proprio quello.
Il ragazzo rimase a guardarla un’interminabile decina di minuti, poi, in silenzio come era venuto, tornò nella sua stanza.

Il mattino dopo Sara si alzò indecisa su cosa fare. Avrebbe dovuto parlarne con Barbara?
Decise di sì; prese il telefono e la chiamò.
Barbara ascoltò quello che Sara le riferì, poi le disse che si dovevano vedere.
Le diede un luogo di appuntamento ad una mezz’ora di guida dalla casa, “così ci troviamo a metà strada”, disse.
Si incontrarono in bar frequentato da incalliti giocatri di scopa.
“Devo essere sincera – disse Barbara – il motivo per cui ho chiesto a te di occuparti di casa mia non è stato solo perchè non trovano nessun altro. Ti ho vista nell’agenzia interinale e ho pensato che tu fossi una bella ragazza”.
“E allora?”, chiese Sara.
“E’ imbarazzante da dire – rispose Barbara – i miei figli sono ragazzi normali, ma hai visto da sola che sono molto timidi, secondo me fin troppo. Non hanno mai avuto una ragazza nella loro vita, e ho pensato che la presenza costante di un ragazza come te in casa avrebbe potuto fare risvegliare loro qualche entusiasmo”.
Sara era sbigottita.
“Cosa mi sti chiedendo di fare?”, domandò meravigliata.
Barbara sgranò gli occhi:”No, hai capito male, non devi fare nulla! Io sono convinta che la sola tua presenza sarebbe sufficiente per loro. Lascia che ti baccaglino un po’, scherza con loro… mi piacerebbe diventassero un poco più intraprendenti, tutto qui. Credo siano anche dei ragazzi carini, è solo necessario che prendano confidenza nei loro mezzi”.
Sara rimase in silenzio aspettando che Barbara continuasse.
La donna riprese a parlare:”A questo punto la dico tutta: non è solo per i ragazzi, è anche per mio marito. Forse ti ha già parlato di questo, lui sta attraversando un momento molto difficile sul lavoro. Pensa solo a quello, non fa altro, e la prima cosa che ne ha risentito è stata la nostra vita sessuale”.
“E quindi?”, domandò Sara.
“E quindi credo che anche nei suoi confronti potresti avere la funzione di sveglia, potresti fargli ricordare che nella vita c’è qualcos’altro oltre al lavoro”.
Barbara abbassò gli occhi, imbarazzata.
Sara non sapeva cosa rispondere.
“Io non ho capito cosa devo fare con tuo marito”, chiese.
Barbara sorrise: ”Non devi fare nulla neanche con lui, ci mancherebbe. Non sono autolesionista. Devi solo fornire la tua presenza. Ho seguito lo stesso ragionamento che porta gli organizzatori di eventi a circondarsi di hostess carine. Nessuna di loro da nulla oltre la semplice presenza fisica, ma la loro presenza aiuta a rendere più spensierato l’ambiente. Questo è quello che dovrai fare. Sii donna, non farti problemi a metterti a prendere il sole in bikini, sii carina con tutti loro. Ti garantisco che se vedrò dei miglioramenti in mio marito e nei ragazzi sarò molto generosa con te”.
Sara riflettè: in fin dei conti non sembrava essere un compito gravoso, non doveva fare nulla, alla fine solo essere un po’ allusiva e questo aveva appena imparato a farlo bene, purtroppo per lei.
Per certi versi sarebbe anche stato divertente, e un po’ di soldi extra non sarebbero andati male.
“Va bene, Barbara, siamo d’accordo”, disse.
La donna tirò un sospiro di sollievo: “Grazie, Sara, temevo mi avresti giudicata male!”.
“Non c’è problema – disse Sara – ultimamente ho conosciuto molte persone anche più bizzarre di te!”.
Barbara guardò l’orologio e si alzò.
”Ora devo andare. Mi raccomando, è molto importante che noi ci teniamo in contatto costante, mi dovrai raccontare tutto quello che succederà”, disse.
Lei e Sara si scambiarono una stretta di mano e si salutarono con complicità.

Quando Sara rientrò a casa, i due ragazzi avevano appena terminato la colazione e Lorenzo era al telefonino.
“Alla buon’ora!”, pensò Sara.
Lorenzo scambiò qualche battuta con il suo interlocutore, poi le passò il telefono.
“E’ mia madre, ti vuole parlare”, disse.
Sara prese il telefonino.
“Dimmi, Barbara”.
“Senti, ci ho pensato dopo che te ne sei andata: tu hai un bel seno. Vorrei che oggi lo mostrassi ai miei figli”.
Sara deglutì, stupita.
Si allontanò di qualche passo, uscendo in cortile per non farsi sentire dai ragazzi, e abbassò la voce.
“Barbara, io avevo capito che non dovevo fare nulla di particolare, non che…”.
“Sara – l’interruppe – non mi pare che mostrare un seno sia una cosa strana, suvvia. Avrai già fatto ben altro, suppongo”.
“Altro chè”, pensò Sara.
“Sì, certamente”, disse.
“Allora siamo d’accordo, che problema c’è?”, disse Barbara.
Sara sospirò.
“Va bene, come vuoi. Come devo fare?”, chiese.
“Come preferisci, usa la fantasia”.
“Un bagno di sole?”
“Sì, va benissimo. Ricordati sempre: per loro il sesso deve essere un’esperienza serena, volessero toccarti non voglio che tu ti opponi e che gli crei dei complessi.  Mi sono spiegata?”.
Sara sentì il cuore accelerare. Conosceva la sensazione che la stava prendendo.
Il piacere di ubbidire.
“Certo, Barbara. Fidati di me”, disse sommessa.
Chiuse la conversazione.

Sara tornò in casa e si rivolse ai ragazzi.
“Dai, ragazzi, sono le undici: studiate un paio d’ore, poi mangiamo”.
I due la guardarono rassegnati senza dire una parola.
“Però facciamo così – proseguì – visto che è una bella giornata, portate i libri in giardino, così mentre voi studiate io prendo il sole. Ci state?”.
Sorrise, simulando entusiasmo.
I ragazzi annuirono, anche se non sembravano altrettanto contenti.
Mentre i due andavano a prendere i libri, Sara andò nella sua camera a cambiarsi.
Indossò un bikini azzurro, mettendosi anche il reggiseno: sarebbe stato più sexy toglierlo di fronte a loro, pensò.
Si ritrovarono sul prato: lei stese un largo lenzuolo e si accomodarono sopra.
Sara prese posto su un lato, distesa, mentre i due ragazzi si accovacciarono dall’altro con i libri.
Fece passare una decina di minuti, poi disse:”Ragazzi, a voi dà fastidio se mi tolgo il reggiseno? Così l’abbronzatura è più uniforme….”.
Lorenzo fece segno di no con la testa, senza alzare la testa dal libro.
Sara si tolse il reggiseno, posandolo accanto a lei.
Si distese al sole, rabbrividendo alla sensazione di ’avere il seno scoperto.
Non era una cosa usuale per lei, anche se l’aveva minimizzato con Barbara.
Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi.
Rimase intorpidita per una ventina di minuti, venne svegliata dall’arrivo di un messaggio.
Era di Barbara.
“stai facendo quello che ti ho chiesto?”
“sì, sono in topless”
“qualche effetto sui ragazzi?”.
Gettò un’occhiata nella loro direzione. Guardavano verso di lei, ma non sembravano interessati.
Lo scrisse a Barbara.
“Fai in modo che ti tocchino. mi fido di te”.
Riusciva a sentire il tono perentorio anche attraverso un sms.
Si mise a sedere e gattonò fin verso Maurizio.
Si posizionò alle sue spalle e si sporse per vedere cosa stesse studiando; Maurizio era senza maglietta e, sporgendosì, gli appoggiò i seni sulla pelle.
Vide il ragazzo irrigidirsi.
“Cosa studi?”, chiese.
Con noncuranza fece cadere una mano, sfiorandogli il petto.
“Inglese”, disse lui.
“Bravo. Ma tu non ridi mai?”.
Il ragazzo la fissò senza dire nulla.
“Scommetti che ti faccio ridere?”, proseguì Sara.
“Cosa scommettiamo?”, chiese Maurizio.
“Niente. Tanto vinco io!”, disse Sara, e in quel momento con le dita attaccò il torso di Maurizio, facendogli il solletico.
Il ragazzo si raggomitolò fetale, ma dopo qualche secondo si liberò del tocco della ragazza e scattò in piedi.
Sara finse di essere impaurita e scappò via, Maurizio e Lorenzo la inseguirono velocemente.
Un po’ fu correre a piedi nudi sull’erba, un po’ fu che i due ragazzi erano sportivi allenati, molto fu che, realmente, Sara non aveva nessuna intenzione di scappare, fatto sta che dopo pochi metri la raggiunsero.
Qualcuno le afferrò la caviglia facendola cadere, e dopo un attimo le erano entrambi sopra: Maurizio a cavalcioni sul suo bacino, Lorenzo dietro di lei a tenerle le mani premute sul terreno.
Sentiva l’erba fresca solleticarle la schiena, era una sensazione piacevole.
“Ora ti faccio vedere io!”, disse Maurizio.
Prese a farle il solletico sul collo, poi si spostò sui fianchi di lei.
Sara cominciò a ridere, dimenandosi e sollevando il seno, quasi ad offrirlo a Maurizio.
Maurizio giocò ancora un po’ sulla sua pelle, poi – come fosse un caso – le toccò la base dei seni.
Si fermò quasi subito, fissandola.
Lei era immobilizzata, Lorenzo le teneva i polsi con le mani.
“E allora? Non hai il coraggio di toccarmi le tette?”, lo sfidò.
Maurizio non disse nulla, ma le passò i palmi delle mani sui seni.
Sara sospirò e chiuse gli occhi.
Maurizio aveva le mani sudate, ma non le dispiaceva.
Aveva un tocco delicato, piacevole.
Eccitante.
Si fece toccare per parecchi minuti, poi si ricordò dell’altro ragazzo.
“Lorenzo…- disse – vieni anche tu”.
Lorenzo le lasciò le mani e si sdraiò accanto a lei.
Le passò le mani sulla pancia, poi salì sul seno.
Ora aveva le mani di entrambi su di lei: Lorenzo le accarezzava il seno sinistro, Maurizio il destro.
Anche se Lorenzo non la teneva più, rimase con le mani sopra la testa, per dare modo ai ragazzi di accarezzarla senza trovare ostacoli.
Sentiva le loro mani su tutto il torso, le loro dita accarezzarle i seni, la pancia e il viso.
Rabbrividiva di piacere.
I ragazzi si dedicarono alla parte superiore del suo corpo per una decina di minuti, poi qualcuno le mise una mano negli slip.
Cosa doveva fare?
Barbara le aveva ordinato di non fermarli, di non traumatizzarli.
La mano rimase lì, ferma sul suo sesso.
Guardò: era quella di Maurizio.
“Non mi dà fastidio”, gli disse.
Maurizio riprese ad accarezzarla.
Si stava bagnando.
Sollevò il sedere, per far capire che potevano toglierle le mutandine; Lorenzo capì al volo e, afferrato l’elastico, lo abbassò rapidamente.
Un attimo dopo Sara sentì le mani dei ragazzi sul suo sesso, mentre continuavano comunque ad accarezzarle anche il resto del corpo.
Chiuse ancora di occhi per apprezzare le carezze, senza pensarci allargò le gambe per consentire loro un migliore accesso al suo sesso.
Sentiva mani che le toccavano i seni, mani che la toccavano tra le labbra, anche se nessuno aveva ancora preso l’iniziativa di penetrarla con le dita.
Allungò una mano cercando Maurizio e gliela posò sull’inguine.
Il ragazzo era in costume da bagno e Sara non poté non notare accorgersi come fosse in erezione.
Fu tutto molto veloce: non appena gli toccò il membro, Maurizio venne.
Maurizio smise di accarezzare Sara e si alzò in piedi, a quel punto anche Lorenzo si fermò.
“Andiamo via!”, disse il fratello maggiore e si allontanò velocemente.
Lorenzo rimase fermo ancora qualche secondo, poi lo seguì.
Sara rimase lì, nuda sull’erba, senza sapere cosa fare.
Era dispiaciuta per quanto capitato. Non avrebbe dovuto toccarlo?
Recuperò le mutandine e le indosso di nuovo, poi tornò all’asciugamano e si rivestì.
Avrebbe voluto dire a Maurizio che non era successo niente che non era un problema, ma non sapeva dove fossero finiti i ragazzi.
Andò in camera sua e decise che doveva parlarne con Barbara.
La chiamò e le raccontò cosa era successo.
“Non farti problemi – le disse Barbara – credo che sia normale all’età dei miei figli. Sei stata brava”.
Sara la ringraziò, temeva di essere stata esagerata con i ragazzi.
“Ora dove sei ?”, chiese Barbara.
“In camera mia”.
“Sul letto?”, domandò.
“Sì”.
“Ti sei eccitata per quello che è successo con gli ragazzi? Ti è piaciuto farti toccare?”, chiese Barbara.
Sara era in imbarazzo ma rispose lo stesso di sì.
“Bene – disse Barbara – allora adesso accendi il videofonino e mettilo in modo che possa vederti”.
Sara sentii il cuore accelerare.
“Barbara, cosa vuoi che faccia? Che intenzioni hai”, domandò.
“Fai quello che ti ho detto, Sara!”.
Sara accese la webcam e appoggiò il telefonino sul comodino.
“Adesso ti vedo. Ora spogliati”, le ordinò Barbara.
Sara deglutì, poi si liberò della maglietta.
Sotto era ancora in bikini.
“Tutto, Sara, non farti riprendere come i bambini!”, le disse Barbara con tono autoritario.
Sara si privò del reggiseno e delle mutandine.
“Brava – disse Barbara – adesso anche io posso vedere quello che hanno visto i miei figli. Ora toccati!”.
Sara esitò: “Barbara, sei sicura?”.
“Ti ho detto di toccarti. Voglio vederti”.
Sara si mise in ginocchio sul letto in modo da essere inquadrata dal telefonino e cominciò a toccarsi.
Immaginò che Lorenzo e Maurizio non fossero andati via ma che avessero continuato ad accarezzarla sul prato.
Il momento era ancora presente nella sua mente e il pensiero la felice eccitare subito.
Insinuò le dita dentro al suo sesso e le fece penetrare a fondo.
Aprì gli occhi, vedeva Barbara nello schermo che la osservava sorridendo.
Non fece in tempo a realizzare il pensiero che venne.
Ansimò per qualche secondo.
“Brava – disse Barbara – hai visto che sono tutte cose facili? Hai fatto tanti problemi, e secondo me ti sei anche divertita”.
Sara sospirò. “Hai ragione”, disse.
“Bene – concluse Barbara – ora puoi rivestire. Questo pomeriggio non fare nulla con i ragazzi, è meglio tenerli un poco sulle spine. Domani ti chiederò fare altro. Sei stata brava”.
Chiuse la comunicazione.

Sara il giorno dopo si svegliò da sola.
Si alzò e trovò un biglietto dei ragazzi affisso sul frigorifero: erano andati a giocare a calcio con degli amici.
Ne approfittò per chiamare subito Barbara: ci teneva che tutto avvenisse secondo quello che lei preferiva.
La chiamò e le raccontò di essere da sola.
“Lo so – rispose Barbara – mi avevano avvisata. E’ anche una buona notizia, così almeno si scaricano un po’. Oggi però dobbiamo cambiare registro”.
“Cosa vuoi che faccia?”, chiese Sara.
“Ieri  sei stata passiva – rispose Barbara – ma i ragazzi devono imparare che non devono essere sempre loro a prendere l’iniziativa; quindi oggi dovrai essere tu a fare qualcosa”.
“Cosa?”, domandò Sara.
“Ragazza mia – rise Barbara – la fantasia devi metterla tu, io ti do solo le indicazioni. Mi raccomando, deve sempre essere tutto molto sereno e naturale. Ti saluto, è entrato un cliente”. Barbara attaccò il telefono.
Sara rimase interdetta. Per certi versi avrebbe preferito che Barbara le avesse dato degli ordini molto precisi; così, invece, era sempre in agguato il rischio di commettere degli errori.
In attesa di farsi venire un’idea, decise di approfittare del tempo libero per esplorare la casa, che ancora non conosceva bene.
Decise di partire dal piano terra, quello in cui si trovava la sua stanza.
Non trovò niente di eccezionale: c’era una grossa dispensa, un locale lavanderia e un grosso salone con un tavolo da ping pong.
La sua attenzione venne invece attratta da una porta che sembrava diversa dalle altre, più grezza.
Non era chiusa a chiave, la spinse ed entrò in un grosso locale buio che da subito faticò ad identificare.
Quando gli occhi si abituarono alla penombra capì dove si trovava: era una grossa stalla.
Era evidente come non venisse usata per il suo scopo originario da tanti anni: non c’erano né balle di fieno né mangiatoie; si vedevano soltanto i finimenti di cavalli appesi alle pareti e molte assi di legno ovunque.
Era un posto affascinante e Sara si pentì di non aver con sé una macchina fotografica. Sii ricordò però di averne vista una in cucina. Andò velocemente a recuperarla: era un modello vecchio, ancora con la pellicola, ma sarebbe stato sufficiente per lo scopo.
Scattò alcune foto all’interno del locale, poi la sua attenzione venne richiamata da un mobile accatastato in un angolo. Era un grande tavolo, perfettamente rotondo, alto non più di un letto. Probabilmente era un vecchio arredo degli anni ‘30,  era molto grande e difficilmente avrebbe potuto essere ricollocato in una casa moderna.
Mentre cercava di capire dove quel tavolo avrebbe potuto trovar posto in casa, le venne un’idea.
Guardò lungo le pareti e selezionò alcuni finimenti e cinghie per cavalli, poi rovistò in una cassettiera  e trovò un martello con un po’ di chiodi.

I ragazzi tornarono a casa un paio di ore dopo.
Sara permise loro di rilassarsi e di riprendersi dalla fatica della partita; preparò loro un bel pranzo, poi ricordò loro che dovevano comunque studiare qualcosa in quella giornata.
Notò subito i volti affranti dei due ragazzi, così finse di cercare uno stimolo per loro.
“Possiamo fare questo patto – disse – se voi riuscirete a finire quello che dovete fare oggi entro due ore, io vi farò una sorpresa”.
Vide dallo sguardo dei due che la performance del giorno precedente non era stata dimenticata e che la loro mente era tornata a quello.
I ragazzi si misero a studiare con il doppio dell’impegno solito e terminarono con puntualità svizzera dopo un’ora e 50 minuti.
Sara diede un’occhiata ai quaderni in modo da essere certa che avessero effettivamente studiato e fu costretta a riconoscere che avevano vinto la sfida.
“Venite con me”, disse, e li condusse nella stalla.
Il grosso tavolo si trovava ora al centro del locale ed era stato completato con quattro cinghie di cuoio inchiodate sul perimetro.
“La ricompensa è questa – disse lei – a turno ognuno di voi si sdraierà su quel tavolo, e io mi impegnerò a far sì che la permanenza sia molto piacevole”.
Cercò di pronunciare queste parole senza sembrare un’escort.
Sara osservò le reazioni dei ragazzi: Lorenzo rimase impassibile alla proposta, Maurizio invece sembrava preoccupato. Iniziò a scuotere la testa.
“No, no…. fate voi, io non partecipo!”, disse.
Sara cercò di persuaderlo: “Guarda che solo un gioco, non succede niente”.
“No, no, non mi sento neanche bene”, disse; si voltò e andò via.
Sara non sapeva come fare, però Lorenzo era ancora lì, così gli chiese se se la sentiva di provare.
Il ragazzo annuì; lei gli chiese di spogliarsi e rimanere in boxer.
Lorenzo eseguì, quindi lei lo fece sdraiare sul tavolo, gli prese i polsi e li serrò dentro le cinghie di cuoio.
Gli fece una carezza e gli chiese se tutto andava bene; lui rispose di sì con la testa, allora lei gli disse:”Ora ti toglierò i boxer, è un problema?”.
Lui rispose di no.
Sara eseguì l’operazione, fatto questo gli legò anche le caviglie: ora era completamente nudo e immobilizzato.
Con la mano gli accarezzò il viso, poi il torso. Aveva la pelle molto liscia e ancora profumava bella doccia di qualche ora prima.
ll ragazzo chiuse gli occhi e lei gli solleticò la pelle della pancia, poi si spostò sul suo interno coscia; con delicatezza gli stimolò lo scroto con le unghie e lentamente vide il suo membro diventare duro.
Sorrise senza fermarsi.
Quando raggiunse un tono accettabile lo prese in mano e cominciò ad accarezzarlo lentamente. “Mi raccomando – gli disse – avvisa mi quando senti che non puoi resistere”.
Lorenzo annuì senza aprire gli occhi e lei continuò a stimolarlo, notando come il suo tocco lo rendesse sempre più duro.
Dopo che qualche minuto, Lorenzo disse: “Sara…”.
Lei capì e si fermò.
“Ora faremo qualcosa per farti calmare”, disse lei e senza spiegare altro prese a fargli il solletico. Il ragazzo non se l’aspettava e fu colto di sorpresa.
Scoppiò a ridere e prese a divincolarsi, anche se i legami non gli permettevano di sottrarsi al tocco di Sara, che smise di fargli il solletico quando vide che il suo membro era tornato morbido. “Adesso ricominciamo, e anche ora dovrai avvisarmi se stai per venire”, disse lei.
Lorenzo chiuse di nuovo gli occhi e lasciò che lei lo toccasse.
Ci mise poco a riprendere nuovamente vigore; lei gli stimolò la punta del glande con i polpastrelli, descrivendo su di esso un movimento circolare molto lento.
Evidentemente gli fece effetto, perché dopo poco la chiamò nuovamente.
Lei mollò la presa e ricominciò a fargli il solletico.
Alternò le fasi di solletico e di carezze per otto volte, fino a quando prese ancora il membro di lui tra le mani.
“Ora non trovai più avvisarmi se starai per venire”, gli disse.
Lui non rispose nulla, rimanendo sempre con gli occhi chiusi.
Lei gli prese il membro e vi passò sopra un lento colpo di lingua
Sentì Lorenzo emettere un lungo sospiro.
“Tutto bene?”, chiese.
Lui disse di sì con la testa; teneva sempre gli occhi chiusi.
Lei gli sollevò il membro e lo introdusse tutto in bocca. Lo sentii irrigidirsi ulteriormente.
Sapeva che Lorenzo non poteva avere tanta esperienza, ma confidava che l’alternanza solletico e carezze di poco prima avrebbe giocato a suo favore, prese quindi a far scorrere le sue labbra lungo l’asta.
Non si sbagliava, riuscì ad andare avanti per una decina di minuti.
Il ragazzo ad un certo punto prese quasi a dibattersi, ma i legami lo tenevano ancorato al tavolo e non gli permisero di sottrarsi alla bocca di Sara, ammesso che lo volesse.
Lei continuò accelerando sempre di più, mentre contemporaneamente cercava di dargli anche altri stimoli: gli accarezzò petto, gli solleticò i testicoli e gli stimolò l’anno con la punta un dito. Quando venne, Lorenzo inarcò la schiena e si lasciò andare ad una specie di urlo.
Lei accolse il suo seme in bocca, per la prima volta veramente volentieri: era contenta di essere stata la prima.
Si sollevò dal tavolo e gli fece una carezza.
“Tutto bene?”, chiese.
Lui annuì: “Benissimo”.
Lei sorrise, recuperò la macchina fotografica a pellicola e gli scattò una foto.
“Questa la tengo per ricordo”, poi lo liberò.
Lorenzo si vestì senza dire una parola e andò via, probabilmente a cercare suo fratello.
La giornata proseguì molto tranquillamente; Sara incontrò Maurizio paio di volte, ma lui non le rivolse mai la parola.
Cominciò a venirle il dubbio di avere sbagliato.
Dopo cena si ritirò nella sua camera e telefonò a Barbara, raccontandole tutto quello che era successo.
La donna reagì in maniera molto pacata.
“Sei stata brava con Lorenzo – disse – era proprio il tipo di situazione adatta per uno timido come lui,  con questo gioco non è stato chiamato a prendere iniziative”.
“E’ stata una scelta intelligente – continuò – però non doveva andare così per Maurizio. Lui è sensibile, sicuramente avrà temuto di fare una brutta figura, quindi domani dovrai rimediare all’errore”.
“Certo, non vedo l’ora!”.
“Dovrai offrire te stessa su quel tavolo, per qualunque cosa lui vorrà. Suppongo di essermi spiegata”, disse con tono autoritario.
“Sì, certo Barbara – rispose Sara – scusami molto”.
“Io ti scuso –  disse Barbara – ma voglio che tu ti ricordi di avere sbagliato. Quindi ora spogliati, per piacere”.
Sara non provò ad opporre resistenza: accese la per webcam e la mise sul comodino.
“Bene, adesso sai già cosa devi fare – disse Barbara – Io mi godrò lo spettacolo”.
Sara si sdraiò e si accarezzò con la mano.
Era da quando aveva fatto godere Lorenzo che lo desiderava.

Sara passò la mattinata a sbrigare le faccende di casa.
Non si curò dei ragazzi: erano probabilmente in giro a fare qualcosa di più divertente, come è normale quando si è in vacanza.
Tornarono poco prima di pranzo; servì a tavola e mangiarono in silenzio.
C’era un po’ di imbarazzo tra di loro, e si sentiva.
Dopo pranzo, come al solito, i ragazzi si misero a fare i compiti.
Sara li lasciò fare: erano abbastanza maturi e aveva già verificato come non fosse necessario stargli addosso, contrariamente a quanto pensasse la loro madre.
A proposito di Barbara, aveva da rimediare all’errore compiuto il giorno precedente.
Non appena i ragazzi finirono di studiare aspettò che Lorenzo si allontanasse e si sedette accanto a Maurizio.
“Senti devo parlarti”, gli disse.
“Dimmi”, rispose lui, visibilmente irritato.
“Io mi sono accorta di avere sbagliato ieri, ma non sapevo cosa fare”.
“E quindi?”, chiese lui.
“E quindi voglio chiederti scusa e dirti che sono disponibile a rimediare all’errore commesso”.
“Come?”, chiese Maurizio.
Sara si ricordò delle parole di Barbara.
“Farò quello che vuoi”.
“Spiegati meglio”, chiese Maurizio, curioso.
Sara alzò le spalle: “Se ti dico che farò quello che vuoi, c’è poco da spiegare”.
“Tutto? Qualunque cosa?”, chiese Maurizio con uno sguardo malizioso..
Sara sospirò: “Sì, tutto”.
Il ragazzo sorrise.
“Bene. Allora iniziamo subito. Spogliati!”,
Sara deglutì. Aveva immaginato che le sarebbe toccato pareggiare il trattamento che aveva riservato al fratello, ma aveva sperato che non fosse la prima richiesta di Maurizio.
“Completamente?”, chiese.
“Certo – rispose Maurizio serio – ma non qui, andiamo fuori”.
Uscirono nel prato e Sara, dopo aver chiesto ancora conferma, si tolse la polo e i jeans.
Guardò nuovamente verso Maurizio e, al suo sì, si privò anche del reggiseno e delle mutandine.
Il sole era caldo la sensazione era tuttavia piacevole.
Maurizio le indicò il lenzuolo bianco che era rimasto steso sul prato dal giorno prima.
“Sdraiati  lì, per piacere”, le disse.
Lei eseguì.
Era imbarazzata, si sentiva una marionetta.
“Non muoverti”, disse lui, e se ne andò di corsa.
“Cosa avrà in mente?”, si chiese Sara.
Maurizio arrivò dopo poco, aveva in mano la macchina fotografica a pellicola che Sara aveva già usato per fotografare suo fratello.
“Voglio farti delle foto”, disse lui.
Sara sorrise, aveva pensato decisamente peggio.
“Devo posare come una modella?”, chiese.
“Certo, divertiti”, disse Maurizio.
Sara si mise a sedere.
Scatto.
Sollevò i capelli.
Scatto.
Si mise a carponi.
Scatto.
“Mettiti di profilo, voglio che si vedano bene le tette!”,
Scatto.
Si sdraiò.
Scatto.
“Ora allarga le gambe”, disse Maurizio.
“Non mi sembra una foto artistica”, obiettò lei.
“Non ho intenzione di fare foto artistiche”, rispose lui.
Sara era sdraiata sulla schiena, allargò le gambe.
“Ok, ora prendi le labbra della tua figa e allargale”, disse Maurizio.
Lei protestò: “Dai, sembra di essere su un sito porno!”.
Lui sorrise: “Magari ci finirai, chi può prevederlo? Ricordati che hai promesso che avresti fatto tutto quello che io ti avrei chiesto”.
Sara sospirò. Era vero, e soprattutto glielo aveva ordinato Barbara.
Si allargò le labbra e Maurizio scattò una foto.
In quel momento arrivò Lorenzo di corsa.
Si bloccò per un istante quando vide che Sara era nuda, ma non commentò.
“Mauri – disse – ci sono quattro dei ragazzi con cui giochiamo a calcio, chiedono di te. Cosa faccio?”.
“Falli venire qui”, disse Maurizio.
Lorenzo si allontanò e Sara si alzò in piedi.
“Continuiamo dopo”, disse, peraltro abbastanza sollevata.
“Chi ti ha detto di alzarti? – disse Maurizio – Stai giù e prendi il sole. Però fallo da porca, allarga le gambe e le braccia”.
Sara si mise sdraiata come le aveva chiesto Maurizio: sembrava una stella marina.
“Perfetto, così va bene”, disse Maurizio e si allontanò.
Dopo poco arrivarono tutti assieme: Maurizio, Lorenzo e i quattro nuovi ragazzi.
Si fermarono a qualche metro da lei.
“E quella chi è? – chiese uno di loro – Tua sorella?”.
“No – rispose Maurizio – noi non abbiamo sorelle. E’ una che lavora qui”.
“E perché è nuda?”, chiese la stessa voce.
“Perché lei fa tutto quello che io dico – affermò Maurizio – e oggi le ho chiesto di spogliarsi”.
“Tutto tutto?”, chiese un altro, e il tono faceva capire subito a cosa stesse pensando.
“Tutto”, confermò Maurizio.
“E’ figa, perchè non te la scopi?”.
Maurizio alzò le spalle.
“Non ne ho voglia. Piuttosto, volete toccarla?”, propose, come se lei fosse un cane o un cavallo.
I ragazzi si inginocchiarono accanto a lei.
“Ciao”, disse Sara, molto imbarazzata.
Nessuno rispose, ma dopo poco sentì le loro mani sulla pelle.
“Non muoverti!”, le ordinò Maurizio.
Sara chiuse gli occhi, mentre mani sconosciute, lentamente ma inesorabilmente, arrivavano ovunque.
Si sentì accarezzare i seni, la pancia, le cosce; qualcuno le insinuò un dito nella vagina.
“Ehy!”, disse Sara, e sollevando la testa e strigendo istintivamente le gambe.
“Ho detto che non ti puoi muovere! – le ordinò nuovamente Maurizio – Allarga subito quelle gambe!”.
Sara sospirò e chiuse gli occhi, mentre continuavano a esplorarle il corpo.
La sua pelle fu attraversata da qualche brivido; poi sentì le dita entrare sempre più in profondità dentro di lei.
“Ehy, questa qui è bagnata!”, disse una voce; lei arrossì.
Subito le dita dentro di lei cominciarono a muoversi, non era neppure sicura che appartenessero alla stessa mano o alla stessa persona.
“Guarda che sta godendo”, disse uno.
Aprì la bocca per prendere fiato e subito delle dita si insinuarono dentro di lei.
Istintivamente le leccò, mentre le dita nella vagina la eccitavano sempre di più.
Sollevò il bacino, invitando chiunque fosse ad entrare più a fondo.
L’invito venne colto, e subito si sentì completamente riempita dalle dita di uno sconosciuto.
Altri le strizzavano i seni, un dito girovagava dalle parti del suo ano, pur non entrandoci.
L’orgasmo arrivò molto veloce e – non poté farne a meno – quasi urlò mentre, forse per stupore, alcune mani  si staccarono dal suo corpo

Sara giacque qualche secondo a rprendere fiato, poi si sollevò e tolse la mano da dentro di lei. Ora che era venuta le dava un po’ fastidio.
“Ehy, questa si ribella – disse uno di loro – Non sei tu il padrone?”.
Stava scherzando, senza sapere quanto di vero ci fosse.
Sara guardò verso Maurizio, il quale aveva un’espressione non divertita.
“Vi ricordate quel video che abbiamo visto l’altra sera su Youporn?”, disse uno di loro.
“Sì, certo”, disse un altro.
“Lo facciamo?”.
Un altro aderì con entusiasmo.
“Diamine, sì! Quando mai avremo un’altra occasione così?”.
Sara non capiva, ma le premesse non le facevano ben sperare.
“Mettiti in ginocchio!”, le ordinò Maurizio.
Lei eseguì l’ordine, mettendosi seduta con i talloni sotto il sedere.
“Siete pronti, ragazzi?”, chiese Maurizio.
Si misero tutti in circolo attorno a lei e si abbassarono i pantaloni. Avevano tutti il membro eretto anche Maurizio.
“Bene, Sara – disse Maurizio – ora tu prenderai in bocca il cazzo di uno di noi, a caso. Lo spompinerai solo per qualche secondo, poi passerai a quello accanto, in senso orario. E’ come una roulette russa, vediamo chi resiste fino alla fine senza venire”.
Sara era sbigottita, non pensava che Maurizio avesse certe fantasie.
“Maurizio, ti prego – disse – io non sono un zoccola, non puoi farmi fare questo!”.
“Eppure un pompino a mio fratello l’ha fatto ieri, vero?”, rispose Maurizio.
Tutti gli sguardi si indirizzarono verso lei e verso Lorenzo, che però rimase impassibile.
“Muoviti!”, le ordinò Maurizio.
Sara chiuse gli occhi e si avvicinò al primo membro alla sua sinistra.
Lo inserì in bocca e lo tirò fuori, poi ancora lo accolse a fondo.
“Dai, ora tocca a un altro”, disse qualcuno.
Passò a quello accanto, non sapeva neppure chi fosse.
In bocca, con la lingua che cercava di non toccarlo.
“Cambio!”.
Un altro ancora. Teneva gli occhi chiusi, non sapeva neppure con chi avesse a che fare.
I primi giri furono eterni: il tempo che passava tra un passaggio e quello successivo faceva sì che ciascun ragazzo perdesse un po’ di eccitazione, e inevitabilmente ogni lavoro di labbra ricominciava quasi da capo, rendendo più improbabile l’orgasmo.
Al terzo giro aumentò il ritmo.
“Brava, ora si ragiona!”, disse qualcuno.
Il primo a venire fu un certo Francesco, forse il più giovane del gruppo, dopo una dozzina di minuti.
Sara, ipnotizzata dalla rotazione tra i ragazzi, se ne accorse solo quando sentì il suo seme colpirle il palato.
Ingoiò, pensando solo che ora erano uno in meno.
Francesco uscì dal cerchio.
“Forza, non smettere!”.
Il gioco terminò quaranta minuti dopo; l’ultimo a resistere fu un ragazzo biondo molto alto, probabilmente era più vecchio di tutti.
Quando finalmente venne anche lui, Sara si abbandono per terra.
Pensò che aveva tenuto cazzi in bocca per un’ora. Aveva ingoiato il seme di tutti e si era sentita veramente usata; non pensava che Barbara l’avrebbe costretta a cose del genere.
Eppure il suo ordine era stato preciso: “Fatti fare tutto”. Se Barbara non avesse voluto che capitasse del sesso, avrebbe dato un ordine diverso o avrebbe specificato meglio.
Quello che era capitato era stato messo in preventivo da Barbara.
Dopotutto, le aveva detto esplicitamente che lei sarebbe stata incaricata dello svezzamento sessuale dei suoi figli.
“Ok ragazzi – disse Maurizio – direi che non potete lamentarvi della visita. Ci vediamo domani alla partita”.
Si salutarono tutti dandosi il cinque e se ne andarono; nessuno salutò Sara, ancora sdraiata per terra.
Maurizio aspettò che gli amici si allontanassero, poi guardò verso di lei.
“Con te non abbiamo ancora finito – disse – fino ad ora mi sa che ti sei anche divertita”.

La portarono nella stalla dove il giorno prima aveva legato Lorenzo e la condussero al tavolo rotondo.
“E’ un bel tavolo – disse Maurizio – l’utilizzo che tu hai creato è interessante, ora però sarai tu ad essere legata lì sopra”.
Sara non provò neppure a fargli cambiare indea, montò sul tavolo e si mise in posizione.
Maurizio e Lorenzo la legarono con le cinghie.
Maurizio prese nuovamente la macchina fotografica e le scattò un paio di foto.
“Cosa pensi che ti capiterà?”, chiese Maurizio dandole una carezza su un seno.
“Non lo so – disse Sara – volete violentarmi?”.
Maurizio rise: ”Non ci pensiamo neppure, non abbiamo nessuna intenzione di procurarti ulteriore piacere. Ora tu devi essere punita per come ti sei comportata”.
Si allontanò un attimo e tornò con due lunghe piume; ne tenne una per sé e diede l’altra a Lorenzo.
“Ora ti faremo un’ora di solletico – disse Maurizio – e non ci fermeremo neppure se invocherai pietà”.
Sara sentì un colpo al cuore. Per certi versi avrebbero preferito fare sesso con loro, il solletico non lo sopportava veramente.
Maurizio le passò una piuma sotto la pianta del piede.
Istintivamente lei provò a sottrarsi, ma la cinghia la teneva immobilizzata.
“Ti prego, Maurizio, potrei morirne!”
Maurizio rise: “Ora vediamo quanto resisti!”.
Lorenzo le passò la piuma sotto le ascelle.
“No, ragazzi vi prego! Farò tutto quello che volete!”.
“Già fai quello che vogliamo – disse Maurizio – e adesso vogliamo torturarti”.
Prese a passarle la piuma sotto i piedi, mentre Lorenzo si occupava del torso.
Si divincolò energicamente, ma lei stessa aveva inchiodato le cinghie con parecchi chiodi.
Venne solleticata ovunque, le piume la raggiunsero in ogni interstizio del suo corpo, e quando credette di essersi abituata, i ragazzi presero ad usare le dita.

Il supplizio per fortuna non durò un’ora: dopo quaranta minuti, durante i quali Sara aveva avuto il singhiozzo e si era coperta completamente di sudore, un rumore arrivò dall’esterno.
Lorenzo andò a vedere e tornò con espressione spaventata.
“Sta arrivando papà!”, disse.
“Oh, cazzo! – esclamò il fratello – Andiamo via!”.
Fecero cadere le piume a terra e si allontanarono in fretta.
Sara gli urlò dietro: “Fermi, non potete lasciarmi!”, qui ma i ragazzi erano già andati via.
Dopo qualche secondo sentì le chiavi nella porta della stalla.
Stava entrando Carlo

Carlo avanzò di qualche passo dentro la stalla, poi si bloccò sgranando gli occhi.
Si avvicinò verso Sara.
“Cosa diavolo sta succedendo qui? “, chiese, e subito si mise a guardarsi intorno.
Sara capì: Carlo pensava che fosse stato qualcuno a legarla.
“Chi ti ha fatto questo? – chiese – Stai bene?”.
“No, aspetta! – disse lei – Non è successo niente. È solo un gioco”.
“Un gioco? “, chiese lui, stupito.
Lei sospirò. Non poteva raccontare che era stata Barbara a ordinarle certe cose.
“Sono stata io – disse – Mi piace. Mi piace farmi legare”.
Carlo la guardò stupito: “Cosa? “.
“Sì – disse lei tenendo gli occhi chiusi per la vergogna – ho chiesto io ai ragazzi di legarmi”.
Carlo si avvicinò, ma non accennò a liberarla.
“E avete anche fatto qualcosa assieme?”, chiese. ” Sesso? “, precisò prontamente.
Forse non si figurava cosa realmente pensassero i suoi figli, quali fantasie avessero.
” No, no certo – disse lei – mi stavano solo facendo il solletico”.
Carlo era sempre più stupito.
“Il solletico?”
“Sì, mi piace farmi fare il solletico. Da legata”, ribadì Sara.
Carlo sorrise malizioso: “Quindi se io adesso ti facessi il solletico, a te piacerebbe? “.
Sala spalancò gli occhi: dopo quaranta minuti di supplizio, non avrebbe potuto sopportare ancora neanche un secondo.
“No, dipende”, disse.
Carlo passò un dito sotto la pianta del piede, ma molto delicatamente. Non era solletico quello.
Sara sospirò.
” Ti piace? “, chiese Carlo.
” Sì “.
Con la mano, molto lentamente, le accarezzò la gamba, salì lungo la coscia, poi – sempre con la stessa lentezza – le accarezzò l’inguine. Lei era bagnata
“E’ vero che ti piace “, disse lui.
Sara annuì con la testa, chiudendo gli occhi.
Lui proseguì a toccarla, accarezzandole le tette.
“Sei una bella ragazza, è difficile per me resistere a tale offerta “.
“Offerta?”, chiese lei.
“Tesoro, sei qui inerme, nuda e eccitata, siamo soli. Cosa farebbe un altro al mio posto?”.
Lui prese a spogliarsi; Sara dentro di sé spero che succedesse qualcosa di imprevisto.
Sarebbe stata forse la cosa più normale dell’intera giornata, ma aveva promesso a Barbara che non avrebbe scopato con lui.
Certo, lei in quel momento non era nelle condizioni di fare niente per evitarlo, ma si sarebbe sentita in colpa lo stesso.
Carlo si spogliò completamente e si sedette sul tavolo accanto a lei.
“Lo sai che questa sera viene Barbara a trovarci?”, le chiese, giocando con un suo capezzolo.
Lei rispose che non lo sapeva.
“Ebbene sì, e quindi non ho intenzione di fare sesso con te. Però vorrei provare una cosa”, disse.
“Cosa?”, chiese Sara.
“Leccami le palle ” disse Carlo, sereno.
Si mise a cavalcioni sulla faccia di Sara, appoggiando il membro sul suo volto.
“Dai, lecca!”.
Lei allungò la lingua e la passò sullo scroto di Carlo. Lui chiuse gli occhi, il suo membro si irrigidì immediatamente.
“Brava, continua così!”, disse.
Lei continuò a leccare, insinuando la lingua sulla zona del perineo e in quel tratto di pelle dove i suoi testicoli si uniscono al corpo. Gli passò la lingua attorno all’ano, sentendolo immediatamente contrarsi.
Lui arretrò con il bacino e, preso il suo membro in mano, lo appoggiò sulle labbra di Sara.
Lei tirò fuori la lingua e gli bagnò il glande.
“Tieni la lingua fuori”, disse.
Lei eseguì, e lui prese a sfregarle il pene sulla lingua, andando avanti e indietro.
Carlo sentì l’eccitazione montare tantissimo, stava per venire.
“Ferma!”, disse.
Sara ritrasse la lingua.
” Okay, ora basta – disse sospirando – Visto quanto sono eccitato ora, sicuramente questa sera Barbara si divertirà parecchio!”.
Sorrise ammiccando.
Smontò dal tavolo e recuperò i vestiti.
“Ora ti libero – disse – Mi raccomando, voglio che quello che è successo rimanga tra noi”.
“Certo”.
La sciolse dalle cinghie.
“Vado a farmi una doccia”, annunciò Sara.
Aveva gli umori di troppi uomini nella bocca.

Sara si svegliò il mattino dopo al suono di un SMS.
Era di Barbara. “Vieni su da me?”.
Sara si alzò dal letto. Aveva addosso solo un perizoma, prese una vestaglia da una sedia e la indossò.
La notte era stata di conforto per lei. Non poteva negare che la giornata precedente fosse stata decisamente dura, pur avendo gradito che Barbara le avesse dato certi ordini.
Una parte di lei si stava persuadendo che la sua natura la portasse naturalmente verso un certo tipo di atteggiamento, e che il suo bisogno di sentirsi dare degli ordini fosse una maniera per giustificare questa sua indole.
Era una zoccola, in pratica, e cercava disperatamente una scusa per esserlo.
Uscì in corridoio e si guardò attorno. Non c’era nessuno.
Salì al piano superiore e bussò alla stanza di Barbara.
“Vieni pure”, sentì da dentro.
Aprì la porta ed entrò nella stanza da letto. Non era mai stata lì.
Barbara era nel letto e la guardava sorridendo.
“Non so cosa hai fatto ieri e non voglio saperlo – disse Barbara – ma indubbiamente ha funzionato. Vieni qui”.
Sara fece qualche passo e si sedette sul letto.
“No, mettiti nel letto – le disse Barbara – è ancora fresco fuori. Non ti mangio”.
In effetti Sara aveva i capezzoli duri.
Sara si liberò della vestaglia e la buttò su una sedia, poi si infilò nel letto.
Non l’aveva capito prima, ma Barbara era completamente nuda sotto le lenzuola.
“Finalmente ci vediamo di persona”, disse Barbara. Avanzò di qualche centimetro verso di lei, intrecciando i piedi con i suoni.
“Non ci sono Carlo e i ragazzi?”, chiese Sara, leggermente imbarazzata da quell’approccio fisico.
“No, sono andati a pesca. Torneranno nel primo pomeriggio”.
“Ero convinta che avessero una partita di calcio”, disse Sara.
Barbara alzò le spalle.
“Può essere, tanto non lo diranno mai a loro padre. Lui li mette molto in soggezione”.
Sorrise e guardò verso Sara.
“Devi ancora raccontarmi di ieri. Maurizio ti ha fatto fare qualcosa?”.

Mirko entrò nello spogliatoio e scagliò i parastinchi contro la panchina.
Erano arrivati fino alla finale del torneo dei bar, e avevano perso in maniera vergognosa. Quello che lo contrariava, però, non era la sconfitta, quella poteva capitare.
Quello che lo faceva veramente incazzare è che la sconfitta fosse arrivata in seguito all’assenza del loro portiere e del loro centrocampista centrale. Lorenzo e Maurizio.
Francesco si sedette accanto a lui e gli chiese: “Cazzo hai?”.
Mirko lo guardò stupito: “Cosa ho? Seconda secondo te dove cazzo sono quei due stronzi?”.
Francesco alzò le spalle. “Non lo so”.
“Non lo sai? Secondo te quella zoccola tettona che sta in casa loro non c’entra niente con questa defezione?”.
Francesco annuì. “Credo di sì. Anche io passerei il tempo con lei piuttosto che venire a giocare a calcio”.
Si intromise Daniele: “Va bene. Però almeno avvisare sarebbe stato il minimo dell’educazione”.
Anche Alberto dall’altra parte dello spogliatoio annuì. “È vero. Così noi abbiamo fatto la figura degli imbecilli”.
Mirko prese il sapone e si avviò verso le docce.
“Sapete cosa mi viene voglia di fare? – domandò – Mi viene voglia di andare a casa loro e fargliela pagare a quella zoccola”.
Alberto si insaponò le ascelle.
“In effetti, dopo una batosta del genere, una bella scopata ci andrebbe giusto bene”.
Francesco aprì l’acqua.
“Allora facciamolo. Appena siamo pronti, andiamo a casa loro”.
I ragazzi sorrisero per la prima volta dopo la sconfitta.

Barbara sgranò gli occhi.
“È quindi ieri tu hai fatto qualcosa come sei pompini?”.
Sara annuì, senza dire nulla.
Barbara si avvicinò ulteriormente a lei. Ora le pance delle due ragazze erano a contatto.
“Se i stata fantastica – disse – non avrei mai immaginato che si sarebbero spinti fino a quel punto”.
Barbara le passò un braccio attorno alle spalle e avvicinò il suo volto a quello di Sara.
“Posso premiarti con un bacio?”.
Sara sentì il cuore accelerare.
Barbara non attese risposta, avvicinò le sue labbra a quelle di Sara e la baciò.
Sara dischiuse le sue labbra e ricambiò il bacio. Abbracciò Barbara e unì il suo corpo a quello della donna.
Barbara le insinuò una gamba tra le sue.
“Togliti le mutandine – disse Barbara – mi sa che presto saranno di intralcio”.

Mirko, Alberto, Francesco e Daniele arrivarono alla cascina di Maurizio e Lorenzo.
Scesero dai motorini e si avvicinarono alla casa.
Si guardarono intorno, dubbiosi.
“Qui sembra che non ci sia nessuno”, disse Mirco.
“Eppure c’è un’auto posteggiata”, disse Alberto.
Era vero: l’auto di Barbara era parcheggiata nel viale.
I ragazzi avanzarono, sparpagliandosi.
Alberto entrò nella stalla, poi chiamò gli altri con entusiasmo: “Venite qui! Subito!”.
I ragazzi lo raggiunsero, davanti a loro c’era il tavolo rotondo.
“Questo deve essere il tavolo dove ha fatto una pompa a Lorenzo”, disse Daniele.
Mirco si toccò i pantaloni davanti.
“Dio che voglia ho di scoparmela!”.
“Andiamo a vedere se è in casa”, disse Francesco.
Provarono la porta di ingresso, era aperta.
Penetrarono silenziosamente nell’edificio e imboccarono le scale che conducevano al piano superiore.
Videro della luce filtrare da sotto la porta della camera da letto.
“Li c’è qualcuno”, disse Mirco.
Alberto attirò l’attenzione degli altri ragazzi con un gesto.
“Di qui si va sul balcone” disse. “Possiamo spiare dalla finestra”.
Si incamminarono in fila indiana e si portarono dietro alla finestra di Barbara.

Sara si sfilò il perizoma e lo gettò sul pavimento. Sentì la gamba di Barbara frizionarle il sesso, ancora un bacio sulle labbra.
“Barbara, cosa sta succedendo? Io non sapevo ti piacessero le donne”.
Barbara rise. “Non mi piacciono le donne non temere. E’ solo uno sfizio, e tu sei l’unica con posso provare questa esperienza senza mettermi nei guai. Tu fai ancora tutto quello che ti dico, vero?”.
Sara sorrise. “È vero”.
Barbara le accarezzò il viso, poi spostò il suo tocco sul collo di Sara. Scese piano, fino a poggiarle una mano sul seno.
Sara non voleva essere da meno. Accarezzò la schiena di Barbara con le unghie, poi le appoggiò il palmo della mano su un seno.
Barbara le mise una mano tra le gambe. “Vedo che neppure tu gli hai molti problemi con una donna. Se è già stata con una ragazza, vero?”.
Sara scosse la testa. “Ci sono andata vicino – disse – ma non sono mai andata oltre questo”.
Barbara sorrise: “Allora sarà la prima volta per tutte e due”.
Si gettò con impeto sopra Sara e con la lingua le penetrò in bocca, nel frattempo con due dita le era entrata nella vagina.
Sara sentì Barbara dentro di sé, e istintivamente cercò il sesso della donna. Le mise una mano sulla topa, era bagnata.

Mirko sussurrò verso Francesco. “Tu guarda questa zoccola! – disse – Si è trovata una donna e se l’è portata a casa!”.
Alberto rispose: “E’ più vecchia di lei, però è ancora una bella figa”.
“Speriamo escano dalle lenzuola, voglio proprio godere di questo spettacolo!”.

Barbara prese a baciare il collo di Sara, mentre nel frattempo le dita della ragazza più giovane le stavano entrando a fondo.
Con un movimento veloce del braccio spostò le coperte da sopra di loro.
“Direi che la temperatura sta aumentando!”, disse ridendo.
Si mise in ginocchio, guardando Sara sdraiata sotto di lei.
“Aprì le gambe!- disse – E’ un ordine!”.
Sara sorrise, chiuse gli occhi e eseguì.
Dopo qualche istante sentì le labbra di Barbara sul suo corpo.
Con la lingua le stava umettando un capezzolo. Vi appoggiò le labbra sopra e lo aspirò, come se volesse mangiarlo.
Ripeté l’operazione anche per l’altro seno, poi, sempre leccando, si spostò verso il basso.
Coprì di saliva il ventre della ragazza, le insinuò la punta della lingua nell’ombelico, poi arrivò al sesso.
Si fermò un attimo, poi le stampò un bacio sul clitoride.
Con le dita afferrò le grandi labbra di Sara e le aprì, poi con la punta della lingua prese a martellarle il clitoride.
Sara stava impazzendo, con gli occhi chiusi si prese i seni tra le mani e li strinse. Aveva veramente bisogno di godere.
Barbara continuò a leccarla con molta dolcezza.
“Questa cosa me la fa sempre Carlo”, disse.
Sara non l’ascoltò più di tanto, tante erano le sensazioni che la attraversavano.
Si mise due dita in bocca per non gemere, ma non poté contrastare l’orgasmo che arrivava.
Venne strizzandosi i capezzoli con le dita, inarcò la schiena e quasi urlò.
“Ora tocca a me direi”, disse Barbara.
Sara annuì e si mise in ginocchio accanto al Barbara.
Si guardò intorno e si avvicinò al comodino.
“Cosa stai facendo?”, domandò Barbara.
Sara non rispose, prese una candela da candelabro e la strofinò tra le mani per scaldarla un po’.
“Vedrai che starai bene”, disse.
Avvicinò il volto alla topa di Barbara e le diede un lungo bacio, poi le accostò la punta della candela.
Barbara chiuse gli occhi, pregustando quello che sarebbe capitato.
Sara esercitò una leggera pressione e fece entrare la candela nella vagina di Barbara. La donna sospirò.
“Aspetta, non è finita”, disse Sara.
Prese un’altra candela dal comodino e la infilò dentro la propria vagina.
Era ancora bagnata, sarebbe servita all’uso. E poi era comunque un piccolo supplemento di piacere.
Lubrificò la candela con i propri umori, poi a malincuore la estrasse e si avvicinò nuovamente a Barbara.
Con la punta della candela si avvicinò all’ano della donna.
“Non essere tesa, non ti faccio nulla di spiacevole”.
La candela si fece lentamente strada dentro il corpo di Barbara.
La donna si sentiva decisamente piena con quegli oggetti nel corpo. Allargò le gambe per facilitare il movimento.
Sara si inginocchiò tra le sue gambe e afferrò una candela in ogni mano.
“Ora ti divertirai”, disse.
Cominciò a muovere ciascuna candela con un movimento rotatorio.
Barbara chiuse gli occhi e si morse le labbra.

Dieci minuti dopo, Barbara si abbandonò sul letto.
Era coperta di sudore e tremava leggermente.
“Sfilami queste cose da dentro – disse – però lentamente, mi raccomando”.
Sara sorrise, si protese su di lei e le diede un bacio sulle labbra; poi si spostò verso l’inguine di Barbara. Aveva ancora una candela piantata nella vagina e una nell’ano.
Le afferrò entrambe e, lentamente, le sfilò dal corpo della donna.
Barbara non poté evitare di gemere sottovoce.
“È stato bellissimo”, disse. Si mise a sedere a gambe incrociate.
“Dobbiamo sicuramente rifarlo, Sara. Non so se rientra nei tuoi piani, ma nei miei si”.
Si abbracciarono ancora, chiudendo gli occhi.
Se avessero tenuto gli occhi aperti, si sarebbero accorte che la porta della camera da letto si stava aprendo.
Barbara spalancò gli occhi.
“Chi siete?”, urlò nei confronti dei ragazzi che erano appena entrati.
Sara si voltò di scatto e li riconobbe.
Istintivamente afferrarono il lenzuolo e si coprirono i corpi.
“Sono i ragazzi di ieri – disse Sara – gli amici di Maurizio e Lorenzo”.
I ragazzi avanzarono verso di loro.
“Vi siete divertite?”, chiese Mirco sorridendo. “Dal nostro punto di vista è stato uno spettacolo notevole!”.
Indicò la finestra. Barbara capì che avevno visto tutto e si mise una mano sul volto.
Sara si rincantucciò nel letto.
“Vi prego, ragazzi, ho già fatto di tutto”, disse.
“Ci manca ancora qualcosa, purtroppo”, disse Mirco.
Barbara prese la parola. “Sara, fai quello che ti dicono”, ordinò.
Sala si sentì come improvvisamente più rilassata, anche la tensione dei muscoli che tenevano il lenzuolo sopra di lei si allentò.
Mirco e Alberto montarono sul letto assieme a lei, Barbara ne uscì, recuperando la vestaglia di Sara per coprirsi.
“Ora faremo quello che avremmo voluto fare ieri”, disse Mirco.
Si spogliò rapidamente e si sdraiò sul materasso.
Guardò verso Sara: “Ecco, brava, vieni qui sopra di me”.
Sara uscì dalle lenzuola e si portò sopra Mirco.
Il ragazzo aveva già una vistosa erezione e Sara non faticò a farlo entrare dentro di lei.
Lo sentì arrivare fino in fondo.
Mirco non disse nulla, ma la abbracciò e la forzò portare il suo petto a contatto con il suo.
Sara non realizzò che, dietro di lei, si stava posizionando Alberto.
Anche Alberto si liberò dei vestiti, Sara si accorse di lui solo quando sentì le sue mani sulla schiena.
“No, che cosa state facendo? Vi prego, quello no!”.
“Sara, ti ho detto di non fare storie!”, la rimproverò Barbara.
Alberto si posizionò dietro Sara e accostò il glande al suo ano.
Sara chiuse gli occhi, temendo quello che stava per capitare.
Alberto diede un colpo di bacino e la penetrò analmente.
Sara si fece scappare un piccolo urlo.
Mirco e Alberto presero a muoversi simultaneamente.

Barbara era così intenta a godersi lo spettacolo di questa doppia penetrazione che non si accorse che Francesco e Daniele si stavano avvicinando a lei.
Si rese conto della loro presenza solo quando le afferrarono le braccia.
“Cosa state facendo? Mettete giù le mani!”.
I ragazzi non la ascoltarono, Daniele la presi di peso e se è la caricò in spalle. Barbara provò a dimenarsi, ma il ragazzo era troppo più forte di lei.
Discesero le scale e, sempre di peso, la portarono nella stalla. La scaricarono a terra e dopo un istante le slacciarono la vestaglia.
“Cosa volete fare?”, chiese Barbara.
Francesco le indicò semplicemente il tavolo. Barbara si tolse la vestaglia e la fece cadere a terra.
“Bastava dirlo, no?”.
Montò sul tavolo.
“Cosa stava facendo?”, si chiese. Anche nei confonti di Sara, perchè le aveva ordinato di andare con quei due ragazzi?
Si sdraiò, i due ragazzi le immobilizzarono le caviglie e i polsi con le cinghie di cuoio.
Ora era troppo tardi per avere pentimenti.
Francesco si sedette accanto a lei e le passò una mano sul torso.
“Vuoi scopare?”, gli chiese.
Il ragazzo rimase quasi intimidito dalla domanda, si limitò a rispondere di sì con la testa.
Si liberò dei vestiti, rimanendo in mutande.
“Dimmi solo quanti anni hai?”, gli chiese Barbara.
Francesco rispose: aveva la stessa età di suo figlio Lorenzo.
Decise di non pensarci.
Il ragazzo si tolse le mutande e si sdraiò su di lei.
Profumava ancora di bagnoschiuma e deodorante, Barbara si immerse in quel profumo.
Francesco la penetrò, stringendole le tette.
Barbara si abbandonò ad un gemito.

Dieci minuti dopo Francesco usciva da lei.
Richiamò l’attenzione di Daniele.
“Dai, tocca a te!”.
Daniele lo raggiunse e, senza dire una parola, prese a spogliarsi.
Barbara teneva gli occhi chiusi.
La sera prima suo marito aveva fatto l’amore con lei, con una foga che non aveva da almeno dieci anni. Poco prima Sara l’aveva fatta godere, ora quel ragazzo, e già non vedeva l’ora che questo nuovo terminasse di spogliarsi per sentirlo ancora dentro di lei.
Cosa le stava capitando?
Francesco nel frattempo stava esplorando la stalla. Trovò la macchina fotografica, la puntò verso Barbara e sorrise.
Daniele si tolse le mutande e si sdraiò sulla donna.
Sorprendentemente, la baciò prima di penetrarla.
Francesco entrò in casa.
Gli piaceva il sesso, guardava anche spesso film porno, ma non gli interessava stare a guardare Daniele che scopava con quella donna.
Mirco a Alberto scesero lungo le scale.
“Allora?”, chiese loro.
Mirco roteò la mano nell’aria.
“Non so se quella è veramente una zoccola e la paga qualcuno, ma se non è così quella ragazza  è il mio sogno erotico. Si è fatta fare qualunque cosa senza fiatare. Qualunque cosa, credimi”.
Si avvicinò a Francesco con aria complice.
“E tu? Te la sei bombata la signora?”.
Francesco annuì. “Ora se la sta facendo Daniele”.
Mirco sorrise.
“Bene. Mi sa che le dò una ripassata anche io, non è niente male”.
Mirco e Alberto uscirono diretti verso la stalla, Francesco salì al piano di sopra.
Trovò Sara abbandonata sul letto, addormentata.
Era ancora nuda.
Francesco si sedette accanto a lei e le accarezzò la faccia.
Sara aprì un occhio.
“Cosa vuoi? – gli chiese – Dimmi che non vuoi scopare, per piacere”.
Francesco scosse la testa.
“No, non preoccuparti. Volevo farti una domanda”.
“Chiedi”.
“Tu sei una prostituta?”.
Sara si mise a sedere, offesa.
“Ma cosa dici? Perchè?”.
Francesco mise le mani avanti.
“Non ti offendere, per piacere. E’ solo che non ho mai conosciuto nessuna come te, che facesse tutto quello che le si chieda. E sei anche bella, il che lo rende ancora più strano”.
“Grazie. Ma io non faccio tutto, lo faccio solo quando la signora mi dice di ubbidire”.
“La signora? Chi?”.
“Barbara. Era qui con me prima”.
Francesco balzò in piedi.
“Vuoi dire che quella donna è la madre di Lorenzo e Maurizio?”.
“Certo, non lo sapevi? Dove è ora, è andata via?”.
Francesco non rispose, ma imboccò le scale di corsa.
Si precipitò nella stalla e trovò quello che non voleva.
Mirco era nudo e stava scopando con Barbara, Alberto – anche lui nudo – era a carponi sul suo viso e il suo membro era nella bocca di lei.
Daniele era in piedi accanto a loro e scattava fotografie.
Mirco si voltò e lo fermò con la mano.
“Frà, non rompere i coglioni…”, gli disse, e mentre parlava il suo volto si trasformò in una smorfia.
Venne, e contemporaneamente venne anche Alberto.
Barbara irrigidì i muscoli costretti dalle cinghie e gemette anche lei, attraversata dal quarto orgasmo della giornata.
Mirco e Alberto si rivestirono.
“Cosa volevi, Frà?”, gli chiese Alberto.
Francesco li rese partecipi della scoperte. I ragazzi impallidirono.
“Oh cazzo!”, disse Mirco.
Si precipitò da Barbara e la slegò.
La donna si alzò in piedi e recuperò la vestaglia.
“Credo che fareste meglio ad andare, ragazzi – disse lei – Potrebbero tornare mio marito e i miei figli”.
I ragazzi non si fecero ripetere l’invito e si dileguarono.

Tre ore dopo rientrarono Carlo e i figli.
Trovarono Barbara e Sara intente a bersi una tazza di caffè.
“Cosa avete fatto oggi?”, chiese Carlo.
“Niente di speciale”.

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