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Racconti Erotici Etero

Al Museo del Vetro

By 27 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Fisso, affascinato, il maestro e quello che credo sia il suo allievo, dall’enorme finestra che consente ai visitatori di seguire l’arte del soffiaggio.
Un gruppo di turisti, attorno a me, commenta l’abilità dei vetrai nel gestire il fuoco calibrandolo a perfezione con l’aria.
In parte sono stranieri, quelli che incalcano e spingono per guadagnarsi un posto in prima fila.
“Ist ja wunderbar”, dice sottovoce un signore tedesco vestito buffamente da un pantaloncino verde, calzini bianchi e sandali color sabbia.
“Isn’t it beautiful?”, commenta una donna grassa e bassa che, per poter guardare, deve alzarsi sulle punte
dei piedi per guardare oltre la finestra.
L’aria, in quella stanza, è afosa. Quasi irrespisrabile.
Un gruppetto di sudamericani, o forse portoghesi, incalza spingendo.
Senza manco rendermene conto, mi ritrovo in prima fila e col naso quasi appiccicato alla vetrata.
Mi esulo da tutto e da tutti e continuo a seguire i due vetrai che, con grande professionalità, ignorano il pubblico al di là della finestra.
Avverto una fraganza molto femminile, ma decisa, invadere le mie narici.
Un bouquet gradevolissimo, sensuale e seducente.
Abbasso lo sguardo e, quasi impercettibilmente, per quanto posso, giro il capo di lato.
Intravedo le gambe timidamente abbronzate di quella che intuisco una donna e il bordo della gonnna che indossa.
Un tessuto fine e di color blu notte.
Adoro l’arte e l’eleganza.
Mi basta poco per capire che, la donna dietro di me, lo è.
Poi, d’improvviso e senza preavviso alcuno, avverto un lievissimo tocco alle mie spalle.
Chiudo, per l’eternità d’un attimo, gli occhi, deglutisco e, senza indugio, capisco che a pungere la mia schiena è il seno pronunciato della ragazza giusto dietro di me.
Ancora un contatto.
Stavolta è la sua mano a posarsi sul mio culo.
Dal gluteo si sposta delicatamente sul fianco, poi, lenta risale un po’ e si dirige verso il ventre.
Smanio, comincio ad eccitarmi.
Con la coda dell’occhio controllo ai miei lati, ma tutti, ignari di quanto succede, seguono i due vetrai.
Rieccola!
Percepisco il suo alito solleticarmi la nuca.
La mano serpeggia sotto la mia giacca e scende verso la mia patta.
Mi apre il bottone dei pantaloni.
Sento caldo.
L’insolita situazione fa nascere perline di sudore alla mia fronte.
Dovrei voltarmi, guardarla e chiederle…chiedere? e cosa dovrei chiederle?
Si, ho l’istinto di afferrarle il polso e di fermarla.
E, invece, me ne resto immobile.
La mano, dalle unghie lunghe e dalle dita belle e affusolate, mi abbassa la cerniera soltanto di un paio di centimetri per poi accarezzarmi il pube e il ventre sotto la camicia.
La mano esperta scende ancora, ma, dopo aver toccato i peli del pube, resta fuori dei pantaloni.
Mi accarezza il membro da sopra.
è maledettamente lenta ed io, senza esserne consapevole, spingo il bacino verso la mano.
Le sue dita annegano dentro le mie mutande.
Mi carezza impercettibilmente il sesso nudo, caldo e pulsante solleticandolo al glande.
I suoi seni pressano con più insistenza, con sfacciata impertinenza contro la mia schiena spingendomi ancora più avanti.
A mano aperta torna a carezzarmi il ventre.
Gioca coi miei peli pubici.
Li intreccia e poi, ancora, li pettina con le le dita slittando fra di essi.
Poi sento avvolgermelo nella sua mano.
Lo stringe forte.
Pulsa.
Lenta lo scappella.
E stringe più forte.
Respiro a malapena, come per rendermi invisibile agli altri.
Allenta la morsa al cazzo e, tenendolo sempre in pugno, percepisce le venuzze che si arrampicano lungo l’asta pulsare.
Aumenta, accellera il ritmo delle carezze per poi rallentare.
Mi sta portando alla pazzia!
Il maestro vetraio, va dietro al giovane e gli mostra come imboccare il lungo collo dove soffiare per dilatare il pregevole vetro.
Il giovane, alto e biondo, dalle labbra pronunciate e carnose, imbocca quel lungo bastone.
Le guance si gonfiano.
Il vecchio scuote il capo.
Lo tocca alla bocca tirandone , con due dita, il labbro inferiore e dicendo qualcosa che mai raggingerà le mie orecchie.
Stavolta il ragazzo cerca l’approccio con il beccuccio in modo più delicato.
Schiude le labbra, le lecca e, quindi, le poggia all’apertura.
La saggia con le labbra.
La mano dell’esperto maestro fa morsa sulle guance del giovane e schiude più le sue labbra.
Leggermente curva, in avanti, sento le labbra soffici della ragazza sussurrarmi: “è inesperto, il giovane, ma imparerà. Anch’io ho avuto bisogno di tempo per imparare”.
La sua mano, intanto, slitta sul mio cazzo senza sosta.
“Io, più che soffiare, adoro regalare piacere a sconosciti affascinanti. Anonimi …” e, manco finito di pronunciare quelle parole, mi sento squarciare la cappella.
Lo mena sempre con più violenza.
Mi afferra una mano e, sorprendendomi, mi da un fazzolettino.
“Sborra per me, ti prego. Immagina che sia io a succhiarlo, ad imboccare la tua cappella come quel giovane imbocca il beccuccio. Sapessi quanto sono eccitata col tuo cazzo in mano e l’idea di sentirlo alle labbra della mia fica a vibrare di desiderio mi ha fatto inzuppare di umori lo slip. Sborra. Godi. Adesso, ti supplico!”
La cappella formicolia, ventre e cosce cominciano a tremare dall’eccitazione.
Serro i glutei
La sua mano viaggia sull’asta.
Scappella selvaggemente, violentamente il cazzo e arresta ogni movimento.
Come se lei avesse sentito lo sperma scorrere lungo l’asta.
Un fiotto, un altro e poi ancora uno abbandona la cappella.
Gemo.
Spalanco la bocca.
Barcollo.
Ancora un insignificante schizzo.
Il fazzolettino è inzuppato di piacere.
Anche la mia mano.
“Bravo! Grazie. Adesso fammi posto, voglio vedere in prima fila i progressi dal ragazzo”
Lesta, strusciando di fianco, passa a collocarsi giusto davanti a me.
Il maestro sembra, adesso, contento del lavoretto del giovane.
Gli sorride accarezzandogli le labbra.
Lo prende per mano e si spostano più in là, dove arde il fuoco.
Una sognora di piacevole aspetto e dai capelli neri e corti, si gira e, per farsi largo, con una gentilissima mimica, chiede permesso di passare.
Mi scosto da parte, malvolentieri e lei mi ringrazia con un sorriso e un lieve “Obrigada”.
Torno ad appiccicarmi alla ragazza.
Appoggio le mani sui suoi fianchi tondi e generosi e la allontanano di qualche centimetro.
Carezzo il suo sedere.
Ha un culo perfetto, per come piace a me; sembra disegnato dalle mani di Dio.
Strizzo le sue chiappe da sopra la leggerissima stoffa del gonna.
Le mie mani, tutte e due, scivolano a carezzare le sue polpose cosce e, quindi, risalendo, accompagno l’orlo della gonna in su.
Fino a che, da dietro, arriva oltre il minuscolo ed insignificante slip che indossa.
I miei polpastrelli accarezzano la pelle nuda.
Dal fondo schiena giù fino alla parte scoperta delle chiappe.
Avverto come la sua pelle si fa d’oca.
Un dito punta sul solco e scende piano; si insinua tra lo slip ed il solco.
Arriva a lambire il buchetto.
Le carezzo la rosetta dell’ano provocandole vere scosse d’eccitazione.
Accosto la bocca al suo orecchio e le sussurro di rilassarsi.
Ho la mano ancora imbrattata di sborra.
Il dito scivola più in giù, verso la fica, penetra le labbra e, con facilità, scivola dentro.
Il sua fica si contrae contro il mio dito e me lo sento risucchiare dentro.
Inizio a muoverlo, fare avanti e indietro piano scopandola con il dito.
Lei resta passiva, immobile, paralizzata dal piacere.
Sento come lei comincia ad inarcare il bacino
La posizione non permette movimenti ampi.
Il buco pulsa forte.
“Ti piace, vero cagna”?
Non può rispondere, ma i suoi gemiti sono più che espliciti.
L’orgasmo sta arrivando, manca poco, lo sento.
Comincia a tremare tutta!
Serra le natiche, inarca indecentemente il culo contro il mio bacino e dilata le cosce in modo osceno, anche se inconsapevolmente.
Poi il nulla.
Resta immobile; serra i muscoli vaginali.
Mi risucchia il pollice ancora più a lei.
Non una parola abbandona le nostre labbra.
Comincio a sentire come, lentamente, comincia a rilassarsi, ad allentare i nervi della fica.
Sfilo il dito.
Una voce femminile, registrata, annuncia che, procedendo per la porta in fondo al corridoio, è possibile comprare articoli da regalo firmati dai maestri di Murano.
Tutti si avviano verso il corridoio mentre io cerco di riprendere l’usuale contenimento.
Ho voglia di vederla in faccia, di vederla strapazzata dal violento orgasmo.
Ma, alzando il mio sguardo, la cerco, inutilmente, fra quei turisti.
Era annegata nel gruppetto con il quale, probabilmente, era venuta.

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