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Racconti Erotici Etero

33. NELL’ARIA

By 9 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era sera inoltrata, lei se ne stava accoccolata sul divano, al caldo sotto un plaid di morbida ciniglia, col computer portatile in grembo e la tv in sottofondo, sintonizzata su un noioso programma di politica. Saltellava da un sito all’altro, svogliatamente, leggendo le ultime notizie della giornata e le previsioni del tempo.

Era tentata di spegnere tutto e di andarsene a dormire, quando un’icona sulla barra in basso del desktop le segnalò l’arrivo di un messaggio.

Rimase piacevolmente sorpresa, appena vide che si trattava dell’uomo che sognava di scoparsi ormai da tempo.

‘Che ci fai in chat a quest’ora?’, le chiese lui.

‘Aspettavo che ti decidessi a scrivermi”, rispose lei, in tono chiaramente provocatorio.

Se lui avesse potuto vederla in faccia in quel momento, avrebbe notato il suo sorriso malizioso, mentre pigiava il tasto dell’invio. Era da tanto che lui le piaceva. Non si erano mai incontrati, se non di sfuggita, un sabato mattina di qualche mese prima, in una pasticceria del centro. Lei era al banco con un’amica e, mentre stava per addentare il suo cornetto alla nutella, lo vide seduto ad un tavolino con la moglie e i figli. Lui aveva alzato lo sguardo su di lei, un istante, e lei lo aveva riconosciuto immediatamente, sentendo un brivido lungo la schiena. L’espressione era la stessa della foto che le aveva spedito per e-mail qualche tempo prima: un po’ distaccata, buona e intelligente. Aveva riconosciuto anche il tatuaggio.

Lo aveva trovato bellissimo e aveva pensato che fosse davvero un peccato non averlo trovato lì da solo.

Avevano avuto qualche scambio di mail piccanti e ammiccanti, nulla di più; lui teneva al rapporto con la moglie. Però lei gli piaceva e pensava che flirtare a distanza, con discrezione, non potesse nuocere al suo matrimonio.

‘Ieri sera ti ho pensata”

‘Lo so. Ho capito che quel messaggio era per me, ormai certe parole ci appartengono.’

‘E’ bello comunicare in questo modo, senza che nessuno capisca.’

‘Mi fai accelerare i battiti del cuore così, lo sai, vero?’

‘Sapevo che ti sarebbe piaciuto”

‘Mi piace praticamente tutto di te.’ Incalzò lei. ‘Spero che anche qualcosa di me ti piaccia.’ Aggiunse di seguito.

‘Mi piaci molto, lo sai. Mi piaci e basta. La cosa non è in discussione!’ Lei adorava questo suo essere autoritario e questa sua sfacciata sicurezza.

‘Sei sola?’

‘Certo, sola con la tv.’ Rispose lei.

‘Perciò, se io ti stuzzicassi un po’, che cosa succederebbe?’

Per poco, lei non cadde dal divano.

‘In che modo?’ Domandò, curiosa.

‘Non lo so’potresti dirmi che cosa indossi.’

‘Una sottoveste blu notte. Però ci vorrebbe la tua voce”

‘Eh, dovrai fare uno sforzo di immaginazione. Lo sai che non si può!’

– Lo so, non si può, me lo hai già scritto…-, pensò lei, un po’ delusa.

‘Prima o poi si potrà, forse” si limitò a scrivere lei.

Lui non rispose e proseguì nel discorso.

‘Sono lì con te. Sollevo la tua sottoveste leggera, ti accarezzo la coscia e salgo sempre di più’mmmhh’raggiungo i tuoi slip, sento il tuo calore’ Muovi la mano al posto mio e toccati per me”

Lei ansimava, leggendo queste cose.

‘Sono eccitata, puoi sentire quanto lo sono?’

‘Lo sento, tesoro, lo sei quanto me in questo momento”

Lei chiuse gli occhi, mentre muoveva la mano dentro il perizoma umido e le sembrava veramente che fosse quella di lui, lasciva e calda.

Anche lui si stava toccando; si strofinava l’asta con un movimento lento.

‘La tua bocca è su di lui, mi fai godere, sento la pressione del tuo seno schiacciato contro le mie gambe”

Quanto poteva essere frustrante una chat erotica, senza avere la possibilità di guardarsi in viso, di sentire l’odore della pelle e di sfiorarsi a vicenda?

Tanto.

Ma in quel momento non le importava.

Il suo cazzo era nella sua bocca, lei lo stringeva fra le labbra, gustandone il turgore e il sapore acre. Lo succhiava quanto più poteva, sentendolo vicino al piacere.

‘Vieni, piccola, vieni con me”

Le sue dita si muovevano freneticamente sul clitoride, fino a farla esplodere, mentre l’orgasmo di lui le si riversava in bocca. Fu lo spazio di un attimo.

Lei si ritrovò di colpo sola sul divano, mentre sullo schermo del portatile il cursore lampeggiava desolatamente.

L’incanto era scomparso e la frustrazione li fece salutare in maniera sbrigativa e imbarazzata.

Era chiaro, ormai. Lei sapeva che tutto questo non sarebbe potuto continuare a lungo.

Andò a dormire con l’idea fissa di incontrarlo o di cancellarlo definitivamente dalla propria vita. Le vie di mezzo non le piacevano e quella situazione indefinita non le calzava più.

Man mano che il tempo passava, le occasioni per chattare erano meno frequenti; la quotidianità li stava allontanando e lei si stava rassegnando a non incontrarlo più. Tuttavia non si decideva a cancellare ogni traccia di lui dalla propria vita.

Un pomeriggio, mentre camminava in centro, sbirciando distrattamente dentro una vetrina, lo vide. Stava provando un abito elegante e sembrava solo. Il cuore cominciò a batterle forte in petto e una vocina nella testa le suggerì che quello era il momento che stava aspettando.

Per fortuna era piuttosto in tiro, elegantemente inguainata in un tailleur scuro e avvolta in un foulard grigio e in un cappottino nero. Entrò nel negozio e con aria indifferente passò in rassegna alcune maglie impilate su uno scaffale. Lui non si era accorto della sua presenza, era assorto nella prova dell’abito. Fu lei a salutarlo, con un sorriso raggiante, che lui ricambiò, appena la vide.

Le strizzò l’occhio e le fece un cenno con la mano, chiedendole di aspettarlo, mentre si cambiava nuovamente, tornando a indossare i suoi jeans scuri e la giacca sportiva. Lei aspettò pazientemente. Lui andò alla cassa, pagò l’acquisto e insieme uscirono dal negozio.

‘Ti offro un caffè!’ propose gentilmente lui.

‘Grazie, ma sono in autobus, ho paura di perdere l’ultima corsa.’

‘Non preoccuparti, facciamo una cosa veloce, dai, così parliamo un po’!’

Lei accettò; come avrebbe potuto rifiutare? Era da tanto tempo che attendeva un’occasione come quella; lui era bello, le piaceva tanto e l’attizzava come pochi. Lo seguì in un bar poco lontano.

‘Sei davvero splendida!’ si complimentò lui, una volta seduti ad un tavolino.

Lei abbassò lo sguardo un istante e ringraziò. Essere uno di fronte all’altra era imbarazzante per entrambi.

Decise di affrontare immediatamente l’argomento. Alzò gli occhi su di lui e disse: ‘Sai, è davvero buffo trovarsi faccia a faccia, dopo le cose che abbiamo combinato in chat.’

Lui la guardò con una luce indecifrabile nello sguardo.

‘Vero. E’ strano, imbarazzante e anche frustrante.’

‘Perché dici così?’ lo interrogò lei.

‘Perché, come ti ho spiegato tante volte, non posso, non ho alcuna intenzione di tradire mia moglie, mi sentirei un verme e non potrei più guardarla in faccia.’

‘Tu la stai già tradendo”, mormorò lei, cercando di camuffare la delusione.

Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui lui sospirò vistosamente.

‘Tu dici che è tradimento’può darsi. Ma, sicuramente, tradirla completamente non mi farebbe certo sentire meglio.’ Nel suo tono di voce, fermo e inamovibile, lei vide sfumare ogni tentativo di fargli cambiare idea.

Le parve inutile insistere sull’argomento. Cominciarono a dialogare di cose neutre, poco interessanti, come nulla fosse, come se non si fossero mai desiderati, come se le loro chat bollenti non fossero mai esistite. Lei si sentiva ridicola, fuori posto e di troppo, al cospetto del muro di imperturbabilità che lui aveva innalzato. Non era così che lei aveva immaginato il loro incontro e cominciò a pentirsi di essere entrata in quel negozio. La sua era stata presunzione, non poteva fargli cambiare idea, non ci sarebbe mai riuscita, nemmeno di persona, nemmeno con tutto il proprio fascino. Lui era un osso duro e probabilmente era proprio questo che la colpiva. Eppure quelle chat le avevano fatto credere che lui potesse sciogliersi come neve al sole; le era sembrato appassionato, eccitato e audace. La delusione stava lasciando posto alla rassegnazione. Non sarebbe mai stato suo, nemmeno per un attimo.

Le cadde l’occhio sull’orologio.

‘Accidenti! Rischio di perdere l’ultimo autobus per tornare a casa! Meglio che vada!’

‘Ti accompagno alla fermata. Sta facendo buio”

Uscirono dal bar e silenziosamente si avviarono con passo spedito per le vie semideserte della città. A pochi metri dalla fermata, videro i fanalini di coda dell’autobus, che si allontanava.

‘Accidenti!’, sbottò lei con un gesto di stizza. ‘L’ho perso!’

‘Mi dispiace’ti accompagno io a casa. E’ stata colpa mia e voglio rimediare!’ La tranquillizzò lui.

‘Ma tu dovresti andare, tua moglie ti starà aspettando.’

‘In realtà questa sera a casa non c’è nessuno che mi aspetta. Mia moglie ha portato i bambini da sua madre, per il fine settimana. Quindi posso accompagnarti, non c’è alcun problema’.

‘Ok, come vuoi. Grazie, non mi va proprio di fare tutta la strada da sola, a piedi, con questo freddo.’

La macchina era poco distante. Lui le aprì lo sportello, come un galantuomo di altri tempi. Lei gli sorrise e salì a bordo dell’auto, che odorava vagamente di vaniglia.

Ricominciarono a parlare. La voce di Marcella Bella in sottofondo e le luci soffuse del cruscotto rendevano l’abitacolo del veicolo estremamente intimo. Lei cercò di non pensarci, sforzandosi di non guardare la mano grande di lui impugnare decisa il cambio dell’auto, in un movimento che trovava estremamente erotico.

Fissò un punto dritto davanti a sé, fuori dal parabrezza, per farsi ipnotizzare dai fari dei mezzi che correvano loro incontro.

‘Siamo arrivati, gira a destra in fondo alla strada!’

Lui svoltò, fermò l’auto e spense il motore. Quello era il momento più difficile. Lei si domandò quale fosse il modo migliore per salutare un uomo che si scopava in chat, ma che in realtà non l’aveva mai sfiorata con un dito. Lo guardò in viso, e, senza dire nulla, si protese verso di lui e gli sfiorò la guancia con le labbra.

‘Tu sei pericolosa”, mormorò lui con un filo di voce, quasi a volerlo pensare e basta.

‘No, non lo sono, non potrei mai farti del male” , sussurrò lei con un sorriso disarmante.

‘Non intendo questo. Tu sei pericolosa, perché mi piaci, perché sei una tentazione. A cui io non posso cedere!’

Esclamò lui, abbassando lo sguardo.

‘Guardami!’, gli ordinò lei bonariamente. ‘Basta farsi sensi di colpa! Non servono a nulla, se non a rendersi grigia la vita. Non immagini quante sere io ti avrei voluto con me, perché godessimo insieme. Ora siamo qui, tu ed io da soli. Facciamo qualcosa di male, se ci prendiamo ciò che abbiamo desiderato tante volte?’ La sua espressione interrogativa attendeva risposta.

‘Vorrei’vorrei davvero scoparti, qui, ora, subito, ma non posso” rispose lui, sviando lo sguardo.

‘Non riesci a guardarmi negli occhi, mentre lo dici, non sei convincente neppure con te stesso.’

Lei si protese nuovamente in avanti, ma questa volta, invece della guancia, gli sfiorò le labbra.

‘Scopami, ti prego, ti voglio così tanto…altrimenti, se non mi vuoi, cacciami via ora e non cercarmi mai più!’

Lui la guardò e restò in silenzio. In quel momento non riusciva a dire nulla, nulla che gli sembrasse sensato. Lei abbassò lo sguardo e si scostò da lui. Aveva un nodo in gola e riuscì a dire soltanto: ‘Ok, come vuoi”

Si voltò e scese dall’auto, sparendo in casa. Una volta dentro, pensò che in fondo fosse meglio così. Quella faccenda cominciava a diventare frustrante, aveva ragione lui. Eppure provava un po’ di rimpianto, per ciò che non c’era stato. Accese lo stereo, si fece una doccia e indossò una t-shirt bianca che arrivava a metà coscia. Si mise comoda sul divano con il portatile e, suo malgrado, sbirciò la chat, per verificare se lui ci fosse. Delusa, rimase lì, a fissare un attimo il suo nome, mentre dallo stereo giungevano ancora le parole sensuali della canzone di Marcella Bella.

‘Non è possibile!’ esclamò lei, abbassando di botto il coperchio del portatile. Si sdraiò, sospirando, lasciandosi avvolgere dalle note di quella canzone, che tanto calzava col suo stato d’animo. Chiuse gli occhi e si ritrovò a canticchiarla.

”aria,
quasi manca l’aria,
nell’aria
ci siamo ancora noi.
Voglia,
maledetta voglia che
a intervalli mi riassale,
io mi sento così male”

La distrasse il suono del campanello. Non stava aspettando nessuno e si domandò chi potesse essere a quell’ora. Si alzò svogliatamente, per rispondere e, guardando attraverso lo spioncino, vide che si trattava di lui. Aprì la porta e, con aria interrogativa e sorpresa, lo guardò ammutolita, in attesa di una spiegazione.

‘Quando sei scesa, ho messo in moto e sono partito, ma sono arrivato al primo incrocio e mi sono fermato. Ho pensato, ho riflettuto. Mi sono chiesto che cosa volessi fare veramente. Non ti ho cacciata via, prima”

Il suo sguardo la stava penetrando. Lei si avvicinò, cauta, gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò. Lui ricambiò con la disperata passione di chi troppe volte ha ricacciato indietro il proprio desiderio, come lacrime che non si possono più trattenere e che devono inevitabilmente sgorgare.

Le cinse la vita con le mani, spingendola in casa, chiuse la porta con un piede e, senza staccarsi da lei, la fece indietreggiare fino al divano. Si baciarono ancora, esplorandosi con le mani, ovunque, avidi e ingordi l’uno dell’altra.

‘Scopami”, lo pregò lei.

‘Sono tornato per questo.’

Lui insinuò la mano sotto la sua t-shirt e poi all’interno degli slip, alla ricerca del suo calore. Lei ansimava e muoveva il bacino, per cercare un contatto sempre più intimo. Allora lui si spogliò e lei fece lo stesso. Si sdraiarono uno accanto all’altra, nudi e bramosi. Lui le succhiò avidamente i capezzoli, fino a farla gemere forte, mentre lei con la mano glielo massaggiava.

‘Ti voglio!’, disse lei, eccitata.

Lui glielo appoggiò lì e con una spinta fu completamente dentro di lei. Il suo ritmo fu subito indiavolato, lei godeva ad ogni suo colpo, mentre la morsa della sua femminilità calda e bagnata gli donava continue scosse di piacere.

Poi si assaggiarono contemporaneamente. Lei lo prese in bocca, succhiandolo e leccandolo avidamente, mentre i guizzi della lingua di lui la facevano impazzire e le donavano quel piacere che in chat aveva solo immaginato. Gli venne in bocca, completamente spalancata su di lui, fra i gemiti e i fremiti di un orgasmo intensissimo.

‘Calati su di me, piccola, fammi godere.’

Lei si impalò sopra di lui e cominciò una sensuale danza sul suo arnese duro. Lui le strizzava forte il seno, in preda alla passione e al desiderio di liberare dentro di lei il proprio piacere, che arrivò poco dopo, esplosivo e appagante per entrambi. Lei si accasciò su di lui, ansimante, cercando un momento di tenerezza, per scongiurare l’effetto frustrante del dopo orgasmo che le loro chat le lasciavano in genere.

Scostandole i capelli dal viso, lui la guardò negli occhi e con dolcezza le sussurrò: ‘Ti rendi conto che sarà difficile rifarlo?’

Con un sorriso, lei gli rispose: ‘Ti rendi conto che nemmeno questa volta sarebbe dovuta accadere? Ormai tu sei nell’aria”

Lui sorrise a sua volta. ‘Già! Vieni qui e baciami!’

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