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Racconti Erotici Etero

ACQUE CHETE

By 8 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

“Scusa, sono in ritardo nel farti gli auguri di compleanno… auguri, Alex”
“Grazie Ary! Come pensi di sdebitarti per il ritardo?”

Alex &egrave un mio collega da un paio d’anni e spesso, come ora, comunichiamo via chat.
Quarantenne, alto, brizzolato e un modo di fare tranquillo ed equilibrato; ambizioso al punto giusto, a breve cambierà lavoro per avere nuovi stimoli e, perch&egrave no, fare carriera.
Nonostante io sia molto sulle mie, con lui si &egrave sviluppato in fretta un rapporto di fiducia reciproca; complice il fatto che ha iniziato da subito ad avere delle attenzioni nei miei confronti, ma in modo sempre molto scherzoso e pacato, tale da non risultare assolutamente fastidioso. Essendo entrambi felicemente sposati, &egrave evidente comunque che, anche se può fare la battuta, in realtà non si aspetta nulla e la cosa &egrave fine a se stessa.
E poi, diciamocelo, essendo io carina… ah già, non ho ancora descritto me: non sono più una ragazzina nemmeno io, ma mi difendo bene; altezza media che amo slanciare con un buon tacco, fisico asciutto ma con le curve al posto giusto, il tutto completato da un viso dai lineamenti dolci e labbra carnose. Non la bellezza appariscente, che ti giri a guardare per strada, ma quella più discreta che va scovata e assaporata con moderazione.
Dicevamo: essendo io carina, sono abituata ai colleghi che fanno i piacioni e ormai ho imparato come gestirli.

O almeno così credevo.

“Mah, ti offrirò un aperitivo…”, rispondo.
Diverse volte lui mi ha buttato lì un: “Ci faremo un aperitivo, un giorno” e ormai sapevo che era un modo di dire e non c’era pericolo che la cosa si concretizzasse.

Ma stavolta incalza: “Ok, ma questa volta fissiamo una data: ti va bene domani?”
Boccaccia mia! Avendolo proposto io ed essendo in debito, non posso certo rifiutare. E poi, penso, a breve andrà a lavorare altrove e se vorrò vederlo -e non mi dispiacerebbe mantenere i contatti- l’aperitivo dopo lavoro sarà il modo più comodo.

Accetto.

Alex non &egrave il mio tipo. &egrave senza dubbio un bell’uomo, ma non il mio tipo. Ha i lineamenti dolci, mai un filo di barba… e questi modi pacati che non me lo rendono minimamente attraente; &egrave inutile, io amo l’uomo forte e un po’ rude, perch&egrave tale mi piace a letto.
Tutto il contrario di Alex, insomma.

Per qualche motivo a me sconosciuto, decido comunque di non dire a nessuno dell’aperitivo, tanto meno a mio marito. “Glielo dirò a posteriori”, penso.

L’indomani ci troviamo al bar. Un po’ impacciati, perch&egrave infondo &egrave un ambiente nuovo per noi, ma Alex &egrave bravo a sciogliere i momenti di impaccio e ci ritroviamo a bere e chiacchierare allegramente come vecchi amici.
Esclusivamente per amor proprio, mi sono vestita un po’ più fasciata del solito, per evidenziare le curve, ma senza staccare troppo dall’abbigliamento quotidiano per non dare l’errata idea di essere interessata.
Noi donne siamo così: infondo, che lo ammettiamo o no, ci piace essere guardate; ed io so benissimo che, come gli ho dato le spalle per avvicinarmi al bancone a pagare, prima di uscire, Alex mi avrà guardato il culo e ci avrà fatto un pensiero inconfessabile sopra. &egrave nel gioco naturale tra uomo e donna, anche quando tra i due non c’&egrave alcun interesse: l’uomo guarda di soppiatto e la donna finge di non accorgersene e non saperlo; se l’uomo guarda in maniera più esplicita, tanto che la donna non può più fingere di non accorgersi, allora quest’ultima deve fare un po’ la stizzita. &egrave nel gioco delle parti.

Usciti dal locale, &egrave il momento di salutarci, ma Alex incalza: “Sali un attimo in macchina, che ti devo mostrare una cosa”.
Ingenuamente non dubito minimamente che la motivazione sia quella enunciata e salgo in macchina sua; tempo un secondo e me lo ritrovo sopra, che mi caccia la lingua in bocca con decisione.
Spiazzata, ricambio il bacio, ma non lo gradisco nemmeno un po’.
Mi sento violata come non mi era mai successo e percepisco lui come un perfetto sconosciuto.
Mi rendo conto solo in quel momento che infondo &egrave colpa mia, che gli ho dato spago, ma non era questo che volevo.

E, si sa, quando ci si &egrave baciati poi cambia tutto. Poi devi per forza iniziare a guardare lui come un uomo e non più come un collega, un amico, un essere asessuato!

Evito di insultarlo per non ferirlo e perch&egrave infondo so che &egrave anche colpa mia, ma gli spiego che… inutile girarci intorno… lui non mi interessa.

Anni prima avevo preso qualche sbandata e fatto qualche sciocchezza, ma poi mi ero sposata con convinzione e dal giorno del matrimonio non avevo mai tradito mio marito nemmeno con un bacio. E non era mia intenzione farlo.
Però sono ormai costretta a vedere Alex come un uomo, per cui intravedo attraverso la camicia che infondo ha dei bei pettorali. Io adoro i pettorali. Li adoro scolpiti, almeno un po’, e soprattutto virili. Noto con piacere che i suoi sono tali, ma questo non mi trattiene dalla mia decisione di salutarlo e andarmene a casa.

L’indomani saremo in riunione insieme; per fortuna ci saranno numerose altre persone, perch&egrave immagino già l’imbarazzo tra noi.
Anche se so che lui &egrave bravo a gestire i rapporti umani e sicuramente se la caverà molto meglio di me nel dissimulare.
Entro in sala riunioni e lui &egrave già lì; prendo posto volutamente abbastanza distante e in una posizione che non mi costringa a guardarlo in faccia costantemente e prego che la riunione finisca in fretta.
Come inizia a parlare, la sua voce mi turba. Ho sempre pensato che avesse una bella voce, ma mai mi aveva turbato. Si alza e mi scopro a guardargli per la prima volta il culo… ed &egrave un bel culo! Come ho potuto non accorgermi, in due anni, che Alex aveva un fisico così scolpito? Giacca e cravatta non evidenziano il fisico, &egrave vero, ma certe cose le noti se un uomo lo guardi davvero. Ed io capisco che non l’avevo mai guardato.

Mi scopro a desiderarlo potentemente.

Vorrei che mi sbattesse su questo tavolo, ora, anche davanti a tutti, non ha importanza: voglio che mi scopi con tutta la forza che ha.
I nostri sguardi si incrociano per la prima volta e lui mi legge in faccia a cosa sto pensando. Sono già eccitata, bagnata e vedere il desiderio anche nei suoi occhi peggiora solo la cosa.
Nessuno nota nulla, o almeno così spero, solo noi due.
Alex riesce a continuare a seguire la riunione ed intervenire in maniera coerente, io a malapena mi accorgo quando la riunione finisce.

Ci salutiamo davanti a tutti, tentando di dissimulare, e tempo due minuti e siamo collegati in chat.
Alex incalza: “Ary, ho visto come mi guardavi, cazzo! Ne dobbiamo riparlare!” E mi dà appuntamento a dopo lavoro in un parcheggino isolato, poco distante. Accetto. Adesso sì &egrave quello che voglio.

Passo le ore che mi separano da quel momento, domandandomi come avrà il cazzo e se e come lo saprà usare. E la mia eccitazione non accenna a svanire.

Arrivo all’appuntamento che lui &egrave già lì, salgo in macchina sua e gli do a malapena il tempo di salutarmi, che già gli sono addosso e gli caccio la lingua in bocca, accarezzando finalmente quei bei pettorali.
“Avevo intuito che eri una gran donna!”, esclama.
Non so se sia un complimento, ma in quel momento non mi interessa, vorrei solo il suo cazzo.
Lo tira fuori e non posso che restare piacevolmente colpita: un cazzo già piuttosto in tiro e di dimensioni tali che non puoi dire di no. Lui me lo legge in faccia e, con aria perentoria, mi intima: “Succhiamelo!”
Non mi aspettavo tali modi, ma la cosa non mi dispiace e mi chino immediatamente su di lui ed inizio a succhiargli la cappella, poi tutta l’asta. &egrave grosso e mi riempie la bocca. Ed ha un buon sapore. Lo faccio entrare ed uscire dalla mia bocca ed ogni volta che entra lo lascio scendere più in profondità. Alex mi accarezza la testa “Brava, troia!”. Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo, ma la cosa non mi disturba, anzi, mi eccita ancora di più, se possibile. E sono bagnata come non mai.
Ormai non mi basta più sentirlo in bocca, un cazzo così va sentito bene dentro ed a questo punto voglio sentire anche Alex come si muove. Per cui supplico il mio collega di penetrarmi. Non &egrave un invito o una richiesta: sono troppo eccitata, per cui &egrave proprio una supplica. “Sei sicura che vuoi che ti scopi?” Mi chiede. “Sì, scopami!” gli rispondo, adeguando la mia terminologia alla sua.
Al che ci spogliamo in fretta, per avere un totale contatto di pelle, e Alex mi si butta sopra e, senza tanti preamboli, mi caccia la cappella dentro la figa. Bagnata come sono, non incontra molta resistenza, ma date le dimensioni del suo cazzo sento comunque che mi sta riempiendo e questo inizia finalmente ad appagare il mio desiderio.
Quindi me lo caccia tutto dentro.
Si muove con decisione ed in maniera esperta, rallentando ed accelerando il ritmo a seconda di quel che richiede la situazione, tanto che devo trattenermi per non venire subito. “Senti come ti sto scopando, troia?!” Mi prende le braccia e, mentre stantuffa, me le porta sopra la testa, stringendole con le sue e rendendomi inerme e la cosa mi eccita ancora di più, ma non voglio cedere.
Quindi torna a stringermi forte i seni, quasi a farmi male, poi scende e avvicina un dito al mio culo, attende il tempo necessario per vedere se mi sottraggo alla cosa, ma io lo lascio fare, quindi inserisce il dito. Non reagisco, se non con un gemito di piacere. Ho la figa piena e così inizia a riempirsi anche il secondo buco. Lui capisce di poter andare oltre: “Voglio prendermi anche il tuo culo!” aggiunge “Adesso!”.
Mi spaventa un po’, viste anche le dimensioni, ma lo voglio anch’io, solo lo prego di fare piano. “Sei proprio la troia giusta!” esclama, quindi mi gira, mi mette alla pecorina e, sempre scopandomi la figa, inizia a lubrificare il buchetto ed inserire un dito, che &egrave sempre una sensazione piacevole… poi due, il che mi fa sentire piena al punto giusto… quindi tre… comincio a spaventarmi perch&egrave, per quanto eccitata sia, inizia a farmi male. Ancora una volta Alex sembra leggermi nel pensiero e mi tranquillizza: “Se ci stanno tre dita, ci sta anche il mio cazzo! Stai tranquilla, vedrai che ti piacerà…”. Estrae le dita dal culo ed il cazzo perfettamente in tiro dalla figa bagnata, mi sento irrimediabilmente vuota tanto che sto quasi per reclamare, ma &egrave questione di un secondo e sento la cappella entrarmi nel culo, con un po’ di inevitabile bruciore. Alex inizia a muoversi lentamente, per abituare le pareti, ed il bruciore lascia posto ad un godimento che mi rapisce tutti i sensi. “Senti come ti apro il culo, troia?!” mi chiede Alex, ansimando e sempre più incontenibile. “Sì, sento il tuo grosso cazzo tutto dentro il mio culo e mi sta facendo godere come una vera troia”, gli rispondo, stuzzicandomi da sola il clitoride, ormai completamente priva di freni inibitori. Ma quando non riesco più a trattenermi e sto per raggiungere il climax, si interrompe: “Non voglio venirti in culo”, aggiunge. Non so se &egrave perch&egrave non gli ispira o perch&egrave ha un ultimo barlume di rispetto o cosa, ma ancora una volta lo assecondo senza discutere. Mi fa girare e torna a scoparmi la figa, con una furia mai vista. Mentre spinge, restiamo occhi negli occhi… gronda di sudore ed ha lo sguardo assatanato ed i lineamenti stravolti dall’eccitazione; distoglie lo sguardo solo per baciarmi con prepotenza, quindi con un gemito mi fa intuite che sta venendo e infatti sento finalmente il suo grosso cazzo pulsare dentro di me, ed io con lui.

Restiamo immobili così, a guardarci inebetiti.

Per un attimo mi chiedo cos’ho fatto, ma prima di rispondermi constato di aver fatto bene a farlo.
Mentre esce dal mio corpo e torna sul suo sedile, gli dico che &egrave stato notevole e che… non credevo… altro che ragazzo tranquillo e pacato: era stata proprio una bella sorpresa!
“A chi lo dici! Non credevo certo che il sesso ti piacesse così tanto.
Vorrà dire che ci toccherà ripetere!”, mi risponde. “Beh, direi di sì: infondo sono la troia giusta, no?!”, lo incalzo. Alex distoglie lo sguardo un po’ imbarazzato e commenta: “Come suona diverso fuori da quel contesto, vero?”; &egrave di nuovo l’Alex che conoscevo fino all’altro giorno, equilibrato ed attento a non ferirmi. Ma a questo punto so che questa &egrave solo una parte di lui. Al che lo tranquillizzo subito: “Guarda che l’ho detto solo per ridere, non mi ha dato fastidio, anzi! Basta che domani, in ufficio, tu non chieda di quella troia della Arianna!”.
Scoppiamo a ridere.

Che situazione strana.
Mi ero giurata che non avrei mai fatto sesso senza amore, invece eccomi qui a constatare che Woody Allen aveva ragione: “Il sesso senza amore &egrave un’esperienza vuota. Ma, tra tutte le esperienze vuote, &egrave senza dubbio una delle migliori”.

Ci salutiamo con un bacio profondo che, se non fossi stata completamente appagata, mi avrebbe riaccesa immediatamente, ed ognuno via verso la propria vita usuale, come se nulla fosse successo. Ma consci e desiderosi di rivederci, l’indomani. Sono imbottigliata nel traffico mattutino. Le previsioni chiamavano pioggia, invece tra le nuvole fa capolino un timido sole. Tempo allineato alla giornata che mi aspetta.
Ho avvisato in ufficio che ritarderò alcune ore e infatti mi sto dirigendo dalla parte opposta, con un misto di preoccupazione ed eccitazione: oggi sarà un gran giorno!
Almeno lo spero.

Sono passati alcuni mesi dal “fattaccio”.

Anche quella doveva essere una gran giornata ed in un certo senso &egrave stata… indimenticabile.

Dopo più di un anno in cui non ci eravamo potuti incontrare, Alex ed io ci eravamo dati appuntamento al nostro solito parcheggio isolato. Ero eccitatissima e sapevo che lo era anche lui, per cui già mi pregustavo il momento in cui sarei salita nella sua auto e lui mi sarebbe saltato addosso, come aveva sempre fatto. Senza convenevoli. Con la decisione di chi attende da tanto, troppo tempo.

Arrivata al parcheggio, Alex era già lì che mi aspettava; gli ho dato un’occhiata veloce attraverso il finestrino: quanto tempo che non vedevo il suo viso! Mi sembrava quasi un estraneo, bench&egrave fossimo sempre rimasti in contatto via chat. Sono salita in macchina e, contrariamente alle aspettative, Alex non si &egrave mosso di un centimetro e siamo rimasti a guardarci per un minuto, che mi &egrave sembrato eterno, in assoluto silenzio.

“Ce l’abbiamo fatta”, pensavo tra me e me.

Ho rotto il ghiaccio io, avvicinando le mie labbra alle sue per riassaporarlo, dopo 15 mesi, ma ne &egrave seguito un bacio quasi dolce, di una delicatezza che non gli riconoscevo. Stavo quasi per preoccuparmi, quando Alex se n’&egrave uscito con un: “Sembra il primo appuntamento…!”. Anche a me faceva quell’impressione, e lì mi &egrave stato chiaro che la sua delicatezza era dovuta solo all’emozione del momento. E che, ancora una volta, i nostri stati d’animo erano perfettamente all’unisono.

Nel giro di qualche minuto, i baci si sono fatti più profondi e decisi, com’era da nostra abitudine, ed abbiamo cominciato a spogliarci reciprocamente, accecati dal desiderio. Era finalmente l’Alex che conoscevo. Le sue mani mi stringevano con forza i seni, mentre io gli slacciavo i pantaloni e ne estraevo un membro già piuttosto eretto; “Non me lo ricordavo così grosso!”, ho prontamente esclamato, in tutta sincerità.
Ricordavo invece perfettamente il piacere che mi aveva sempre regalato.

Come avevo fatto tutti quei mesi senza di lui? Non c’era stato giorno in cui non l’avessi desiderato!

Ed ora, finalmente, potevo appoggiare le mie labbra su quello splendido cazzo e lasciar scivolare il glande, poi tutta l’asta, dentro la mia bocca calda.
Mentre lo assaporavo, sentivo la mano di Alex scendere lungo la mia schiena, quindi due dita infilarsi con decisione dentro di me, strappandomi un gemito.
Ero già bagnata quand’ero partita da casa, tanta era la voglia di lui: ormai dovevo essere un lago di desiderio.
“Scopami!” gli ho detto alzando gli occhi, e non &egrave servito ripeterlo che già Alex stava prendendo un preservativo.

Ed &egrave stato in quel momento che &egrave successo ciò che non ci aspettavamo e che non sarebbe mai dovuto succedere: ho sentito dei rumori provenienti da dietro la nostra macchina!

“Cazzo, la polizia! Alex, copriti!”

Alex ha alzato a sua volta lo sguardo, appoggiandosi a me. Mi aspettavo qualche imprecazione colorita, invece “Questa &egrave la fine!”, &egrave stata la sua unica esclamazione.

“La fine di cosa?”, mi sono inevitabilmente chiesta, infilandomi in fretta e furia il perizoma, col cuore in gola.
Della nostra scopata odierna? Sicuro.
Della nostra storia? Probabile.
Dei nostri matrimoni? Non &egrave escluso.
Un brivido mi ha percorso la schiena.

“Rivestitevi e poi scendere e favorite i documenti, grazie”, ci ha intimato una poliziotta che nel frattempo aveva bussato al nostro finestrino. Di mezza età, mascolina e dall’aria un po’ sciatta, a differenza nostra non sembrava per nulla impacciata dalla situazione, quasi fosse pane quotidiano; due colleghi, uno smilzo e l’altro panciuto &egrave pelato, si erano mantenuti in disparte, annoiati.
Abbiamo eseguito senza proferir parola.

Quando ho visto annotare i nostri nomi e dati personali, con costanza e precisione, uno sotto l’altro, quasi mi &egrave mancato il fiato.
Ho guardato Alex, un po’ distante da noi, e sul suo viso cupo ho letto la mia stessa preoccupazione. Gli sono andata incontro trotterellando come una ragazzina colpevole e, ritenendo fossero “cose da uomini”, l’ho invitato ad informarsi sulle conseguenze di questa spiacevole situazione.

“Scusate -ha domandato quindi lui- ma… si tratta di un normale controllo?”

Se non fossi stata così agitata, sarei esplosa a ridere! E mi meraviglio del fatto che non l’abbiano fatto i poliziotti. Ci avevano trovati nudi, inequivocabilmente pronti ad accoppiarci in un’auto parcheggiata… con che faccia di bronzo era riuscito a fare una domanda simile?! Poche volte l’avevo visto a disagio e mi incuriosì il suo modo di reagire.

Invece evidentemente era la domanda corretta. Come sempre, era riuscito a gestire al meglio la situazione.

“Per questa volta facciamo che si tratti di un normale controllo”, ha risposto serio lo smilzo, “ma fate in modo che la cosa non si ripeta”, ha quindi aggiunto, come chiaro suggerimento.
“Certo certo!”, ci siamo affrettati a rispondere in coro. Quindi siamo risaliti in auto e ci siamo prontamente allontanati.

“Questa &egrave la fine”, mi rimbombava nelle orecchie.

Esaurita improvvisamente l’eccitazione, Alex ed io ci siamo ritrovati a parlare di qualsiasi banalità, tanto per ingannare il tempo e tranquillizzarci.
“Questa sarebbe da raccontare”, ci siamo detti, “peccato non poterlo fare… lo scriveremo su Milù!”, e ci abbiamo riso sopra.

Mi fu chiaro che, da quel momento, ogni poliziotto mi avrebbe ricordato questo frangente. Chissà se, negli anni, sarebbe diventato un ricordo all’agrodolce, come le marachelle di gioventù, quelle che ti fanno ripensare a tanti anni prima ed a persone che non vedi mai, anche se in quel momento erano così intime

Quando si &egrave fatta l’ora prevista dei saluti, ci siamo accomiatati senza nemmeno il coraggio di darci un bacio.

Mentre scendevo dalla sua macchina, Alex mi ha passato il sacchetto con dentro la confezione di preservativi che avrebbero dovuto accompagnarci nel piacere: “Li cestini tu, per favore?”

“Questa &egrave la fine”, mi rimbombò nuovamente nelle orecchie.

Ebbi un attimo di smarrimento. “Non dai proprio più alcuna chance alla nostra storia?” gli buttai lì, allontanandomi mesta verso il cestino.
“Chissà se mi starà guardando il culo”, mi chiesi mentre camminavo.

E io davo una chance alla nostra storia?
La testa mi diceva che era folle, ma in cuor mio sapevo di non essere pronta per chiudere questo capitolo.

Gettato il pacchetto, mi diressi verso la mia auto, ma vidi Alex che si sbracciava per dirmi qualcosa: “Certo che do un’altra chance alla nostra storia: troveremo un altro posto dove incontrarci ed in quell’occasione ricomprerò i preservativi!”

LA NOSTRA ALCOVA

“Ed oggi si sarà fermato in autogrill a comprare i preservativi”, penso, iniziando a vedere in autostrada i cartelli indicanti finalmente la mia uscita.
Alex mi sta attendendo al parcheggio fuori del casello: tempo qualche minuto e sarò da lui.

Quella di trovare un alberghetto per concederci la nostra intimità &egrave stata una decisione davvero sofferta, ma l’alternativa, dopo l’episodio della polizia, era quella di non vedersi più. E nessuno dei due era intenzionato a porre fine ad i nostri incontri così appaganti.

Per cui eccomi qui, a pagare e salutare il casellante e cercare con la sguardo l’auto di Alex.

Scorgo il mio amante in piedi accanto alla sua macchina, al telefono. Gli parcheggio accanto, mentre lui saluta l’interlocutore, e saliamo contemporaneamente nella sua vettura. “Chissà se anche questa volta si incanterà a guardarmi”, mi chiedo, invece vengo piacevolmente assalita dalle sue labbra, che mi accendono il corpo e mi spengono i pensieri; nel contempo la sua mano si infila tra le mie gambe, che scosto leggermente, e inizia a toccarmi attraverso i jeans, piena di desiderio.
“Ora scegliamo l’albergo”, esclama quindi Alex scostandosi e accendendo il motore. Risentire la sua voce calda e sensuale, con quell’inflessione che mi ricorda la sua provenienza da una città diversa dalla mia, non fa che accentuare la mia voglia di lui.

Tempo qualche minuto e parcheggiamo davanti ad un hotel non troppo grande e frequentato; entriamo e, non senza imbarazzo, lasciamo i documenti e prendiamo le chiavi della nostra alcova. Primo piano, stanza 116. “Penseranno che siamo colleghi che si divertono!”, esclamo, salendo in ascensore, ma Alex non sembra intenzionato a parlare del più e del meno, mi stringe a s&egrave e mi bacia con passione. Ha ragione: ormai ci siamo e dobbiamo dedicarci al nostro piacere.

La camera &egrave accogliente e le tende semichiuse creano intimità.
Come mi chiudo la porta alle spalle, Alex mi sbatte al muro e mi si butta contro; mentre ci baciamo, inizio a spogliarlo e sento finalmente la sua eccitazione premere contro di me. Lo voglio prepotentemente, vorrei che mi scopasse lì, in piedi, contro il muro, ma non voglio perdermi l’occasione di assaporarlo con calma e sfruttare questo spazio tranquillo per i nostri giochi.
Mi guardo intorno cercando ciò che voglio e so esserci: un grande specchio.
Io adoro vedere, guardare: di tutti i sensi la vista &egrave quello che mi eccita di più. Alex lo sa, per cui come gli faccio notare lo specchio mi ci trascina davanti a guardarmi mentre mi si pone dietro, stringendomi i seni e spogliandomi. I nostri corpi riflessi trasudano desiderio.
Alex tira fuori il suo grosso membro: “Succhiamelo troia! E guardati mentre me lo succhi! Guarda come sei brava!”. Mi inginocchio sulla moquette ed obbedisco. Lo specchio mi rimanda l’immagine di me con la bocca piena di Alex e lui con le mani sulla mia testa, che accompagnano il movimento.
Quindi il mio amante mi fa sedere sul letto a continuare il lavoro e inizia a filmare la scena col cellulare. Quando decide di passare oltre, mi fa stendere, mi apre con prepotenza le gambe ed inserisce due dita dentro di me. Ha dita lunghe e affusolate e le usa come chi sa come far godere una donna. Sono così eccitata che rischio di venire ad ogni movimento della sua mano e mi ritrovo ben presto a supplicarlo di sostituire le dita col suo grosso cazzo. Alex non se lo fa ripetere due volte, appoggia la cappella tra le grandi labbra ormai turgide ed inizia a penetrarmi.

I preliminari sono sempre molto piacevoli, ma l’appagamento dei sensi, per me, inizia solo quando sento il suo membro dentro di me.

Alex si muove deciso, mentre io gli accarezzo il petto definito e virile ed allaccio le gambe dietro la sua schiena, lasciandomi andare alle sue spinte sempre più profonde. “Mi piace sentire il tuo cazzo duro tutto dentro”, riesco a dirgli con voce strozzata. Mi asseconda quando lo invito a provare lo smorzacandela e per la prima volta mi ritrovo io ad essergli sopra e scegliere il ritmo. Ma so che anche questo non gli basterà a lungo.

E nemmeno a me.

“Voglio il tuo culo!”, mi fa girare alla pecorina, mi china il viso sul materasso ed inizia a stuzzicarmi la seconda entrata. Aspettavo questo momento, anche se mi fa sempre un po’ paura. “Adesso ti apro il culo!”, esclama, e inizia ad inserirsi. Lo sento entrare dapprima con delicatezza, poi con sempre maggior decisione, affondando un po’ di più ad ogni spinta, fino a cacciarmelo tutto dentro. Non trattengo i gemiti, sicura che nessuno, oltre a lui, mi possa sentire.

Se esiste qualcosa di più piacevole, a questo mondo, giuro che non l’ho ancora trovato!

“Questa volta ti vengo nel culo, troia!”, mi avvisa Alex, muovendosi con sempre maggior foga; rimango inerme e lo lascio fare, finch&egrave non lo sento pulsare.

Ci scindiamo e ci abbandoniamo sudati e soddisfatti sulle lenzuola.

Realizzo in quel momento che non sono mai stata così, su un letto matrimoniale n&egrave tantomeno in una camera d’albergo, con un uomo che non fosse mio marito; e per un attimo mi chiedo se ora, passata l’eccitazione, sarà imbarazzante.

“Dai che ci guardiamo il filmino!”, esclama Alex ponendoci davanti il cellulare, che mostra subito me con la bocca piena.
Dovrei vergognarmi, ora che ho di nuovo la mente lucida, invece scoppio a ridere e lui con me. “Guarda come sei troia!”, esclama divertito.
“Potrei usare quest’immagine per il mio profilo Facebook”, rispondo “sai quante richieste di amicizia riceverei?!” e scoppiamo nuovamente a ridere.

No, non &egrave imbarazzante per niente essere qui con lui.

Non &egrave imbarazzante nemmeno scorrere le foto del suo cellulare e vedere le immagini della sua famiglia: brutto a dirsi, ma anche quello risulta molto naturale, come lo sarebbe per due amici che si incontrano al bar. Non c’&egrave gelosia, non c’&egrave invidia, solo un sincero affetto per quelle persone a me estranee, che sono il fulcro della sua vita.

In effetti il nostro &egrave un rapporto strano, che &egrave arrivato impetuoso e all’improvviso e si &egrave andato a sommare a quelli che già avevamo, senza intaccarli n&egrave avere alcuna velleità di sostituirli. Un plus solo per noi, molto intimo e per certi versi radicato e profondo, che però resta sempre un plus.

Tra una chiacchiera e l’altra, Alex mi accarezza il seno e quando inizia a baciarmi capisco che &egrave pronto per ripartire.
Ne ho voglia anch’io… e quando mai non ho voglia di lui?!

Mi chino sul suo membro e lo assaporo nuovamente, questa volta con più tranquillità e meno fretta di arrivare al culmine. Alex mi lascia fare, finch&egrave non decide di penetrarmi; lo sento dentro ancora una volta, regalandomi un indescrivibile piacere. Non &egrave la furia cui sono abituata, adesso si muove più lentamente, col corpo aderente al mio, ma con ritmo costante e spingendo fino in fondo, creando un rapporto quasi dolce e di profonda fusione. “Toccati!”, mi invita, per cui iniziò a stuzzicarmi il clitoride, al ritmo della penetrazione. Chiudo gli occhi, mi abbandono completamente alle sensazioni che sto vivendo e raggiungo un orgasmo lento e viscerale, che mi appaga completamente il corpo e l’anima.

Lascio ad Alex un po’ di intimità mentre si fa la doccia, bench&egrave risulti estremamente naturale anche essere insieme nel momento di lavarsi e rivestirsi.

Recuperiamo tutti i nostri oggetti e lasciamo la stanza e l’albergo.
“Esperimento riuscito! Questo sarà il nostro nuovo luogo d’incontro”, concordiamo.

Ci salutiamo con un bacio profondo, fiduciosi che non sarà l’ultimo, ed imbocchiamo l’autostrada in direzioni diverse, come sempre ciascuno verso la propria vita.

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