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Racconti Erotici Etero

A Secret Life Story

By 11 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

A Secret Life Story

‘Ohi ma’, io vado a letto’
Era mezzanotte passata.
La porta cigolò un po’ sui cardini isolandolo dal resto della casa. Mattia accese la lampada sulla scrivania ed accese il computer. Già da qualche giorno si era lasciato incuriosire da una pubblicità che prometteva una vita virtuale su un server sperimentale.
‘Vuoi essere un nostro beta-tester? Entra in Secret Life, diventa nostro cittadino e realizza i tuoi desideri più nascosti! Smetti di sognare! Clicca QUI ed inizia la tua nuova vita! Secret Life: Vieni a vivere con noi’
Così recitava la suadente voce femminile dallo schermo del PC mentre sul video passavano immagini di avatar che volavano, partecipavano a feste, ballavano, si divertivano; ed erano fatti talmente bene da sembrare reali; reali i vestiti, reali i corpi, reali le movenze, reale l’effetto rimbalzante delle tette generose degli avatar femmina.
Anche questa volta si ritrovò a guardare il video pubblicitario. La voce femminile era così erotica che, senza dire nulla di esplicito, riusciva a trasmettere direttamente al suo inconscio immagini di uomini con peni dritti e duri e feste orgiastiche in perfetto stile boccaccesco.
Sullo schermo del PC adesso lampeggiava un enorme bottone verde con la scritta ‘Join us’.
E Mattia cliccò.

Partì un jingle ed apparve una finestrella con una scritta colorata ‘Grazie per aver scelto di diventare cittadino di Secret Life! Entro 24 ore ti verrà recapitato il kit F.A.I.C.A. (Full Adaptive Id Citizen Assignment) e così potrai raggiungerci’.
Che cavolo era il kit FAICA? Boh? Vabbé, avrebbe atteso. Tanto aveva un casino di cose da fare. Tipo andare a comprare un ventilatore per sopportare meglio quel caldo torrido che lo costringeva a girare in boxer per la casa.
Il giorno dopo il corriere fu puntuale e verso le 15.00 a Mattia fu recapitato un pacchetto di cartone imballato con il nastro del corriere e pieno di etichette con codici a barre. Prese un taglierino e in pochi secondi sul suo tavolo c’erano allineati: un braccialetto di gomma nero con due piccole placche di metallo cromato nella parte interna, un pesante scatolotto nero che sembrava la base di una piccola statua ed una bustina trasparente con su scritto ‘transponder’ che conteneva un piccolo dischetto in fibra di carbonio grande quanto una monetina con una delle superfici leggermente adesiva. Non c’era nessuna istruzione e l’unica nota di colore era un bottoncino rosso su una delle facce verticali della base nera. Mattia lo toccò. Sentì un pizzico sul polpastrello ed in quel momento vide la tecnologia più strabiliante della sua vita. Sulla basetta si materializzò una piccola donna completamente nuda e con le mani unite dietro la schiena. Era alta circa una spanna. Il seno si muoveva appena su e giù come se la ragazza stesse respirando e la definizione altissima dell’ologramma permetteva di vedere le palpebre che, di tanto in tanto, battevano. Avete presente il messaggio della principessa Leila in Star Wars? (https://www.youtube.com/watch?v=pUaxXsqGeFI minuto 2:18) Ecco, quella tecnologia era preistoria rispetto alla piccolina in piedi su quel coso nero. Sembrava fatta di carne ed ossa e istintivamente Mattia provò a toccarla. La mano la attraversò e in quel momento l’ologramma si animò. Arrossì, sorrise ed iniziò a parlare.
‘Ciao Mattia, sono Eve e il pizzico che hai sentito &egrave servito a leggere il tuo DNA. Stai tranquillo, le tue informazioni saranno custodite gelosamente nel database del DNA-IAS (DNA Immersive Adventure System) e verranno utilizzate solo per rendere la tua esperienza in Secret Life incredibilmente reale e’ INDIMENTICABILE. Applica il transponder alla tempia sinistra, indossa il bracciale e vieni con noi’.
Eve si girò di spalle, si chinò in avanti ad angolo retto con studiata teatralità e protese il braccio come a voler premere un pulsante. Mattia fece appena in tempo ad intravedere le grandi labbra gonfie mentre la ragazza scompariva in dissolvenza. Provò inutilmente a premere ancora il bottoncino rosso. Ma niente, lo scatolotto non funzionava più. Lo sollevò per guardarlo da tutti i lati per capire se c’era un modo per riattivarlo ma poté solo notare, sotto la base, un piccolo adesivo con login e password stampati in blu.
Non indugiò oltre. Era solo in casa. Si sedette al PC (che nella sua stanza era praticamente sempre acceso), direzionò il ventilatore, si sistemò i boxer, e loggò.

Appena digitata la password lo schermo mostrò un panorama da sogno con una scritta in primo piano:

DNA-IAS 0.9
Benvenuto Mattia
Vedo che non hai indossato braccialetto e transponder
Fallo e clicca QUI

Ah! Giusto! Il braccialetto e quel coso grigio, il transponder! Li indossò e appena cliccò sul tasto ‘QUI’ sul monitor la scena fu invasa da un cielo di un azzurro intenso con qualche nuvola bianca. Sentì una leggerissima scossa sul polso e la stanza intorno a lui iniziò a dissolversi. Si sgretolò in pixel finissimi poi scomparve del tutto e si ritrovò di colpo a cadere dall’alto agitandosi scompostamente e con lo stomaco in gola. Cadde per metri e metri attraversando nuvole e vedendo la terra piccolissima sotto di lui diventare sempre più vicina finché non atterrò, senza un graffio, in una piazzetta dove ad attenderlo c’era Eve adesso in dimensioni reali!

‘Ciao Mattiaaaaa!!!!’ Eve indossava un leggerissimo velo bianco trasparente. Gli corse incontro e lo abbracciò appendendoglisi al collo e sollevando i piedi. ‘Benvenuto!!!’
Mattia sentì il grosso seno di Eve schiacciarsi contro il suo petto nudo. No, non &egrave che lo immaginò, lo sentì proprio. Riuscì a sentire i capezzoli eretti di Eve contro la sua pelle. Poi, mentre questa parlava (ma Mattia ormai non la ascoltava più) gli accarezzò il volto e lui sentì la sua mano sulla guancia. La sentì per davvero. Era sconvolto e riuscì a cogliere solo le sue ultime parole mentre gli diceva ‘Vedrai, ti divertirai’. Eve gli strizzò l’occhio poi la sua mano scese accarezzandogli il petto e la pancia per fermarsi e dargli una strizzata decisa al pene. Si girò e andò via e Mattia si rese conto di avere i boxer bagnati: era venuto senza accorgersene.
La casa era silenziosa. Mattia, sconvolto dall’esperienza che definire fisica era poco, andò al frigo come in trance, prese una lattina di coca e tornò alla scrivania. Come cavolo era possibile? Fece un giro su Google per vedere se qualcuno parlava in rete di quella nuova tecnologia; c’erano solo degli studi teorici e delle voci in giro su un sistema VR di addestramento militare ma niente di illuminante. Non perse ulteriore tempo e tornò al suo avatar.
Aveva chiaro in mente il piano.
Gli serviva un avatar fighissimo ed una casa per portarci le sue conquiste. Anzi, voleva un’intera isola, un posto stupefacente e che, soprattutto, avesse una grande (ma molto grande e attrezzata) stanza dei ‘giochi’. Del resto non diceva la pubblicità che qui poteva avere cose che nella vita reale avrebbe potuto solo sognare? In una mezz’ora prese confidenza con l’interfaccia, provò i comandi, familiarizzò con la terminologia. Investì pochi spiccioli dei suoi risparmi e, grazie al conveniente cambio ufficiale di SL, ottenne un bel conto nella sua nuova banca virtuale.
Era ora di fare un po’ di acquisti.
Per prima cosa doveva sistemare la sua isola.
Affittata direttamente in SL, gliel’avevano consegnata completamente spoglia: un enorme quadrato di sabbia circondato dall’oceano. Aveva già comprato una casa padronale, una struttura imponente in pietra, e l’aveva sistemata in un angolo dell’isola; adesso doveva arredarla e organizzare il resto della proprietà. Gli servivano soprattutto giardini e viottoli, fiori, alberi e panchine ma voleva anche una zona tropicale a ridosso della spiaggia. Voleva che passeggiando per la sua isola ci si sentisse a casa, rilassati come in un pomeriggio in giro per la campagna toscana ma voleva anche che un passo più in là ci si ritrovasse immersi in un racconto di avventura.
Consultò la guida e, dopo aver navigato un po’ tra le pagine e letto varie descrizioni, decise che ‘aQ creating lifestyles’ faceva al caso suo. Stando ai commenti lasciati in rete, sembrava essere un buon negozio e, cosa che più gli interessava, i giudizi degli utenti erano positivi e parlavano soprattutto della possibilità di creare gli ambienti più disparati in modo dettagliato e realistico. Cliccò sul bottone del teletrasporto e ‘swooooshhh’ si materializzò al centro del negozio. Non c’erano scaffalature e commessi come si sarebbe aspettato ma una vasta area dove passeggiare e passare da un ambiente all’altro guidati da sentieri e, di tanto in tanto, da mappe del tipo ‘you are here’. Si sentiva nell’aria un buon odore di abete e di erba tagliata. Provò a toccare il rubinetto di una doccia all’aperto che era lì sulla spiaggia e partì uno scroscio di acqua ghiacciata mentre un menu si materializzava in trasparenza sospeso a mezz’aria per la gestione della doccia. Giocherellò un po’ con il menu prima di continuare la sua passeggiata e si rese conto, ben presto, che tutto quello che vedeva o toccava era acquistabile e lo poteva provare sul momento.
Vedevi un letto? Ci cliccavi su, lo provavi, lo usavi e poi, se ti piaceva, lo compravi direttamente da lì. Ci passò più tempo del previsto scoprendosi un amante dello shopping (cosa che nella vita reale odiava) ed in un solo divertente pomeriggio aveva arredato e attrezzato tutta la sua bellissima isola personale.
Il secondo punto in agenda ma non meno importante era il suo look. Aveva speso un paio d’ore in editing per modellare il corpo del suo avatar ed il risultato era un fisico da supermodello solo che adesso gli servivano i vestiti. Aveva bisogno di un guardaroba ben fornito con capi per tutte le occasioni.
Consultò nuovamente la guida interna al sistema e, dopo aver esaminato varie proposte, scelse ‘LHC – London Handmade Couture’. Cliccò sul bottone ‘teletrasporto’ e ‘swooooshhh’ si materializzò davanti all’ingresso di un’imponente costruzione moderna con contaminazioni neoclassiche. Appena entrato sentì un odore di lavanda. Si avviò verso il settore uomo e toccò i maglioni ordinatamente ripiegati sugli scaffali. Avevano la consistenza morbida del cachemire. Ne provò qualcuno e ne scelse due poi passò al resto dell’abbigliamento e alle scarpe. In meno di 20 minuti aveva acquistato tutto ciò che gli occorreva: era pronto per la caccia.
Tornò ancora una volta alla guida e, questa volta aprì la sezione ‘Eventi musicali in diretta’. Cercò tra le pagine finché non gli cadde l’occhio su una locandina di un concerto rock. Cavolo! Era proprio quel concerto che si era tenuto un mese prima nella sua città e che aveva perso. Lo doveva assolutamente andare a vedere. Lesse l’articolo linkato. Per l’occasione pare avessero ricostruito in SL, fin nei minimi dettagli, lo stadio di San Siro e il cantante del gruppo pare avesse seguito di persona la realizzazione dell’ambiente virtuale, delle luci, degli effetti speciali in modo che fossero del tutto identici alla scenografia allestita, a suo tempo, a San Siro. Gli avatar del complesso, continuava l’articolo, erano stati costruiti con cura maniacale in modo da sembrare assolutamente reali e identici agli originali. Il gruppo avrebbe suonato in studio e l’audio sarebbe stato trasmesso nello stadio virtuale con estrema fedeltà. I musicisti si sarebbero mossi sul palco con le stesse movenze delle controparti reali visto che durante il concerto a Milano un sistema di motion capture aveva catturato e memorizzato gli stili di ognuno di loro.
Era il concerto giusto da andare a sentire. La missione restava ‘rimorchio a tutti i costi’ ma, alle brutte, avrebbe almeno sentito un concerto leggendario e sperimentato questa nuova tecnologia in azione. Vestì il suo avatar con una giacca di pelle, si applicò dei tatuaggi, un ultimo controllo ai capelli e si teletrasportò.
Appena atterrato, un ragazzone, tatuato anche lui, gli diede un biglietto con su scritto J-12 e gli mise un timbro sulla mano. Mattia sentì il fresco dell’inchiostro sulla pelle. Passò oltre ed entrò nello stadio di San Siro! Passeggiò un po’ per la struttura mentre sul palco una cover band intratteneva il pubblico in attesa dell’inizio del concerto. Era tutto di un realismo impressionante. Esplorò ancora un po’ e poi si avviò verso la sua poltrona. Fila J posto n.12. Si sedette e iniziò ad osservare il pubblico tra l’incuriosito e il divertito. Diversi personaggi strambi si aggiravano nei paraggi ma la cosa che lo ipnotizzava erano le ragazze. Bellissime e con fisici da paura (avrebbe detto il suo migliore amico ‘c’&egrave tanta roba’). Seduta accanto a lui, ad esempio, c’era una ragazza bella, ma proprio bella, il cui seno sembrava voler esplodere da sotto la giacca e con una gonna talmente corta che, Mattia ci avrebbe scommesso, a contatto con il tessuto della poltrona c’erano le sue mutandine’ sempre ammesso che le portasse. Era perso in queste considerazioni quando applausi ed urla scomposte esplosero nello stadio. La band era entrata in scena tra fumo e luci laser.
Il leader del gruppo salutò e ringraziò il pubblico. Poche parole di introduzione, un attimo di silenzio carico di attesa e, dal silenzio più assoluto, partì un assolo di chitarra elettrica. Era l’intro del loro brano più famoso. Mattia conosceva a memoria ogni singola nota di quel brano ma la versione che stavano suonando era riarrangiata in modo particolare e ti prendeva dentro. Si stava lasciando trasportare dalla musica e quasi dimenticava il suo vero obiettivo della serata quando a richiamarlo all’ordine fu il profumo della sua vicina di poltrona che gli si insinuò nelle narici. Inspirò e girò impercettibilmente la testa. Lei continuava a fissare il palco come se nulla fosse, come se la mano che gli accarezzava il ginocchio non le appartenesse. La ragazza si mordeva appena il labbro inferiore e questo era l’unico indizio dell’intenzionalità del gesto. Le dita di lei gli strinsero un attimo il ginocchio ed iniziarono una lenta risalita. Mattia si mise comodo sulla poltrona e in breve tempo la mano raggiunse i bottoni dei suoi pantaloni. Li sbottonò uno ad uno con studiata lentezza poi le dita si insinuarono dentro le sue mutandine. Sentì la mano fredda circondare il suo pene e stringerlo. Lo tenne un po’ così, stretto, poi, con un gesto elegante, lo tirò fuori dai pantaloni. La ragazza iniziò lentamente a masturbarlo e, ogni volta che la pelle veniva tirata giù scoprendo il glande, l’aria fresca lo faceva eccitare un po’ di più. In poco tempo raggiunse la piena erezione e il concerto divenne solo un sottofondo musicale. In un lampo si erano dissolte tutte le sue inibizioni. La gente intorno non esisteva più. Tutti i suoi sensi erano concentrati su quella mano, adesso calda, e sul suo pene duro.
Fu a questo punto che la ragazza lo fissò negli occhi e, continuando a fissarlo, scese con la testa verso il suo glande. Lo accolse lentamente nella bocca e con la lingua umida prese a disegnare percorsi di piacere sulla pelle tesa. Un brivido intenso lo investì quando la ragazza si fermò un attimo e, sempre continuando a guardarlo negli occhi, iniziò a farlo scivolare lentamente nella sua bocca fino in fondo alla gola. Non si fermò finché il pene non fu del tutto dentro. Completamente. Fino in fondo. Mattia sentì il naso della ragazza toccare i suoi peli pubici. Restarono così qualche secondo, fermi, poi lui le infilò le dita tra i capelli e strinse forte. Prese un lungo respiro e le sfilò il pene dalla bocca, la afferrò per i fianchi, la sollevò e la fece girare. Il seno morbido poggiato sul velluto dello schienale della poltrona. Si posizionò dietro di lei e le sollevò la gonna. Si fermò un attimo ammirato da quella visione poi le dita tirarono giù lentamente il piccolissimo tanga scoprendo un sedere bello, tondo, sodo. La ragazza si afferrò i glutei con le dita e tirò verso i lati aprendo così alla vista i suoi orifizi. Lo guardò e disse con voce tremante dal desiderio ‘Non davanti. Stasera &egrave il mio compleanno: lo voglio di dietro’. Con i pollici Mattia le aprì il buchino che aveva un’adorabile sfumatura bruna e poggiò il glande. Lo sentì caldo e leggermente aperto mentre accoglieva appena la sua punta. Lo sentì stringere. I pollici tirarono ancora verso i lati e spinse lento ma deciso. Sempre di più. Senza fermarsi. Lento ma continuo il pene durissimo affondava nel sedere della ragazza che adesso stava gemendo. Era quasi un pianto e non si capiva se gemesse per il piacere o per il dolore per quel palo teso che la stava aprendo ma poi le parole non lasciarono dubbi: ‘Sì, sì, così. Non ti fermare. Continua, ti prego. Riempimi. Aprimi. Così, così’. Per Mattia fu il colpo di grazia. Le sue dita affondarono nella soffice carne dei glutei ed i suoi colpi si fecero violenti e veloci. Sentiva l’ano stringere forte la sua asta dura. Sbatté ancora forte dentro di lei finché il suo pene cominciò a vibrare. Trattenne il respiro e, con un ultimo violento affondo, le si conficcò completamente dentro e cominciò a venire. Lo sperma era tantissimo. Non era mai venuto così tanto in vita sua. La ragazza smise piano di gemere e lentamente scivolò in avanti e si accasciò facendolo fuoriuscire. Il buchino adesso era vuoto ma conservava la memoria del grosso pene. Si girò e si inginocchiò ai suoi piedi. Le mani si posarono sui fianchi del ragazzo e con la lingua iniziò a lambire il fallo ormai molle e ricoperto di sperma. Leccò e leccò ancora con cura e devozione finché l’asta non fu completamente pulita e lucida e, nel frattempo, anche di nuovo quasi dura, ma quando lui provò a forzare la sua bocca la ragazza gli diede un piccolo bacio sulla punta e disse ‘No, adesso tocca a me. Stringimi i capezzoli più forte che puoi’ disse offrendogli il seno e lui lo fece. Pizzicò tra le dita i capezzoli e cominciò a stringere. ‘Stringi di più, fammi male’ sussurro la ragazza. Mattia strinse più forte e lei cominciò a gemere e a muovere il bacino. Lo muoveva sempre più velocemente poi mise una gamba sul bracciolo esponendo il sesso aperto alla vista di Mattia ‘Schiaffeggiami tra le gambe! Adesso! Più forte che puoi!’. Mattia si ritrovò con il pene durissimo a schiaffeggiare il sesso esposto di lei che con il bacino andava incontro ai suoi colpi. La schiaffeggiò sempre più veloce fino a perdere il controllo. Gli addominali gli si contrassero e, mentre la ragazza urlava ed inondava la poltroncina di miele, Mattia spruzzò il suo seme ovunque.
Ci mise un po’ per realizzare di essere tornato in camera sua poi si rilassò e tornò a guardare il monitor lasciandosi catturare nuovamente dal DNA-IAS. Restò abbracciato a quella ragazza da sballo e finirono di godersi il concerto mentre lei teneramente gli carezzava il pene. Verso le 4 di notte sloggò e spense il PC. La mattina dopo avrebbe dovuto pulire le gocce bianche sul monitor, ma domani perché adesso aveva sonno, molto sonno.
FINE

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