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Racconti Erotici Etero

15 Luglio………

By 6 Aprile 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

15 luglio ……..
Era una chiara mattina di luglio, tornando dal paese in bicicletta dopo aver fatto spese, lungo la strada di campagna, vidi accostata al ciglio una moto di grossa cilindrata, era impolverata, forse dai molti chilometri fatti; passandogli affianco vidi sotto un albero, all’ombra, la sagoma di un uomo, aveva un paio di stivali neri, un paio di jeans ed una camicia azzurra.
Questa scena mi fece tornare alla mente i ricordi lontani d’una sera estiva di tanti anni fa. Avevo appena quindici anni, ero follemente innamorata di un ragazzo molto più grande di me;
…quella sera sulla sua moto tornati dalla festa di paese con la musica che ancora si sentiva in lontananza, ci fermammo in un campo di fieno e li cominciammo a baciarci, le lingue frementi volteggiavano dalle labbra sul collo e sul mio seno acerbo, che proprio quella sera avevo lasciato in liberta.
Ci ritrovammo nudi, caldi e pazzi di desiderio, i respiri affannati i corpi sudati, lui sapeva bene come si fa a fare impazzire una ragazza, le dita esperte frugavano sotto la gonna leggera ed ampia, avevo programmato in ogni piccolo particolare, come sarebbe finita la serata, si ero uscita di casa quella sera pronta a fare con lui il gesto più romantico che una ragazza vergine potesse fare, l’amore, era un ragazzo carino di cui i miei genitori avevano massima stima, si chiamava Paolo non avevo più notizie di lui, era andato con i suoi ad abitare in città, era castano, con un bel viso gli occhi castani molto espressivi, che da tempo mi chiedevano in silenzio qualcosa di più.
Ritornando a quel sublime momento la sua mano frugava sotto la mia gonna, cercando inutilmente le mutandine che non avevo messo, questo lo blocco mi guardo in viso con l’espressione di chi si domanda, che sta succedendo in quel momento si rese conto che il suo desiderio era il mio, si ora sono pronta a donarmi a te, non ci fu bisogno di parlare i suoi baci furono teneri, si sdraio sul mio corpo, scivolando dai seni che bacio e succhio ripetutamente, al ventre che sussultava dai battiti del cuore venne percorso dalla lingua quasi volesse assaporare tutto di me, fino a trovarsi tra le mie gambe che tremavano, li si fermo, l’alito caldo rivolto a lei, io per un attimo mi chiesi, che cosa sarebbe successo, la paura mista a desiderio, a quel punto senti la sua lingua penetrare tra i peli e andare alla ricerca del mio clitoride lentamente prima, poi con più velocità con sapienza mi fece avere un orgasmo da farmi girare la testa i sensi confusi il mio cuore impazzito a quel punto lo fermai mettendo la mano tra la sua lingua e la mia figa.
– lui mi guardò “che hai ”
– gli risposi “ho paura ”
Si avvicinò e mi diede un bacio carico di dolcezza, mi sentii rassicurata mi abbandonai a lui che fece scorrere il suo pene tra le mie gambe sussurrandomi all’orecchio: “tu sai che non ti farei mai del male questo momento lo ricorderai per tutta la tua vita e sarà dolce come te”.
Il dolore mi lacerava dove pochi attimi prima cera godimento ,aspetta mi fai male, dissi, lui si fermo e guardandomi negli occhi spinse più a fondo e mi fu dentro, non toglieva gli occhi dai miei, guardava la mia espressione dolorante e mi sussurrava: ti faccio ancora male, ora rilassati e vedrai che il dolore si calmerà, il calore del sangue mi scorreva tra le cosce, lui mi baciava il viso e la bocca, vuoi che mi tolgo, mi disse e io, no ……
Mentre ripensavo a quegli attimi arrivai a casa, nel mio cortile, posai la bicicletta appoggiandola al pozzo, mi fermai per odorare il glicine che lo contornava, entri in casa le persiane chiuse la rendevano fresca, le tende bianche si muovevano spostate lentamente da un alito di vento, mi resi conto dell’ora era mezzogiorno e un po’ di languore mi fece entrare in cucina, sul tavolo cera la torta, che avevo sfornato qualche ora prima, quelle fragole rosse e carnose mi tentavano, presi un coltello ne tagliai una fetta e mentre la gustavo andai in camera, entrando sentii il profumo di lavanda, che era in un vaso sul comodino.
Ero accaldata dalla pedalata fatta, decisi di farmi una doccia, mi spogliai in bagno e lasciando le persiane socchiuse apri la finestra, mi misi sotto l’acqua e gemendo dal piacere di quel getto fresco sulla pelle calda e arrossata dal sole mi lasciai trasportare, dalle mie carezze che mi diedero piacere, mi asciugai appena, misi una piccolissima camiciola che tutto sommato mi donava, guardandomi allo specchio vidi una donna, con un corpo morbido, e quei capezzoli sempre turgidi, quasi prepotenti fare capolino dalla scollatura un po’ audace, i capelli castani mossi da un riccio morbido, ancora umidi, li mossi per dargli un po’ di volume, il letto che stava alle mie spalle fresco di bucato mi accolse come in un abbraccio.
Prima di chiudere gli occhi mi venne in mente quel uomo, sdraiato nell’erba, non mi resi conto di sprofondare in un sonno profondo, mi parve sentire scorrere l’acqua della doccia, una sensazione rilassante dopo poco una mano sfiorava il mio corpo, che vibrava sotto di lei non capivo cosa stava accadendo, socchiusi gli occhi e vidi un uomo nudo, con un asciugamano in vita, che mi sorrideva seduto sul letto, i suoi occhi mi trasmettevano calma, e allo stesso tempo calore di qualcuno conosciuto da tempo, mi abbandonai a quelle mani sapienti, alle dita che si infilavano tra le mie grandi labbra, provocavano piacere e dolore contemporaneamente, le sue labbra mi baciavano i seni succhiando i capezzoli e mordendoli, travolgendo i miei sensi.
L’umore caldo che sgorgava dal mio corpo, rendeva l’aria carica di profumo dolce, mi senti rigirare, la mia bocca appoggiata sul lenzuolo, le sue mani che non si fermano, e corrono sulla schiena con un leggero massaggio arrivano sul sedere pizzicando le natiche, la lingua morbida, ma decisa si mette a penetrarmi e mi lascio sfuggire un gemito di piacere.
A quel punto lui si sdraia accanto, e come senza forze, gli accarezzo il petto mi inginocchi accanto a lui lo guardo, stordita dalla sensazione d’essere ubriaca, mi avvicino con le labbra al membro, vibrante teso allo spasimo sembra invitarmi , la lingua lo assapora, scorrendo mi ritrovo a leccargli le palle, ritorno sulla cappella che pulsa liscia come un velluto, la mia bocca lo accoglie, il profumo della sua pelle e inebriante, lo succhio e lo faccio scorrere sulla lingua roteandola sulla cappella, lui mi ferma, mi avvicino al viso e lo bacio, mi metto sopra di lui le sue labbra sulle mie sono magiche, mi sento bagnata la testa non comanda, i seni accarezzano il petto, i capezzoli solleticati dai peli ricci trasmettono vibrazioni, il calore sale come una febbre su per la schiena , ora appoggiata sul suo membro lo inumidisco, tutto in me vibra vorrei farmi penetrare, per sentirlo scorrere lentamente in me, ma aspetto tremante il desiderio sale, la voglia la sensazione e travolgente e ora lui e dentro, nulla esiste più, i nostri respiri affannati,caldi, il ritmo dei corpi da lento diventa veloce e travolgente, i battiti dei cuori impazziti non ci lasciano respirare, ora si ora, vieni con me, salendo sempre più in alto l’esplosione, lui in me e io per lui o dio e stato meraviglioso grazie.
Sento il campanello, mi sveglio, mentre mi alzo dal letto e mi infilo una vestaglia, mi rendo conto che era un sogno, penso: ma era cosi reale, sono bagnata peccato .
Vado a vedere chi &egrave, dal citofono sento una voce maschile: scusi sto cercando la signora Luisa Rossi.
– Si sono io mi dica,
– Luisa ciao sono Paolo
Che emozione, vieni entra, esco in cortile correndo mi ritrovo di fronte quel uomo con la moto, si era lui quello sdraiato nell’erba Paolo erano diciotto anni che non ci vedevamo, pensai e sempre un bel tipo
Ci abbracciammo con trasporto, mi e sempre mancato il tuo profumo mi disse, lo guardo negli occhi sorridendo sei sempre uguale, si magari mi risponde .
Lo tengo per mano, vieni dentro di lo vuoi un caff&egrave, si, prego siediti e raccontami tutto di te, mentre vado in cucina lui comincia a parlare, dopo pochi istanti fa capolino, che ne dici se mi siedo qui, prego metto sul fuoco la moca e ti ascolto, mentre gli passo a fianco mi ferma, mi prende la mano, vedo che non sei sposata, no rispondo, a quel punto mi avvicina tirandomi a se, mi bacia sulla bocca, già questo sapore non l’ho dimenticato, penso.
I suoi baci sono proprio come all’ora, mi lascio andare a quelle tenerezze, in pochi attimi mi ritrovo sulle sue ginocchia, calma gli dico, prendiamo il caff&egrave, si scusami, risponde, vuoi farti una doccia dopo, si grazie ne ho bisogno, dopo aver bevuto il caff&egrave lo accompagno in bagno, gli apro l’acqua della doccia e gli porto gli asciugamani, mentre faccio per uscire mi blocca, non te ne andare rimani, mi apre la vestaglia, guardandomi negli occhi e facendo scivolare le spalline mi ritrovo nuda, comincia a baciarmi sul collo io gli sbottono la camicia lentamente, mentre le nostre lingue si sfiorano, i baci si fanno più erotici, gli sbottono i jeans lo faccio sedere, e gli tolgo i stivali, entriamo nella doccia, il bagnoschiuma fa scivolare le sue mani sul mio corpo, strofinando i corpi insaponati, caldi e frementi di voglia l’uno contro l’altra.
Usciti dalla doccia ancora bagnati ci ritroviamo sul letto, mi fa scivolare sul bordo, con le gambe spalancate, mi apre la figa con due dita, passa leccandomi dal clitoride all’apertura umida e fremente, succhiando i miei umori, ogni orgasmo che arriva più violento mi fa sussultare, gemere, fino ad arrivare ad un urlo di piacere, si avvicina mi bacia facendomi assaggiare il mio sapore, ritorna, non ancora soddisfatto tra le gambe, e con le dita esperte cerca e trova il mio punto G.
Quando sono al massimo del godimento inarco la schiena, e con un colpo di reni mi ritraggo, chiudo le gambe e dal piacere vibro, lui mi accarezza per calmarmi, e forse per capire il godimento che provo, si siede vicino e mi guarda, con quel sorriso soddisfatto consapevole di aver fatto un buon lavoro, mi avvicino ancora ansimando lo bacio sul fianco, si volta e il pene e li, a pochi centimetri, e talmente duro e vibrante che e un invito, lo bacio e comincio a leccarlo per tutta la lunghezza, sulla cappella gli do dei colpetti con la lingua, che lo fanno sussultare, lo guardo in viso per spiare le sue reazioni, mentre lo prendo in bocca, a un espressione sognante in balia del mio scorrere, dentro e fuori, si morde il labbro ed il suo respiro si fa veloce, mi solleva la testa, e mi dice, non vorrai mica farmi finire qui, mi sfila il pene dalla bocca.
E ritorna giù tra le mie gambe, lecca senza sosta, quasi con violenza, al mio orgasmo smette, e fa scivolare il suo corpo sul mio infilando il pene senza tentennamenti, mi ritrovo impalata, dal quel uccello che da prima dolcemente poi con vigore mi scorre dentro, frenetico ci guardiamo nello spasimo dei corpi verso lo specchio la nostra immagine ci eccita, mi fa voltare, capisco che mi vuole mettere alla pecorina, e sempre guardandosi allo specchio, si prende l’uccello in mano e me lo infila nella figa dandomi piacere e brividi che mi percorrono la schiena questa posizione e favolosa, lo aiuto con l’ondeggiare avanti e in dietro fino al raggiungimento del mio ennesimo orgasmo, tra gemiti e sospiri, si toglie mi infila le dita e con il mio sperma, bagna l’ano e gli infila dentro il dito scivolando allargandolo un po’, ecco ora appoggia la cappella e lo affonda lento ma senza rispetto dei miei no: piano piano tra lamenti respiri affannati e gemiti ci fu un si, si ora vengoooo o si i battiti dei cuori a mille i corpi abbandonati sfiniti sul letto, che sembra un campo di battaglia.
Mi tiene tra le sue braccia, che mi danno calore, tutto e meraviglioso un nodo mi stringe la gola, non devo pensare che lui se ne andrà.
Gurieba
Per commenti e-mail – amianna1950@yahoo.it

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