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Racconti Erotici Etero

A volte…il destino

By 27 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Una sera come tante altre finisco i miei lavori e nel silenzio della mia casa prima di addormentarmi mi collego su quel sito. Là &egrave sempre così, non appena ti manifesti online ti si avventano addosso in diversi Dom, o meglio sedicenti tali, come fossero avvoltoi, cercando di farti loro schiava in pochi minuti. Ma non &egrave così che funziona, per questo tante volte mi collego offline e nell’ombra contatto io chi conosco o chi mi interessa. Non quella sera. Quella sera mi sono resa visibile e ho cominciato a chattare con qualcuno finché mi arriva il suo saluto. Guardo il suo avatar, una donna sensuale con lunghe gambe in lingerie e con i polsi legati, lo trovo elegantemente sexy e mette in chiaro subito cosa gradisce. Leggo tra le sue informazioni… si presenta come Dom, altezza, peso, capelli, colore occhi, stato sentimentale, insomma le solite cose, un quadro soddisfacente…età…29 anni…ahahahah un bambino. Potrei quasi essere sua madre con i miei 39. Cerco di rispettare tutti quando sono online, cerco sempre di rispondere e se sono realmente non interessata metto fine dicendo che sto già chattando con un’altra persona ma che spero di poterlo conoscere in un’altra occasione. Quindi rispondo brevemente anche a lui, un saluto striminzito ma educato. Poi continuo la mia chat.
La sua risposta non tarda ad arrivare e comincia a travolgermi di domande. Non voglio chiudere o passare, ma sto parlando con un altro, perciò sono lenta nelle risposte. Lui risentito e offeso mi fa presente che non &egrave di suo gradimento che io sia distratta da altre conversazioni e che se non voglio continuare basta dirlo. Nel leggerlo sorrido…un ragazzino viziato e presuntuoso che mi fa la paternale…ma che si fotta. Gli dico che per stasera devo chiudere e che spero di poterlo conoscere un’altra volta. Lo saluto e continuo indisturbata la mia chat offline.
Sono convinta che il giovane rampollo mi abbia già rimossa dai suoi pensieri, ma qualche sera dopo mi ricollego e lui mi ricontatta. Stavolta mi fermo ad ascoltarlo e dopo i soliti convenevoli e lo scambio iniziale di informazioni reciproche, ecco che il ragazzino ha una marea di punti in comune con me. Ecco che man mano ho di fronte non più il pregiudizio della giovane età, ma l’essere reale con i suoi difetti e le sue peculiarità. Iniziamo a sentirci sempre più assiduamente e a scoprire particolari sempre più intimi di noi. Passiamo ad una chat privata che usiamo quotidianamente. La mattina non inizia senza il suo buongiorno. Poi decidiamo di vederci, di conoscerci di persona. Il nostro patto &egrave che il tempo che passerò con lui sarò sua.
Decidiamo di incontrarci in terreno neutro e ad un orario neutralissimo: di mattino per colazione. Ci prendiamo entrambi la mattinata libera, nella peggiore delle ipotesi dopo mangiato ce ne torneremo ciascuno alla propria attività. Parcheggio poco distante dal bar e scendo senza ombrello, piove leggermente e il vento scompiglia i miei capelli. Vorrei correre ma il mio tacco a spillo me lo impedisce, insieme ad un timore dell’ultimo minuto. E se non gli piaccio così prima impressione? E se lui non piace a me? Ci siamo scambiati qualche foto e lo riconosco seduto ad un tavolino appartato in un angolo del bar che dà sulla strada, gli do una rapida occhiata, poi intimidita cambio direzione allo sguardo. Entro e mi dirigo dritta verso di lui, sono molto alta con quegli stivaletti, sono vestita interamente di lana, leggins e una maglia fasciante. Appena mi vede si alza e mi raggiunge, noto sul suo viso una specie di smorfia delle labbra, mi porge la sua mano e mi bacia sulle guance facendomi irrigidire, poi mi fa accomodare di fianco a lui. Io sono molto agitata e mi tremano le mani. Cominciamo a parlare e lui mi fa un sacco di domande e sta seduto comodo ad osservare ed ascoltare, vuole che stia ferma immobile, ma io non riesco. Mentre parlo mi fa tenere i palmi delle mani immobili appoggiati sul tavolino. Per farlo la schiena deve stare rigida e scomoda, perciò ogni tanto muovo le gambe e i piedi. Lui mi infila una mano tra le cosce lì nel bar e mi divarica le gambe. Io cerco di resistere e non farlo ma lui lo vuole e così mi ritrovo ad ubbidirlo. Il tempo scorre, stare con lui mi emoziona, parlare e sentirlo parlare mi piace anche se la mia postura non contribuisce di certo a rilassarmi. Mi fa salire sulla sua macchina e mi lega i polsi, mi fa tenere le gambe aperte e accende il motore. Sono su un’auto in movimento, legata e a gambe aperte con un uomo conosciuto su internet che potrebbe essere anche il gemello di Barbablu, che mi tocca l’interno delle cosce, ma anziché essere impaurita o preoccupata ecco che qui sola con lui svaniscono le tensioni e finalmente inizio a rilassarmi. Mi piace sentirmi legata e in suo potere, mi fido di lui, sento che non mi farebbe mai nulla che potrebbe nuocermi.
Mi riporta alla mia auto, mi slega, ci salutiamo.
Scendo e ancora pioviggina, mi dirigo alla portiera della mia auto e mi accorgo che anche lui &egrave sceso dalla sua e mi viene incontro. &egrave di fronte a me, siamo quasi alti uguali, siamo così vicini che i nostri visi si sfiorano, le sue labbra mi toccano il collo e i suoi denti improvvisamente ne afferrano la carne e stringono forte, mentre una mano si impossessa di un seno e lo stringe e lo contorce. L’altra mano scivola lungo la schiena e raggiunge il mio sedere e lo tasta e lo afferra. Non mi aspettavo tutto questo, il mio corpo però lo voleva. Ho il cappotto sulle spalle e per proteggerci dalla pioggia lo metto sulle nostre teste, una mano &egrave impegnata a reggerlo, l’altra gli afferra le spalle e si ancora a lui come se fosse la mia unica ragione di vita, mentre la mia bocca raggiunge il collo e l’orecchio e la lingua li lecca e le labbra li baciano. Dalla mia bocca escono gemiti carichi di desiderio, il mio sesso si inumidisce e pulsa voglioso di poter avere di più, mentre il bacino cerca l’incastro contro il suo pube e si sfrega su di esso alla ricerca di eccitazione. Siamo in mezzo ad una strada, piove ed &egrave quasi mezzogiorno. Dopo avere bastonato una qualunque forma di eccitazione nascente, salgo in macchina frustrata e frastornata, con un sacco di emozioni senza nome, tutte da sondare e catalogare, con la certezza che quell’incontro non sia stato infruttuoso. Porto a casa non solo i segni sul collo e un indolenzimento al seno destro, ma anche la certezza di avere conosciuto un uomo che farà parte della mia vita a lungo.
Appena ci risentiamo parliamo degli ultimi istanti dell’incontro, brevi ed intensi. “Ti sei anche eccitato, eh! Ho sentito la tua erezione mentre mi incollavo a te!”
“No, assolutamente, quella era solo la tua immaginazione”.

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