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Racconti Erotici Etero

118 – Mamma Lucilla sandwich in mezzo ai figli

By 21 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo quanto successo tra me e Alberto, avrei voluto sentirmi in colpa, battermi forte il petto in segno di contrizione e pentimento e invece, nonostante che il cervello mi suggerisse di ravvedermi, io non ne sentivo assolutamente il bisogno, tutto mi pareva una forzatura psicologica, un qualcosa che la legge mi proibiva di fare, ma io non avevo nessuna intenzione d’essere disciplinata a tal punto da dovermi privare di tutto quell’immenso piacere. Alberto, era per me un ragazzo che mi piaceva e per il quale provavo una vigorosa attrazione fisica e sessuale. In pratica ero un animale femmina, senza remore e senza nessun freno inibitore. Ero cosciente che lui era mio figlio solo per il fatto che me l’avevano detto, ma per me l’amore di una mamma era un sentimento che non riuscivo a provare forse perché, in sostanza ero nata da poco, nata già adulta, ma con l’esperienza di una giovanissima ragazzina. Dopo una ventina di giorni dal fattaccio, durante i quali, nonostante tutto, ero riuscita a controllarmi e a non essere recidiva nel peccato, parlai con Alberto. Era di pomeriggio e nonostante le persiane abbassate il sole cocente faceva segnare al termometro una trentina di gradi, ci sedemmo in poltrona, uno di fronte all’altra e approfittando che eravamo soli, colsi l’occasione per confessargli tutte le mie ansie, le mie paure e anche i miei dubbi sul fatto di continuare o meno quella trasgressiva relazione incestuosa. Il bel giovane mi confessò a sua volta che lui certamente mi amava come madre, ma purtroppo amava anche il mio corpo e se ne sentiva attratto irresistibilmente. C’era in lui uno sdoppiamento della personalità, tipo il Dottor Jekill e il suo alter ego mister Hyde. Alberto mi confessò limpidamente che in questi venti giorni aveva faticato moltissimo a non saltarmi addosso ad ogni piè sospinto e aveva dovuto per forza di cose sfogare il suo impetuoso desiderio con sfiancanti e frustranti masturbazioni. Fu così che in quel pomeriggio rovente, mister Hyde si mostrò in tutta la sua perversione e ad un certo punto del nostro dialogo si alzò in piedi e si mise di fronte a me calandosi i calzoncini e le mutande. Il suo amico, era rigidissimo e puntava verso la mia direzione il suo occhio verticale. La femmina maiala che albergava dentro di me, fece quello che tutte le donne fanno con il proprio amante, gli sorrisi e con entrambe le mani lo impugnai, ne rimase fuori appena un paio di centimetri di cappella ed io la leccai avidamente. Lui poi mi sollevò la camiciola e rimasi così in perizoma. Fece ancora un passo in avanti e le sue gambe si infilarono fra le mie, avevo il suo magnifico cazzo a portata di bocca, con una mano lo presi per le palle e lo attirai dolcemente verso di me quindi imboccai la turgida cappella violacea inghiottendola. Iniziai a muovere il capo facendomi scivolare il cazzo fino in gola e poi risalendo fin verso la punta, lui mi mise una mano dietro la nuca e cominciò a scoparmi la bocca come se fosse una figa. La mia mente registrò in quel momento uno scatto secco, ma ne io ne lui ci facemmo caso. Realizzammo tardi che quel rumore secco era stato lo scatto della serratura di casa e così ci accorgemmo che a due metri da noi c’era Massimiliano che ci guardava, inebetito e sconcertato, gli occhi spalancati e chiaramente stupiti ci comunicavano la sua disapprovazione e il suo profondo disgusto. Il pene di Alberto mi si afflosciò davanti e la mia eccitazione svanì nel nulla. Ci rivestimmo in silenzio, mentre Massi, passato il momento di grande sorpresa se ne andò a chiudersi in camera sua.
Cosa fare, ero io, essendo la mamma e anche la persona più adulta dei due, a dover trovare la soluzione al gravissimo problema nel quale ci eravamo andati imprudentemente a cacciare.
La sera, poco prima di cena, bussai alla sua porta e lo chiamai, dall’interno nessuna risposta, lo chiamai ripetutamente pregandolo di rispondermi e lui infine mi urlò che non aveva fame e che l’avevo deluso, insultò me e anche suo fratello pesantemente, ci coprì di epiteti irripetibili e poi cadde ancora il silenzio più assoluto. Noi, i compari di merende, mangiammo poco e niente e poi ci risedemmo ancora in poltrona davanti alla tv. Contavo sul fatto che almeno per andare in bagno prima o poi Massimiliano sarebbe dovuto uscire dalla sua stanza e allora l’avrei bloccato anche a costo di farmi prendere a sberle.
Difatti, almeno in questo ebbi ragione, con la vescica che probabilmente gli scoppiava finalmente uscì.
Mi alzai e per non farmelo scappare entrai in camera sua e attesi. Lui non se l’aspettava di trovarmi li dentro e dopo essere entrato ed essersi chiuso la porta alle spalle, alzò lo sguardo e mi vide. Da quel momento per dieci minuti buoni non smisi più di parlare, gli spiegai la mia situazione, gli dissi che in quel momento non mi doveva vedere come una mamma. Si certo io per loro lo ero, ma per me loro erano solo ed esclusivamente dei bellissimi ragazzi verso i quali io mi sentivo irrimediabilmente attratta. Lui pianse, dapprima silenziosamente, poi i singhiozzi presero il sopravvento e la sua inspirazione divenne faticosa e sensibilmente rumorosa. Mi avvicinai a lui, tentai di calmarlo, mi respinse con una mano spingendomi via, io insistetti ancora, l’accarezzai ripetutamente, poi avvenne la svolta. Mi abbracciò fortissimamente, mi bagnò il viso con le sue lacrime che a questo punto si mescolarono alle mie, mi stavo stranamente illanguidendo, sentivo qualcosa di indefinito, percepivo verso quel giovanissimo ragazzo un sentimento di protezione materna ma anche di forte desiderio carnale. Fugacemente mi parve di sentire un qualcosa premermi contro il ventre, non stetti a sindacare, il momento era troppo intriso di emozioni pure e caste. Gli accarezzai ancora il viso rigato di lacrime e poi lo lasciai solo a meditare su ciò che gli avevo appena detto. Più tardi lui uscì finalmente dalla sua camera, andò ancora in bagno e sentii lo scoscio della doccia, quindi una quindicina di minuti più tardi si unì a me e a suo fratello e da quel momento, superato il primo momento di imbarazzo generale, iniziammo a parlare. Ci confrontammo anche duramente, Massi aveva le sue convinzioni, io le mie e Alberto le sue ma alla fine riuscimmo a comprenderci, smussammo gli spigoli ed io cercai nel limite del possibile di andar loro incontro e così quando ormai era notte inoltrata, ci bevemmo qualcosa e infine andammo tutti quanti a dormire. La notte fu per me molto agitata, incubi e sogni imperscrutabili mi passarono nella mente, ma assieme agli incubi ci furono sogni erotici e gli interpreti eravamo noi tre, io e i miei due giovani ragazzi. Freud dice che i sogni rappresentano i desideri inconsci e quindi, comunque fossero andate fino a quel momento le cose, restavano sempre gli stessi, scopare con i miei figli!!!! Mi svegliai con in testa Massimiliano, l’avevo visto da dietro e aveva un bel culetto, ma davanti chissà com’era? Dopo quella volta trascorsero circa quaranta giorni, dove la nostra vita scorse tranquilla quasi a voler assorbire poco alla volta la brutta situazione che Alberto e io avevamo creato quell’infausto giorno. Poi, una domenica mattina, capitò l’irreparabile. Io ero in bagno a farmi la doccia e Massi entrò per lavarsi a sua volta. Lui non sembrò nemmeno notarmi dietro il vetro appannato del box doccia e io tentai di fare altrettanto con lui. Quando uscii dalla doccia lui stava girato verso il lavabo e proprio in quel mentre Alberto entrò a sua volta. Dissi loro ad alta voce che la riunione di famiglia era al completo. Si misero a ridere ed io notai lo sguardo concupiscente di Alberto, che mi accarezzava il corpo con gli occhi. Notai in lui un accenno di erezione e allora mi coprii infilandomi l’accappatoio. Mi stupii però quando vidi il Massimiliano girarsi. Che mostro che avevo partorito, gli penzolava fra le gambe un lungo biscione, molto largo alla base che si restringeva gradualmente a mano a mano che arrivava alla cappella. Il cappuccio di pelle bianchissima ricopriva e nascondeva totalmente il glande. Alberto mi guardò e poi rise di gusto chiedendomi davanti a suo fratello se avevo mai visto una cosa del genere. Gli ricordai che della mia vita passata non rammentavo nulla ma che sinceramente non pensavo che potessero esistere dei piselli come quello di suo fratello. Il giovincello a sua volta rideva divertito e rispose poi che se l’avessi visto duro mi sarei sicuramente spaventata.
Oddio, mi si accese per un istante una lampadine rossa che mi diceva: Esci dal bagno immediatamente!!!! La mia mente torbida e irrimediabilmente bacata, finse di non aver inteso e come una troia acclarata gli risposi che non ci credevo. Lui mi propose di toccarlo e io mi schermii, finsi un attacco di improvvisa timidezza ma lui insisté ancora, la mia mano destra, come se fosse staccata dal mio corpo, quasi con movimento autonomo si mosse in direzione di quel meraviglioso essere. Lo impugnai sotto il glande e cercai di scoprirgli la cappella, non riuscii a fare più di un paio di movimenti che la grossa mazza si sollevò miracolosamente e si inalberò verso l’alto rimanendo quasi parallela al ventre di mio figlio. Il gigantesco cazzo ora mostrava la cappella gonfia e lucida, integralmente scoperta, mi accorsi che superava di oltre cinque centimetri l’ombelico. Lo guardai in viso e lui mi accarezzò significativamente la nuca, percepii in quel movimento una leggera pressione e compresi che il maialino voleva che glielo succhiassi, già anche lui voleva la sua parte. Lo abbracciai teneramente imprigionando fra i nostri corpi il suo grosso uccello, in pratica, essendo io parecchio più piccola di lui ce l’avevo fra le tette, era tutto fantastico e lo fu ancora di più quando dietro di me sentii Alberto appoggiarsi infilando il suo pene fra le mie natiche. Stavo benissimo, presa a sandwich in mezzo ai miei giovani figlioli. Feci un mezzo passo indietro e piegandomi lievemente in avanti imboccai il pesante fardello. Le mani abili di Alberto armeggiarono attorno al mio buco del culo e poi lui mi penetrò con un dito solleticandomelo all’interno. Sotto al cazzo di Massimiliano trovai e palpai i suoi grossi coglioni, lui guaì e mi spinse il cazzo in gola. Lo spinsi con le mani e recuperai il respiro che mi stava mancando. Gli dissi di andarci piano se non voleva che morissi definitivamente e lui cercò di accontentarmi affondando un po’ meno dentro la mia bocca. Dietro ebbi la netta sensazione che il mio buon Alberto tentasse di incularmi, non potevo più sottrarmi e infatti il suo duro cazzo mi allargò per bene la rosetta anale e si fece strada all’interno. Un flash un po’ più lungo di quelli precedenti mi fece vedere il solito uomo che sdraiato sopra di me, me lo ficcava nel culo. L’immagine si dissolse e tornai alla realtà, il cazzo di Alberto stava penetrandomi profondamente nelle viscere. Massimiliano mi sfilò il suo chilometrico cazzo e piegando le ginocchia me lo direzionò contro le labbra della figa. Scivolò dentro con fatica, lentamente ma fermamente si conficcò fino a toccarmi l’utero. Mi sbattevano come matti, io tentai di aiutarli appoggiando un piede sul bidet e aprendo le gambe al massimo che la posizione mi permetteva. Mi scopavano in silenzio, ansimando e sospirando di continuo, io a mia volta rispondevo ad ogni affondo con dei gemiti soffocati e urletti di goduria estrema. Poi mi si spalancarono le porte del paradiso e venni, con due cazzi dentro di me, venni urlando il mio piacere, dissi si moltissime volte, usai quel monosillabo allungandolo all’infinito per dire loro il mio piacere e anche per chiedere loro di continuare ancora a stantuffarti come stavano facendo. I ragazzi, quasi si fossero messi d’accordo, mi sborrarono dentro all’unisono, mi riempirono di lava bollente le viscere e la vagina e si sfilarono contemporaneamente lasciandomi letteralmente un grande vuoto dentro. Mi accucciai in mezzo a loro e con la bocca gli ripulii per bene le cappelle, quindi li lasciai liberi di penzolare come degli stracci inutili. Avevano usato me e io avevo usato loro. Il pranzo fu caratterizzato da uno scambio fitto fitto di impressioni su ciò che avevamo fatto e anche su cosa si poteva ancora fare. I due mi dissero che le loro ragazze avevano poco seno e che date le mie grosse tette, avrebbero avuto piacere di fare con me una bella spagnola. Io sparecchiai la tavola e poi andai in camera mia, mi spogliai nuda e li raggiunsi in salone. Quando mi videro ci fu un vero assalto, si spogliarono a loro volta e mi spinsero sul divano, Massimiliano si mise a cavallo del mio addome e con il pollice forzò il mostruoso cazzo fra le mie tettone, io con le dita raccolsi dalla mia bocca della saliva e a più riprese inumidii abbondantemente il canale fra le poppe, quindi collaborai ancora prendendomi lateralmente le tette con entrambe le mani e chiudendole attorno al suo palo. Iniziò a farlo scivolare avanti e indietro e io mi ritrovai la sua cappella praticamente in bocca, ad ogni affondo gliela leccavo e lui con un mugolio in sordina. Alberto sdraiato fra le mie cosce, me la leccava con bravura infilandomi un paio di dita nel culo. I movimenti di Massi sempre più veloci e poi una serie di potenti getti infuocati mi colpirono il viso un po’ dappertutto formando sulla mia faccia una spessa maschera di sborra. Massimiliano scese e Alberto lo sostituì immantinente, anche lui lo ficcò fra le mie mammelle, tra lo sperma di suo fratello e la saliva non ci fu bisogno di lubrificare, il cazzo iniziò a scivolarmi su e giù velocemente. Non arrivavo a leccargli la cappella, e così gli accarezzai il petto torturandogli delicatamente i capezzoli, glieli strinsi e lui mi incitò a farlo con più forza. Lo feci e lui non tardò ad omaggiarmi del succo delle sue palle. Il suo sperma si aggiunse a quello di Massi ed io mi accorsi di non riuscire ad aprire bene gli occhi perché mi parevano incollati. Mi pulii con il dorso della mano e finalmente rividi la luce del giorno, loro erano in piedi di fianco a me che mi guardavano soddisfatti e felici. Dissi ai due giovanotti che loro erano venuti ma io no e che mi aspettava un’altra bella razione di cazzo. Mi sedetti sul divano e ci lavorai a lungo con la bocca e dopo una decina di minuti iniziai a vedere i primi risultati, quindi mi alzai e li presi in mano, uno a destra e uno a sinistra e mi avviai verso la mia camera. Feci mettere Alberto sotto e guardandolo in viso mi sedetti su di lui infilandomi il suo pene nella figa, poi mi chinai in avanti e invitai Massi a sfondarmi il culo con il suo bazooka. Fu molto difficoltoso per lui e in special modo fu doloroso per me, ma alla fine faticosamente ci entrò. Mi fece malissimo ma mi aprì per bene lo sfintere. Grazie alla loro resistenza riuscii pure a venire, trapanata dai miei due figli contemporaneamente.

Dopo circa un anno, un mattino mi svegliai ed ebbi chiara in mente tutta la mia vita precedente.
Ora sono divenuta la vera madre dei miei figli, li amo moltissimo come figli, ma sicuramente non li vorrei mai più come amanti

Non so quale fu il meccanismo psicologico per cui, in qualche modo, da quel momento, volli cancellare le mie numerose avventure con Alberto e Massimiliano. Anzi, non le cancellai del tutto, ma le archiviai in un angolo remoto del mio cervello, fin quando mi venne la voglia di raccontare questa mia maialissima avventura. .

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

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