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Racconti Erotici Etero

Al cimitero

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Il custode si avvicinò ostentando un’insolita disponibilità e fissò i due con aria pensosa. Lei aveva capelli chiari, non troppo lunghi, doverosamente trattati da qualche abile parrucchiere del centro. Non era bella, e si capiva che aveva già superato d’un pezzo la ventina. I suoi occhi, tuttavia, d’un verde tendente all’azzurro, spiccavano e davano luminosità ad un volto che, altrimenti, non sarebbe stato egualmente espressivo. Sotto al cappotto, aperto per via della giornata piuttosto assolata, indossava dei jeans invecchiati e, più sopra, una maglia fuxia aderente ed un cardigan di lana grigio.

“Chissà che culetto”, fu il primo pensiero del custode davanti a quella visione. Ma lei non era sola.

Lui indossava una felpa e dei pantaloni marrone e, sopra, un giubbotto di velluto sempre in tinta. Anche lui non era particolarmente bello, ma di sicuro aveva un buon fisico, spalle sufficientemente larghe e neppure un filo di pancia. Il suo sguardo era profondo ed il suo passo sicuro.

“Chissà come se la sbatte”, fu il successivo pensiero del custode.

L’uomo si rivolse garbatamente al custode chiedendo se potesse verificare l’esistenza, in quel cimitero, della tomba di un suo conoscente morto alcuni anni prima. Subito il custode attivò la ricerca.

In piedi nella piccola guardiola, in attesa della risposta, l’uomo e la donna si scambiavano occhiate di misteriosa complicità. Lei pendeva dalle sue labbra e lui pareva radiografarla col suo sguardo intenso e profondo. Si desideravano, non c’erano dubbi, ma al momento dovevano ottemperare ad un compito ben più importante. Ad un tratto, il custode richiamò la loro attenzione, aveva trovato qualcosa.

Un uomo, avente lo stesso nome e cognome di quello cercato dalla coppia, era sepolto in effetti in quel cimitero. Lui prese in considerazione l’età al tempo del decesso: 48 anni, “troppo giovane”, pensò, ma tuttavia invitò il custode ad accompagnarlo a visitare la tomba. Il custode appuntò qualche numero, controllò in tutta fretta una strana cartina e fece segno alla coppia di seguirlo.

L’uomo guardò la donna dai capelli chiari e, furtivamente, le chiese di appuntare su un quadernetto i numeri individuati dal custode. “Non avevo dubbi”, pensò lei in silenzio, ed obbedì alla richiesta dell’uomo. Poi entrambi presero a seguire il custode all’interno del cimitero.

I tre superarono una piccola piazzetta e si immisero sulla destra, in un viale piuttosto stretto all’inizio del quale sostavano degli operai. La donna aveva una strana andatura: camminando agitava il collo e non perdeva occasione per mettere le mani sull’uomo che era accanto a lei. L’uomo appariva deciso, così come quando era entrato, solo di tanto in tanto si spostava alla sinistra di lei: era chiaro che preferiva averla sempre alla sua destra. Gli operai osservarono gli strani visitatori ed uno di loro si portò istintivamente la mano sul sesso.

“Gran pezzo di fica”, pensò, osservando lei passarle davanti. “Gliene farei buttare di miele, se potessi”. Ma non poteva, e ciò riempì di soddisfazione l’uomo che accompagnava la donna, il quale passando aveva letto i pensieri dell’operaio.

Alla fine del viale, il custode svoltò a sinistra e si assicurò che la coppia lo seguisse. I due lo seguivano in effetti con attenzione ed erano a pochi passi da lui.

“Altro che tomba da cercare”, pensò con una punta di malizia l’uomo, “mi gioco la testa che se la monta non appena li lascio soli”. I tre fecero ancora alcuni passi, poi il custode indicò ai due una tomba piuttosto isolata e tornò alle sue faccende.

L’uomo osservò la tomba per qualche secondo. Pareva volersi convincere che si trattasse proprio della tomba giusta. Era quella, non potevano esserci più dubbi. Guardò negli occhi la donna e lei capì che era tempo di tornare fuori e comprare dei fiori.

Quando rientrarono nel cimitero, lui portava dei garofani bicolori ed un mazzetto di fiori bianchi e gialli che aveva scelto lei. Il custode li osservò ancora una volta mentre raggiungevano, questa volta da soli, la tomba che lui aveva loro indicato prima.

“Belle gambe la tipa”, pensò all’istante. “Sicuro che lui se la impala portandole le ginocchia al mento”.

Anche questa volta l’uomo aveva letto i pensieri del custode-maniaco e, anche questa volta, riuscì a stento a trattenere il sorriso. Finalmente, raggiunsero di nuovo la tomba e vi deposero sopra i fiori.

L’uomo appariva ora vagamente commosso. Guardò la fredda lapide e sussurrò qualcosa al vento. Non parlava alla donna, piuttosto sembrava rivolgersi direttamente al defunto. Dopo qualche minuto, lui indicò l’uscita alla donna, ma lei lo guardò provocante negli occhi e lo invitò a rimanere per fare un giro. L’uomo non oppose resistenza.

Si conoscevano da poco, è vero, ma lei aveva già imparato a riconoscerne la pura passione che lo animava in ogni circostanza. La sera prima aveva ricevuto il suo ultimo racconto erotico, e lei lo aveva letto tutto d’un fiato, stupendosi della sconfinata capacità d’immaginazione che lui possedeva. Sapeva che era lei, in quel momento, la sua musa ispiratrice, e ciò la lusingava parecchio. Non aveva bisogno di conferme per sapere che in quell’istante, in quel luogo, lui la desiderava fortemente. Non aveva bisogno di controllare l’erezione di lui sotto i suoi jeans: sapeva che quando le stava vicino il suo sesso era sempre duro.

I due imboccarono un viale più largo che terminava in uno stretto passaggio delimitato da due antiche cappelle. Attraversarono il passaggio e si trovarono in un piccolo spazio sufficientemente isolato. L’uomo diede appena un’occhiata in giro: nessuno. Quindi si tolse gli occhiali.

Era quello una specie di segnale, una sorta di rito che lei ormai conosceva bene. Non sapeva esattamente cosa lui le avrebbe fatto o chiesto di fare, ma sapeva che, in ogni caso, adesso lui l’avrebbe fatta godere.

Il custode, da lontano, non aveva perduto di vista la coppia per un solo minuto. Qualcosa gli diceva che lo avrebbero fatto lì, senza vergogna, tanto forte era la passione che li divorava. Corse quindi tra le lapidi ordinate e, giunto in prossimità dello spazio isolato, si nascose tra la vegetazione che cresceva fitta vicino il muro di una cappella. Non rimase deluso da quanto scorsero i suoi occhi.

L’uomo si era tolto gli occhiali ed aveva attirato a sé con determinazione la donna. Le aveva insinuato un braccio all’interno del cappotto aperto ed aveva fatto in modo che il suo bacino e quello di lei venissero a contatto. Con l’altra mano le aveva preso saldamente la nuca ed ora la stava baciando con impeto selvaggio. Di tanto in tanto si fermava e scostava il viso da lei, non perché avesse intenzione di fermarsi, ma perché, simile ad un felino che attacca, potesse leccarle il viso e la bocca prima di ricominciare.

La donna ricambiava quei baci con altrettanta passione. Con le gambe cercava di cingere l’uomo in modo che il suo sesso restasse incollato a quello di lui. Le sue braccia si perdevano all’interno del giubbotto marrone dell’uomo.

Ad un tratto, lui la girò e la spinse delicatamente ma con fermezza contro un albero vicino al muro di recinzione che delimitava quello spazio isolato. Il custode poteva vedere ancora meglio, adesso, quanto stava accadendo.

L’uomo baciava la donna sul collo e, contemporaneamente, faceva danzare le sue grandi mani sopra il seno di lei. Poi le sue mani scivolarono all’interno della maglia sottile e, da sotto, risalirono più in alto. La donna ebbe un leggero sussulto, dovuto forse all’improvvisa differenza di temperatura, ed accompagnò con le sue mani i movimenti dell’uomo.

Lui adesso la stava mordendo e le diceva che era proprio bella, che la voleva, che voleva sentire il calore della sua fica, che voleva sbatterla con forza. Poi le portò una mano tra le gambe e, sbottonatale i jeans elasticizzati, cominciò a tormentarle il sesso con tocchi sapienti. A quel punto la donna si girò di scatto e cominciò a baciare lei forsennatamente l’uomo. I suoi capelli erano assai scompigliati, il suo sguardo pareva allucinato. Poggiando la schiena sull’albero, attirò a sé l’uomo con una delle sue lunghe gambe, mentre con le mani cominciò ad annaspare con la cintura dei pantaloni di lui.

La donna gli chiedeva ora di liberare il suo sesso, di prenderla subito lì, selvaggiamente, senza perdere altro tempo. L’uomo, tuttavia, pareva non prestarle ascolto, impegnato com’era a mordicchiarle e succhiarle il seno che le aveva intanto tirato fuori dalla maglietta. Ad un tratto, però, lui capì che lei era pronta e quindi fece in modo che prendesse da sola quanto cercava con tanta brama.

La donna trovò subito la possente erezione dell’uomo e faticò non poco per liberare il sesso di lui dai boxer elasticizzati. Era caldo, umido e grande. Era sempre così quando lui le si avvicinava. Ora toccava a lui proseguire.

L’uomo estrasse dalla tasca del giubbotto un profilattico e ne strappò la carta protettiva con un morso ben calibrato. Sapeva che non poteva permettersi di danneggiare il prezioso oggetto, anche perché sapeva che quello era l’ultimo rimastogli e non sarebbe stato facile procurasene degli altri. Non riusciva a calzare, infatti, a causa della grossezza del suo sesso, profilattici comuni, e doveva sempre ricercarne un tipo particolare, di circonferenza più ampia di quelli comuni. Poggiò, dunque, l’oggetto sulla punta del suo sesso e lasciò che fosse lei a srotolarlo. Lei amava far ciò. La faceva sentire potente, padrona del gioco. Dopo qualche istante, con una stoccata decisa l’uomo entrò in lei.

Il custode aveva seguito i due col cuore che gli martellava in petto.

“Avanti, spaccale la fica”, pensava, guardando la scena con gli occhi dilatati. E nel frattempo aveva cominciato a toccarsi in modo indecente.

L’uomo sollevava adesso la donna con i colpi che trasmetteva al suo bacino. Avrebbe voluto dirle quanto le piaceva, come voleva che godesse sempre e solo per lui, che voleva che il suo sesso le trafiggesse il cuore. Eppure non diceva nulla. Sapeva che lei in quei momenti non c’era più, che vagava in estasi per sentieri sconosciuti, e non voleva riportarla alla realtà con le sue parole.

L’uomo stava per venire, lo sentiva. Afferrò quindi con incredibile forza i glutei di lei, per attirarla ancora di più a lui. Negli ultimi istanti le strofino la schiena contro l’albero, con grande impeto, ma sempre badando a non farle particolarmente male. Sapeva che lei amava essere dominata e posseduta completamente, come, d’altra parte, che in certi momenti le piaceva pure dominare. E proprio per questo suo desiderio di dominare fu lei, intuendo che lui era alla fine, a staccarsi dall’uomo e ad accovacciarsi ai suoi piedi. In un attimo svilò il profilattico dal sesso congestionato e, con grande voglia, lo prese in bocca appassionatamente.

Lui venne subito, inondandole la bocca di un nettare dolce e salato a un tempo. E lei ingoiò tutto, come sempre, e come sempre si carezzava tra le gambe mentre ingoiava.

Lo avevano fatto, proprio lì, al cimitero, e non avevano provato vergogna. L’uomo aiutò la donna a rialzarsi e, dopo essersi ricomposti, entrambi se ne tornarono da dove erano venuti.

Per il resto della mattina nessuno vide più in giro il custode. Solo verso ora di pranzo un’anziana donna, che si era avvicinata alla cappella vicino allo spiazzo dove era sepolto suo marito, si accorse di un uomo in terra con la bava alla bocca. Fu chiamato d’urgenza un medico, che non poté far altro che constatare l’avvenuto decesso del poveretto.

Tra la vegetazione dove si era nascosto da perfetto guardone, il custode teneva ancora nella mano il suo sesso raggrinzito e carente. Un infarto del miocardio lo aveva stroncato proprio mentre ascoltava i gemiti di piacere della donna venuta con l’uomo.

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