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Racconti Erotici Etero

1 – serie Forica: Da ricercatore

By 17 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Da ricercatore all’università fui incaricato elaborare dei dati con il foglio di calcolo in un Istituto diverso da quello dove di solito lavoravo.

Era da giorni che andavo in quegli ambienti e avevo notato l’eleganza di una donna che si aggirava fra le varie stanze.

Mi è sempre piaciuta la donna ben vestita. Lei era longilinea, bei capelli, bel seno ci seconda misura, gambe ben tornite e sempre ben in vista, il suo sorriso era un’attrattiva così come il suo profumo. Il suo nome Forica.

Dopo alcuni giorni mi invitò a fare colazione insieme, uscimmo dalla facoltà ed andammo in un bar non lontano. Era vestita con abito a fiori, gonna ampia e sotto la giacchina una bella camicia ampia che lasciava intravvedere un bel seno sodo con i capezzoli appuntiti. Le scarpe erano di colore rosso con un tacco di soli 7 cm aperte sul davanti.

Ero orgoglioso di farmi vedere con lei.

Dal suo modo di parlare si capiva che era una donna molto sexy ed orgogliosa del suo aspetto e che le piaceva essere guardata.

Durante il tragitto mi disse che era sola e che il suo compagno era morto in un incidente con la moto. Ci sedemmo al bar e nel sedersi la gonna si sollevò poco sopra il ginocchio. Le gambe erano perfette e lisce, molto ben depilate.

Io ero investito da una serie di scariche ormonali.

Al rientro in Istituito in ascensore mi venne vicino e mi fece sentire quanto era sodo il seno. La invitai nella mia stanza di lavoro, chiusi la porta e ci abbracciammo baciandoci. La lingua si infilò nella sua bocca per poco più di 15 minuti. Io mio sesso non stava più da nessuna parte per quanto ero eccitato.

Ci demmo appuntamento per l’indomani, sabato per andare a cena in un ristorante sul mare.

 

Quel sabato non vedevo l’ora di andare a prenderla per la cena e per quel che immaginavo sarebbe accaduto dopo.

Si presentò con un vestito blu ed un paio di sandali con tacco da 10 tenuti al piede da due fini striscette di pelle nera che passavano sopra le dita ed uno vicino alla caviglia. Capelli a caschetto perfetti, le unghie delle mani lunghe color rosso fuoco così come quelle dei piedi.

Orecchini in oro a goccia con perla non molto lunghi. Un girocollo in oro fine con una piccola perla come pendente. Mi disse che erano stati acquistati con il primo stipendio.

Forica è sempre stata una ragazza molto fine e si è sempre vestita molto elegante, al contrario di moltissime ragazze che frequentavo.

Nel sedersi in auto un lungo bacio per ricordarmi che ero suo.

Durante il tragitto verso il ristorante sollevò la gonna e mi mostrò le sue gambe che mise sul cruscotto.

Ti piacciono? sono bella? – mi disse. La sua pelle appariva luminosissima e levigatissima.

La sua biancheria intima era un perizoma bianco molto piccolo. Le gambe erano inguainate da autoreggenti a rete a maglia fine di colore nero.

Poiché le mie mani erano impegnate a tenere il volante, Forica mi accarezzo il collo e lentamente finirono sul mio pantalone.

“sei ben fornito! ……..e una tal quantità di merce deve essere esposta”

Nel mentre mi aprì il pantalone e scostando gli slip mi tirò fuori il sesso accarezzandolo dolcemente come si fa con i neonati. Le carezze proseguirono per tutto il tragitto.

Ero bloccato dalla guida nel traffico, le mani sul volante, il mio sesso ben eretto.

Mi baciò molte volte dicendomi “guida bene, non distrarti”.

Ogni tanto si toccava anche lei il perizoma senza toglierlo ma solo per sentire il suo stato di eccitazione.

Il ristorante che avevo scelto era vicino al mare, con servizio di prim’ordine, elegante e frequentato da bella gente.

I tavoli erano ben apparecchiati con i fiori e bouquet, le sedie rivestite.

Il maitre ci venne incontro salutandoci e ricordando una vecchia amicizia che c’era stata fra noi, interrotta quando io andai a studiare in un’università lontana.

Mi ricordò di quando facevo il DJ in una discoteca in una località turistica della costa occidentale dell’isola.

Presentai Forica come un’amica e lui non appena lei avanzò verso il tavolo, lui mettendosi di lato, mi disse “sei sicuro?”. Sorrisi confermando che per me era solo una goduria avere una donna così al mio fianco.

‘Farò di tutto per farla stare bene e le farò assaggiare qualcosa che le piacerà e si ricorderà di questa serata con te’.

Nel sedersi Forica tenne il busto eretto ed il suo seno era l’ottava meraviglia del mondo. Il collo lungo la rendeva molto appariscente mettendo in evidenza i gioielli che l’abbellivano.

I presenti e gli altri ospiti del ristorante la guardavano, soprattutto i maschi, che se la mangiavano con gli occhi osservando il suo aspetto di femmina ed anche le donne con espressioni di invidia non potendo in quella situazione esporre la loro bellezza.

La cena fu perfetta a base di frutti di mare, vino bianco e con gelato finale e caffè.

 

Usciti dal locale Forica parlava a ruota libera. L’effetto del vino era evidente. Mi disse ‘quel vino lo conosco e mi piace da morire. Ne berrei due bottiglie di seguito. Mi fa sentire brilla e mi fa venire una voglia…..!’

 

Ci allontanammo dal centro in auto.

Andammo in spiaggia, ci sedemmo e le nostre lingue si incrociarono mischiando la saliva. Le mie mani la spogliarono ad iniziare dal reggiseno.

I capezzoli uscirono all’aperto duri e diritti, le sue mammelle erano dure come il marmo e sembravano formate in una coppa di champagne. Aprì le gambe per far respirare la sua fighetta ed io la aiutai a togliere il perizoma.

Anche lei mi aiutò a liberarmi della camicia ed aprì i pantaloni per fare in modo che il mio pene fosse liberato.

Mi baciò per tanto tempo mugolando ed ansimando chiedendomi di toccarle il seno e stringerle i capezzoli.

Ci sdraiammo sulla sabbia.

Le toccai la fighetta. Era bagnata; se la toccò per un attimo e con una mossa improvvisa mi cavalcò infilandoselo. L’entrata è stata improvvisa e l’allargamento delle labbra fu facile.

Continuò a scoparmi come un’ossessa mugolando, ansimando, parlando, pregando che non smettessi.

“Voglio darti la mia libidine, prendila! Guardami la figa con il tuo cazzo dentro. Ti sto scopando. Avevo voglia di te. Non farlo uscire, dammelo tutto. Certamente il suo urlo finale si sentì lontano, venne con uno spruzzo di miele sul mio cazzo. Voleva vedermi venire. Uscii dalla sua figa e venni anche io al sentire le sue parole, macchiando il suo vestito.

Si rimise le scarpe, si riassettò l’abito scuotendolo per smaltire la sabbia; mi rivestii anche io e ci riavviammo a casa senza avere la biancheria intima sotto i vestiti.

Durante il viaggio di ritorno si avvicinò a me sussurrando quel che non aveva detto durante la scopata ed eccitandosi nuovamente.

Le sensazioni che aveva provato resuscitarono l’erezione del mio membro.

‘Avrei voluto morderti sul collo ma non mi hai dato il tempo. La mia figa è solo per te. Mi hai fatto sentire in paradiso con il tuo cazzo dentro. Mi son sentita spaccare ed è stato dolcissimo. Non ho mai avuto il clitoride così grosso, guarda qui!’, me lo hai fatto uscire dal suo nido’

Forica si sistemò meglio sul suo sedile. Sollevò il suo vestito. Aprì le labbra della figa vidi il clito ben eretto.

Si masturbò fino a venire gridando la sua goduria dicendo che si sentiva la mia femmina in calore.

Arrivammo sotto casa sua e lì la toccai nuovamente perché ero eccitato. Avevo voglia di scoparla selvaggiamente.

Il suo seno duro ed i capezzoli diritti mi eccitarono nuovamente.

L’avevo di nuovo dritto e duro. Mi chiese di fermare l’auto sotto un lampione perché voleva vedere il mio orgasmo. Me lo prese in bocca. Mi accarezzo il petto titillandomi i capezzoli, passandomi anche le mani nella schiena. Il tocco della sua lingua e della sua bocca mi fecero venire in pochi minuti. Forica ingoiò tutto gradendo il mio buon sapore.

“La tua crema era ottima, quando ne potrò avere un’altra razione?

Che bei nodi che hai. Mi piaceranno tanto nei giorni prossimi. Il tuo cicciolino è proprio fatto per me!“ mi disse carezzandolo delicatamente con le dita “i maschi che ho avuto non l’avevano come il tuo”

Ci lasciammo baciandoci appassionatamente.

‘mi raccomando non toccarti, ti voglio in forze per domani, porcellino!’

Buona notte e sogni d’oro!

Tornai a casa pensando a lei alla fortuna che Forica fosse mia.

Feci anche una riflessione: le altre ragazze con cui ho avuto rapporti non erano neanche minimamente somiglianti a Forica. Ero stato bene con loro ma avevano sempre qualcosa che non sapevano esprimere e che non ero capace di far risaltare.

La notte fu assai dolce. Mi addormentai stanco e soddisfatto pensando che la mia compagna era bella, sexy, spigliata ed affrontava il sesso direttamente senza mezzi termini.

Gli orgasmi avuti favorirono il sonno.

 

Come hai dormito?

Sei in forma stamane!

 

Queste furono le sue parole sussurrate non appena entrato in istituto.

“ho dormito molto bene e profondamente”. Questa fu la mia risposta ed andai nel mio studio.

Ero euforico. Avevo la più bella e sexy donna della facoltà.

Mi si era presentata vestita con un abito a fiori, allacciato in vita da una cintura stretta larga non più di due centimetri di colore rosso con una fibbia intonata al vestito indossato. Non aveva calze e le scarpe bianche avevano un tacco da 7 cm circa.

Sentivo il suo profumo ovunque.

Ho lavorato tutta la mattina di gran lena raggiungendo gli obiettivi che mi ero proposto ed ero soddisfatto del lavoro.

Lei era addetta alle osservazioni meteo e sfogliava rapporti e dati meteorologici cercando di capire cosa potesse accadere in giornata e nei giorni successivi.

Alle 11.00 lei uscì per andare al bar per il caffè con altri colleghi ma non mi invitò.

“Che strano! È uscita senza dirmi niente! “ . Ci rimasi male.

Al ritorno dalla pausa neanche una parola fino all’ora di chiusura alle 13.30.

Nell’aprire la porta “Lei, ingegnere rimane qui? Non va a pranzo? “

Mi voltai guardandola “Se non vado vorrei che qui ci fosse qualcuno a tenermi compagnia!” risposi ironicamente.

“Le terrò compagnia se mi inviterà il dolce!“ disse Forica

“Si, e con piacere” risposi.

Dopo di che chiuse la porta della stanza e sottovoce mi disse “esco con gli altri, dico che sei già uscito ed in istituto non c’è nessuno. Chiudo la porta d’ingresso. Poi ritorno qui da te”.

Era un chiaro messaggio ‘voglio stare con te in intimità”.

E così fece.

 

Al rientro mi venne incontro e ci scambiammo baci. Questo era l’antipasto del nostro pranzo.

In istituto ti do del Lei perché non voglio che si sappia che ti amo. Se il fatto si dovesse sapere mi dispiacerebbe e susciterei delle gelosie tra le altre colleghe. Ogni cosa va fatta a tempo e luogo.

Altri baci terminarono queste parole.

Le mani corsero ad esplorare il suo corpo e lei fece altrettanto con mio. La voglia di fare sesso stava salendo velocemente. Mi slacciò i pantaloni ed io le misi le mani tra le gambe. La sorpresa fu che non aveva perizoma ma delle classiche mutandine. Rimasi interdetto. Me l’aspettavo in perizoma o anche nuda. Io avevo i boxer, che lei mi abbassò, e volle che me li togliessi. Rimasi nudo. Lei si spogliò e girammo l’istituto nudi tenendoci per mano cercando un posto che ci piacesse per accoppiarci.

Trovammo una poltrona in finta pelle verde nella sala riunioni.

Forica ci si sedette e mi carezzo il cazzo guardandolo alla luce, osservandolo dicendomi che non aveva mai osservato un uomo alla luce del giorno.

“Sei bello, mi piaci, che bella pelle, sei tenero ed hai un bel profumo” disse.

Le dita della mano passavano ed esploravano ogni millimetro del mio corpo ritornando sempre sul mio sesso toccando delicatamente i rigonfiamenti. I baci delicati ovunque sono stati tanti.

Io la baciavo sulla bocca infilandole la lingua che lei succhiava in modo sublime.

I baci sul glande cominciarono ad infittirsi ed alla fine le labbra lo chiusero come fosse un Mon Chéri.

Dopo qualche minuto smettendo di gustarlo mi disse “hai fatto bene a non lavarlo stamane. Mi piace il profumo che ha. Mi eccita e mi fa arrapare tantissimo. Mi stai guardando?”

Risposi “Si. Ti sto guardando. Il tuo profumo, che da stamane mi sta penetrando nelle narici, non mi dà tregua e mi eccita all’inverosimile. Tu perché non ti sei lavata?”

“eh già! Non mi sono lavata neanche io perché volevo avere la tua sensazione sulla mia pelle ed i tuoi odori sulle grandi labbra e nella figa. Me li sono goduti nelle ore di sonno e non posso farne a meno. Qualche ora fa sono andata in bagno e mi sono toccata la fighetta per sentire il meraviglioso profumo che mi hai lasciato da ieri. Ora tu lo senti ancora?”

Risposi “Senti un po’! io sono pronto a scoparti oppure devo masturbarmi perché quel che dici, come mi manipoli ed il tuo odore mi stanno facendo impazzire”

“Eccomi sono tua a completa disposizione con mio grandissimo piacere. Accomodati” mi disse lei.

Le sollevai le splendide gambe con ai piedi le scarpe, la penetrai dolcemente sino in fondo alla figa arrivando all’imboccatura dell’utero.

I miei movimenti dolci la portarono in estasi.

I mugugni e le parole erano soffocate dalla voglia e dal respiro affannoso. Anche Forica stava godendo del mio cazzo che la stava scavando. I suoi succhi scendevano a lubrificare le parti in movimento.

Le dissi che l’amavo tantissimo, che mi aveva preso completamente, che ero suo, che non avrei mai voluto finire quell’accoppiamento. Il piacere che mi dava mi sconvolgeva e non mi faceva sentire la fatica nei muscoli.

“Dai montani come una vacca, mi sento in calore per te”

“Aaahhhh ………. Continua! ………………. Ssssiiiiiii! …….. che bello!

“Lo sento duro, grosso, mi stai aprendo, continua, mi piaci”

Poi con un urlo soffocato venne ed anche io dopo qualche istante.

Ci baciammo e ci accarezzammo seduti stretti sulla poltrona.

Che belle sensazioni!

Eravamo felici e sereni, svuotati di tutte le preoccupazioni della vita.

Tornammo nella mia stanza di lavoro, ci rivestimmo ed lasciammo l’istituto.

All’uscita trovammo un insegnante che si meravigliò della nostra presenza a quell’ora facendo delle battute a doppio senso.

Ho chiesto a Forica se immaginasse qualcosa del nostro rapporto ma lei rispose che qualche volta aveva tentato di parlare di sesso senza riuscirci.

Vista la bellezza e la libidine di Forica sembrava che lei fosse il miele a cui tutte le mosche corrono.

Ci lasciammo al parcheggio delle auto dandoci appuntamento telefonico per la notte.

Al tempo non esistevano i cellulari.

La notte dopo cena la chiamai a casa.

Lei abitava con i genitori anziani che alle 21.30 auguravano la buona notte e si addormentavano profondamente a porte chiuse.

La chiamai al telefono e fu contenta che l’avessi fatto. Dopo esserci scambiati frasi d’amore e sensazioni finimmo con il parlare di noi due e di che cosa stessimo facendo in quei momenti.

Io le dissi che mi ero dovuto fare una doccia e che non avevo più il suo profumo addosso. Lei mi disse altrettanto e se ne rammaricava. Le chiesi il perché e mi rispose che le sembrava che le fosse mancato qualcosa.

“Sai, mi manchi e per di più non ti ho sottomano” disse lei.

“Perché? Che cosa avresti fatto?”

“Ti avrei manomesso, nel senso ti avrei messo mano”

“Non puoi aspettare a domani?”

“No! Ne ho voglia adesso”

“Come posso aiutarti?”

“Mi puoi dare una mano parlando mentre proseguo con i miei massaggi alla fighetta”

“Ma non mi dire! …. Ed io che dovrei fare?”

“Fai anche tu dei massaggi al tuo ‘cicciolino’. Vedrai quanto diventa grosso!”

“Come sei messa sul letto?”

“Con la pancia in su”

Dopo qualche istante la sentii ansimare perché si stava toccando il clitoride.

Riprese a parlare:

“E’ diventato così grosso! Non lo trattengo più nel suo nido! Dimmi che ti piace quel che ti dico!”

“Si, mi piace ed anche tu oltre a quello che ti stai facendo. A che cosa pensi in questo momento?”

“A te, al tuo cazzo a quanto mi hai fatto sbrodolare stamane”

“Ma non mi dire! Sei venuta molto?”

“Si. Mi è colata la sbroda sulle cosce tanto che quando sono arrivata a casa avevo le mutandine tutte bagnate. Mi piace venire per te. Ora vorrei essere sulla poltrona a sgrillettarmi davanti a te”

Queste frasi avevano delle pause dovute al suo ansimare.

Io mi stavo segando e rallentavo l’andatura per cercare di venire contemporaneamente a lei.

Nel frattempo me la immaginavo sdraiata sul letto con le gambe aperte e le sue mani in toccare inizialmente delicato per poi accelerare e strapazzare il clito aprendo le grandi labbra ed infilando periodicamente alcune dita nella figa.

Poi sentii silenzio nella cornetta ed improvvisamente un grido soffocato. Era venuta. La chiamai ma non mi rispose. Sentivo il suo respiro accelerato. Dopo qualche minuto mi chiese se fossi venuto anche io.

Anche io avevo avuto un orgasmo silenzioso perché volevo sentire il mio amore godere.

“Dimmi un po’! È piovuto da te?”  Dissi

“Si, solo sulla mia figa, ma non pioggia” mi rispose.

Dissi che il mio sperma era stato abbondante e con uno schizzo poderoso era andato a finire sulla mia pancia.

“Mi sto leccando le dita” disse Forica “Tu che stai facendo?”

“Niente!”

“Perché non ti lecchi le dita?” mi disse lei.

“Uhm! Buono!” risposi.

Così conobbi il sapore del mio sperma.

Aveva un sapore particolare, piacevole. Era diverso da quello delle donne. In diretta le dissi le mie impressioni sul sapore e di quello che provavo.

Continuammo così per oltre un’ora.

Continuavamo a toccarci e vista la carica erotica della sua voce e della mia per lei venimmo un’altra volta.

Ci mandammo baci, ci augurammo la buona notte e poi chiudemmo la comunicazione per addormentarci.

Non mi capacitavo della fortuna avuta e della apertura mentale di Forica che aveva vissuto sempre in una famiglia tradizionale con un tasso di cultura basso e che non capiva il suo lavoro in istituto.

Aveva sette fratelli ma uno solo era laureato. Per sfuggire all’appiattimento mentale dei genitori e di tutti gli altri della famiglia era andato a vivere in un’altra città distante da cui poteva venire solo per brevi visite.

Questo ambiente aveva condizionato moltissimo il modo di vivere di Forica e raramente si sentiva libera ed aspirava ad andare a vivere per proprio conto e frequentare chi le più aggradava.

 

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