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Racconti Erotici Etero

All’improvviso uno sconosciuto

By 19 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era l’estate del 2003, una delle estati più calde e soffocanti di tutta la mia vita: all’epoca avevo 21 anni, avevo da poco terminato gli esami della sessione di Luglio e la partenza per la Toscana con Susy (la mia carissima amica) distava una decina di giorni, così, per potermi godere al meglio quei 15 giorni, decisi di guadagnarmi qualcosina facendo del volantinaggio e distribuendo di casa in casa, montagne di pubblicità cartacea che avrebbe sicuramente fatto la fine della carta igienica, ma che a me, potevano arrotondare la vacanza che i miei genitori mi avevano amorevolmente regalato.
In quel periodo ero single, avevo deciso all’inizio della primavera di mollare Matteo, bravo ragazzo, ma troppo geloso e troppo soffocante per i miei gusti e così optai per chiudere una storia di due anni, non senza qualche strascico di amarezza.
Dovevo voltare pagina, gli esami erano andati bene, me ne ero lasciata indietro solo uno che avrei poi dato a Settembre/Ottobre e mi ero lanciata in questo lavoretto che poteva permettermi di godermi appieno la vacanza!
Di sicuro optai per il periodo sbagliato, visto che ogni giorno dovevo accingermi a camminare a lungo sotto un sole tremendo, ma il pensiero delle spiagge, del mare e del divertimento, mi davano un grosso incentivo a proseguire la mia “avventura” lavorativa.
Un pomeriggio, mi ritrovai a portare la pubblicità nella zona “in” del mio paese, per intenderci, la zona dove vive la gente per bene, piena di ville e giardini infiniti.
Parcheggiai la macchina all’ombra, onde evitare di sciogliermi una volta risalita, visto che il veicolo era “anzianotto” e non aveva neanche il climatizzatore: presi la montagna di carta e cominciai il mio tour per ogni buca delle lettere: ricordo quel giorno di fine Luglio come uno dei più soffocanti, non vi era un filo d’aria e l’asfalto di quelle vie ramificate, sembrava volesse risucchiarmi in una voragine di fuoco. Era primo pomeriggio, saranno state le 14, il sole picchiava sulla mia schiena e persino la canottiera rossa che avevo addosso sembrava dovesse prendere fuoco da un momento all’altro: intorno a me, il nulla! Non c’era anima viva, sembrava che quelle case fossero disabitate, non uno stereo che suonasse, non un vociare di persone, neanche il pianto di un bimbo… niente! Forse erano tutti in vacanza o forse erano nascosti in casa a cercare un po’ di frescura?!? Mah?
Continuai ad “imbucare” e verso la fine del mio giretto, avvicinandomi ad una delle ultime ville, sentii un rumore strano, simile ad un fruscio: mi avvicinai ad una buca delle lettere e mentre imbucavo la pubblicità, scorsi la presenza di un signore che stava scopando il cortile: subito ebbi delle stranissime sensazioni, quasi dei brividi. Non era granchè, non sarà neanche arrivato ad un metro e ottanta, sulla quarantina, magro, brizzolato con i baffi, che a torso nudo stava pulendo il suo cortile di casa… fu proprio quello a generarmi una serie di voglie strane, era vedere quel petto glabro, quel fisico tutt’altro che palestrato, ma pur sempre piacevole che mi fece mandare gli ormoni a palla in una frazione di secondo. Feci finta di niente ed imbucai la roba nella posta, lui si voltò e vedendomi sorrise chiedendomi “Fa caldo oggi, vero?”
Io un po’ imbarazzata, risposi di si tentennando… si avvicinò a me dicendomi di dargli quella pubblicità che stavo cercando a fatica di introdurre nella buca delle lettere: gliela diedi facendo passare la mia mano tra le sbarre del cancello.
Lui pigiò il pulsante del telecomando per aprire il cancello e venne fuori: cominciammo a scambiare due parole, poi mi fece entrare nel suo cortile, sotto una tettoia dove potevamo restare un po’ all’ombra: vedevo che mentre mi parlava, mi spogliava con gli occhi, non che ce ne fosse molto bisogno, visto che avevo appunto una canottiera, un paio di bermuda di jeans e delle semplicissime spadrillas. Parlando e riparlando, ricordo una domanda al brucio che mi fece: “Vuoi qualcosa da bere? Puoi venire su, ho tutto quello che potrebbe piacerti!” fissandomi con degli occhi molto malandrini… Gli risposi “Grazie, ma preferisco di no, vorrei finire di distribuire le ultime cose e andarmi a fare una bella doccia a casa”.
Lui insistette: “Se vuoi… puoi farla da me una doccia, magari ti vengo a lavare la schiena, che ne dici?”
“No, non mi interessa la cosa!”
Secca!
Ero tra l’imbarazzato e il curioso… lui fece finta di niente e andò sul pesante “lo sai che ho anche un bell’arnese?”
Mi sentii mancare, il cuore cominciò a battermi fortissimo, le gambe cominciarono a tremare. Il cancello automatico cominciò a chiudersi, penso che in un altro contesto avrei cominciato ad avere paura, invece fui assalita da un’eccitazione perversa e gli risposi “… non ci credo!” deglutendo a fatica dall’emozione!
Lui cominciò a ridere e accarezzandomi un braccio con una mano, mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò: “se ti rinfrescassi facendoti passare la mia lingua su tutto il corpo?”
Bum!
Fu la frase esplosiva, fui presa da una voglia pazzesca, forse perchè erano tre-quattro mesi che non facevo sesso e acconsentii con un semplicissimo “Va bene!”.
Mi prese per mano e mi portò sopra, in camera da letto.
Salimmo per una scala di legno e notai delle foto di una signora, forse si trattava di sua moglie, ma non me ne preoccupai più di tanto (venni a sapere più tardi che era proprio lei, ma era già andata al mare e lui l’avrebbe raggiunta la settimana successiva): passato l’ultimo gradino, sbucammo in un corridoio dove si affacciavano una serie di porte. Ci infilammo in una di queste, ossia in camera matrimoniale.
Si abbassò in un attimo calzoncini e mutande e si sdraiò a pancia in su nel letto: aveva ragione, aveva proprio un bellissimo arnese, bello liscio e particolarmente grosso!
Fui presa da un turbinio di emozioni, abbandonai ogni sorta di inibizione, tanto che cominciai a fare un piccolo strap-tease, mi tolsi la canottiera, poi il reggiseno e lo feci volare in aria, mi girai su me stessa, mi abbassai i calzoncini e con calma, tolsi anche le mutandine facendogli ammirare il mio culetto: scalciai per levarmi le spadrillas e mi avventai sul suo bellissimo pene! Sarà che erano mesi che non ne vedevo uno, ma cominciai a gustarmelo con estrema passione, facendolo gemere di piacere; non passò molto che toccò a me ricevere le sue attenzioni orali, mi massaggiava la clitoride delicatamente con la sua lingua, poi si aiutò con un dito, penetrandomi prima con leggerezza, poi sempre più con decisione.
Fui vicina all’orgasmo quando si staccò dal mio sesso, allungò una mano per aprire il cassetto del comodino e prendere un profilattico.
Cominciò a penetrarmi in tutte le posizioni, mentre massaggiava i miei capezzoli portandomi ad uno stato di assoluto abbandono, ebbi l’orgasmo quando, sopra di me, allargò le gambe stringendo le mie, così da poterlo sentire bene, tutto quanto!
Fui completamente presa dalla cosa, non pensai minimamente a quello che stavo facendo, al fatto che stavo facendo sesso con uno sconosciuto… MAGNIFICO!
Solo questo, magnifico. Stavo godendo come da tempo non mi capitava!
Lui era un gran maestro, sapeva sfiorarmi con dolcezza e prendermi con forza nei tempi giusti, nei momenti salienti.
Quando mi mise a carponi, caricò con forza e dopo pochi secondi raggiunsi un altro orgasmo.
Mi voltai, mi misi a pancia in su allargando le gambe, lo volevo ancora, ma lui me le richiuse e salì all’altezza del mio seno: notai che era stanco, o meglio, notai che era al culmine, stava per esplodere: si avvicinò a me, eravamo tutti e due grondanti di sudore, sfilò via il preservativo e cominciò a masturbarsi. Venne strozzando in gola l’urlo del piacere, inondandomi il viso del suo prezioso seme… mi impressionò la quantità di liquido seminale che riuscì ad espellere: ebbe due gettate copiose, poi dei piccoli zampilli che mi riempirono la faccia e parte dei capelli. Nonostante fossi stremata, ebbi la forza di aprire il più possibile le mie fauci per accogliere il suo (e mio!) oggetto di piacere, per poterlo massaggiare con la lingua, mordicchiargli il glande e assaporare le ultime gocce di quella lava bianca gustosa ed odorosa, mentre l’altra dose che gli uscì precedentemente, cominciava a colarmi dalle guance, giù per il collo e disperdersi tra le mie mammelle, già inumidite dalla quantità di sudore che si era sviluppato durante quel nostro incontro.
Era bello e particolare ogni sorta di sapore, odore e colore, tutto aveva un suo perchè!
Ebbe ancora la forza di appoggiare e stringere il suo pene tra le mie mammelle, giocando ancora qualche secondo, sfruttando la totale assenza di attrito generata dal sudore e lo sperma che si erano mescolati tra loro, poi, sfinito, si sdraiò al mio fianco e si appisolò all’istante. Guardai l’ora della sua sveglia e vidi che erano già le 16.15, balzai in piedi e mi rivestii di fretta, lo salutai, ma lui, si era completamente addormentato.
Mi rivestii scendendo di corsa le scale, presi l’uscio e mi aprii il cancelletto adiacente a quello centrale con un pulsante: lo richuisi senza voltarmi e mi dirigetti alla macchina.
Mi rimisi in ordine guardandomi nello specchietto retrovisore e mi pulii il viso dal resto dalle tracce del suo piacere che col caldo, stavano cominciando a seccare.
Corsi a casa. Non c’era nessuno, entrai e mi buttai sul letto. Sentivo ancora il suo odore, sentivo il suo piacere ancora dentro di me.
Il giorno dopo ripresi a fare il mio lavoro bazzicando altre zone del paese, ma non mi capitò più di vivere un’avventura così: forse le occasioni vanno prese al volo, forse bisogna essere fortunate, forse non bisogna mai tirarsi indietro… Non lo vidi mai più e non passai mai più per quelle zone, ma questo resterà per sempre un fulgido ricordo della mia vita, di un pomeriggio afoso, sotto il sole cocente, dove ho avuto un’esperienza audace con uno sconosciuto.

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