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Racconti Erotici Etero

500 Euro

By 12 Marzo 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Il cancello che introduce al vialetto in ghiaia è aperto, dopo aver svoltato a sinistra Luca parcheggia l’auto di fronte al garage chiuso e si avvia verso la porta d’ingresso. La trova accostata, basta una spinta per entrare, sa che è stata lei a lasciarla così. L’aveva avvisata che sarebbe arrivato per quell’ora. Appena dentro il profumo della cena lo accoglie, lei è in piedi di fronte a lui e lo aiuta a togliersi la giacca dopo avergli dato un bacio a fior di labbra. Il lume delle candele illumina la tavola imbandita preparata con stile e raffinatezza, chiara dimostrazione del suo gusto e della capacità di accoglierlo quando Luca arriva. Fasciata nel lungo abito rosso, con una profonda scollatura dietro che finisce sull’attaccatura dei glutei, lo precede fino alla sedia dove con un gesto elegante lo invita a sedere. Il cibo è perfetto. Gli scampi al vapore in salsa di ribes serviti come antipasto accompagnati dal vino bianco, mantenuto fresco dal ghiaccio nell’apposito cestello, fanno da preludio per tutto quello che sarà il pasto fino alla ‘crema catalana’ che lo concluderà. Anche la conversazione sobria ma precisa è un utile indicatore delle capacità di lei di intrattenerlo senza mai sembrare petulante o inopportuna. La tromba di ‘Gillespie’ ha accompagnato quel rituale, suonando nel sottofondo di quell’atmosfera magica senza mai sovrapporsi alle loro voci.
≪Tutto bene?≫ si informò lei sorridendo al suo indirizzo
≪Perfetto … non potevo sperare di più≫
≪Se mi vuoi scusare … preparo il caffè≫ gli disse spingendo indietro la sedia per alzarsi
Luca non rispose, era un rituale e lei lo rendeva ogni volta unico, vedere la sua figura ergersi dall’altra parte del tavolo come se sorgesse come un astro dietro a una montagna per illuminarlo con la sua luce lo lasciava sempre a bocca aperta. Le parti più sottili del tessuto dell’abito di lei lasciavano intravedere, in quel gioco di nude-look, le curve del suo corpo. Le morbide curve del suo seno, l’ombelico centro del ventre piatto, il sottile filo unico indice della presenza dell’intimo, erano tutti piccoli segnali di tutto quello che lei era e di quello che lui desiderava. Ma vi era un rituale da rispettare, quella non era una donna da ‘una botta e via’, lei sapeva essere, sapeva dare e soprattutto sapeva amare.
Quando riapparve dalla cucina Luca rimase a bocca aperta. Indossava, legato in vita, un grembiulino in trine bianco e una piccola crestina dello stesso colore troneggiava sui capelli fulvi. Aveva in mano un piccolo vassoio con due tazzine fumanti che portava con sicurezza malgrado i tacchi altissimi che aggiungevano ulteriore slancio alla lunghe gambe. Il resto del corpo, nudo, brillava alla luce delle candele.
≪Quanto zucchero?≫ chiese chinandosi verso di lui
≪Una zolletta … ≫ rispose deglutendo
Il sorriso di lei, che accompagnava la zolletta nella tazzina, era un misto di provocazione e comprensione per lo stupore che Luca aveva dimostrato quando era ricomparsa. Lo conosceva da anni ma le piaceva riuscire a confonderlo, ogni tanto. La sua mossa aveva avuto l’effetto desiderato, il bozzo che cresceva nei calzoni di Luca indicavano che quello che vedeva gli piaceva e, come ogni donna, anche lei ne era compiaciuta.
≪Un brandy?≫ chiese invitandolo a prender posto sul divano rivestito dal morbido tessuto d’alcantara.
≪Si … grazie≫ rispose Luca senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso
Lei spense le candele e sistemò le luci in modo che rimandassero un alone soffuso negli angoli della stanza, dagli altoparlanti ora escono le note di una sonata per pianoforte di ‘Chopin’, musica ultra centenaria che sembra critta apposta per accompagnare i suoi movimenti. Lentamente scavalca le gambe di Luca e si siede su di esse, lui scioglie i fermagli che reggono la crestina e lascia che lei scivoli sul suo petto fino a quando le loro labbra si uniscono in un bacio languido. Le sue mani scivolano su quel corpo ma lei lo ferma. è lei a condurre. Gli scioglie il nodo della cravatta e inizia a sbottonare la camicia, le lunghe dita si infilano sotto al leggero tessuto e si insinuano tra i peli del petto fino a trovare i muscoli che accarezza con studiata lentezza. Ora l’indumento è completamente aperto e entrambi sentono i capezzoli di lei inturgiditi sfiorare la sua pelle. Ancora un movimento e la sua bocca prende il posto delle mani, succhia i suoi capezzoli e scende sul suo corpo fino a incontrare la cintura in pelle che trattiene chiusi i calzoni. Poche mosse e la slaccia, poi scioglie i bottoni e con un unico movimento li trascina verso il basso insieme ai boxer liberando il membro marmoreo per l’erezione. Le labbra di lei si posano sul glande violaceo per l’abbondante irrorazione sanguinea e il guizzo della sua lingua sul prepuzio altro non fa che aumentare i sospiri di Luca, un lampo di soddisfazione solca lo sguardo di lei rivolto verso di lui mentre lo lascia scivolare in profondità per poi risputarlo fuori lucido di saliva.
≪Vai piano≫ la implora Luca, ≪così duro ben poco≫ continuò ansimando
≪Non ti preoccupare≫ mormorò lei stingendo la base del pene, ≪non ho alcuna intenzione di finire troppo presto≫ disse sollevandosi e prendendolo per mano.
Morbide lenzuola, di seta blu, lo accolsero sul letto dove lei lo trascinò. Il grembiulino era rimasto sul pavimento esattamente dove lei lo aveva slacciato lasciandolo cadere e si era stesa tra i cuscini con le braccia tese verso di lui. Ora la musica era cambiata, Ravel con il suo ‘Bolero’ si diffondeva nell’aria. Da una ciotola di cristallo comparve una fragola che lei addentò prima di portare la sua bocca all’altezza di quella di lui e lasciare che ne mordesse una parte. Poi fu lui a cercare un altro frutto, lo posò sull’incavo dei seni e con la lingua iniziò a lambirne i dintorni, allontanandosi fino a un capezzolo per poi tornare a sfiorare il frutto. Il sospiro della donna gli comunicò che la cosa era apprezzata. Trattenendo il frutto tra le labbra, l’uomo iniziò a scendere fino all’ombelico e ricominciò lo stesso gioco, passando dal frutto al suo seno, ritornando ad esso e scendendo fino al piccolo triangolo di peli che lo divideva dalla fonte di piacere. Ancora uno spostamento e la fragola si ferma sopra al suo sesso, protetto dalle gambe chiuse. A quel punto Luca inizia a leccare con forza il frutto e ogni leccata si trasforma in una spinta verso la sua vagina. La pelle rugosa della fragola inizia a strusciare sul clitoride della donna mentre i suoi succhi si vanno a mischiare con quelli di lei trattenuti a stento dalle labbra vaginali. Quando non rimane nulla del frutto ogni barriera è scomparsa e la lingua dell’uomo inizia a solleticare il suo intimo. Le gambe si schiudono e la sua vagina si apre per accogliere l’impertinente muscolo orale che la fruga nella più recondita intimità. La lingua si alterna alle dita, penetrando nell’umido anfratto. Il clitoride viene sollecitato con vigore e dolcezza. Lei tenta di resistere, ma sa che è inutile, presto l’orgasmo arriva. Il primo, il più agoniato, quello che ti fa comprendere quanto desiderio ci sia in lei. è un’esplosione di sensi che la travolgono, la sua testa inizia a scivolare a destra e sinistra, a scatti, fino a quando un grido rauco le esce dalla bocca. Le dita dei piedi si stirano per l’intensità, poi arriva il languore che la pervade dopo ogni orgasmo e si accascia sui cuscini.
≪Ti voglio dentro≫ gli sussurra quando lui finisce di risalire il suo corpo e si porta vicino a lei.
Con una mossa repentina si porta sopra di lui e con un movimento, che somiglia di più a un passo di danza, si porta sopra all’uomo. Ora è cavalcioni, la sua mano stringe il suo pene e lo indirizza tra le grandi labbra. Le fu sufficiente lasciarsi scivolare verso il basso per sentire quello scettro di carne riempirla completamente. I peli pubici dell’uomo segnavano il limite, tutto dentro di lei il pene pulsava di desiderio. La sua vagina era resa ipersensibile dal piacere appena provato e le sembrava di sentire il sangue affluire al glande dopo essere passato all’interno delle grosse vene in rilievo. Il movimento ondulatorio ebbe inizio quasi subito, lentamente strusciava il clitoride sul pube maschile mentre il pene usciva un po’ per poi rientrare in profondità.
≪Ti piace?≫. Domanda sciocca che lui pose volutamente per sentirle pronunciare quelle poche parole che appagano l’ego maschile quando sente la donna affermare il suo piacere.
≪Si!≫ mormorò lei, mentre si lasciava trasportare dalle sensazioni.
Le mani di lui su i suoi seni giocavano con i capezzoli, il membro instancabile che si muoveva dentro di lei, un dito impudente che andava a solleticarle l’ano. Malgrado l’orgasmo già provato reputò che questo fosse troppo e si lasciò scivolare all’interno del nuovo vortice di piacere che la avvolgeva. Come se si fosse trovata all’interno di un uragano, iniziò a sentirsi sollevare verso l’alto mentre continuava a girare su se stessa e, quando fu al culmine, cadde con forza verso il basso crollando sul petto dell’uomo mentre il suo corpo sembrava contorcersi su se stesso per poi tornare normale.
≪Ti voglio ancora … ≫ sussurrò mentre con una mano accarezzava il suo pene ancora al massimo del vigore.
≪E io voglio te≫ rispose lui ponendosi in ginocchio tra le sua gambe aperte.
La donna lo avvolse con le sue gambe mentre lui la penetrava lentamente e quando fu completamente dentro lo attirò con maggior forza fino a quando comprese che non era possibile andare oltre.
≪Ora scopami … non pensare di fare l’amore ma scopami come merito≫ mentre il crescendo del ‘Bolero’ ampliato dagli altoparlanti quasi copriva le loro voci.
Luca non ci pensò due volte, iniziò a scoparla con forza. Il corpo di lei veniva spinto verso la spalliera ogni volta che lui entrava con sempre maggior forza. Lei continuava a incitarlo, voleva che non dimostrasse pietà o sentimento, voleva essere scopata, sentire il suo desiderio e compiacerlo fino ai limiti massimi che si erano sempre concessi. Quando lo vide irrigidirsi comprese che stava per ricevere i frutti. Percepì chiaramente il primo schizzo di sperma, preceduto dalle contrazione del pene, che la invadeva. Poi un secondo e un terzo, fino a quando lui non finì di svuotarsi dentro di lei e si accascio sul suo corpo. Erano svuotati e appagati, corpi sudati ricoperti da piccole gocce che riflettevano i lumi delle candele profumate. La musica era finita, in sincronia con il piacere di Luca era esplosa precedendolo con i suoni delle grancasse dell’orchestra fino a spegnersi con il suo corpo che si spegneva su quello di lei.
≪Facciamo una doccia …≫ annunciò alzandosi dal letto dopo qualche minuto.
Luca la seguì nell’ampio bagno fino all’ampia cabina di vetro dove l’acqua iniziò a scorrere. Fu sufficiente il contatto tra i corpi perché i sensi dell’uomo si risvegliassero, appoggiato dietro di lei, la donna non poté evitare di sentire la sua erezione che ritornava a farsi sentire. Con una mano, senza girarsi, cercò il suo sesso e iniziò una lenta masturbazione, sapeva quanto gli piacesse quel gioco sotto al getto caldo che li avvolgeva. Luca portò le mani sul seno della donna e lo accarezzò mentre la mano di lei continuava il lento su e giu. Ora le mani di lei erano entrambe sul suo pene e lo cingevano per intero, la punta delle dita sfioravano i suoi testicoli e i polsi si chiudevano sul glande strofinandolo e aggiungendo piacere al piacere. L’uomo chiuse gli occhi e quasi non si accorse del movimento di lei, di come si fosse piegata in avanti per accogliere il suo membro tra le labbra carnose. Lo percepì in modo quasi improvviso, poi sentì la lingua ruvida sul glande, su tutta l’asta stretta nella mano che seguiva il ritmo della bocca. Venne in silenzio, un getto copioso uscì con forza e si depositò sulla lingua di lei, un secondo sulla guancia, il resto sui suoi seni.
Si addormentarono abbracciati, appagati da quelle ore di passione che li aveva coinvolti, dormirono fino al mattino successivo.
Alle 7 Luca aprì gli occhi, svegliato dal vibrare del cellulare che annunciava l’ora. Scivolò fuori dal letto in silenzio, raccolse gli abiti e si infilò in bagno per rivestirsi. Quando ebbe finito entrò in cucina e si preparò un caffè con la macchina automatica che troneggiava sul bancone, poi infilò la giacca e si preparò ad uscire. Quando fu sulla porta si ricordò dei soldi, tornò indietro e posò 500 euro in contanti sul tavolo che fermò con un piattino. Aprì la porta e uscendo pensò alla sera prima, guai se si fosse scordato di lasciare i soldi per la rata dell’assicurazione. Lei, sua moglie, magari per gioco ma lo avrebbe redarguito sicuramente.

Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com

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