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Amore e sesso [Zia e Nipote]

By 26 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Carlo era un ragazzo intrigante di appena 21 anni. Dopo un’esperienza all’estero per consolidare il suo inglese aveva deciso di prendere ingegneria all’università. Come molti giovani si vide costretto ad emigrare e una volta fatta la valigia e salutato i genitori, aveva preso il primo treno per Roma dove avrebbe frequentato la facoltà da lui scelta. Per sua fortuna, non avrebbe dovuto affrontare grandi spese e invece di condividere un appartamento con altri studenti universitari, sarebbe stato ospitato da sua zia Giovanna, la sorella di sua madre, la quale aveva divorziato da pochi anni e si era ritrovata da sola a fronteggiare le bollette e il mantenimento di quell’appartamento al centro di Roma, nonostante ci vivesse da sola. Giovanna faceva la segretaria per un commercialista, un lavoro che le permetteva a malapena di mantenersi, così alla notizia che il suo preferito nonché unico nipote doveva trasferirsi in città, afferrò l’occasione al volo e lo invitò per ospitarlo. Carlo era un ragazzo di piacevole compagnia e molto maturo per la sua età, Giovanna gli voleva un bene quasi materno. Carlo fu altrettanto felice di essere ospitato da sua zia. Giovanna era più giovane di sua madre e nonostante entrambe fossero due belle donne, lei aveva qualcosa in più. Sua zia aveva 44 anni e la pelle del viso li mostrava ma con eleganza. Il corpo era leggermente sovrappeso considerando la sua statura, ma si faceva perdonare con la formosità di quelle curve da urlo che Giovanna non esitava a sfoggiare. Un lato B degno di nota e un seno abbondante. Due montagne di carne si erigevano dal suo petto. Carlo sognava di toccarle, annusarle, leccarle e infilarci la testa in mezzo fin da quando per la prima volta si accorse dello strano effetto che quei pensieri facevano al suo apparato riproduttivo. Nessuno di loro due sapeva che cosa sarebbe successo in quei mesi di convivenza, nessuno di loro avrebbe anche lontanamente immaginato fino a che punto il loro vivere insieme avrebbe completamente sconvolto le loro vite.
Passavano inevitabilmente molto tempo insieme, bene o male ogni sera cenavano insieme e nei week-end Giovanna non lavorava, per questo spesso uscivano. Carlo dava ripetizioni a ragazzini delle medie o delle superiori e con quei soldi spesso offriva cene e spettacoli teatrali in sofisticati posti romani con la scusa di volersi sdebitare con la zia per l’ospitalità, in realtà quelle galanterie erano timidi tentativi di seduzione. I due passavano ore e ore a parlare dei più svariati argomenti. Giovanna aveva raccontato a Carlo per filo e per segno di come il suo ex marito l’avesse tradita con una cameriera cecoslovacca di 18 anni. Il porco se la scopava tutti i martedì e giovedì quando Giovanna lavorava fino alle 19 in ufficio. Marco, l’ex marito, era stato anche tanto stupido da documentare il tutto con decine e decini di selfie che conservava gelosamente sullo smartphone e con le quali probabilmente si vantava con gli amici. Alcune di quelle foto erano anche sul pc a casa di Giovanna. Probabilmente lei non se n’era nemmeno mai accorta, ma Carlo sì. Un pomeriggio dopo aver finito di studiare un noioso paragrafo di un libro, Carlo aveva pensato di curiosare su quel pc portatile. In una cartella invisibile, ben nascosta tra i giochi preinstallati di windows aveva trovato decine di autoscatti ritraenti il suo ex zio e una giovane ragazza dai tratti tipici dell’est Europa. Le foto li ritraevano proprio nella loro camera matrimoniale. Vari selfie di quell’imbecille che si fotografa sorridente mentre la biondina era intenta in un pompino, altre ancora dove questa volta era la ragazza che sorridendo alla telecamera impugnava il pene del fotografo ed alcune persino dove lei era ricoperta di sperma in vari punti. Carlo per paura che sua zia potesse trovarle e starci ancora più male, le eliminò immediatamente. Di certo se lui avesse avuto l’opportunità di stare con una come zia Giovanna, non l’avrebbe mai tradita o almeno non di certo per una sciacquetta di quel genere. Carlo invece raccontò tutte le esperienze all’estero. Era stato due anni in Svezia dopo il diploma. Si era avventurato con pochi soldi in tasca e con la speranza di trovare un lavoro come sostentamento economico. Mentre raccontava quelle vicende, Giovanna non poteva fare a meno di notare quanto suo nipote fosse maturato e ora lì davanti a lei, sembrava veramente un uomo. Carlo quasi inconsapevolmente tentava di sedurre sua zia e a sua volta lei veniva condotta piano piano sempre più vicina a sua nipote. Il ragazzo sapeva che a sua zia piacevano molto le rose blu, così un giorno ne prese un mazzo. Giovanna ne fu molto contenta e per la prima volta le balenò un sospetto nella mente, ma lo eclissò velocemente, non poteva di certo essere che suo nipote si stesse interessando a lei, era solo un gesto carino, pensò.
Era da quando aveva lasciato suo marito che Giovanna non vedeva un cazzo, letteralmente. La mancanza del sesso, fino a poco prima così presente nella sua vita la stava facendo uscire di testa, ne aveva una voglia folle. Cominciava a guardare Carlo con occhi diversi, del resto si era accorta che lui già la guardava con quegli occhi famelici. Per quanto scaltro potesse essere, rimaneva pur sempre un ragazzo e si vedeva quando un uomo era interessato ad una donna anzi, quasi gli si poteva leggere nel pensiero in certi momenti. Carlo pensava a sua zia quasi sempre mentre si masturbava e lei lo supponeva tra sé e sé, ma il ragazzo non avrebbe mai immaginato che anche sua zia potesse riservargli lo stesso trattamento. D’altronde era giovane, bello e intelligente. Un fisico longilineo proprio come piaceva a Giovanna e due occhi marroni dallo sguardo magnetico e penetrante che sembravano entrarle nell’anima quando la guardavano. Il desiderio che quell’aitante giovane entrasse anche in altri buchi, cresceva sempre di più per Giovanna. A distanza di quattro mesi dall’inizio della convivenza, ciò avvenne.

Era sabato sera di un dicembre molto piovoso. Quella sera stava venendo giù un acquazzone, nipote e zia stavano rientrando in casa dopo una serata a teatro. Mentre Carlo teneva l’ombrello per ripararsi dalla pioggia, Giovanna cercava le chiavi dalla borsa. Per non bagnarsi i due erano a stretto contatto fisico, tanto che Carlo riusciva a sentire il profumo intenso della zia. Una volta entrati in casa erano comunque zuppi, fortunatamente la casa era ben riscaldati ed entrambi si levarono i loro indumenti bagnati.
‘Apriamo lo spumante che ha portato tua madre il mese scorso? Così lo assaggiamo!’ Chiese Giovanna mentre si dirigeva in cucina. Carlo acconsentì e dopo essersi cambiato si precipitò dalla zia attraversando il breve corridoio che separava le due stanze.
‘Brindiamo alla bella serata?’ Propose Carlo.
‘Ad altre cento come questa, allora!’
I due bicchieri si scontrarono e i due si scambiarono un’occhiata maliziosa a cui Carlo per poco non ci rimase secco. Quella sera sua zia gli sembrava ancora più bella. Brindarono ancora una volta, poi altre due, poi tre, fino a finire tutta la bottiglia. Forse entrambi erano un po’ ubriachi, forse era destino o forse chimica ma lentamente, tra le risate e le chiacchiere i due si avvicinarono talmente tanto da essere ad un palmo di distanza. Gli occhi di Carlo direttamente in quelli di Giovanna e viceversa, sembravano perdersi e mescolarsi in un vortice di emozioni incredibile. Entrambe le loro menti erano vuote come la bottiglia appena bevuta e una strana carica elettromagnetica avvicinò le loro labbra. Chiusero gli occhi e si baciarono intensamente, senza muoversi, per un momento che sembrò durare un eternità. I corpi si strinsero, si avvinghiarono l’uno all’altro. Carlo che era più alto di sua zia, l’avvolse in forte abbraccio mentre passò le sue braccia intorno al collo del nuovo amante. I seni prosperosi di Giovanna toccarono l’alto addome di Carlo, questo destò il cazzo del giovane che cominciò a premere prepotentemente sul ventre di Giovanna la quale sorrise durante il bacio. Si spogliarono di fretta e furia, quel momento lo aspettavano da troppo tempo. Giovanna venne aiutata dal nipote per salire sul piano cottura accanto ai fornelli con un leggero salto. Caddero alcune stoviglie facendo un gran baccano, ma in quel momento nemmeno ci fecero conto. Entrambi senza mutande, nudi in quella cucina, scoparono come se fosse la prima volta nella loro. Le loro labbra non smettevano mai di baciare, che incontrassero le labbra del partner o qualsiasi altra parte del corpo non faceva alcuna differenza. La figa di Giovanna era leggermente ristretta, segno che non aveva rapporti da un po’ di tempo, ma nessuno dei due aveva la lucidità per formulare pensieri troppo articolati. Carlo sentiva un gran calore e pensava solo a impalare la sua dolce zietta in quel momento con colpi leggermente scoordinati ma potenti. Infilò le mani ovunque e lei si fece esplorare tutto il corpo senza esitazione. Il ragazzo strappò via letteralmente il reggiseno per scoprire quei fantastici seni. Si soffermò per un istante ad ammirarli, stupefatto, come in contemplazione. Giovanna se ne accorse e si fece scappare un sorriso che ammaliò ancora di più il giovane Carlo, poi, afferrò la testa del ragazzo e l’accompagnò nello spacco tra quelle due magnifiche montagne di carne. Carlo finalmente come aveva sempre sognate, le stava baciando e leccando. Quelle tette esalavano un profumo sublime che destava un calore immenso. La pelle era liscia e morbida, veramente magnifica. Giovanna ebbe più di un orgasmo e i liquidi espulsi dalla vagina si mischiavano al sudore dei due amanti e all’acqua della pioggia che ancora non si erano completamente asciugati. Era da anni che Giovanna non veniva scopata con tutta quella forza, era come se fosse investita da una carica di energia giovanile che le invadeva lo spirito e tutto il corpo mentre un brivido le correva lungo la schiena ad ogni colpo del nipote. In quanto a Carlo, lui non aveva mai vantato una conquista più grande. Il ragazzo stava per esplodere, ma abilmente si sfilò e prese in braccio la zia per condurla fino alla camera da letto per guadagnare tempo e trovare un posto più confortevole dove poter continuare l’amplesso. L’escamotage era stato veramente furbo da parte sua, ma non era bastato a fermare l’eccitamento del momento. Adagiò Giovanna sul letto, poi si posizionò sotto di lei. La donna si sedette con cautela sull’asta del nipote e cominciò a muovere il bacino circolarmente. Dal basso il ragazzo vedeva quella dea danzare su di lui e non riuscì a trattenersi nemmeno per dieci secondi. Afferrò le cosce carnose della zia e mentre i flotti di sperma si scagliavano dentro di lei dritti nel ventre, notò un po’ di cellulite sulle cosce della partner e questo lo arrapò ancora di più. Fece giusto in tempo a vedere la zia stendersi sopra di lui baciandolo sul collo, che entrambi si addormentarono, cadendo in un sonno dolce e revitalizzante.
‘Buongiorno dormiglione!’ Disse con aria solare Giovanna mentre chiudeva la zip della tuta.
‘Che mal di testa” Carlo guardò l’ora sulla sveglia del comodino, erano le 12:30. Strabuzzò gli occhi, non era abituato a dormire così tanto. Si guardò intorno e di colpo ricordò quel che era successo la sera precedente.
‘Vestiti e poi vieni in cucina, dobbiamo parlare.’
Giovanna uscì dalla camera e Carlo sentì i passi allontanarsi. Per un attimo fu frastornato, non sapeva come comportarsi ed era imbarazzato. Il tono di voce era stato normale, quindi poteva pensare a qualcosa di positivo? Fece come la zia gli aveva ordinato e dopo essersi rivestito si diresse verso la cucina. Quando entrò, notò che era tutto sistemato, le stoviglie erano tornate al loro posto e sua zia era alle prese con i fornelli. C’era dell’acqua in una pentola e del sugo in una padella. Probabilmente stava preparando il pranzo. Giovanna ruppe il silenzio.
‘Riguardo a ciò che &egrave successo tra noi ieri sera’ non dovrà mai più succedere!’
Carlo si sentì come se si fosse appena svegliato dal sogno più bello della sua vita e avesse appena scoperto che era tutta un’illusione. Balbettò qualche parola senza senso, prima di poter comporre una parola di senso compiuto.
‘Perché?!’
‘Mi chiedi anche il perché?’
‘Ma’ pensavo che ti fosse piaciuto, voglio dire io’ ho’ apprezzato, &egrave stato magnifico, sconvolgente’ voglio dire”
‘Oh, certo, quello anche per me, sciocchino!’ Rispose Giovanna ridacchiando e prendendolo in giro.
‘Sono confuso, ho fatto qualcosa di male?’
‘Amore di zia, mi sei venuto dentro!’ Esclamò Giovanna con aria severa.
Improvvisamente Carlo fece mente locale e ricordò l’accaduto. Sgranò gli occhi e si fece scappare un’imprecazione. Giovanna si avvicinò e lo abbracciò.
‘Tranquillo, per stavolta ho preso la pillola, ne tenevo una di scorta per ogni evenienza. Ma in futuro dovrai fare molta più attenzione o usare il preservativo tesoro mio.’
Carlo la guardò con due occhi pieni di gioia.
‘vuoi dire che ci sarà una prossima volta?’
‘Se tu lo vorrai, anche più di una.’
I due si baciarono di nuovo. Poi Giovanna si staccò.
‘Apparecchia, io intanto butto la pasta, sto morendo di fame.’
I due pranzarono tranquillamente, come se fossero una coppia. La tuta che indossava Giovanna ora, sembrava renderla ancora più sensuale, come se Carlo adesso potesse vedere oltre quella stoffa, tutte le curve di sua zia.
‘Per ovvie ragioni, sai bene che nessuno dovrà mai sapere nulla, vero?’
‘Sì, assolutamente zia. Non ho intenzione di attirare l’attenzione.’
‘Chissà cosa penserebbe la gente”
‘Hai ragione, non ci capirebbero. Nemmeno la mamma.’
‘Soprattutto mia sorella! Ah, un’altra cosa, mentre io e te abbiamo questo tipo di rapporto, non voglio intromissioni. Nessuna terza persona nella nostra relazione, non andrai a letto con altre. Mi fa schifo pensare che l’uomo con cui ho rapporti, va in giro a scopare con altre.’
‘Concordo zia, anche a me fa schifo come cosa. E poi, che me ne faccio delle altre ora che ho te?’
Giovanna sorrise in modo compiaciuto, era proprio di questo che aveva bisogno, essere compiaciuta. Il resto del pomeriggio lo passarono sul divano, o meglio, lei era sdraiata sul divano mentre Carlo aveva il volto tra le cosce della propria zia. Era alquanto bravo a leccarla e sotto la guida di Giovanna stava sollecitando i punti giusti. Per più di una volta a Giovanna sembrò di perdere coscienza senza rendersi conto che il tempo passava. Stimolava soprattutto il clitoride con piccoli movimenti circolari che facevano impazzire sua zia. Quando si stancava baciava l’interno coscia o a volte, dava lunghi e prolungati baci alla figa. L’odore era il classico odore di donna, ma molto più marcato e gli umori vaginali si spargevano su tutta il suo viso. Le sue mani massaggiavano ed esploravano le cosce di sua zia. Quella pelle era liscia e morbida, piacevole al tatto. Il respiro pesante di Giovanna era confortante, era la conferma che lui stava svolgendo adeguatamente il servizietto. Ogni tanto alzava lo sguardo per guardarla, lì con il capo chinato all’indietro, gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. Una volta soddisfatta, Giovanna lo fece smettere. I due rimasero qualche minuto abbracciati, immobili nel silenzio della casa. Il cazzo di Carlo premeva con prepotenza sull’interno coscia di sua zia, reclamava anche lui la sua parte in tutto quel calvario. Carlo non aveva il coraggio di chiedere qualcosa a sua zia, aspettava fosse lei a fare il primo passo. Giovanna d’altro canto voleva pompare ancora di più le aspettative di suo nipote. Carlo aveva il battito cardiaco a mille e già ansimava, mentre Giovanna non vedeva l’ora di sentire quel palo di carne nella sua bocca, non poteva più attendere. Raccolse il viso di suo nipote e si scambiarono un lungo bacio, poi lo accompagnò fino a farlo sedere su divano. Fece in modo di strusciare con suo corpo su tutto quello di Carlo toccando in particolar modo il pene eretto. . Si inginocchiò davanti al ragazzo e lo guardò intensamente negli occhi, solo da quello sguardo Carlo era quasi sicuro di poter arrivare all’orgasmo, ma resistette. Giovanna afferrò con la mano destra il membro carnoso del suo nipotino e prese in bocca la cappella lucida. Passò la lingua intorno la l’asta del ragazzo con lentezza, come se dovesse ispezionarne ogni centimetro cubo. Si assicurò di far aderire bene le labbra alla carne del cazzo di quel giovanotto per poi cominciare a muovere il capo avanti e indietro. Carlo si lasciò andare e rilassò i muscoli che fino ad ora erano contratti. Infilò le mani attraverso le ciocche dorate dei capelli di sua zia assecondando i suoi sapienti movimenti. Il respiro del ragazzo si fece leggermente affannoso e quando Giovanna spostò lo sguardò per vedere la reazione del suo amante, vide lo sguardo della libidine pura. Il pompino condotta dalla zia generava uno dei suoni più belli che Carlo avesse mai sentito, quel tipico suono della saliva che si schiantava tra le pareti della bocca di Giovanna e il membro carnoso di suo nipote. Anche Giovanna adorava quel suono, così lo enfatizzò un poco per rendere meglio l’atmosfera. Mentre spompinava suo nipote, le piacevano quelle mani che le accarezzavano il cuoio capelluto. Ricordava che il suo ex marito era molto più prepotente e imponeva il proprio ritmo, finendo per essere scoordinato, mentre Carlo stava al gioco della zia adattando l’andatura. Nel frattempo la donna faceva vorticare la lingua intorno all’asta e ogni giro compiuto, portava il giovane ragazzo sempre più vicino al paradiso. Giovanna notò il fiato del ragazzo intensificarsi, segno che probabilmente era vicino all’orgasmo, quindi pensò di sfilarsi il membro di bocca per dirgli di non preoccuparsi perché avrebbe ingoiato senza problemi. Dopo averlo pensato, aprì la bocca e accompagnò fuori l’asta con una mano continuando a masturbare il nipote. Non fece in tempo a dire ciò che aveva intenzione di dire, che suo nipote non riuscì a trattenersi più ed esplose in una copiosa eruzione di flotti bianchi che colpirono sua zia proprio in faccia e tra i seni. Forse colta di sorpresa o perché convolta nell’amplesso, Giovanna non tentò nemmeno di schivare l’orgasmo del nipote, ritrovandosi quel dolce sperma gocciolante dalla fronte, fino alle guance e al mento. Carlo guardò verso il basso preoccupato e vide sua zia stupita per quanto accaduto, che impugnava ancora il suo cazzo.
L’acqua scorreva dal rubinetto del lavandino del bagno, così limpida, così pulita e trasparente. Giovanna si sentiva esattamente il contrario di quel candore. Cosa diavolo le era passato per la testa? Un rapporto con suo nipote? Dannazione, pensava. Strofinava con forza il viso cercando di lavarsi di dosso quella sensazione pesante che la opprimeva e soprattutto, cercava di lavarsi via lo sperma di suo nipote. Perché ora le sembrava di tornare ragazzina, al suo primo rapporto sessuale? Tutto ciò la riportava indietro nel tempo, anni lontani, anni oscuri per lei. La sua prima volta le dava sensazioni molto simili a quelle appena vissute. C’era tra i due rapporti un parallelismo quasi spaventoso.
Lì, accovacciata sul lavandino, mentre si lavava il viso, la mente di Giovanna tornò per qualche secondo indietro a quando lei aveva solo tredici anni. Quasi le sembrava di sentire l’odore di quel prato. Ricordare la rendeva nervosa. Ricordava l’odore del prato e il sospiro pesante di quel ragazzo, poco più grande di lei che spingeva facendosi largo nella sua vagina. Era stato strano, doloroso fisicamente e dopo quell’amplesso si era sentita sporca. Infondo aveva tredici anni e quel ragazzo lo aveva conosciuto una settimana prima. I famosi errori di gioventù. Ma quel ragazzo era poi diventato il suo ex marito dannazione. Vent’anni di felicità aveva trascorso con quell’uomo, nonostante tutto. Dopo la sua prima volta Giovanna aveva pensato di non rifarlo mai più, quelle sensazioni di ‘peccato’ le sembravano essersi stampate sulla pelle. Eppure aveva continuato a fare sesso e pian piano, aveva imparato la bellezza e la magia del sesso e dell’amore. Le due facce della stessa medaglia, che in un primo momento aveva pensato fossero completamente dissociate.
Chiuse l’acqua del rubinetto, si asciugò il viso e poi si guardò allo specchio. Tra sé e sé si chiese: ‘Giovanna, ti &egrave piaciuto?’ La risposta la conosceva. In quel momento bussò Carlo alla porta del bagno. Per un momento Giovanna si preoccupò di essere nuda, era un riflesso involontario, dovuto alle precedenti norme di pudore. Quando si rese conto della reazione involontaria si sentì stupida, poi diede il permesso a suo nipote di entrare. Carlo si era messo un paio di boxer, forse lui non si era accorto come sua zia, che non c’era più bisogno di norme relative al pudore.
‘Zia’ Tutto bene? Mi dispiace, io’ posso immaginare come’ anzi, forse non immagino’ insomma”
Si avvicinò e le scoccò un bacio sulla guancia e poi la abbracciò con forza.
‘Sei importante per me.’
Oh, quel ragazzo era forse un indovino? Pensò Giovanna. Aveva c’entrato il punto, a modo suo. Lei voleva essere rassicurata e suo nipote l’aveva appena rassicurata.
‘Andiamo, dammi una mano a preparare la cena, muoio di fame.’ Fece la zia, con dolcezza.

Passarono due giorni da quella situazione. Purtroppo tra i turni al lavoro di Giovanna e le lezioni all’università di Carlo, i due si videro poco e fecero finta che nulla fosse successo. Eppure Carlo era al settimo cielo. Gli era riuscito il più gran colpo che potesse sperare e non vedeva l’ora di approfondire il rapporto con sua zia. Era un gran sognatore e di questo ne era consapevole, ma già immaginava le situazioni più disparate insieme a Giovanna e le avventure erotiche che aveva visto solo nei video porno. Forse era veramente troppo un sognatore, ma sentiva anche un legame particolare a quella donna, fortemente affettivo e protettivo. Ora c’era lui a garantire la sicurezza sentimentale di sua zia, nessuno stronzo scopa-ragazzine avrebbe più potuto prendersi gioco di lei.
Quel giorno, Carlo saltò la lezione all’università per poter studiare la mattina ed essere disponibile a qualsiasi desiderio di Giovanna il pomeriggio, dopo le 18, quando lei tornava dal lavoro. Il ragazzo ebbe anche l’idea di passare al fioraio dietro l’angolo, accanto al bar, per comprare delle orchidee, il fiore preferito di sua zia. Ne prese un bel mazzo con i soldi che gli erano rimasti e lo mise in un vecchio vaso che proprio sua madre aveva regalato alla sorella anni prima. Quando sua zia rincasò e vide il mazzo di orchidee, saltò al collo di Carlo per riempirlo di piccoli baci sulle guance. Successivamente Giovanna si fece una doccia e insieme, a lume di candela, cenarono.
‘Carlo possiamo parlare di una cosa?’
‘Dimmi pure zia.’
‘Che ne dici, se cominciassi a dormire nel mio stesso letto, in camera con me?’
Carlo per poco non si strozzò con il boccone che gli stava per andare di traverso e Giovanna non poté che farsi scappare un sorriso apprensivo.
‘Certo! Volevo proportelo io zia, mi hai preceduto.’
‘Però lascia le tue cose in camera tua, se i tuoi genitori dovessero venire a trovarci, dobbiamo pur sempre sembrare normali zia e nipote.’
‘Ovvio, ovvio.’
‘Un’altra cosa. Voglio che pazienti fino a sabato. Questo sabato ho preso un giorno dal lavoro, voglio passarlo con te, ma prima di allora voglio che tu non cerchi di avere rapporti sessuali con me, va bene?’
Carlo rimase un po’ deluso, ma accettò lo stesso. Non riusciva proprio a contenere l’eccitazione e sperava di scaricarsi il prima possibile. D’altro canto Giovanna aveva bisogno ancora di tempo per riflettere. Le dispiaceva lasciare suo nipote in quello stato precario, ma sentiva di aver fatto tutto troppo velocemente, bruciando le tappe. Ma quali tappe? Forse pensava troppo schematicamente, doveva uscire dalle vecchie regole, infondo non era un rapporto convenzionale quello che stava vivendo. Carlo aveva cercato di svagare per alleggerire la situazione.
‘Vuoi farmi una sorpresa, vero zia?’ Aveva detto in modo provocatorio.
‘Oh, tesoro, vedrai. Non ho intenzione di dirti nulla, sono muta come un pesce!’
‘Magari porti anche qualche amica?’
‘Non fare lo stupido Carlo, qui sei tutto per me!’
‘Fai la gelosona zia?’ Continuava a scherzare Carlo. Durante quella cena, che sembrava ormai aver fatto in modo di sancire il loro rapporto.
Nei giorni seguenti Giovanna riflesse parecchio, mentre il desiderio in lei saliva. Oltretutto Carlo cercava di sedurla ogni volta che per casa si incrociavano e fortunatamente capitava raramente.
Ma quel dannato sabato era finalmente arrivato. Quando Carlo si svegliò, sua zia si era già alzata. La sveglia segnava le dieci del mattino e dalla cucina proveniva un rumore di stoviglie, segno che Giovanna era alle prese con qualche faccenda domestica. Il ragazzo si alzò stiracchiandosi, poi passò in bagno per sciacquarsi il viso. Per lui era ora di avere la sua sorpresa e non attendeva altro. Si precipitò nell’altra stanza in cerca della sua concubina. Giovanna non era più in cucina, bensì sul divano, con addosso solo un reggiseno che a malapena copriva il suo seno e un corto slippino.
‘Buongiorno Carlo.’
Il ragazzo nemmeno rispose, si fiondò su quella donna che aveva fatto infuocare i suoi istinti sessuali fino a farli eruttare come un vulcano. Ora aveva una voglia smisurata, pazzesca. Le loro lingue danzarono l’una nella bocca dell’altro, al ritmo dei loro battiti cardiaci, intrecciandosi e accarezzandosi prima con foga, poi con dolcezza. Giovanna teneva afferrata saldamente la testa del nipote, accarezzandogli i capelli con le dita, mentre le mani del ragazzo scorrevano su tutto il corpo di sua zia all’impazzata, come quando si lascia cadere un pugno di biglie sul pavimento e queste cominciano a spargersi ovunque trovano spazio. Poi Carlo si staccò dalle labbra di sua zia, per scendere verso il collo e poi affondare il viso nelle calde e morbide tette di Giovanna la quale spinse il viso di suo nipote nell’esatto spacco tra i seni. Carlo già ansimava denudandosi. La sua lingua nel frattempo, leccava spasmodicamente la pelle liscia di quei fantastici seni.
‘Ti piacciono molto, vero nipotino mio?’
Il ragazzo borbottò un sì, con la bocca piena dei capezzoli di sua zia.
‘Allora, quello che sto per fare suppongo ti piacerà molto. D’altronde &egrave tutta la settimana che aspetti.’
Carlo si fermò improvvisamente per guardare negli occhi Giovanna. Furono entrambi colpiti da una leggere scossa, un’intesa coinvolgente che li eccitò entrambi, poi come un unico essere si mossero insieme. I loro movimenti erano sincronizzati, Carlo aveva capito e Giovanna guidava il gioco. Di nuovo, la zia si mise tra le cosce di suo nipote e i due si scoccarono un lungo caldo bacio. Il pene eretto di Carlo era lì, maestoso, superbo e terribilmente attraente. Giovanna glielo doveva, ciò che stava per fare. Lo aveva fatto attendere, aveva temporeggiato per troppi giorni in attesa di una scelta definitiva, ma la libido aveva completamente travolto entrambi ormai, quindi, entrambi si lasciavano trascinare. I due si sorrisero, un sorriso sincero e complice di due amanti. Giovanna si sporse in avanti con il busto, afferrò i suoi seni mentre Carlo le accompagnava le braccia accarezzandola lungo le spalle. Allargò le tette fino ad inserire quell’asta turgida tra esse, poi mosse di scatto la testa per far ondulare i capelli all’indietro. Carlo comprese che doveva portarglieli lui dietro le spalle e lo fece.
‘Zia’ ti adoro”
‘Scommetto che nessuna ragazza della tua età, sa come si fanno questo tipo di cose vero?’ Disse Giovanna con voce provocante.
Balenò nella testa di Carlo proprio la parola ‘provocante.’ Questo, andava ben oltre la provocazione, pensò. Cercò di trattenersi perché la situazione era talmente eccitante che aveva paura di non reggere, paura di non durare nemmeno un minuto, paura di non sembrare un uomo all’altezza della situazione. Ma gli bastò rincrociare lo sguardo di Giovanna per rassicurarsi. La zia cominciò a muovere il busto su e giù, lasciando che il pene di suo nipoti scivolasse nel bel mezzo di quelle montagne carnose. I primi movimenti furono leggermente fermati dall’attrito della pelle, ma pian piano i liquidi pre-seminali di Carlo lubrificarono lo spacco, conferendo un movimento sempre più fluido e di intensa goduria. Giovanna sapeva bene che doveva fare in modo che più pelle possibile, intorno al pene di Carlo, si muovesse insieme al suo seno. Carlo non era un super dotato, possedeva un pene di modeste dimensioni, che rientravano nella norma, quindi il seno di sua zia lo avvolgeva quasi completamente intensificando la goduria. Mentre guardava quelle tette danzare al ritmo imposto di Giovanna, pensò come fossero diverse dai classici seni rifatti delle modelle o delle pornostar. Quello era un seno vero, che lo eccitava ancora di più. Non era tanto il fatto che fosse sodo o relativamente grande, bensì la morbidezza che possedeva in contrasto con i seni rifatti che sembrano così duri e aspri. Quello di Giovanna si prestava perfettamente ad una spagnola, sembrava essere fatto per quello. Carlo non aveva la minima idea del tempo che passava, stava vivendo qualcosa di trascendente, un’esperienza quasi mistica che non riusciva a collocare nelle strutture temporali a cui era abituato. L’odore di sperma cominciava a sentirsi in modo abbastanza forte. Giovanna sapeva che era questione di tempo prima che suo nipote raggiungesse l’orgasmo, per questo voleva portarlo immediatamente a quel punto, per soddisfazione personale. Alzò lo sguardo a suo nipote e sussurrò una frase.
‘Fallo, fallo per me. Sborra per me, tesoro.’
Bastarono pochi secondi da quella frase, che Carlo fece uscire un grosso sospiro dalla bocca connesso ad un verso ti pura libidine. Sentì tutto il basso ventre contrarsi insieme al suo pene. Anche Giovanna percepì quella contrazione, quindi a sua volta, strinse il seno intorno a quel cazzo più forte che poteva, lasciando che gli schizzi di bianco sperma uscissero numerosi bagnandole tutto il petto. Rallentando il ritmo, cominciò a fermare il su e giù che aveva fatto fino a quel momento mentre estrapolava le ultime gocce di sperma. Carlo ancora ansimava, mentre il suo pene perdeva vigore.
Il ragazzo girò lo sguardo verso l’orologio, fece fatica a mettere a fuoco l’orario, ma dopo un po’ vide che era le undici meno un quarto. Minuto in più, minuto in meno. Carlo affondò le proprie mani tra i capelli di sua zia accompagnandola verso sé, per scoccarle un bacio. Poi la fece alzare e la condusse verso la camera da letto. Lo sperma colava ancora dal seno morbido di sua zia, mentre il suo pene era ormai moscio, ma era sicuro che presto avrebbe ridato segni di vita. Si sdraiarono tra le lenzuola, guardandosi negli occhi. Sembrò in quel momento che potessero leggersi dentro, fino infondo. Il mondo intorno a loro si fermò per un istante, i rumori da fuori alla finestra non arrivavano più al loro udito, esistevano solo loro due. Dolcemente Carlo le accarezzò il viso, poi si adagiò con la propria testa sul petto di sua zia, tra i suoi seni ancora bagnati di sperma, ma non importava affatto. Con la mano Carlo cominciò a scendere fino alle cosce, per poi risalire e riscendere piano soffermandosi sulla vagina di Giovanna, la quale accarezzava con apprensione i capelli del ragazzo.
Dopo aver individuato il clitoride, Carlo cominciò a giocarci con delicatezza e dolcezza. Giovanna socchiuse gli occhi e si lasciò trascinare in quel mondo di sogni nel quale suo nipote la stava portando.
‘Zia adesso voglio che sia tu a godere, sei fantastica, te lo meriti.’
‘Bravo Carlo, continua a toccarmi’ un po’ più in su”
Giovanna non aveva bisogno di guidarlo, Carlo sapeva dove mettere le mani e stava facendo un lavoretto perfetto. Massaggiava con il dito medio il clitoride disegnandogli intorno come dei piccoli cerchietti ritmicamente e ogni tanto scendeva leggermente più in basso e facendosi largo con una o due dita, le affondava nella figa bagnata di Giovanna. Sua zia stava spalancando le gambe : erano bellissime. Due cosce carnose, forse un po’ troppo carnose, ma diavolo se erano belle. Giovanna invece si stava soffermando sulla spalla e il braccio di Carlo, che si contraeva per donare piacere a lei. Un braccio vigoroso, scolpito quasi. O forse era lei che era così coinvolta. Non riuscì a trattenere uno di quei sorrisi che si fanno quando si sta bene, soddisfatti e felici. I liquidi vaginali producevano un leggero suono dovuto all’attrito delle dita di Carlo e alla velocità con la quale si muovevano. Giovanna gemeva ed esortava il nipote a continuare mentre lui si faceva spazio con le dite dentro quella caverna. Il ragazzo si era completamente avvinghiato a sua zia, stando appoggiato come a cavallo su una gamba della sua donna. I due erano completamente attorcigliati e a contatto che sembrava ci fosse ormai un feeling tutto loro. Giovanna portò le mani sul materasso impuntandole e torcendo la testa all’indietro con la bocca socchiusa e gli occhi sbarrati: stava provando emozioni fantastiche. Le sembrava come se fosse investita da un’ondata di sublime estasi sensoriale, come se qualcosa fosse capace di ribaltarle le interiora, una sensazione di completo scombussolamento ma estremamente positivo. Nel frattempo sentiva che il pene di suo nipote cominciava a tornare duro a contatto con la sua gamba.
‘Carlo, facciamolo” Sussurrò Giovanna tra i rantoli di piacere.
Il ragazzo non ci pensò due volte. Si avventò su sua zia baciandola ovunque.
‘Aspetta però zia, prendo i preservativi.’
‘No, ho deciso di prendere la pillola per stare più tranquilli, non trovi sia meglio?’ I due si scambiarono uno sguardo complice e si sorrisero, poi si diedero un lungo bacio. Carlo si sentiva eccitatissimo e anche Giovanna era sicura di essere sul punto di venire. Voleva avere un orgasmo durante la penetrazione, per questo l’aveva interrotto durante quel ditalino. La donna scivolò sul letto per trovare la posizione più confortevole possibile mentre Carlo cominciava ad indirizzare il proprio pene verso il buco. Era buffo, non riusciva mai ad azzeccarlo al primo tentativo, doveva sempre farsi strada con le dita per poi affondarlo. Questo faceva tenerezza a Giovanna, ma in fondo le piaceva questa particolarità di suo nipote.
Il ragazzo aveva affondato il suo pene in quella carnosa caverna, con la forza degli addominali e dei muscoli della schiena rimase in equilibrio mentre con le mani libere strinse i seni della zia. I due amanti mantenevano in contatto visivo, sembravano comunicare attraverso gli occhi. Sembravano aver raggiunto una complicità unica.
‘Sai zia’ – cominciò Carlo balbettando le parole tra i gemiti della goduria ‘ con le ragazze con cui ho fatto l’amore, nessuna mi ha mai guardato negli occhi come fai tu.’
‘E ti piace tesoro?’
‘Tantissimo.’
Carlo cominciò a muoversi ancora più velocemente affondando la sua verga fino in fondo, tanto da arrivare a toccare con il basso ventre e tutto il bacino, gli umori e le cosce di sua zia. Quel contatto lo eccitava da morire, non aveva mai pensato a quel particolare. La pelle dei due amanti che si sfregava ad ogni penetrazione era qualcosa di sensualissimo, ma non era l’unica parte del corpo a contatto. Aveva ancora le proprie mani su quelle due montagne soffici. Assomigliavano a quelle sfere spugnose che costituivano il materiale principale dei classici palloni da calcio in spugna, più li stringevi più ti veniva voglia di stringerli ancora di più. L’unica differenza era che il seno di Giovanna era molto più liscio e donava una sensazione mille volte migliore al tatto. Nel frattempo con i pollici stimolava i capezzoli turgidi. Mentre nel cervello del ragazzo si accavallavano tutte quelle riflessioni sui particolari fisici coinvolti in quell’amplesso, Giovanna riusciva a vedere solo suo nipote che la montava con una forza sorprendente mentre provava l’auge del piacere dei sensi. Sentiva l’orgasmo che stava per salire, quindi si concentrò affinché arrivasse con più potenza possibile. Le uscì un lungo gemito strozzato dalla gola. Voleva dire qualcosa a suo nipote ma non riusciva a proferire parola. Carlo si accorse della situazione e cercò di mantenere l’andatura. Anche lui si accorse che il suo corpo stava per avere un orgasmo magnifico, ma voleva rimandare ancora per intensificare il momento. Si concentrò sul basso ventre per cercare di fermare il processo, sperava di potercela fare ma evidentemente non conosceva così bene il proprio corpo. Stava scopando da quanto? Probabilmente non erano nemmeno passati tre minuti da quando avevano cominciato. Era stato tutto così intenso che non poteva più fermarsi. Una parte di sé desiderava prolungare quel dolce momento, mentre un’altra parte voleva lasciarsi andare a quell’orgasmo. Guardò sua zia cercando di capire se anche lei fosse veramente sul momento culminante dell’amplesso. Supponeva di sì, ma se doveva essere completamente sincero con se stesso, ancora non riusciva a capirlo.
Proprio mentre Carlo si chiedeva ciò, Giovanna raggiunse il tanto agognato orgasmo e quasi in contemporanea, pochi secondi dopo, anche Carlo cedette ai suoi istinti. Lo sperma si mischiò agli umori vaginali dando il via a tutti quei processi chimici e organici con i quali i fluidi si accoppiano e con i quali anch’essi, a modo loro, fanno l’amore. Il ragazzo trattenne il respiro mentre Giovanna si lasciò andare. Carlo lasciò il seno di sua zia per appoggiarsi con gli avambracci sul materasso e per avvicinarsi alle labbra dell’amante. Ora entrambi avevano gli occhi chiusi cercando di calmarsi da quel treno di emozioni e sensazioni che li aveva investiti in pieno.
‘Mio’. Dio” Furono le uniche parole di Carlo. Sapeva quasi per certo che anche sua zia aveva appena avuto un orgasmo, per questo la sua ansia da prestazione era scesa. Per un attimo aveva temuto di venire troppo presto.
‘Tutto bene?’ Chiese Carlo, un po’ in cerca di rassicurazione per se stesso e per lei.
‘E’ stato magnifico, tesoro di zia.’ Giovanna lo baciò affettuosamente sulla guancia.
Il ragazzo sentiva il proprio pene diminuire di volume all’interno di quella vagina. Eiaculare lì dentro senza paura era stato fantastico.
‘Beh ‘ aprì il discorso Giovanna ‘ non trovi sia meglio così, senza preoccupazioni?’
‘Molto meglio così! Ma non hai paura di eventuali effetti, insomma, negativi?’
‘Sono tutte dicerie e superstizioni.’
La coppia pranzò con un piatto di pasta cucinato insieme. Dopo pranzo chiamarono i genitori di Carlo, ignorando che dall’altra parte della cornetta, loro figlio era nudo insieme a sua zia nella stessa condizione, sdraiati sul divano a coccolarsi. Dopo quella chiamata si era riaccesa la voglia di Carlo, tanto da fargli iniziare un secondo amplesso. Giovanna allora ebbe l’idea di fare l’amore in piedi. Si posizionò appoggiata alla parete curvando il bacino e offrendo il proprio fondo schiena al nipote. Grande, carnoso, succulento e invitante, il ragazzo non se lo fece sfuggire. Era da parecchio tempo che Giovanna non lo faceva da in piedi, le sembrava passata una vita, un’eternità e ora le sembrava di rivivere come un rinascimento, un rifiorimento, solo che non era culturale come quello del quindicesimo secolo in Italia, bensì sessuale. Sì, poteva chiamare quel periodo della sua vita proprio rinascimento. Carlo invece poteva essere paragonato più ad un barbaro che incontrava la cultura classica e ne rimaneva tanto affascinato da decidere di assumerla come propria. Nello stesso modo infatti, Carlo era venuto a contatto con quella donna più anziana di lui, più saggia, affascinante, sensuale e coinvolgente tanto da decidere di diventarne la sua metà.
Il ragazzo affondò la propria asta per la seconda volta quel giorno, mentre la sua donna inarcava quanto possibile la schiena. Poi afferrò i fianchi maestosi di sua zia e cominciò a farsi trasportare in quel paradiso dai propri istinti. Alternava colpi leggeri che penetravano fino in fondo a colpi veloci che non perlustravano la fine della caverna. Il fatto di trovarsi in piedi, gli dava la sicurezza che lo sforzo della posizione facesse durare la sua prestazione ancora di più. Inoltre dopo il terzo orgasmo giornaliero, nonostante la sua eccitazione alle stelle, sperava in un amplesso quanto più lungo possibile.
‘Sì Carlo, continua così, continua, continua.’ Ripeteva la zia.
‘Ti piace eh” Asserì il ragazzo come se in realtà stesse dicendo che piaceva a lui.
Qui, più che mai, il bacino di Carlo toccava completamente il culo di sua zia ad ogni affondo. Inoltre le sue mani e le sue dite accarezzavano quel corpo con dolcezza e leggerezza che faceva sentire Giovanna amata e protetta.
Quella posizione, la faceva sentire dominata, ma non era una dominazione violenta o autoritaria, era dolce, protettiva e dannatamente bella. Quando si esercita potere su qualcuno, questi lo trascina metaforicamente al guinzaglio con la forza, mentre in questo caso la sensazione era ben diversa. Era come se suo nipote la stesse accompagnando, mano nella mano, verso un’altra dimensione, fatta di passione e godimento, dove vige l’apoteosi dei sensi. In questo momento infatti era lui a guidare il gioco, trasportandola in quel posto. Quella situazione psicologica le fece raggiungere nuovamente l’orgasmo, anche se stavolta era meno intenso e diverso dal precedente. Fu comunque stupendo.
‘Dammi un attimo di tregua, tesoro.’ Chiese Giovanna poco dopo.
I due tornarono in camera da letto per sdraiarsi e coccolarsi. Giovanna si stava riposando ad occhi chiusi, stesa tra le lenzuola. Carlo la fissava ancora tra desiderio e amore. Con un dito le sfiorò la guancia in una carezza, poi corse lungo tutto il corpo percorrendo tutte le sue curve come se la sua mano fosse una moto da cross che solca le dune di sabbia in un deserto. Proprio come la sabbia di un deserto, la pelle di Giovanna era liscia e soffice al tatto. Cominciò a riempirla di baci mentre lentamente la toccava ovunque.
‘Zia, io ho ancora voglia”
‘Sei insaziabile eh porcellino?’
Giovanna si sedette sul pene di suo nipote entrando tutto con un colpo. Fu lei stavolta ad appoggiare le sue mani sui pettorali sodi del ragazzo, cominciando a muoversi circolarmente sul quel fantastico membro carnoso. Il ragazzo assecondava quei movimenti tenendo ben salde le cosce della donna. Questa volta l’orgasmo di Carlo arrivò come un fulmine a ciel sereno anche per lui. Non riuscì a trattenersi alla vista di quella magnifica dea che si muoveva su di lui. Eruttò cinque o sei schizzi direttamente dentro quella vagina spingendo il più possibile e godendo come non mai, mentre imperterrita Giovanna continuava la sua sinuosa danza fino all’ultimo.
I due, esausti si accasciarono l’uno intorcinato all’altro, cadendo oltre che in un innamoramento idilliaco, anche in un lungo sonno rigenerante.
Giovanna aveva appena trascorso una serata con le amiche storiche, quelle di una vita con le quali era cresciuta. Era stato difficile non parlare della sua situazione sentimentale e la cosa le pesava un po’. Si era dovuta mordere la lingua due o tre volte per tacere. Si era lasciata scappare erroneamente il dettagli che frequentava un uomo, ma sulla sua identità era rimasta vaga. Aveva una gran voglia di confidarsi con qualcuno, ma anche semplicemente di parlarne per poter condividere le sue gioie e le sue soddisfazioni, ma non era quella la serata opportuna. Forse prima o poi ne avrebbe parlato con Marica, una delle amiche più strette e di vedute più larghe. Nella vita, quella donna ne aveva vissute veramente di tutti i colori. Era una donna snella, di corporatura molto più esile di Giovanna, con una seconda di seno e un culetto che tutto sommato Giovanna aveva sempre invidiato. Marica per un certo periodo della sua vita era stata anche una escort, il sesso per lei era stato di tutto: un modo per amare, un modo per sfogarsi, una professione e con alcuni uomini persino una noia mortale a sua detta. Nel periodo in cui ne aveva fatto un lavoro era stata con tutti i tipi di uomini, da quelli belli a quelli brutti, passando per ragazzetti figli di papà che spendevano in escort e prostitute varie i soldi, a vecchi medici e avvocati sporcaccioni ai quali gli si drizzava solo dopo una pillola blu e venti minuti di pompino. Forse un giorno lo avrebbe detto a lei, ma per ora era meglio attendere ancora.
Carlo invece non sembrava soffrire della situazione più di tanto, anche perché, qualcosa si era lasciato sfuggire. Si sa, gli uomini sono molto meno propensi a giudicare. Spesso un uomo che va con una ragazzina &egrave considerato un porco dalle giuste norme sociali, ma per qualche motivo, il contrario viene addirittura auspicato da milioni di giovani ragazzi pronti ad affondare il proprio cazzo tra le calde cosce di qualche donna matura capace di esercitare abbastanza fascino su di loro. Così, Carlo si era lasciato trasportare e aveva confessato il rapporto incestuoso con sua zia ad un suo vecchio amico che invece di rimanerne sconcertato, si era congratulato spassionatamente, promettendo di mantenere il segreto.
La società d’altronde &egrave ipocrita e su valori altrettanto ipocriti si regge. Tutti appaiono sempre così razionali e perbenisti, ma basterebbe poter scoperchiare il tetto di una qualsiasi abitazione per vedere ciò che le persone sono realmente sotto le lenzuola, il luogo dove ognuno lascia liberi i propri istinti sfogando il proprio spirito dionisiaco dedito al piacere carnale. Le vere deviazioni mentali e sessuali d’altronde sono ben altre. Inoltre, tra Carlo e Giovanna non c’era un vero legame consanguineo. Sua madre e sua zia erano semplicemente sorellastre, ma essendo cresciute insieme, spesso se lo scordavano persino loro. Per la coppia incestuosa poi, era eccitante giocare ai ruoli di zia e nipote anche durante il sesso dato che accresceva il loro coinvolgimento.

Era il 25 aprile, festa nazionale, sia Giovanna che Carlo erano rimasti a casa, niente lavoro e niente università, solo festeggiamenti. E per festeggiamenti, loro intendevano il sesso. Carlo era completamente nudo, mentre Giovanna indossava ancora una maglietta, mentre i legghins erano stati lasciati a terra poco distanti. Il giovane ragazzo era nel bel mezzo di uno di quei momenti che lui chiamava ‘momento decisivo’. Giovanna era piegata, davanti a lui, con la schiena inarcata e le braccia appoggiate al lavandino della cucina, in pieno godimento. Carlo era appena dietro di lei, con il proprio pene infilato nella dolce passera di sua zia che veniva inforcata con estrema determinazione. Il ‘momento decisivo’ era quel momento in cui Carlo doveva impegnare al massimo il proprio corpo, anzi, la propria mente a distogliere la concentrazione da tanto godimento o avrebbe finito per avere un orgasmo troppo precoce. La carne di Giovanna sobbalzava ad ogni colpo inferto dal bacino del ragazzo il quale non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle grosse natiche che stava penetrando. Ogni piccolo particolare lo eccitava terribilmente, persino quei piccoli solchi lasciati dalla cellulite lo infuocavano e gli facevano stringere la prese e aumentare il ritmo. Percepiva l’orgasmo montare e percorrere tutta l’asta del proprio pene, pronto ad eruttare dalla punta della cappella. Nel frattempo Giovanna era completamente in estasi e gli orgasmi le stavano facendo ribaltare le viscere. Sentiva la propria vagina riempirsi di umori e bagnarsi sempre di più, ogni volta che il membro turgido di suo nipote si infilava dentro di lei. Il semplice respiro affannoso di Carlo e le sue mani che le afferravano i glutei, la facevano sentire una Donna amata e desiderata. Era come se suo nipote le stesse infilando amore e piacere con ogni colpo di bacino, con ogni movimento dentro la sua figa. Volevo parlargli, voleva dirgli che lo amava, voleva dirgli che adorava sentirsi così posseduta, ma non riusciva a dar voce a quei pensieri, tanto era la goduria che la pervadeva.
Carlo nel frattempo continuava la sua piccola battaglia. Spostò lo sguardo verso l’orologio, erano circa cinque minuti che scopavano e già non riusciva più a trattenere il proprio orgasmo. Cercò di distogliere il pensiero, ma era inutile. Il sesso divino che stava facendo occupava tutta la sua mente e la pervadeva fino all’angolo più dimenticato e nascosto. Non poteva deluderla in quel modo, non poteva sborrare proprio in quel momento, quando più Giovanna sembrava godere. Per questo Carlo usò un piccolo escamotage. Uscì velocemente dalla calda caverna dove giaceva il suo pene, afferrò le cosce della zia e la sollevò fino a farla sedere sul bordo della cucina, poi, abbasso la testa per cominciare a leccarle la figa. Un misto di liquidi vaginali e liquidi pre seminali invasero le sue pupille gustative. Era un sapore forte, non particolarmente gradito, ma l’enfasi della situazione glielo faceva amare ogni volta, come se fosse la bibita più succosa e dolce sulla faccia della terra. Dopo averle fatto un bel servizietto di lingua, Giovanna condusse il viso del suo partner fino alle sue labbra e si scambiarono alcuni lunghi baci nei quali intersecarono le loro lingue.
‘Amore di zia, sto scomoda qui, portami a letto.’ Chiese Giovanna con autorità.
‘Subito!’
Carlo la prese in braccio e percorse il corridoio fino ad arrivare nella stanza da letto e si sdraiò accanto a lei. Giovanna cominciò a togliersi la maglietta in modo sensuale, poi avvicinò il proprio seno al viso del nipote per farselo baciare. Carlo cominciò a giocherellare con quelle enormi montagne carnose, baciandole, leccandole e immergendoci tutta la faccia, premendole con forza sulla proprie guance.
‘Facciamo un giochino?’ Chiese Giovanna.
‘Che gioco, zia?’
Giovanna si precipitò nell’altra stanza per prendere una corda. Legò le mani di suo nipote al letto e dopo averlo immobilizzato, cominciò a giocare con lui.
‘Ora ci penso io a te.’ Disse sorridendo mentre si legava i lunghi capelli color oro, con quel suo sguardo provocante con cui solo lei sapeva guardare.
Le mani di Giovanna cominciarono ad accarezzare ogni singolo lembo di pelle di Carlo, le sue labbra ogni tanto si posavano dolcemente in una parte del corpo donando un piccolo bacio con le labbra serrate, come una piccola firma che lasciava in ogni parte. Poi, prese a strusciare il proprio corpo su quello del nipote. Quelle fantastiche tette accarezzarono prima il viso del ragazzo, poi strusciarono il petto e l’addome del giovane, scendendo fino alla gamba sinistra, saltando appositamente il pene del giovane per stuzzicarlo e fargli salire l’eccitamento fino alle stelle.
‘Mi devo prendere cura del mio uomo, lui che si preoccupa tanto per me.’
‘Sia zia’ ti prego continua”
Giovanna allargò i seni cominciando a giocherellare con la gamba del proprio partner, coccolandola con le proprie tette. Le strofinava intorno alla coscia dolcemente, le stringeva piano e poi forte variando l’intensità. Ogni tanto si muoveva come se stesse facendo una spagnolo alla gamba di Carlo, a pochissimi centimetri dal suo cazzo. L’asta dura del ragazzo infatti reagiva agli stimoli che tutto il corpo e la psiche stava ricevendo, contraendosi in continuazione con dei piccoli spasmi. Carlo stava letteralmente uscendo di senno, non riusciva più a trattenersi e desiderava solo che sua zia lo toccasse.
‘Ti prego zia’ fallo”
‘Fare cosa? Vuoi che ti faccia una sega?’
‘Sì zia, segami, segami ti prego”
‘Amore mio, ogni cosa a suo tempo! Fammi giocare un po’!’ Disse Giovanna avvicinando il proprio viso a quel cazzo duro e dandogli un dolce bacio sulla punta della cappella.
La donna si mise a cavalcioni sul ventre del nipote, cominciando a strusciarsi su di lui. Carlo sentiva bagnarsi con gli umori vaginali di sua zia, mentre di tanto in tanto lei erroneamente si abbassava troppo facendo si che il suo sedere toccasse il pene del partner. Nel frattempo Carlo continuava ad avere il seno di sua zia in pieno volto. Era così morbido e caldo che per un attimo Carlo credette di essere vicino all’orgasmo senza nemmeno essere stato toccato.
Poi, finalmente, entrambe le mani di Giovanna cinsero quel pene, accarezzandolo amorevolmente. Carlo pensò che mai aveva così tanto desiderato di essere toccato prima d’allora. Il membro turgido del giovane scivolò tra le abili dita della donna, per poi essere massaggiato dai soffici palmi delle mani che sembravano custodire qualcosa di sacro ed estremamente prezioso, delicato e fragile. Finalmente Carlo poté rilassare i muscoli del basso ventre e delle gambe che fino ad ora erano tesi come delle corde di un violino. Giovanna si sedette sulle gambe del nipote, mentre con la mano destra continuava il massaggio e con la sinistra si portava i capelli all’indietro.
‘Non credo che resisterò più di tanto zia” Disse il ragazzo con un filo di voce.
‘Non ti preoccupare amore mio, sborra per me’ andiamo”
Adesso la mano di Giovanna si muoveva dalla base del pene fino alla cappella facendo anche dei piccoli movimenti concentrici. Per Giovanna, fare le seghe aveva sempre uno strano fascino. In qualche modo era simile al sesso orale, ma in modo ancora più profondo. Nella masturbazione dell’uomo, la donna diventava un tutt’uno con il partner in un’unione simile a quella sessuale ma a differenza di quest’ultima, non essendoci penetrazione, fare una sega assumeva un carattere del tutto diverso. Nel semplice sesso, quando un maestoso palo carnoso si fa largo in una grotta altrettanto carnosa, avviene un legame indissolubile che deriva letteralmente dalla penetrazione: l’uomo entra nella donna, fondendosi con lei in un certo senso. Quando invece avviene una semplice quanto naturale masturbazione, la donna diventa come un estensione del corpo dell’uomo, atta al suo soddisfacimento personale e ogni essere femminile che fa ciò, mette da parte i propri istinti egoistici e regala piacere nel vero senso della parola.
Carlo si fece sfuggire un forte sbuffo, poi riprese fiato e la respirazione assunse un ritmo accelerato. Giovanna aveva capito, stava per accadere. Intensificò ancora di più il lavoretto di mano e incoraggiò il ragazzo.
‘Avanti, vieni per me, per me, solo per me.’
‘Sì, zia sì, ti amo, sì, dannazione sì!’
Lo sperma schizzò fuori sparpagliandosi sul basso ventre di Giovanna e del ragazzo, mentre quella mano continuava a muoversi decelerando il ritmo e spremendo fuori quel succulento latte.
La donna si lasciò cadere sul ragazzo, sciogliendogli le mani al letto e i due si abbracciarono forte, entrambi bagnati all’altezza dell’ombelico. Giovanna stava riempiendo suo nipote di baci mentre lui ancora doveva riprendersi dall’estasi appena vissuta. Era stata di gran lunga la miglior esperienza della loro vita ed entrambi ne erano entusiasti. Carlo continuava a palpare ogni lembo di carne della donna come se ne traesse rinvigorimento.
In quel preciso istante suonò il campanello di casa e i due tornarono bruscamente alla realtà, senza immaginare chi potesse mai essere.
Una visita del tutto inattesa ed entrambi gli amanti pensarono anche indesiderata. Dopo essersi rivestito velocemente, Carlo era andato alla porta con l’intento di trattenere il visitatore fino a quando sua zia non fosse stata pronta a ricevere ospiti, ma alla porta c’era suo fratello Marco, in visita per una settimana.
Giovanna aveva dissimulato bene il nervoso dovuto a quella visita a sorpresa, mentre Carlo non era stato capace di tanta delicatezza. Il ragazzo dovette ricominciare a dormire nella stanza degli ospiti dove aveva conservato tutte le sue cose e i suoi libri con enorme lungimiranza, per non destare sospetti proprio in situazioni del genere.
Se Carlo era il ritratto del bravo ragazzo, studioso, diligente e responsabile, suo fratello minore Marco di 18 anni era l’esatto opposto. Da sempre era una vera e propria peste, insolente, ironico, sbruffone e alquanto superbo. Di certo non era un ragazzo stupido , si applicava poco nello studio ma straordinariamente otteneva discreti risultati, il suo unico problema a scuola era la condotta. Ad ogni colloquio i genitori si sentivano ripetere la stessa cosa.
‘Suo figlio non sa stare zitto e fermo nemmeno per cinque minuti, siamo stati costretti a mettergli numerose note.’
L’unica persona che manteneva a bada Marco era suo fratello Carlo, con il quale aveva uno stretto legame. Egli d’altronde, era l’unica persona per la quale provava un minimo di rispetto e considerazione, sebbene talvolta usava i suoi spocchiosi modi anche con lui. Giovanna sapeva che sarebbe impazzita dietro a quel ragazzino.
Il giorno seguente al suo arrivo, Giovanna andò come di consueto al lavoro, mentre entrambi i ragazzi rimasero a casa. Carlo doveva studiare mentre Marco aveva in programma di fare una passeggiata al mare per il pomeriggio subito dopo pranzo. I due non si vedevano da tanto e nonostante il caratteraccio di Marco e il fatto che il suo arrivo aveva compromesso la situazione eccitante tra lui e sua zia, Carlo era comunque contento di rivederlo. I ragazzi si raccontarono gli ultimi sviluppi delle loro vite. Carlo raccontò di come andavano gli studi, mentre Marco gli mostrò il suo progetto di filmografia. Si era comprato una videocamera con la quale voleva riprendere scene di vita quotidiana per creare il documentario del perfetto uomo imperfetto, o almeno così diceva.
‘Sarà un successone, aspetta solo che qualche idiota annoiato e con una montagna di soldi in banca mi noti e poi caro il mio ingegnere, ti passerò a prendere da questo schifo di posto con il mio elicottero privato!’ Così Marco sfotteva il fratello.
‘Oh beh, fidati, non &egrave poi così male questo posto!’ Disse Carlo con voce allusiva.
Il resto della mattinata lo passarono chiacchierando e confabulando tra loro, fino a quando Giovanna non tornò in via del tutto eccezionale per pranzo. La zia e i due nipoti mangiarono un piatto di pasta improvvisato da Carlo, poi, Marco si precipitò al mare come da programma. Carlo e Giovanna decisero di approfittare dell’occasione, non sapendo quando si sarebbe riproposta.
In preda allo spirito dionisiaco più sfrenato, Giovanna si sfilò la gonna mettendosi a pecorina sul divano, offrendo il suo dolce fondoschiena carnoso al suo amante il quale non esitò nemmeno un secondo prima di penetrarlo con decisione, aggrappandosi con le mani a quei sensuali fianchi e cominciando a muoversi dentro di lei con la dolce prepotenza del buon dominatore. Giovanna percepiva ogni centimetro del succulento membro penetrarla fino alle viscere, facendogliele ribaltare dalla goduria. Il pensiero che dovevano sbrigarsi e il rischio di essere colti in flagrante da Marco aumentava l’eccitazione per entrambi, rendendoli per la prima volta frettolosi e impazienti di godere. Carlo d’altra parte, si stava divertendo a montare la zietta spingendo sulle sue chiappone e dicendole parole non volgari, ma nemmeno troppo dolci da dire ad una signora quale sua zia era.
‘Ti piace, sporcacciona? Dai, fatti montare per bene”
‘Siii, amore mio siii, scopami, dai prima che ci scopraa tuo fratelloo’ aaaahh’
Passò per la mente del ragazzo di sborrare in qualche posto in particolare sul corpo della zia, però non fece in tempo a decidere dove dato che l’orgasmo irruppe con decisione nella calda figa mentre sua zia era prostrata a lui. Carlo affondò gli ultimi colpi lasciandosi uscire dei gemiti di piacere dalle labbra, mentre Giovanna si godeva il caldo getto scaldarle il basso ventre mischiandosi in una comunione di liquidi che galleggiavano dentro di lei. I due ebbero giusto il tempo di coccolarsi un po’, prima di doversi ricomporre dato l’imminente ritorno di Marco.
Qualche ora dopo zia e nipoti erano nuovamente seduti allo stesso tavolo, stavolta immersi in una fugace cena. Il resto della serata passò velocemente in compagnia di un film per Giovanna e in compagnia di un libro d’ingegneria per Carlo. Marco invece stava armeggiando con la sua videocamera collegata al pc portatile, su qualche strano programma. Mentre attraversava il corridoio per dare la buonanotte ai nipoti, la donna si chiese che diavoleria stesse mai congegnando Marco, ma il pensiero fu subito scacciato da una fantasia sessuale su Carlo: sarebbe stato bello se quella notte il ragazzo si fosse presentato da lei, per riprendere la sessione interrotta il pomeriggio, ma sapeva che sarebbe stato troppo pericoloso, perciò cercò di scacciare anche quel pensiero. Tra qualche giorno sarebbe stata domenica, magari Marco si sarebbe di nuovo allontanato da casa’ magari ci sarebbe stata una nuova occasione’
Con enorme sorpresa invece, le occasioni non mancarono mai. Marco si allontanava giornalmente per girare la città sempre con pretesti diversi, il che diede la possibilità a Giovanna e Carlo di fare alcune tra le migliori sveltine della loro vita, grazie alla frenesia e alla paura di essere scoperti. Eppure qualcosa non quadrava e Giovanna se ne accorse a sue spese sabato sera.
Carlo era uscito con degli amici, mentre suo fratello e sua zia erano ovviamente rimasti a casa. Marco propose a Giovanna di esaminare con lui uno dei suoi ultimi girati e di giudicarlo. La donna si era mostrata amichevole, quindi aveva accettato di buon grado. All’inserimento del DVD all’interno del lettore sotto la TV, Giovanna si rese conto che il soggetto delle riprese era lei stessa.
‘Fammi sapere se ti piace quel che vedi, zia.’ Disse Marco con un tono supponente.
L’angolazione della telecamera era leggermente sopraelevata rispetto alla scena, sembrava inoltre che fosse poggiata su una mensola che Giovanna identificò subito con la mensola esattamente sopra la TV che inquadrava perfettamente il divano. La scena era chiara e ben illuminata dalla luce che penetrava dalla finestra e i soggetti erano lei e Carlo. Lei era a pecora, sul divano, mentre il ragazzo la penetrava da dietro. Giovanna rimase a bocca aperta, inorridita. Era stata scoperta. La vergogna le dipinse il viso di un rosso color peperone e dopo pochi istanti, le sinapsi del suo cervello inviarono l’impulso di reagire. Ma Marco aveva previsto che ci sarebbe stata una reazione, quindi cercò di smorzarla sul nascere.
‘Vedo che qui ci si diverte, eh? Non c’&egrave bisogno che tu ti giustifichi e o che dica qualcosa, non sono certo qui per giudicarvi, anzi, veramente non male’
‘Spegni immediatamente, leva questa roba e cancellala subito!’ Disse Giovanna con un volto a metà tra la paura e la rabbia.
Marco eseguì parzialmente gli ordini della zia. Spense il filmato ed estrasse il DVD. Poi parlò.
‘Questa &egrave una copia del DVD, ovviamente ne ho altri, quindi distruggere questa non salverebbe la tua reputazione ormai compromessa, ma non temere, non sarò di certo io a sputtanarvi.’
‘Che cazzo ti dice la testa di mettere telecamere in giro? Sei malato?!’
‘Io malato? Certo che ne hai di coraggio, ma ripeto, non giudico cara zietta. Come ho detto, non ho assolutamente nessuna intenzione di sputtanarvi, quindi puoi stare tranquilla, certo che il silenzio ha un prezzo”
Giovanna aveva capito. Era ovvio come sarebbe dovuta finire la frase, l’intonazione della voce lo confermava solamente. Che cosa avrebbe fatto ora? Dire tutto a Carlo? Sarebbe servito? Probabilmente no.
‘Cosa vuoi?’ Sapeva che era una domanda retorica, ma gli uscì spontanea. Il suo sguardo ora era rivolta verso il basso, non era rassegnata, stava solo riflettendo su cosa fare.
‘Sei decisamente una bella donna zia, ma non ho intenzione di fare sesso con te.’ Il ragazzo si sedette accanto a Giovanna e le passò un braccio intorno, poi aggiunse una parola.
‘Forse.’
Giovanna si irrigidì. Poi Marco continuò.
‘Ti chiedo solamente di fare alcune cose per me, al momento e poi, quando tornerò a casa alla fine di questa piccola vacanza, ti consegnerò tutto il materiale e dimenticheremo tutto. Non c’&egrave nemmeno bisogno che Carlo lo venga a sapere. Devi solo condividere un piccolo segreto con me.’
‘E se non volessi fare nulla per te?’
‘Non sei nella posizione di importi. E poi pensaci, cosa ti costerebbe? Daresti via la tua dignità per così poco? Per un pompino rifiutato, lasceresti che mostrassi questo filmato a tutti ?’
Marco si tirò giù i pantaloni, sotto non aveva le mutande, segno che aveva premeditato il tutto. Giovanna notò subito il pene del ragazzo in erezione, un pene molto simile a quello del fratello.
‘Forza zia, prima che torni Carlo, non vogliamo che venga a sapere tutto ciò, giusto?’
‘Fai schifo.’ Disse con disprezzo Giovanna mentre si chinava. Che umiliazione, soggiogata da un ragazzino e costretta a svendersi in quel modo.
Prese il fallo cominciando a succhiare. Non ci metteva la passione che usava con Carlo, tantomeno metteva particolare impegno, eppure Marco, stava ricevendo il suo primo pompino, quindi gli sembrò di toccare i vertici del paradiso.
‘Ma che brava la zia, lo succhi così anche a Carlo? Ci credo che poi ti scopa con tutta quella forza.’
Giovanna rimase in silenzio, sperando che Marco la smettesse di parlare ed effettivamente funzionò. Il ragazzo evitò di infierire ulteriormente e si godette il pompino di quella maestra. La zia si meravigliò che quel ragazzino riuscì a resistere tanto prima di raggiungere l’orgasmo. La fortuna del principiante, pensò. Marco si limitò a trattenere la testa di Giovanna durante la sborrata che avvenne dritta nella bocca. Quello sperma aveva un retrogusto leggermente divertente rispetto a quello di Carlo, era un po’ più dolce e più denso. I sentimenti di odio per quello spregevole ragazzino calarono leggermente in quel momento, come se per un attimo, l’unica funzione di Giovanna fosse quella della pompinara che sta compiendo il proprio lavoro. Durò un secondo questa sensazione, poi la donna riprese coscienza e controllo di sé comunicando il suo disprezzo attraverso lo sguardo furioso.
‘Ovviamente, massima discrezione zietta.’ Disse Marco accarezzandole una guancia. Poi si alzò e se ne andò in camera sua. Giovanna era su tutte le furie: non vedeva l’ora che quell’impertinente se ne andasse.
Un paio d’ore dopo tornò Carlo. In casa sembrava tutto calmo e silenzioso, così dopo essersi fatto una doccia entrò nella stanza dove dormiva Marco. Il giovanotto stava giocando al pc.
‘Insomma?’ Chiese Carlo in modo curioso.
‘Avevi ragione fratellone, spompina come una Dea.’ Fece Marco sussurrando, per non essere sentito.
‘Te lo avevo detto! Mi raccomando, non deve sospettare che io ti abbia detto di filmarci mentre scopavamo e di ricattarla, intesi?’
‘Ma certo! Non ti tradirò, tranquillo. Però un po’ mi &egrave dispiaciuto, anche se non ha reagito male come immaginavamo.’ Asserì Marco portandosi le mani dietro alla nuca.
‘Tranquillo, le cose miglioreranno presto!’

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