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Racconti Erotici Etero

11 – Le prime esperienze giovanili

By 22 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Le prime esperienze giovanili

(Cap. 1 del racconto ‘Una moglie desiderabile e desiderata’ dove vengono riportate alcune avventure sessuali di una affascinante e desiderata mogliettina dalle prime esperienze giovanili a quelle matrimoniali ed extra)

Questo non è un racconto di fantasia erotica ma la cronaca di un periodo particolare di una coppia felicemente sposata con tre figli, ormai grandi, entrambi funzionari di due noti Enti pubblici e che, ormai sessantenni, ripensano al proprio passato, ai trascorsi amorosi ed alle trasgressioni volontariamente od involontariamente messe in atto nel corso della propria vita.
Le sigle dei nomi riportati corrispondono ai nomi delle persone a cui si riferiscono che, se leggeranno questi ricordi, si riconosceranno sicuramente.
Mia moglie, ancora estremamente piacevole malgrado i suoi quasi 60, non è molto alta ma ha occhi scuri e capelli nero corvino , un corpo ancora ben fatto anche se tracce di cellulite si cominciano a intravedere su un sedere ancora sodo e ben modellato e sulle cosce.
Il lato B di mia moglie è stato sempre molto apprezzato ed ha suscitato desideri facilmente immaginabili sia in me che in gran parte del sesso maschile che lo ha potuto ammirare anche se superficialmente (alcuni, oltre a me, hanno avuto la fortuna di apprezzarlo anche dal ‘vivo’ con carezze e baci) ma che, credo, nessuno sia riuscito a violarlo in profondità (questo è uno dei segreti di mia moglie che non mi ha mai voluto svelare).
Ha un viso ancora attraente, anche se adesso qualche ruga comincia a presentarsi, ed uno sguardo invitante e labbra formose ma non volgari che , sicuramente, hanno spesso indotto gli uomini a fare pensieri erotici fantasticando su un desiderabile accostamento di quelle labbra al proprio sesso.
In realtà questo è quello che spesso ho letto negli sguardi maliziosi di tanti uomini con cui abbiamo avuto a che fare nello svolgimento quotidiano dei nostri incarichi lavorativi.
Il seno è piccolo (porta ancora la II misura), è molto ben modellato con piccoli capezzoli contorniati da altrettante piccole areole ed ancora perfettamente sostenuto naturalmente, malgrado l’allattamento al seno nei primi mesi di vita dei nostri figli, e prenderli tra le mani per accarezzarli, baciarli, lavarli e stringere delicatamente con le dita i capezzoli mi ha sempre mandato al settimo cielo come si dice.
Al mare, fino a qualche anno fa, mia moglie andava normalmente senza reggiseno come una fanciulla destando l’invidia delle donne vicine di ombrellone e l’ammirazione (con conseguente eccitazione) dei rispettivi mariti che venivano richiamati immancabilmente all’ordine dalle mogli.
In questo modo di esporsi vi era, sicuramente, l’orgoglio femminile ed anche una certa dose di malizia e di esibizionismo; toccava a me richiamarla all’ordine quando mi accorgevo che con la sua esposizione del seno (tra l’altro con costumi talmente ridotti che esaltavano anche le altre zone erogene e i perfetti glutei abbronzati) cominciava a richiamare troppi giovani ragazzi e uomini.
Doveva, quindi, rimettersi il piccolo reggiseno per coprire le coppe ben abbronzate e i capezzoli appuntiti ed induriti per l’eccitazione che gli procurava la vista e la vicinanza di tanti maschi i cui membri si erano palesemente ingrossati come notava dai rigonfiamenti dei costumi indossati.
Poiché in spiaggia non era mai l’unica donna a seno nudo (le altre quasi tutte con seni pendenti ed insignificanti tranne qualche fanciulla desiderosa di far concorrenza a mia moglie nel destare l’attenzione del sesso maschile) le vicine di ombrellone dovevano subire l’umiliazione ed una rabbia interiore per non poter competere con una mamma giovane e bella.
Questo esibizionismo e desiderio di farsi ammirare non mi ha quasi mai turbato ma, anzi, inorgoglito per avere una moglie così bella, desiderabile e disiderata; i commenti sulla giornata li facevamo la sera a letto prima di concluderla con una appassionata scopata preceduta spesso da un mio prolungato connilinguo.
La vita sessuale è stata decisamente intensa e gradevole fin dal fidanzamento per una forte attrazione che ci ha tenuti uniti fino ad oggi malgrado qualche avventura extraconiugale di entrambi.
L’attrazione di mia moglie non è stata certo determinata dalla ‘misura’ del mio pene, che è sempre stato di modeste dimensioni (in erezione 12-13 cm al max), ma, sicuramente, da altri fattori (non certo il denaro perché è stato sempre contenuto agli stipendi del mio lavoro di dirigente pubblico !).
L’amore tra esseri umani non ha sempre una facile spiegazione razionale !
Le ridotte dimensioni del mio pene sono state, però, l’attrazione di tutte quelle donne (non molte per la verità) che hanno avuto modo di toccarlo e di prenderlo in mano o in bocca in quanto suscitava sempre la curiosità femminile per un membro che assomigliava ad un giocattolo e come tale veniva sempre trattato dal gentil sesso che se lo baciavano e manipolavano consentendo poi la classica ‘visita ginecologica’ e conseguente penetrazione vaginale.
La stessa cosa era successo a mia moglie che, dopo alcuni fidanzati decisamente più dotati e diverse avventure con uomini di varie età, scoprì il mio organo sessuale che le provocò subito una grande eccitazione e conseguente orgasmo dopo una prolungata reciproca masturbazione e una eiaculazione in bocca che dovette ingoiare completamente per evitare di sporcarsi il vestito e il petto nudo offertomi per le prime effusioni (eravamo chiusi in auto in un posto isolato).
Poche altre volte ha voluto ripetere l’ingoio del mio sperma in quanto, così mi ripeteva spesso, non le piaceva molto il sapore e la composizione gelatinosa ed appiccicaticcia; preferiva ricevere e trattenere il liquido spermatico nella fica che riusciva ad aprire e chiudere usando le piccole labbra a piacimento.
Superfluo ricordare tutti i confronti che faceva con le dimensioni dei suoi ex F. e G. (le sigle dei nomi dei due ragazzi) non tanto per umiliarmi ma per malizia femminile; il più dotato, mi ripeteva spesso, era quello di G. con i suoi oltre 20 cm in erezione mentre quello di F. non superava i 15-16 cm ma con un diametro decisamente superiore a quello di G. (cingendolo con la mano, mi raccontò una volta, riusciva a congiungere l’indice con il pollice solo eseguendo una forte strozzatura).
Questo le consentiva di raggiungere l’orgasmo quasi subito con F. mentre con G. ci voleva più tempo il che le procurava un più prolungato godimento.
Non sapendo decidere su quale era il migliore riuscì ad essere la fidanzata ufficiale di entrambi per un periodo abbastanza lungo durante il quale spesso le capitava di avere rapporti sessuali con entrambi nella stessa giornata senza che nessuno dei due si accorgesse dell’avvenuto coito con l’altro (riusciva sempre a liberarsi in tempo dello sperma spalancando le piccole labbra e lavandosi accuratamente o usando quasi sempre il preservativo); poi conobbe me e le cose cambiarono con gran disappunto di G. e F..
Oltre a quello dei suoi fidanzati aveva conosciuto quello di altri tre ragazzi conosciuti al mare dove andava con i genitori; erano ‘normali’, così mi rimarcava sempre, e non gli avevano procurato particolari sensazioni ed orgasmi per cui li aveva quasi dimenticati anche nell’aspetto fisico (se li incontrasse oggi per strada non li riconoscerebbe certo).
Una volta fu violentata da due uomini sulla trentina che la portarono in giro per la costiera amalfitana dove trascorreva le vacanze; di sera, sulla spiaggia quasi deserta, in un anfratto tra le rocce, la scoparono ripetutamente a turno insieme ad altri due ragazzi del posto che si erano avvicinati intuendo cosa stava accadendo richiamati dai rumori (non mi ha mai voluto dire quante volte fu penetrata e se anche nel culo).
Su questo episodio di sesso ripetuto ed estremo ha sempre sorvolato e non è mai voluta entrare nei particolari cercando di rimuoverlo dallo sua mente (come si fa a dimenticare uno stupro di gruppo ! Resta per sempre nei propri ricordi !).
Spesso rievocava, con piacevole ilarità, le sue prime esperienze di sesso raccontandomi i giochi che si svolgevano durante le lezioni di una noiosa Professoressa, fortemente miope, al liceo classico che frequentava: i ragazzi e le ragazze, separatamente, estraevano a sorte il nome di uno di loro; la ragazza ed il ragazzo estratti a sorte si si sedevano all’ultimo banco della fila centrale e, coperti e protetti da tutti gli altri seduti nei banchi antistanti, cominciavano a toccarsi e a masturbarsi reciprocamente; il maschio estraeva dai pantaloni il proprio pisello e lo metteva in mano alla compagna che, a sua volta, si sfilava la mutandina per riempierla con lo sperma che riusciva a far uscire al maschio.
La mutandina, così bagnata di sperma, veniva, a fine lezione, prima fatta controllare ed annusata ai restanti compagni e compagne, a dimostrazione della avvenuta masturbazione, quindi regalata al compagno galeotto che se la conservava come trofeo.
La ragazza rimaneva per le successive ore senza mutandine e spesso, con grande imbarazzo, chiedeva di uscire specialmente se la lezione prevedeva un professore maschio.
E’ così che mia moglie, a 17 anni, ebbe modo di conoscere e vedere come era fatto il fallo maschile! Anzi i falli perché i maschi della classe erano circa 15 ed a turno deve averli esaminati e masturbati tutti.
A fine anno scolastico venivano proclamati i vincitori del gioco in base al numero di volte che erano stati estratti a sorte; in III liceo mia moglie risultò la vincitrice finale per essere stata estratta a sorte più volte di tutte le altre compagne.
Considerando il numero di lezioni settimanali ed annuali sicuramente aveva eseguito la masturbazione dei compagni per almeno una trentina di volte ! Alcuni più volte, altri solo una volta.
Il premio per la ragazza vincitrice fu un fallo artificiale di gomma, che i maschi le comprarono in uno dei diversi negozi sexy-shop specializzati, e gli applausi di tutti i compagni e compagne di classe.
Il fallo artificiale lo conservò come trofeo per qualche tempo per poi regalarlo alla sua migliore amica per la paura di essere scoperta dai genitori.
Mi ha, però, sempre giurato di non averlo mai usato di notte in solitario per non perdere la verginità che concesse subito dopo la fine della scuola al miglior ‘fico’ del Liceo (non della sua sezione) che la sverginò una sera d’estate dopo gli esami di maturità dopo la festa organizzata da un compagno di classe.

Segue nell’episodio ‘La visita ginecologica’ cap. 2 del racconto ‘Una moglie desiderabile e desiderata’

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