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Racconti Erotici Etero

Abbess Eilis

By 24 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Il College era raccomandato per la professionalità dei docenti e per la particolare didattica alla quale si ispiravano.
Durante l’estate, terminati i corsi regolari, si dedicavano al perfezionamento, soprattutto, della lingua e letteratura inglese, con interessanti accenni al gaelico.
Il luogo era abbastanza pittoresco, a sud di Dublin, nei pressi di Wicklow, chiamata il giardino d’Irlanda. Permanenza prevista, due mesi. Trattamento di pensione completa, compreso sabato e domenica, in camera singola con servizi.
Insomma, tutto era attraente.
Ed eccomi al College. La Receptionist mi dice che Abbess Eilis, la Badessa del College, mi attende per il saluto di prammatica, mi fa accompagnare al secondo piano dell’austero ma luminoso edificio.
Bussa, l’accompagnatrice, alla risposta ricevuta mi fa entrare, chiude la porta.
Stanza ampia, arredata con bei mobili antichi. In fondo, dietro la scrivania, una donna: abbastanza alta, vestita di scuro, con camicetta a risvolti bianchi, occhi verdi, profondi, capelli nerissimi. Un volto simpatico, aperto, cordiale. Mi invita a sedere, di fronte a lei.
Si presenta.
‘Sono la direttrice responsabile dei corsi estivi, e nel contempo la Badessa, perché il College &egrave affidato alle cure del nostro Ordine. Abbess Eilis, come qui mi chiamano.’
Mi guarda e sorrise.
‘Sa il corrispondente italiano di Eilis?’
‘No, mi spiace.’
‘Eilis viene dal Gaelico AY-leesh, che significa ‘cosacrata a Dio’, quello che in Irlandese &egrave Eilise, in Inglese puro Elizabeth, la vostra Elisabetta che in ebraico vuol dire ‘Dio &egrave il mio giuramento’,’
‘Per favore, mi chiami Piero, ma io, mi scusi, come devo chiamarla?’
‘Se vuole Ma’ Eilis, altrimenti come meglio le aggrada.’
‘OK, Ma’ Eilis. Sono un uomo disciplinato.’
‘Lei, Mr Volpi, a quanto leggo, ha conseguito il dottorato in economics, e desidera ‘improve your English’. Vero?’
‘Soprattutto cercare di capire il giusto uso di tale lingua, per conoscere meglio chi parla l’Inglese.’
‘Bene, noi faremo del tutto per farle raggiungere tale scopo. Adesso sarà accompagnato nella sua camera, dove troverà il suo bagaglio. E’ al quarto piano di questo edificio, nell’ala opposta a quella dove alloggia parte del personale, me compresa. Mi auguro che sia tutto di suo gradimento. Troverà le informazioni che riguardano orari, il programma che &egrave stato preparato per lei, e l’elenco dei docenti che si interesseranno di lei. Benvenuto.’
Mi tese la mano, mi alzai, la strinsi cordialmente, salutai, uscii.
L’accompagnatrice mi condusse nella mia camera-studio.
Ampia, accogliente, luminosa. Una porta conduceva nel bagno, con la finestra che dava sul retro, sul cortile, mentre quella della camera era sul fronte principale dell’edifico. Mi colpì subito il fatto che ci fosse una grossa vasca di porcellana e non la doccia. C’era, però, il tubo flessibile che terminava con la caratteristica ‘cipolla’ forata.
Era quasi l’ora della cena, mi detti una rinfrescatina e scesi al piano terreno, l’accompagnatrice mi aveva fatto vedere il lungo corridoio che conduceva nell’edificio retrostante, sede di alcuni servizi, uffici, e della mensa. Non fu difficile trovare la grossa scura porta di legno con la targa ‘MESS’.
Mi accolse l’head waiter che mi accompagnò al tavolo, e mi disse che per il momento ero solo, il mio dirimpettaio non era ancora giunto, lo attendevano per la settimana successiva. Aggiunse che si chiamava Alan, e che la cameriera del tavolo sarebbe giunta subito.
Dopo la cena andai in sala lettura, feci conoscenza di un occhialuto tedesco, ma preferii ritirarmi subito, perché ero abbastanza stanco.
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Dormito profondamente, svegliato abbastanza presto, andato nel bagno, aperta la finestra’
Sono restato con gli occhi sbarrati.
Di fronte, al di là del piccolo cortile, era spalancata un’altra finestra, vicinissima, tanto che potevo distinguere ogni particolare. Ma non erano stati i ‘particolari’ a colpire la mia attenzione, a sorprendermi, ma uno spettacolo inaspettato e favoloso. Una vasca da bagno, acqua, schiuma, dalla quale emergeva un favoloso ed eccezionale deretano, chiaramente femminile, che proseguiva con una altrettanto incantevole schiena e una bella testina coi capelli neri raccolti in cima.
La proprietaria di quel ben di dio era a pancia sotto, e poltriva pigramente.
Magnifico grosso culo, portentoso, straordinario. Mi domandavo chi potesse essere la posseditrice di tali tonde, carnose, tornite, appetitose e turgide chiappe che dovevano essere ben sode. Mi accorsi che avevo mimato spontaneamente il gesto di morderle. Non solo, ma ‘dick’, come chiamavo il mio sempre affamato fallo, mostrò di gradire lo spettacolo e di essere all’altezza di goderlo pienamente.
Ma chi era?
Si alzò, era alta, ben piazzata, si voltò e’ per bacconaccio’ ma quella era Abbess Eilis, e chi poteva immaginare che sotto i panni nascondesse tanta provvidenza della natura. E che tette, magnifiche, belle, rigogliose, ed anche ben sostenute. Una magnifica pancina e un lussureggiante folto cespuglio riccioluto, a forma di triangolo che le impreziosiva il pube, ma nascondeva il più bello.
Chi lo avrebbe detto, la matura Abbess aveva un corpo statuario meraviglioso. Proprio quella che goliardicamente chiamavamo una bene’ficata dalla natura. Ma in lei erano bene anche fondo schiena e gagliarde tette.
‘Dick’ era smanioso, in cerca di coccole, di carezze, e ci volle del bello e del buono per dirgli di star calmo, di aspettare.
Abbess Eilis uscita dalla vasca, si asciugava, lentamente. Aveva poggiato un piede sul bordo e passava l’asciugamano sul ventre, sulle gambe, lasciando chiaramente intravedere che nel bosco c’era una splendida ed accogliente valle del paradiso.
Non si era accorta che io la stavo contemplando, anche perché avevo accostato le ante della finestra.
Si girò su sé stessa, sciolse i lunghi capelli e uscì dalla mia vista.
A colazione era la suo tavolo, la salutai gentilmente, mi chiese se avessi trovato tutto di mio gusto. Le assicurai che era tutto perfetto. Aggiunse che per ogni eventuale richiesta potevo rivolgermi direttamente a lei, anche se era nella sua camera.
‘E’ proprio sullo stesso piano, ma nell’altro corridoio, quello parallelo al suo.’
Un sorriso incantevole, e l’augurio di una buona giornata.
Mentre mi avviavo al mio tavolo, stavo già pensando a un certo piano che, però, poteva anche significare un mio improvviso e rapido allontanamento dal College.
Comunque, non era possibile andare avanti in quel modo per due mesi!
^^^
E fu così che l’indomani mattina mi svegliai di nuovo prestissimo, mi accertai che Abbess Eilis fosse nella vasca. C’era, e questa volta dalla schiuma emergevano le rigogliose tette, mentre fluttuavano, leggermente, i riccioli più lunghi del suo pube.
Indossai il solo accappatoio, uscii, chiusi la porta e presi con me la chiave (forse erano tutte uguali) mi avviai verso la camera di lei. Abbassai piano la maniglia. Strano, la porta si aprì lentamente. Entrai. Già sapevo che ci sarebbero state grida di aiuto e sarebbe accaduto il parapiglia, Mi avrebbero arrestato per ‘attempted rape’, tentato stupro. Avevo proprio perduto la testa.
Rimasi in piedi, certamente pallido, risoluto al tutto per tutto. Ero arrapatissimo, avevo perduto la testa. Eppure Eilis doveva aver superato i quaranta, ed anche da qualche anno. Niente da fare, ero deciso.
Si aprì la porta del bagno. Apparve in tutta la sua sfolgorante nudità. Mi guardò con un’espressione di sbalordita sorpresa, ma non colsi cenno di paura, e tanto meno di terrore.
Si fermò di colpo.
‘Posso fare qualcosa per lei, Piero?’
Mi avvicinai. Era un gran bel donnone. L’abbracciai stretta e la baciai sulla bocca. Rimase immobile, senza reagire.
La guardai.
Scuoteva leggermente la testa, tra l’ amareggiato e il canzonatorio.
‘Torni nella sua camera, Piero’ la prego”
Io, intanto, avevo abbassato la mano ed avevo constatato quando tonde e sode fossero quelle appetitose natiche. ‘Dick’ era esultante. La strinsi forte’ glielo feci ben sentire, e tornai a baciarla, con maggior foga.
Non si sottrasse di scatto, ma restò con le labbra serrate. Poi, allontanò un po’ la testa, questa volta c’era tanta dolcezza nel suo sguardo. Mi carezzò la nuca.
‘Piero’., sono una vecchia religiosa’ potrei essere sua madre’. Si calmi’ per favore’ si calmi’ facciamo finta che non sia successo niente”
Ma che calmarmi! Un cavolo.
‘Dick’ era saltato fuori prepotentemente dall’accappatoio e s’era andato a rifugiare nel folto del bosco.
Abbess Eilis trasalì, mi fissò con occhi dilatati, nari frementi. Lessi il panico nei suoi occhi, che si riempirono di lacrime. Deglutì, ma non si allontanò.
Ancora un bacio, e la lingua si intrufolò tra le sue labbra, le forzò, riuscì a farle appena dischiudere, entrò saettante nella bocca.
Lei tremava, sentivo il suo ventre sussultare, abbassai la mano e afferrai ‘Dick’ per portarlo al posto giusto’
La sua mano afferrò la mia’
‘No’ no’. Per favore’ non l’ho mai fatto’ mai’ non conosco uomo”
Ingoiò rapidamente alcune volte.
La sua voce era debole, sommessa; il respiro affannoso, mormorava qualcosa, in inglese, poi nella mia lingua.
‘Signore’ ti prego’ Signore’ aiutami’ non abbandonarmi”
Mi guardò negli occhi.
‘No, Piero, no’ sono vergine’.’
La presi sulle braccia, era come abbandonata, senza forze, ed anche abbastanza pesante. La deposi sul letto, mi chinai a baciarle una mammella, a ciucciarle golosamente un capezzolo, e intanto con la mano frugavo delicatamente tra le sue gambe, nel bosco, nella valle, nel tepore umido che testimoniava la sua eccitazione. Titillai il piccolo clitoride, sentii che sobbalzava.
Era il momento di passare ad altro. Tuffai la testa tra le sue cosce, le dischiusi di più, la lingua dette una bella spatolata al tutto, si insinuò, toccò il clitoride, proseguì, si infilò tra le piccole frementi labbra ed entrò il più possibile, con movimento circolare, dentro e fuori, sempre più freneticamente.
Ora il suo bacino si muoveva, sussultava, e, finalmente, la sua mano si posò sui miei capelli, li carezzò. Ancora i sobbalzi del suo grembo e sentii qualcosa di caldo e acidulo che bagnava la mia instancabile lingua.
Alzai la testa per guardarla. Era di traverso, col sedere sul bordo e le gambe fuori del letto. Aveva gli occhi chiusi, le labbra tremanti, e un soffocato gemito era l’unico segno di vita.
Feci cadere l’accappatoio.
‘Dick’ era impazzito, impaziente, sembrava che il glande emettesse fumo.
Vergine o non vergine, non ne potevo più, stavo per scoppiare.
Puntai il glande all’ingresso umidiccio della sua vagina, e senza violenza, ma con decisione, la penetrai. Un piccolo irrigidimento iniziale, sembrò voler stringere le gambe, poi ‘Dick’ si fece baldamente strada in quella voluttuosa strettoia che lo fasciò deliziosamente.
Agguantai le sue tette, e cominciai un lento stantuffare.
Eilis spalancò gli occhi, mi guardò incredula che stesse vivendo quella incredibile avventura. Le sorrisi, la carezzai. I tratti del suo volto si ammorbidirono, rilassarono, addolcirono, mentre seguitavo a pompare con entusiasmo.
Cominciò a gemere, Eilis, sempre più insistentemente. Io dovevo mettercela tutta per non concludere troppo presto.
Il suo bacino si inarcò, si mosse, mi veniva incontro. Ansava, ora il gemito era come il gorgoglio di una fontana. Fu scossa da fremiti crescenti, il ventre era in tumulto, incrociò le gambe dietro la mia schiena, era squassata da sobbalzi travolgenti e incontrollabili, e l’orgasmo la dominò completamente’
‘Oh, mio dio’. Ooooooooooooh’ oooooooooooooooooooh!’
E mentre il mio seme irrompeva in lei, sentii che era sorpresa per quanto la stava riempiendo, che accoglieva avidamente, gustando la calda invasione del suo grembo’ la prima invasione’
Rimasi in lei a lungo.
Fu lei a sciogliere il nodo delle sue gambe. Mi sollevai, le sorrisi.
Era uno spettacolo meraviglioso quel corpo che ancora fremeva, ed era sempre più allettante, e invitante.
L’aiutai a sdraiarsi sul letto. Sedetti accanto a lei, e cominciai a carezzarla dolcemente.
‘Sarò dannata per l’eternità, Piero’.’
‘Anche adesso ti senti dannata?’
Mi tese la mano.
‘Sei un irresistibile tentatore.’
‘Sei una donna meravigliosa”
‘Ma io sono’. Ero’ votata a’.’
‘Sei bellissima”
Mi carezzò.
‘Sei tu il bellissimo, più bello e diabolicamente attraente di Lucifero.’
‘Vorrei restare con te, ancora”
Guardò l’orologio. Era ancora presto.
Senza parlare, con la testimonianza del nostro piacere che usciva da lei e scorreva lungo le gambe, si alzò, andò a scegliere un CD, lo mise nel lettore, lo accese, venne a sdraiarsi di nuovo accanto a me, e la sua mano afferrò ‘Dick’ che stava risorgendo.
Nella camera si sentì la voce calda e appassionata della cantante:
‘.tu mi hai fatto sentire
yeah, tu mi hai fatto sentire
splendente e nuova
come una vergine
accarezzata per la prima volta
come una vergine
quando il tuo cuore
batte accanto al mio
ti darò tutto il mio amore, ragazzo
la mia paura svanisce con rapidità
ho preservato tutto per te
perch&egrave solo l’amore può durare
sei così bello e sei mio
mi fai sentir forte, si mi fai sentire indistruttibile
perch&egrave il tuo amore ha sciolto
si il tuo amore ha sciolto
quanto era spaventato e gelido
come una vergine
Mi guardò teneramente, avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
‘Yes, darling, ‘Like a Virgin”
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