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Racconti Erotici Etero

A teatro

By 3 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era San Valentino, era il 14 febbraio, e io ero single. Suonavo al teatro Ponchielli di Cremona con un’orchestra, ero il primo violino, la spalla, e dovevo darmi da fare.
Dall’altra parte del palco, di fronte a me, c’era il mio ex ragazzo a suonare il contrabbasso. Eravamo diventati ottimi amici dopo tutto quello che era successo l’anno precedente e ora eravamo capaci di tenerci testa a vicenda e a provocarci in ogni modo. Mi sedetti al mio posto sul palco, il sipario ancora chiuso, lo osservai sorridendo, in giacca e cravatta era stupendo e rabbrividii di piacere a pensare a ciò che era successo quella mattina, quando gli avevo chiesto se mi faceva provare a suo-nare il suo strumento. Mi aveva lasciato in mano il suo con-trabbasso mentre mi mettevo a ridere dato che la mia moderata altezza mi impediva quasi di arrivare a tenere le dita nella posi-zione giusta e si era posizionato dietro di me con la scusa di aiutarmi. Una manciata di secondi dopo mi faceva sentire la sua erezione appoggiata al mio sedere ben fatto. Continuò intanto a spiegarmi come dovevo muovermi e cosa dovevo fare, fingendo che tra noi ci fosse una distanza minima di un metro o più, mentre i restanti 70 elementi dell’orchestra non si erano accorti assolutamente di nulla. La stessa cosa era successa una mezz’oretta prima, dove avevo sentito ancora di più la sua pre-senza in quanto indossavo un corto vestito scollato e aderente, e non i jeans. Eravamo perfettamente complici, e non vedevo l’ora di capire se ci fosse stata una mossa successiva, dopo il concerto.
E ci fu.
Mentre infatti mi dirigevo verso i camerini a concerto finito mi incrociò:
‘Poi vieni nel mio camerino.’
Il mio corpo era in subbuglio, lo volevo, lo volevo tantissimo. Annuii quasi impercettibilmente, non volevo che tutti sapessero che cosa stava succedendo tra noi. Andai velocemente nel ca-merino che dividevo con altre due violiniste, mi sistemai, presi il mio cappotto senza indossarlo e frettolosamente uscii nel corridoio dirigendomi verso il suo camerino che era dalla parte opposta del mio.
Aprii la posta senza bussare, divideva il camerino con un altro ragazzo, il batterista, ma io non mi ero accorta del foglio attac-cato alla porta. Appoggiai con finta noncuranza il violino per terra, e guardai il mio ex ragazzo:
‘Beh, sono venuta a salutarti” Dissi quasi per giustificarmi.
Il batterista salutò, capendo i nostri sguardi, e si congedò n fret-ta, quasi compiaciuto dalla complicità che vedeva nei nostri occhi, chiudendosi la porta alle spalle. Eravamo soli.
Finalmente.
Mi avvicinai a lui, l’unico rumore era quello dei miei tacchi sul pavimento.
‘Complimenti per il concerto.’ Gli dissi con voce suadente, sussurrando all’orecchio. Gli sfiorai il collo con la mano destra, poi lo spogliai della giacca e mi avviai a slacciargli la cravatta, mentre lo guardavo negli occhi. Si avvicinò di più a me e ini-ziammo a baciarci, la sua giacca, la sua cravatta, la sua camicia, erano ormai sul pavimento.
Finalmente appoggiò le mani sul mio corpo, volevo mi spo-gliasse velocemente. Ma mi conosce, sa bene cosa voglio, e temporeggiò facendomelo desiderare ancora di più. Finalmente mi levò il copri spalle e lentamente abbassò con calma la cer-niera del mio corto vestito di pizzo e mi baciò il collo, soffrivo, volevo sfogarmi, ma non me lo permetteva, ogni volta che ten-tavo di arrivare all’allacciatura dei suoi pantaloni lui mi scostava le mani con delicatezza, voleva farmi impazzire, voleva che godessi tutti gli istanti al massimo. Sapeva che impazzivo e che lo volevo e per questo motivo cercava di far salire il più possi-bile l’eccitazione, cosa in cui è un vero mago. Il mio vestito scivolò a terra andando a fare compagnia alla sua camicia, mi spinse verso il muro. Abbassai lo sguardo e sorrisi: era eccitato ma non voleva essere scoperto. Liberai la mia mano sinistra avvolta nella sua e la feci scivolare lentamente dal collo alla cintura.
‘Adesso iniziamo a fare sul serio.’ Gli sussurrai all’orecchio mentre entrambe le mani erano impegnate nell’allacciatura dei suoi pantaloni. Lo guardai negli occhi e lo baciai di nuovo mentre lentamente iniziavo a fargli una sega, notai che era teso.
‘Rilassati’ – Gli sussurrai ‘ Non ci vede nessuno.’
Baciai il suo collo e pian piano scendevo al petto, la pancia, il basso ventre’ arrivai al suo cazzo di grandi dimensioni e lo baciai con cura dall’alto al basso e da lì tornai verso l’alto lec-candolo tutto, volevo che anche lui impazzisse, volevo che mi desiderasse più di ogni altra cosa e al solo pensiero di averlo dentro di me mi bagnavo. Mi slacciò il push-up che prontamen-te feci scivolare per terra insieme a tutti gli altri indumenti. Mi soffermavo sulla sua cappella e continuavo e leccarla mentre le mie mani più in basso gli facevano una sega continua, quando sentivo che stava per venire mi fermavo e poi ricominciavo in modo da aumentare il suo piacere.
Le sue mani mi toccavano ovunque ed a ogni suo tocco rabbri-vidivo di piacere, poi mi sollevò, di peso e mi appoggiò al ta-volo bianco, mi allargò le gambe osservando ciò che tempo prima era stato suo per la prima volta. Affondò il viso tra le mie labbra bagnate, era un maestro in quel lavoro ed era capace di farmi venire in qualche minuto. Soffocavo le mie urla mor-dendomi le labbra a sangue. Venni velocemente come avevo previsto, ma non avevamo ancora finito ed entrambi lo sape-vamo bene, molto bene. Era estasiato dalla visione che aveva nello specchio, la mia testa all’indietro dal troppo godere, la schiena inarcata, il sedere perfetto appoggiato a quel bianco ta-volo elegante.
Lo attirai a me e lo baciai con foga mentre la mia mano destra aveva ripreso il suo cazzo e con lui una sega, la mano sinistra invece, posata sulle sue spalle, lo tirai ancora più vicino a me e indirizzai il suo cazzo nella mia figa ormai completamente fra-dicia. Ora toccava a lui. Spinse leggermente per non farmi male, ma io non ce la facevo più.
‘Smettila di giocare ‘ Gli dissi ‘ E fai sul serio, sbattimi come facevi una volta.’
Mi sentivo una troia a scopare in quel modo, in un camerino del teatro, e mi eccitava da morire. Mi zittì baciandomi ed entrò in me con colpi che diventavano sempre più forti ogni volta e che mi faceva sentire viva, piena, completa.
Aveva questa capacità lui, di farmi sentire completa. Continua-va ad affondare mentre teneva le mie gambe aperte. In quella posizione non mi permetteva di muovermi o fare nulla, potevo solo godere e continuare a farlo. Così chiusi gli occhi concen-trandomi sui suoi affondi che continuavano forti e potenti. Po-co dopo mentre il suo lavorò continuava iniziò a baciarmi il collo e la sensazione della sua lingua sulla mia pelle mi provo-cava una scarica elettrica che partiva dal collo e ovviamente fi-niva lì, alla mia figa occupata dal suo membro stupendo. Lec-cando arrivò ai miei seni, stuzzicava i miei capezzoli, turgidi ed eretti, e succhiava, e mordicchiava, e io dovevo continuamente mordermi le labbra per non urlare quanto godevo.
‘Ti piace eh? ‘ Mi diceva ‘ Ti piace. Guarda come godi. Mi fai impazzire.’
Dopo quelle parole ero prossima a un secondo orgasmo e venni di nuovo, lasciandomi scappare qualche urlo di godimento.
‘Adesso ti faccio venire un’altra volta, vedrai.’
Quando eravamo insieme era capace di farmi venire molte volte in una sera, conosceva ogni angolo del mio corpo e lo cono-sceva bene. E io capii cosa avrebbe fatto, e solo al pensiero quasi ebbi l’orgasmo che mi aveva promesso. Sfilò il mio cazzo tra i miei umori, mi alzai e mi prese con forza, mi baciò con foga, mentre le nostre lingue sembrava danzassero un ballo erotico. Mi spinse al muro con forza, le sue mani potenti mi sollevarono, entrò in me in una volta mentre io gli cingevo le gambe dietro la schiena per agevolarlo e in modo che il suo cazzo entrasse il più possibile dentro di me. Mi piaceva quel sesso forte, mi piaceva mi sussurrasse frasi spinte all’orecchio, mi piaceva che fosse lui a imporre il ritmo, mi faceva sentire sua, come se il suo godere fosse per me l’essenziale, e a me questa cosa faceva impazzire. Ripetevo il suo nome come se non sapessi altra parola. Conosceva il mio corpo e mi fece ve-nire di nuovo, lui invece resisteva e io ero sfinita ma con una voglia non ancora soddisfatta: volevo il suo sperma. Gli presi in mano il cazzo sempre eretto ed enorme, poi ricominciai a fargli un pompino mentre lui impostava il ritmo tenendomi la testa. Anche questo mi piaceva e mentre lo spompinavo ricominciai a inserire due dita nella mia figa aperta e bagnata. Sentivo il suo cazzo pulsare nella mia bocca e continuavo il mio veloce su e giù mentre aspettavo il frutto del suo godimento nella mia bocca. Finalmente lo sentii e lo assaporai con gusto, e poi venni di nuovo anche io, che avevo continuato a masturbarmi con foga mentre lo spompinavo. Infine mi alzai e lo baciai per la millesima volta.
‘Complimenti anche a te per questo concerto.’ Mi sussurrò all’orecchio provocandomi un ultimo brivido.

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