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Racconti Erotici Etero

ANATOMIA DI UN ADULTERIO

By 15 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

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Quel giorno Emma si svegliò con addosso una forte insoddisfazione. Rimase distesa con gli occhi rivolti al soffitto pensando alle cose che non andavano. Facendo il bilancio della sua vita di quasi quarantenne riconobbe con dolore che il suo matrimonio non funzionava più. Si era sposata per amore una quindicina di anni prima ma dopo appena un paio di anni di relativa felicità suo marito era cambiato in peggio, i suoi difetti si erano ingigantiti!
All’inizio la colmava di attenzioni, l’amore che Emma provava per lui le avevano fatto tollerare persino la sua scarsa pulizia! Lei si faceva il bagno o la doccia tutte le mattine, lui una volta la settimana, il sabato sera. Poi con il passare del tempo, sempre più raramente. Adesso Emma sopportava malvolentieri i suoi slanci amorosi, per fortuna sempre più radi e veloci che la lasciavano inappagata, e in più aveva scoperto che a volte suo marito emanava un odore non proprio gradevole!
Inoltre non l’aveva mai fatta godere, Emma non sapeva neanche cosa volesse dire ‘godere’, non aveva ancora provato l’ebrezza dell’orgasmo procurato da un uomo neanche quando erano appena sposati, ma allora lui le piaceva e lo amava. Poi l’abitudine settimanale, mensile . . .

Non amava più quello che un tempo chiamava ‘il suo Gigi’, anzi, da diversi anni le era indifferente, accettava malvolentieri il suo contatto quando insisteva per fare all’amore. Lo subiva odiando il suo ansimare quando era sopra di lei, dentro di lei.
Da circa quattro mesi, adducendo la scusa di non voler essere svegliata al suo rientro dalla immancabile partita di carte al bar, aveva modificato l’arredamento di quella che avrebbe dovuto essere la camera dei bambini, che ormai, lo sapeva, non sarebbero arrivati. Aveva conservato l’armadio e sostituito il lettino con un letto dove lui ora dormiva, mentre lei si girava e rigirava nella sua insonnia nel letto matrimoniale, riuscendo infine ad addormentarsi dopo estenuanti carezze che le facevano raggiungere un orgasmo che la placava senza soddisfarla completamente.
Ma quello che aveva fatto traboccare il vaso ormai colmo fu la scoperta che Gigi aveva un’amante! Un Sabato, sorprendendo una sua telefonata, l’aveva seguito fino a vederlo entrare in una casa fatiscente e quando un paio di ore dopo ne era uscito, era in compagnia di una donna sciatta e sfatta che Emma definì: ‘un’autentica fogna’. Offesa e delusa si ripromise che presto o tardi gli avrebbe fatto pagare quell’affronto.

Si alzo, andò in bagno e sbarazzatasi della camicia da notte entrò nel vano doccia lasciando defluire l’acqua il cui getto, che aveva volutamente regolato tiepido, la svegliò completamente senza tuttavia riuscire a calmarla. Si avvolse in un asciugamano di spugna e ritornò in camera da letto dove finì di asciugarsi rimirandosi negli specchi dell’armadio. Allontanato l’asciugamano, si passò le mani sul corpo ancora leggermente umido disegnandone il contorno fino alle anche, girandosi lievemente per guardare nello specchio come il suo sedere non avesse traccia di cellulite e di come fosse ancora abbastanza bello da suscitare a volte mormorii di ammirazione e fischi sommessi in molti uomini al sua passare.
I seni che stava accarezzando, senza essere grossi, erano compatti e sodi, i capezzoli poi erano talmente sensibili al tocco che bastava sfiorarli come stava facendo, che sotto le dita si ergevano eccitati e vogliosi.
Le gambe erano tornite come le braccia, le cosce mostravano alla loro giunzione un vello scuro che proseguiva con un triangolo accattivante sul ventre invidiabilmente quasi piatto. Senza vestirsi, si pettinò i capelli castano scuro, che era anche il colore dei suoi occhi, continuando ad accarezzarsi mentre un pensiero piano piano si insinuava nella sua mente.
Quando quel pensiero prese forma, una strana euforia entrò in lei. Aveva appena deciso di tradire suo marito, – quel porco di suo marito! – aggiunse dentro di se e lo avrebbe tradito quel giorno stesso approfittando del fatto che era il 5 del mese e sapeva che sarebbe passato il giovanotto che veniva mensilmente alla stessa ora, le 3 del pomeriggio, per riscuotere la rata della sua assicurazione sulla vita.

Aveva pensato a lui perché ogni volta non mancava di farle dei complimenti accompagnati da avances che, anche se discrete e velate, la turbavano facendola arrossire. Naturalmente quelle avances le aveva sempre respinte perché era una donna sposata, seria e fedele al marito, ma adesso . . .
Senza neanche vestirsi telefonò alla pettinatrice insistendo per fissare un appuntamento per quel mattino stesso perché voleva essere al massimo quando ‘Lui’ sarebbe arrivato. ‘Alle 11!’ fu la risposta. Emma ringraziò e entrò nuovamente in bagno, frugò nell’armadietto traendone la bomboletta del sapone da barba e il rasoio a 5 lame ancora nella sua confezione di cellophane che suo marito non aveva manco aperto preferendo il rasoio elettrico.
La sua intenzione iniziale era quella di radersi completamente come le pornostars delle cassette hard che quel porco guardava di nascosto e che lei aveva scoperto, ma scartò l’idea sembrandole troppo eccessiva, non voleva che . . . già, come si chiamava? Ah si, Carlo, si facesse un’idea sbagliata di lei; ma quale idea? Il pensiero provocò il suo sorriso.

Aprì il cassettino sotto l’armadietto e ne trasse un paio di forbicine, poi con un piede poggiato sul bordo della vasca, con pazienza, metodicamente iniziò a tagliare il boschetto che si innalzava sopra la sua passerina avendo cura di lasciare solo pochi millimetri di lunghezza, il che permetteva di vedere il gonfiore di quella che lei chiamava la ‘sua patatona’. Terminata l’operazione fece uscire sulle dita un pò di schiuma che spalmò su tutto il gonfiore del pube fin sul bordo del sesso e anche sotto, fra le natiche.
Passò quindi il rasoio togliendo la schiuma e i peli in modo da lasciare un triangolino lungo e simmetrico il cui vertice sembrava indicare la crestolina della clitoride, quindi scese sulle grandi labbra rasandole con cura, poi più sotto e aprendosi prima un gluteo poi l’altro lo passò fra le natiche asportando con la schiuma,i peletti che bordavano l’ano.
Entrò nella vasca e diresse il getto della doccia sul suo lavoro facendo defluire l’acqua ad eliminare ogni residuo di schiuma, quindi pulì accuratamente la vasca facendo scomparire nello scarico la schiuma di sapone insieme ai peli.

Una volta asciugata ritornò davanti allo specchio per ammirare il capolavoro che aveva ottenuto. Arrossì nel vedere come il suo sesso risultasse esposto allo sguardo, chiuse le cosce ma anche così la clitoride emergeva alla giunzione delle cosce, vi portò le dita e la accarezzò meravigliandosi di sentirla tesa ed eccitata, divaricando le gambe passò le dita nel taglio della vulva, poi fra le natiche lisce e vellutate, ritornò ad accarezzarsi fra le labbra della passera poi ancora sulla crestolina, chiuse gli occhi . . .
Ma presto si scosse e andò a vestirsi. Il reggiseno, le mutandine, la camicetta e i jeans, quindi un golfino leggero e le scarpe nere. Le 10.30, uscendo notò il leggero punzecchiamento che le procurava l’essere quasi completamente rasata sotto, effetto che svanì mentre guidava la macchina.
Uscì dalla pettinatrice che era mezzogiorno e un quarto passato. Entrò in un Fast Food per un pasto leggero e, fra una cosa e l’altra, giunse a casa oltre l’1 e 30. Si svestì ancora completamente per una doccia rapida, si asciugo spruzzandosi poi una nuvola di profumo discreto, quindi tirò fuori dal fondo di un cassetto il reggiseno a balconcino che non aveva mai osato mettere e delle mutandine ridottissime e semitrasparenti, indossò una gonna grigia, poco più di una mini che le arrivava al di sopra delle ginocchia e infine una camicetta senza maniche. Completò il tutto con calze autoreggenti e un paio di scarpe dal tacco a spillo.

-Non male! – riconobbe ammirandosi allo specchio.
Quasi le 2.30. Riordinò rapidamente la sala, riassettò i cuscini del divano e delle poltrone, mise qualche rivista sul tavolino e si sedette in attesa.
Alle tre e due minuti suonò la cicala del citofono, udendo la voce del ragazzo, con il cuore in tumulto andò a premere il pulsante che apriva il portoncino, un’ultima occhiata allo specchio e già l’ascensore si fermava al piano. Al discreto suonare alla porta, si impose la calma e andò ad aprire.

Quando Carlo fece il suo ingresso stringendole la mano con un accenno di inchino e un complimento galante, Emma perse un pò della sua sicurezza, solo allora si accorse di quanto Carlo fosse giovane, dimostrava poco più di 20 anni, si ricordò che quando aveva chiesto la sua età le aveva risposto con un sorriso compiaciuto che andava sui 27. Era vestito con sobria eleganza: giacca chiara a quadretti su pantaloni in tessuto leggero anch’essi chiari, cravatta intonata e in mano una cartella di cuoio nero.
All’invito della donna, si sedette sul divano traendo una cartellina che aprì sul tavolino posto fra il divano e le poltrone, Emma si sedette su una di queste mostrando di non avvedersi che la gonna era alquanto salita mostrando generosamente le gambe appena velate dalle calze color fum&egrave sulle quali, casualmente, cadeva lo sguardo del ragazzo mentre le illustrava la situazione della sua polizza.
Lo guardò scrivere aggiungendo l’importo della rata all’elenco presente sul foglio che spinse davanti a lei indicandone col dito l’ammontare (che poi era sempre lo stesso). Emma chinandosi sul foglio notò come lo sguardo del ragazzo venisse attratto dalla sua scollatura che mostrava buona parte dei seni che il reggiseno rivelava generosamente.

Quello sguardo rincuorò Emma ridandole sicurezza, si attardò volutamente fingendosi interessata alla cifra aggiunta, quando finalmente risollevò il busto, ebbe la soddisfazione di vedere che il ragazzo era arrossito.
Si alzò andando a prendere il denaro e quando ritornata, mise l’ammontare sopra il foglio, ancora una volta esibì la sua scollatura che risultò ancora più profonda.
– Ha il tempo per un caff&egrave signor . . .? – chiese appena si fu rialzata.
– Mi chiami Carlo . . . semplicemente Carlo . . .-
– Dicevo . . . Carlo, sto per fare il caff&egrave, le va di farmi compagnia oppure ha altro da fare, magari altre visite?-
– Nessuna abbastanza importante da privarmi del piacere di stare in compagnia di una bella donna come lei, Signora Rienzi.-
– Emma, Emma . . . e niente ‘Signora’! Forse sarò una bella donna ma a cosa serve esserlo se rimango sempre sola? Intanto la prego, si tolga la giacca. . . –

Ecco fatto, si disse stupita per la sua audacia, ho gettato l’amo! Intanto che il ragazzo si toglieva la giacca, andò nel cucinino e mise una capsula nella macchinetta del caff&egrave, guardò la nera bevanda colare nella tazzina, ripeté l’operazione con un’altra capsula; mise le tazzine sul vassoio sopra il quale aveva preparato in precedenza i piattini, i cucchiaini, la zuccheriera, e portò il tutto nella sala posandoli sul tavolino che lui aveva prontamente sbarazzato. Si sedette sul divano accanto al ragazzo.
Seguì l’immancabile cerimonia: Si serva . . . grazie, due zollette . . . &egrave abbastanza dolce? gradisce dei biscotti? ecc . . . ecc . . . poi un silenzio imbarazzante interrotto dal tintinnare dei cucchiaini, infine Carlo posò la sua tazzina e proseguendo il discorso interrotto disse:
– Sempre sola. . . possibile? Suo marito?- Emma si attardò volutamente a finire il caff&egrave, infine posando anch’essa la tazzina rispose:
– Oh lui . . . non c’&egrave mai, &egrave come se io non esistessi! Lei ce l’ha una ragazza?-
– L’avevo, ma mi ha lasciato. Anch’io sono solo . . . –
– Oh mi dispiace, povero caro . . . –
Si era girata verso di lui, le ginocchia contro quelle del ragazzo. Quasi per esprimere solidarietà pose la mano sulla sua gamba poco sopra il ginocchio, lui la coprì con la sua carezzandola timidamente, davanti alla passività della donna capì che poteva osare:

– Lo sai che mi sei sempre piaciuta e . . . che ti desidero? – fece Carlo passando al ‘tu’.
Emma esultò, era fatta! Non le rimaneva che lasciarsi guidare dagli eventi.
– Un giovanotto come te . . . non posso crederci!-
– Dalla prima volta che ti ho vista . . . non te ne sei accorta? –
Non rispose, allora lui lentamente avvicinò il viso al suo e quando le bocche entrarono in contatto, chiuse gli occhi. Fremette nel sentire l’umidore della sua lingua contro le sue labbra, le dischiuse lasciando che ne carezzasse l’interno, l’aspirò brevemente e rispose protendendo la sua che fu subito lambita. Le bocche si separarono incontrandosi di nuovo e le lingue . . .

La mano che accarezzava la sua si spostò al gomito che attirò con dolcezza, la mano di Emma così spinta scivolò lungo la coscia del ragazzo che sentì calda attraverso la stoffa leggera dei calzoni, quando fu contro l’inguine, la mano lasciò il suo gomito e scivolando lungo il braccio prese la sua mano e la spostò premendola sull’inizio del suo ventre su un gonfiore che Emma, ne era sicura, prima non aveva notato. Al suo accenno di sottrarsi a quel contatto che invece desiderava con tutta se stessa, lui la premette maggiormente costringendola a chiudersi su un qualcosa di rigido e di duro.
Hai capito adesso quanto ti desidero? – alitò Carlo.
Le loro bocche si fusero, Emma mosse la sua attirando la lingua che lui aveva spinto in profondità, avvitando su di essa le labbra per suggerla languidamente, poi offrì la sua lingua al bacio ingordo mentre la sua mano, animata da volontà propria, si muoveva in una esplorazione quasi frenetica. La mano rimasta sopra la sua si mosse, Emma intuì senza udirlo, lo scorrere della cerniera, poi lui prese la sua mano guidandola nell’apertura, ma il tentativo della donna di estrarre il membro risultò vano a causa delle sue dimensioni e rigidità.
Carlo si scostò alzandosi e con gesti rapidi disfece la cinta e calò i calzoni insieme ai boxers, Emma ebbe la visione di un pene lungo e svettante, distolse lo sguardo ma quando lui si sedette nuovamente se ne appropriò percorrendolo avidamente più volte fino ai testicoli caldi e gonfi.

– Oh cosa mi fai fare . . . cosa mi fai fare! ‘ sospirò con voce di finto spavento.
Ma era felice, il membro che stringeva era di ben altra consistenza di quello di suo marito e anche di quelli (pochi per la verità), che aveva tenuto in mano da ragazza, ed era grosso, caldo e . . . stupendamente lungo! Emma lo percorse ancora, poi si alzò e china sul viso del ragazzo ne baciò ancora la bocca mentre le sue mani disfacevano il nodo della cravatta e, dopo averla sfilata, attaccavano i bottoni della camicia aprendoli ad uno ad uno, quindi con gesti quasi materni la fece scivolare lungo le sue braccia.
Sotto Carlo non portava altro, si chino ancora sulla sua bocca assaporandola deliziata, la sua mano scesa lungo il ventre di lui, si strinse nuovamente sul pene, scendendo e risalendo quel palo di carne in quella che non era masturbazione ma una lenta carezza che incoraggiò il ragazzo a portare una mano sulle sue gambe facendola risalire sotto la gonna, dietro le sue cosce fino a carezzare la pelle nuda sopra le calze, e il sedere attraverso l’impalpabile indumento che lo copriva parzialmente.

A quel contatto la mano di Emma strinse fortemente il pene e nel scivolare su di esso si attardò a palpare i testicoli, scese ancora e si insinuò fra le cosce che trovò lisce quasi quanto le sue. Il tentativo del ragazzo di aprirle per agevolare quell’esplorazione, venne impedito dai calzoni calati ai polpacci, allora lei si rialzò e dopo aver allontanato il tavolino, si inginocchiò e li fece scendere completamente. Per sfilarli dovette slacciare e togliergli le scarpe, finì di spogliarlo e gettò gli ultimi suoi indumenti sopra una poltrona permettendogli finalmente di aprire le gambe.
Esultò! Carlo era nudo, completamente nudo, ed era bello, ed era suo! Guardò il petto moderatamente muscoloso, decorato da un ciuffetto di peli radi che alla donna fecero tenerezza, poi il suo sguardo scese attirato come da una calamita dal cespuglio folto, alla base del quale si innalzava un membro che alla donna parve più desiderabile che mai. Non lo prese subito, accarezzò l’interno delle cosce ora aperte salendo ai testicoli che palpò ancora lungamente.
Sentì la mano di lui muoversi nei suoi capelli, Emma con un fremito intuì quello che ora lui desiderava e che lei sapeva di dover fare, di voler fare e che fin’ora non aveva mai fatto a nessuno, neanche a suo marito malgrado le sue insistenze. Le vennero in mente le scene delle cassette porno e stranamente non provò la ripugnanza che aveva provato allora.

Si chinò con il mento fra le cosce del ragazzo, poggiò la bocca contro il gonfiore dello scroto, fu colpita dal suo odore particolare ma per nulla sgradevole che la indusse a dischiudere le labbra e a lambirlo lentamente, devotamente, incollandone i peletti alla pelle, su fino alla base della verga che la sua mano aveva ripreso e premeva contro il ventre di lui, quindi la risalì con piccoli baci che sarebbero stati casti se non fossero dati su un membro caldo e rigido. Lo ridiscese nella stessa maniera e quando nuovamente lo risalì, fu con lievi colpetti della sua lingua seguendo il gonfiore che si innalzava fino al nascere del glande, lì si attardò istintivamente, incoraggiata dal lungo sospiro che lui emise.
La sua mano lasciò il membro che si scostò abbastanza dal ventre perché lei potesse aprirvi la bocca. Ad Emma tornò in mente quello che aveva visto nelle cassette hard, chiuse le labbra sotto la cappella e vi passò sopra la lingua meravigliandosi di sentirla morbida e liscia. La mano nei suoi capelli premette lievemente il suo capo quasi con gentilezza, e questo la incoraggiò a scendere maggiormente.

Il membro era ora nella sua bocca, Emma si attardò a passarvi la lingua poi la bocca risalì, scese ancora, salì, scese, nel risalire lo succhiò con una voluttà che la stupì, poi la sua bocca non cessò di andare su e giù, su e giù.
‘ Oh cosa sto facendo . . . cosa sto facendo!’ – si chiese sorpresa.
Ma le piaceva! Le piaceva il solletico che le venuzze facevano alle sue labbra, le piaceva talmente che continuò quel movimento che strappava al ragazzo quei sospiri e a lei procurava un desiderio che si trasmetteva al suo bassoventre inducendola istintivamente a portare una mano sotto la gonna, fra le cosce, per accarezzarsi attraverso le mutandine che presto si bagnarono in corrispondenza della fica che sentiva gonfia e vogliosa.
Un’occhiata al viso del ragazzo che estasiato si godeva la sua bocca con il capo rovesciato e gli occhi volti al soffitto, poi con piccoli movimenti e contorsioni del bacino fece scendere il piccolo indumento lungo le sue cosce, e sollevando un ginocchio dopo l’altro lo fece scivolare oltre i polpacci, le caviglie e superato l’ostacolo delle scarpe, lo tolse completamente gettandolo lontano. Ora poteva accarezzarsi liberamente, le dita nella ferita del suo sesso passavano e ripassavano nelle carni bagnate separando le piccole labbra, su fino alla clitoride che trovarono gonfia e sensibile. Ben presto Emma non riuscì più a capire se il piacere che provava era dovuto alle carezze delle sue dita o al membro sul quale la sua bocca non aveva cessato di scorrere sospirando. Il sapore lievemente salato che bagnò la sua lingua le fece capire che la voglia del ragazzo era salita almeno quanto la sua.
Amore . . . oh sei stupenda! ‘ quel sospiro risuonò in lei come una invocazione.
Emma era felice, quello che stava facendo era già tradimento? ‘ si sorprese a pensare – Si alzò in piedi, Carlo si scosse come svegliato da un sogno, il suo respiro divenuto rapido e il viso arrossato la riempirono di orgoglio. Anche lei respirava con affanno, due braccia forti l’attirarono e mentre la baciava golosamente, sentì la mano che Carlo aveva passato dietro di lei, insinuarsi sotto la gonna risalendo al sedere ora nudo, palpandolo senza riguardo e mentre le lingue si scambiavano lunghe schermaglie, l’altra mano si posò sul davanti della sua gonna, Emma la sentì salire fra le cosce a premere le labbra della sua vulva poi le sue dita . . .

Si fece pesante su di lui, gemette per le dita che l’aprivano e che percorrevano in contemporanea il taglio del sesso e il solco delle sue natiche accarezzando in modo irresistibile sia il suo buchetto che la clitoride strappandole lunghi lamenti. Poi un dito affondò lentamente violandole l’ano. Gridò, ma prima che potesse reagire si sentì violare anche la vagina. Emma pensò di venir meno per la vergogna ma istintivamente divaricò le gambe perché quelle azioni, anche se sconce, le procuravano un piacere particolare.
Il ragazzo continuando le sue sconvolgenti carezze immerse il viso nel suo petto baciandola fra i seni, cercando di risalire or l’uno or l’altro, le mani della donna si spostarono dietro la schiena sotto la camicetta e raggiunta la striscia del reggiseno disfecero i gancetti.
Il reggiseno si allentò, i seni uscirono dalle coppe, Emma sospirò fortemente sentendo la bocca di lui su una punta, poi la sua lingua che lambiva il capezzolo già teso e aprendo la bocca lo aspirava con dolcezza. La delicatezza di quella bocca contrastava singolarmente con il muoversi delle mani, delle dita che continuavano a esplorare le sue intimità.

Svuotata da ogni volontà, mosse istintivamente i fianchi agevolando quelle carezze che le davano sensazioni fino a quel momento sconosciute, si ricordò ancora le immagini del film porno dove due maschi penetravano contemporaneamente una ragazza, sentì i suoi umori colare sulle dita (due, ne era sicura) che andavano avanti e indietro allargando la sua fica e quel dito che sentiva muovere nell’ano e che adesso non le dava più fastidio ma piacere. Non era come prendere due cazzi ma stranamente desiderò che lo fossero!
– Ohhh . . . si . . .si . . . mhhhh ! ! ! –
Mosse il busto offrendo al ragazzo or l’uno or l’altro seno, voleva che li succhiasse, li mordesse . . . Oh lo voleva, voleva darsi completamente, che facesse di lei quello che desiderava purché la prendesse!
Si sbottonò freneticamente la camicetta, l’aprì senza smettere di strofinarsi contro il viso di lui poi fece passare sopra il capo la striscia che tratteneva ancora il reggiseno, scostò per un attimo il viso del ragazzo per toglierlo completamente quindi si schiacciò ancora contro la bocca che percorreva i suoi seni, li leccava . . .

Le sue mani si portarono su un fianco a disfare il gancetto e a far scendere la piccola cerniera, la gonna non più trattenuta cadde sulle braccia del ragazzo che con rammarico della donna, allontanò le mani le cui dita lasciarono in lei un senso di vuoto, si raddrizzò e muovendo le gambe la fece cadere. Carlo rimase lunghi attimi in estatica ammirazione di quel corpo esposto in tutta la sua bellezza, poi si chinò, Emma sostenendosi alle sue spalle alzò un piede dopo l’altro consentendogli di far superare alla gonna l’ostacolo delle scarpe.
Nel sollevarsi, Carlo si fermò. Davanti a lui, ad una spanna dal viso, il più bel ventre che avesse mai visto, con un gonfiore ornato da una corta e stretta pelliccetta che non nascondeva la pelle sottostante, e al vertice di quel ventre, il sesso dischiuso e umido fra le strette labbra brune i cui lobi si innalzavano turgidi e tesi, simili alle ali di una farfalla in procinto di spiccare il volo.

Ghermì la donna dietro le cosce e la attirò immergendo il viso in quel ventre e, ebbro di lussuria, lo percorse con la bocca aperta scendendo rapidamente, incoraggiato dalle mani che premevano il suo capo, le narici piene del profumo che emanava il desiderio di quel sesso. Emma accaldata lo lasciò fare, ma appena sentì la lingua percorrere la sua fichina, si scosse.
-Non qui . . . – sospirò.
Si girò avviandosi languidamente lungo il corridoio che portava alla camera da letto, conscia dello sguardo che sicuramente non si staccava dalla sua schiena, dalle natiche che il suo incedere faceva muovere su e giù, dalle sue cosce le cui calze producevano ad ogni passo un leggero fruscio. Volse appena il capo, il ragazzo la seguiva non perdendo nessuno dei suoi movimenti, vide quanto fosse teso il suo cazzo ed ebbe un fremito.
Entrata in camera si sedette sul bordo del letto e appena Carlo fece il suo ingresso, poco mancò che ad Emma sfuggisse una risata.
Cielo come può essere ridicolo un uomo nudo con i calzini ai piedi.- pensò.

Ma non rise, la vista del membro teso e umido della sua saliva glie lo impedì, si ritrasse arretrando sul letto fino a posare il capo su un cuscino, lo vide salire, avvicinarsi ginocchioni e appena fu vicino, lo rovesciò quasi con violenza e schiacciò la bocca aperta sulla sua bocca, le lingue si cercarono accarezzandosi, lambendosi lubricamente. . . .
Le mani di Emma percorsero avidamente quel corpo disteso, il petto, il ventre, le cosce ritornando ad impossessarsi del pene, accarezzandolo, stringendolo quasi volesse strizzarlo, poi senza lasciarlo, la sua bocca scese lungo la gola del ragazzo, e quando fu sul suo petto lambì prima uno poi l’altro capezzolo che presto si tesero.

Si rendeva conto che nelle scene hard, era l’uomo e non la donna a compiere quelle azioni. Si attardò a suggere quei capezzoli bagnandoli abbondantemente di saliva, leccandoli lungamente, meravigliata dai sospiri che udiva. Poi una mano premette sul suo capo, la bocca di Emma scese aperta lungo l’addome del ragazzo, lungo il suo ventre lasciando una scia di saliva. Quando fu contro i suoi peli, sollevò il capo, la mano che non aveva smesso di accarezzare la sua verga la raddrizzò, nel farlo si mise in ginocchio e lentamente vi calò la bocca.
Fu allora che la mano di lui si posò sulla sua schiena, risalì il suo sedere, Emma ne sentì le dita nel solco delle natiche, quando scendendo ancora furono sulla sua fica, divaricò le ginocchia e prese a far andare la bocca lungo quel membro che sentiva suo, interamente suo!
Oh le piaceva, le piaceva avere il bocca quel cazzo, le piaceva sentirlo contro il palato, le piaceva farselo entrare in gola, le piaceva sentire sotto la lingua lo sfilare delle vene gonfie e sporgenti, le piaceva palpare le sue palle, le piaceva accarezzare l’interno di quelle cosce, le piaceva udire i sospiri che la sua bocca provocava, le piaceva il suo sollevare il bacino per offrirsi. . .
Si sentiva potente, padrona del piacere del giovane maschio, il suo sollevarsi per offrirsi, per farsi ancora ingoiare quando smetteva di andare su e giù lungo la sua verga, la riempiva di orgoglio.

Prese a percorrere il cazzo con la bocca spalancata, la lingua fuori, muovendo il viso per leccarlo tutto attorno, giù fino ai testicoli, sù fino al glande facendo con la lingua il giro del colletto, poi ancora giù bagnando i testicoli di saliva, aspirando in bocca prima una poi l’altra sua palla per succhiarla quasi fosse una grossa caramella.
Da tempo Emma aveva preso a sospirare, il ragazzo benché giovane si rivelò un esperto, le dita che percorrevano la sua vulva esasperavano la sua libidine inducendola a desiderare quello che non avrebbe mai pensato di volere. Si sentiva letteralmente colare, sentiva le dita frugarla, accarezzarla fino alla clitoride che titillavano sapientemente, poi intrise di succhi percorrere ancora la valle del suo sesso e proseguendo stuzzicare l’ano, ritornando sempre lì finché uno di essi bagnato del suo desiderio entrò in profondità nel suo sedere facendola sussultare, lo ritirò per percorrere ancora la sua fica per poi entrare nuovamente nell’ano rifacendo lo stesso percorso più volte finché la donna smise di sussultare accogliendo quel dito con l’ano rilassato.
Gemette Emma, continuò a gemere sul membro che percorreva con bramosia, leccava, ingoiava come se fosse di questo affamata. Ora anche l’altra mano aveva spostato Carlo ed erano diverse le dita che percorrevano la sua fica, poi quando il dito che sentiva nell’ano iniziò a entrare ed uscire, entrare ed uscire, la donna non riuscì a resistere oltre . . .

Scavalcò il corpo disteso e con le ginocchia ai due lati del suo bacino, si sollevò e afferrato il membro viscido, lo guidò a separare con esso le labbra del suo sesso e abbassandosi lentamente, prima lo puntò, lo mosse, poi con un lungo sospiro se lo fece scivolare in grembo fino in fondo alla vagina, ma appena cominciò lentamente a cavalcarlo, capì che la sua eccitazione era divenuta davvero troppo grande.
Sentendo arrivare l’orgasmo, il primo vero orgasmo della sua vita, si abbatt&egrave su di lui strisciando sul suo corpo, muovendosi avanti e indietro, i seni a strusciare sopra il petto del ragazzo, i capezzoli doloranti, la fica madida di succhi che come una bocca salivante scorreva sul membro che ingoiava.
Gemette lungamente e il corpo scosso da lunghe ondate venne, soffocando le sue grida nella bocca che accolse la sua lingua aspirandola, succhiandola, bevendo la sua saliva e le sue grida, mentre lei si immobilizzava con la vagina pulsante in un orgasmo lungo e spossante. Lui prese a muoversi e con rapidi colpi delle sue reni completò il godimento della donna facendo scorrere a lungo il membro nella vagina i cui spasimi lo estasiavano.

Emma si chetò rimanendo distesa sopra di lui, felice della dura presenza che la riempiva e che con lenti movimenti accarezzava ancora la sua vagina. Infine sollevò il viso, gli occhi in quelli di lui, guardandolo con gratitudine, grata per le mani che accarezzavano la sua schiena, le sue reni, il suo sedere, le sue cosce . . .
Il sorriso che lui le rivolse attenuò il rimorso provocato da quel suo primo tradimento.
Ricambiò il suo sorriso, avrebbe voluto dire che era stato meraviglioso ma non disse nulla perché Carlo aveva ripreso a muovere le reni. Per agevolare quello scorrere Emma avanzò sollevando leggermente il bacino, sentì l’alito del ragazzo fra i suoi seni, mosse il busto offrendoli alla sua bocca, sospirò al suo leccare, al modo in cui ne suggeva i capezzoli passando dall’uno all’altro, il membro che cacciava con lunghi colpi nel suo grembo aveva ridestato il suo desiderio che sentiva nuovamente colare.

Mai Emma si era sentita così felice, Ora Carlo affondava il membro con colpi bruschi e anche se lo sentiva grosso e duro, gli umori che stillava la sua vagina lo lubrificavano a tal punto che scorreva dentro di lei quasi senza attrito, procurandole un piacere che la faceva gemere senza ritegno.
Lei cercava quel piacere muovendosi avanti e indietro strofinando i seni sul viso del ragazzo che li lambiva cercandone le punte, venendo incontro al suo membro quasi volesse riceverlo maggiormente e quando nella sua irruenza se lo lasciava sfuggire, si fermava con la groppa sollevata, la fica ancora aperta aspettando che lui lo posizionasse nuovamente, cosa che faceva, non senza aver prima strusciato il glande fra le sue natiche bagnandole di succhi, facendola fremere ogni volta che ne sentiva la dura carezza sull’ano.

-Ti piace amore? – chiese lui insistendo perfidamente a farle sentire il glande ancora lì..
Emma non rispose, ma le piaceva e aspettava che lo facesse nuovamente scivolare in lei, sospirava fremendo, temendo o sperando inconsciamente che lui osasse maggiormente, ma cosa avrebbe dovuto osare non lo sapeva!
Fu allora che l’idea attraversò il suo cervello, senza riflettere oltre si sollevò liberandosi del membro e spostandosi a lato calò il viso prendendolo in bocca, scorrendo su di esso famelicamente assaporando gli umori di cui era pregno, felice del tendersi del ragazzo.
Poi, folle di desiderio, si distese accanto a lui spalancando le cosce in un invito che Carlo accolse posizionandosi in ginocchio fra di esse senza però entrare in lei come Emma avrebbe voluto ma, afferrate le sue gambe alla piega delle ginocchia, le respinse costringendo le sue braccia ad attirarle ai due lati del suo busto.
Non avrebbe mai creduto che avrebbe acconsentire a tanta libidine ma rimase immobile accettando che lui picchiettasse il membro sul suo sesso esposto, sulla clitoride tesa allo spasimo strappandole dei piccoli guaiti, lo strofinasse lungo il taglio della sua fica, poi più giù a passare il suo turgore nelle natiche aperte bagnandone le morbide guance, poi fu la punta del suo glande che strusciò ancora sulla clitoride, nelle carni del sesso trascinando gli umori fin sull’ano che spalmò come fosse la punta di un pennello, di un pennello duro, e quando si attardava sopra di esso, Emma tratteneva il respiro.

– Oh dammelo . . . dammelo! – si sorprese a supplicare.
Ma lui con un movimento repentino indietreggiò per immergere il viso in fondo al suo ventre, Emma ne sentì l’alito bruciante, poi la sua bocca, poi la sua lingua che separava le labbrette tese. Inutili furono le contorsioni, i tentativi della donna di ribellarsi all’insolito bacio, al suo lambire, al suo bere le secrezioni che colavano dalla sua vagina, le mani del ragazzo la mantenevano inchiodata.
Emma si arrese di colpo continuando a gemere, le mani che cercavano di respingere quel viso si fecero leggere, poi si portarono sui suoi seni carezzandoli brutalmente, tirandosi i capezzoli fino a farsi male. Ma fu quando sentì la bocca suggere la sua cresta sensibile che sollevò il bacino e con piccoli sobbalzi e lubrici ondeggiamenti, venne con guaiti, con lamenti che non riusciva a controllare, volgendo di qua e di là il viso come a ribellarsi ad un orgasmo che si rivelò molto più violento del primo.
Infine si abbandonò esausta come priva di sensi o forse li perdette veramente perché quando si riprese, il ragazzo continuava a leccarla e a berla ma questa volta non si oppose alle mani che allontanavano il suo capo.
– Oh caro . . . caro . . . – sospirò con voce flebile.

Carlo si sollevò, Emma esultò, nonostante la sua giovane età il ragazzo l’aveva fatta godere due volte e la sua erezione era ancora prepotentemente tesa e dura. Pensò al sesso deludente e veloce che era solita consumare con suo marito, una pratica divenuta per lei insopportabile alla quale si concedeva solo per non sollevare discussioni ma di cui non era mai stata felice né appagata.
Le sembrava impossibile che fare all’amore potesse essere tanto piacevole per lei quarantenne, delusa dalla vita, e che potesse scoprirsi ancora desiderosa e desiderabile. Il suo tradimrnto era iniziato come vendetta verso l’ignobile marito fedifrago e insensibile, ma ora, con quel ragazzo si sentiva eccitata, desiderosa di dare e ricevere piacere. Per la prima volta nella sua vita si sentiva una femmina calda, e, soprattutto viva!
Quello che prima aveva disprezzato perch&egrave visto in quei squallidi film hard o raccontato da amiche più disinibite di lei, ora le appariva del tutto naturale e, sentiva che non avrebbe negato nulla né alle voglie di lui né tanto meno alle proprie voglie.
Emma guardò il ragazzo, la pelle liscia, il viso perfetto, il membro durissimo . . . Nuovamente sentì crescere il desiderio di averlo nel suo sesso non ancora sazio e tremendamente fradicio di umori.

– Oh caro . . . – sospirò portando nuovamente la mano ad accarezzarlo.
Le sue dita presero a scorrere leggere lungo tutta la lunghezza di quel cazzo stupendo, seguendo con i polpastrelli i rigonfiamenti delle vene, disegnando amorevolmente il gradino del glande per giungere alla sommità dove la pelle ora era tesa.
Carlo si lasciava cullare da quelle eccitanti carezze, gli occhi in quelli della donna che, in un primo momento stupita e imbarazzata aveva reclinato il capo distogliendo lo sguardo, le guance deliziosamente arrossate, ma poi lo aveva ricambiato con occhi lucicanti di lussuria.
Quelle carezze parevano non dovessero mai finire ed Emma non accennava a modificarne il ritmo e l’intensità, tutta intenta a gustare l’inebriante sensazione di controllo che in quel momento aveva sul giovane, sulla sua eccitazione, sul suo cazzo.
Si rendeva conto che poteva concedergli o negargli piacere a seconda del suo capriccio, avrebbe potuto continuare a giocare con lui o farlo venire subito e intensamente. Sorrise conscia di tanto potere, convinta di avere il controllo della situazione.
Ma lui con mossa repentina voltò il corpo della donna per aver di fronte la sua schiena e il suo bellissimo culo. Emma, presa alla sprovvista, si lasciò rivoltare come una bambola, ritrovandosi con il viso sprofondato fra i cuscini e le sue intimità completamente esposte. Nessuna barriera la proteggeva dallo sguardo del ragazzo né da quello che le avrebbe fatto!

Aspettò fino al limite dell’impazienza, ma lui per lunghi istanti sembrò essersi dimenticato di lei, Emma sentiva il suo sguardo scorrerle addosso bruciandole la pelle come mille candele accese. Si domandò cosa avesse in mente, cosa le avrebbe fatto, e intanto non osava neanche respirare.
Ora era lei in balia del maschio, con ogni centimetro della sua pelle teso alla spasmo, combattendo fra un senso di impotenza e un’ancora più forte desiderio di continuare a non sapere dove o come lui l’avrebbe toccata, baciata, sfiorata, penetrata.
Appena sentì le sue labbra poggiarsi delicatamente alla base della sua nuca, all’attaccatura dei capelli, non pot&egrave trattenere un’involontaria contrazione che la portò a sobbalzare e a sospirare. Poi quando quel bacio si trasformò in un morso delicato e deciso, Emma gemette inarcando la schiena. Piccoli brividi invasero il suo corpo, scariche elettriche che la percorrevano dalla punta dei capelli alla punta dei piedi ogni volta che lui affondava i denti nella sua tenera pelle. Poi le labbra si spostarono adagio seguendo il rilievo della colonna vertebrale, poi fu la sua lingua a percorrerla lentamente fino ai glutei, intervallando leggeri baci a piccoli morsi.

Emma si lasciò andare a queste nuove sensazioni, le braccia distese lungo i fianchi, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta in un respiro affannoso che aumentava di intensità man mano che quella bocca, quella lingua si avvicinavano alle sue intimità.
Quel gioco anche se lento la esasperava e la eccitava allo stesso tempo, in preda ad una sorta di frenesia avrebbe voluto che lui giungesse subito alla sua meta e la facesse nuovamente godere. Era invasa dalla voglia di essere baciata e coccolata all’infinito, un’altalena di sensazioni che la sfibravano fisicamente e mentalmente.
Quando la bocca si soffermava su un punto particolarmente sensibile il suo respiro accelerava e saliva il suo desiderio, ma lui perfidamente la spostava deponendo piccoli e casti baci che facevano quietare i suoi sospiri e le procuravano un solletichio che provocava in lei delle risa nervose. L’ccitazione di Emma stava toccando il parossismo e sarebbe esplosa in qualsiasi momento lui avresse voluto.

I suoi tentativi di dominare le sensazioni che la stavano travolgendo, si rivelarono inutili perché Carlo si era alzato in piedi sul letto, divaricando le gambe ai due lati delle sue. Emma si sentì afferrare per i fianchi e tirare verso l’alto. Per un istante si immaginò come doveva apparire se qualcuno l’avesse vista, le ritornò alla mente la struttura ad arco acuto che tante volte aveva ammirato nelle costruzioni gotiche durante i suoi viaggi.
Quel pensiero stranamente la fece sorridere. Non era quello il momento di perdersi in considerazioni storico-architettoniche anche perch&egrave si sentiva ridicola in quella posa particolarmente oscena. Avrebbe voluto protestare ma Carlo, senza esitare aveva tuffato il viso tra le sue natiche, la sua lingua incontrò subito la sua rosellina nascosta e con delicatezza le dedicò una lenta e lunga esplorazione.
Emma si tese come un arco, nessun muscolo o nervo ubbidiva alla sua volontà di sottrarsi da quel contatto così preciso e imbarazzante. La sua mente le diceva quanto fosse sconveniente che una donna come lei si concedesse a simili pratiche con un giovanotto pressoch&egrave sconosciuto ma il suo corpo le diceva l’esatto contrario. Né il marito né nessuno l’aveva mai baciata in quel modo e adesso si stava rammaricando che il suo perbenismo le avesse per troppo tempo negato un piacere che mai avrebbe creduto così intenso.

Carlo senza smette il conturbante lavorio della lingua aveva portato una mano fra le cosce della donna. Non gli fu difficile trovare l’ingresso della sua intimità, lì era bollente e pregna dei succhi amorosi che colarono sulle sue dita non appena lui le accostò all’ingresso di quel paradiso nel quale voleva perdersi e riperdersi infinite volte.
La lingua si fece insistente insalivando e ammorbidendo il suo buchino prima di riuscire a insinuarne per un tratto la punta. Emma avvampò strizzando gli occhi con il respiro mozzato, poi gemette fortemente per le carezze che riceveva nella fica fradicia e sulla clitoride ormai stupendamente sporgente.
Sentì la lingua del ragazzo soffermarsi lungamente a lambire il solco delle sue natiche e stuzzicare con la lingua l’ano violandone più volte l’ingresso. Sobbalzò ma poi rilassò i muscoli rendendosi disponibile alle voglie del suo giovane amante.

Carlo valutando quanto la donna fosse ora mentalmente e fisicamente pronta, lasciò che la lingua proseguisse fino all’ingresso pulsante della sua vagina. Bevette avidamente le secrezioni che la bagnarono poi strinse fra le labbra la clitoride suggendola e leccandola come fosse un piccolo gustosissimo frutto.
Emma capiva che stava per giungere la fine della sua estenuante tortura. Sentì arrivare nuovamente l’orgasmo, le sue forze la stavano abbandondo, le sue gambe faticavano a sorreggerla, già ne percepiva le prime contrazioni e quando lui si staccò lasciandola per lunghi attimi sgomenta nella sua voglia, urlò mentalmente di possederla, come voleva, ma di entrare in lei!
L’attesa di Emma non durò a lungo perch&egrave lui si posizionò dietro lei e la penetrò con un unico colpo, fino in fondo, scivolando nella sua vagina senza sforzo alcuno, la mani strette ai suoi fianchi a tirarla ad infilzarsi maggiormente sul membro durissimo.
Gemette Emma nel sentirsi nuovamente piena. Il ragazzo tenendola stretta ai fianchi alternava un ritmo duro, forte, a spinte più lente durante le quali il membro usciva quasi completamente per poi sprofondare lentamente nel calore bollente del suo grembo.
Era una dolce tortura che Emma non riuscìva più a sopportare. Il suo corpo reagì istintivamente, i suoi fianchi si mossero roteando la vagina attorno al cazzo duro, cercando la posizione migliore per lasciarsi andare a godere e appena la trovò si agitò freneticamente sollevando e abbassando il bacino e . . . Venne con grida e movimenti scomposti che stupirono il ragazzo e sottoposero il suo membro a sollecitazioni talmente sconvolgenti che provocarono anche in lui un godimente fortissimo e improvviso.

Si abbatt&egrave sul corpo della donna che cedette accasciandosi sul letto, lui continuò a penetrata velocemente, selvaggiamente, sbavando sul suo collo, dicendo parole sconce che Emma in pieno orgasmo finse di non capire ma che la eccitavano al punto da aumentare il suo godimento, Il ragazzo agli stremi si immobilizzò all’imrovviso e emettendo grida roche uscì da lei. E mentre Emma sollevando il sedere cercava il cazzo che voleva ancora, sentì sulla schiena, sulle reni incavate, nel solco delle sue natiche, il liquido caldo della eiaculazione del maschio, che soffiando fortemente si distese sopra di lei muovendosi ancora, facendole sentire per lungo tempo contro il sedere la durezza del membro.
Dopo parecchio tempo Carlo sentì il corpo sotto di lui rilassarsi e il respiro farsi lentamente regolare. Con delicatezza si distese a lato della donna vergognandosi per aver così indecentemente imbrattato quella bellezza. La vide portarsi una mano dietro la schiena a toccarsi, poi ritirandola bagnata del suo liquido denso, alzarsi con precauzione e scendere dal letto allontanandosi verso il bagno.
Anche lui si alzò seguendola. Gli occhi che non si staccavano da quella figura dalle movenze languide, dal bel culo bagnato sul quale una goccia chiara scendeva ancora lungo la natica macchiando una delle calze . . . Pur essendo per il momento sazio non poteva non ammirare quelle forme perfette, la bellezza non ha bisogno di stimoli sessuali per essere apprezzata e malgrado la giovane età, Carlo era sicuramente un intenditore.

Emma cercò di fare il più rapidamente possibile, si tolse le calze passando poi le mani insaponate sul corpo, sull’alto delle cosce attardandosi ad eliminare ogni traccia di umori nel suo sesso divenuto finalmente attivo dopo tanto tempo, poi deterse le tracce del godimento del maschio sulla schiena, le natiche, quindi con un sorrisetto malizioso si insaponò accuratamante le pareti dell’ano. . . – Nel caso che finalmente lui. . .- Arrossì.
Uscendo fece posto al ragazzo. Dopo aver fatto scivolare dietro di lui la porta della cabina doccia, si asciugò con cura, si spruzzò un accenno di profumo e già Carlo stava uscendo. Mentre lui si asciugava, tirò il lenzuolo, riassettò i cuscini e si allungò accogliendolo con un sorriso radioso. Lui le salì accanto e volgendosi a lei . . .
– Grazie amore . . . grazie! – Disse.
Anche Emma si era voltata abbracciandolo e coprendone il viso di baci.
– Grazie per cosa? –
Poggiata su un gomito, una mano ad accarezzarne i capelli, l’altra che vagava lungo il corpo disteso ancora leggermente umido, pensava a come si era fatta montare quasi fosse la femmina di un animale e sorrise dentro di se, si sentiva felice!
Per esserti lasciata amare . . . – fu la risposta che ricevette.

La mano di Emma scese al ventre del ragazzo giocando con il pene che conservava una sorta si semi erezione che a lei piacque facendole ritornare il desiderio appena sopito.
Senza riflettere, il suo viso percorse quel corpo, la sua bocca si apri avanzando lungo il membro che aspirò suggendolo languidamente, poi cominciò a farvi scorrere le labbra.
– Cara . . . sei stupenda! – si sentì dire.
– Ma tu . . . hai ancora voglia? – chiese lei sollevando un attimo il viso.
– Si . . . ma ora . . . –
Il membro’nella sua bocca era nuovamente in tensione, Emma lo lasciò distendendosi e poggiando i capo sul petto del suo giovane amante.

– Ora cosa? –
Per tutta risposta lui portò la mano sul suo sesso, le dita a percorrerne la valle nuovamente umida.
– Lo sai!- Pronunciando quelle sillabe fece scendere le dita ad accarezzarle l’ano.
Si, Emma lo sapeva! Lo sapeva da quando le aveva tributato quell’omaggio inaspettato che ancora la faceva fremere, se l’aspettava temendolo e desiderandolo allo stesso tempo, e quando una delle dita intrise dei suoi umori violò ancora una volta le sue rotondità ne fu certa! Sperò soltanto che lo facesse veramente, ora che si era assuefatta all’idea, ma rispose nella speranza che lui sapesse vincere quella parvenza di pudore che ancora la tratteneva.

– Nooo . . . non voglio . . . non l’ho mai fatto! –
Lui non rispose, e con mosse gentili le fece divaricare le gambe, si mise in ginocchio fra di esse e chinandosi la baciò con tenerezza premendo il membro sopra il suo ventre, lei si mosse ancheggiando voluttuosamente per carezzare quella durezza che desiderava nuovamente.
Il ragazzo sollevò lentamente le reni movendole finché il suo membro incontrò la morbidezza della vulva socchiusa. Il glande strisciò separandone le labbra fino all’apertura madida della vagina, quindi scivolò in essa ritrovando la via che aveva saputo conquistare e cominciò un lento va e vieni.
La donna era morbida e accogliente sotto di lui, riceveva il suo cazzo senza attrito alcuno, gli andava incontro e lo risucchiava con evidente piacere, i succhi trascinati dal membro in movimento colavano all’interno delle sue cosce e fra le natiche bagnandole l’ano . . .Come avrebbe potuto resistere a tanta libidine?

Emma ondeggiò ancora voluttuosamente il ventre per gustare la presenza che l’estasiava. Sapeva quello che il ragazzo desiderava ora da lei glie lo aveva fatto capire esplicitamennte sin dall’inizio e voleva che lo facesse subito, era pronta! Non dovette aspettare oltre, mentre il godimento già si stava impossessando di lei, sentì il membro uscire dalla sua vagina. Il ragazzo prese le sue caviglie sollevandole alte e poggiandole sulle spalle, ai due lati del suo collo poi la sua mano afferò il pene . . .
Un movimento e Emma lo sentì fra le natiche premere prima piano poi con decisione cercando di forzare lentamente l’anello di carne dell’ano, aspettando che la donna si rilassasse abbastanza per entrare nel suo culo.
Emma fremette trovandosi nuovamente e improvvisamente vuota, ma poi sentendo il pene sopra lo stretto suo orifizio lo contrasse involontariamente, conscia e timorosa per quello che lui stava mettendo in atto.
Sperava che non l’avrebbe costretta con la forza a subire una cosa che non voleva, ma . . . era poi vero che non voleva? Non avrebbe mai pensato che avrebbe acconsentito, anzi desiderato ricevere un cazzo in una parte tanto imbarazzante e sconcia, era una donna rispettabile e seria, non una attricetta di film hard!

No! Non poteva lasciare che Carlo la prendesse in quel modo, era da puttana! Ma, mentre pensava a questi ‘no’, ancora una volta il suo corpo reagì d’istinto. Con sorpresa si accorse che era lei, sollevando e strisciando il sedere sul lenzuolo, che si stava spingendo verso di lui per accogliere il suo cazzo…. No! Non poteva essere! Come poteva volere una cosa del genere? Ancora la sua mente cercava di opporsi ma ormai di razionale in Emma era rimasto ben poco… la verità era che voleva sperimentare, provare e godere tutto quello che poteva darle piacere, sentire il membro duro del ragazzo che lentamente l’apriva . . . promettendole un godimento che desiderava provare.

– Cara..sei fantastica….- sospirò Carlo spingendo anch’esso, poi aggiunse:
– Rilassati . . .non ti farò male . . .
Il giovane accompagnò quelle parole con un affondo più deciso superando la barriera del suo sfintere, Emma spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, rimanendo senza fiato.
L’intrusione dapprima le procurò un certo fastidio, si sentiva allargata e piena al tempo stesso, ma non poteva dire in cuor suo di aver sentito o di sentire dolore, cosa che si aspettava di provare.
Carlo, constatata la disponibilità della donna, attese qualche istante che si abituasse alla presenza che la stava forzando e proseguì delicatamente spingendo il membro fino ad affondarlo completamente nelle sue natiche.
Emma gemette sommessamente sudata e tesa, non le pareva vero che l’intero membro si trovasse nel suo intestino e che lei potesse godere di tale presenza, scacciò dalla mente le ultime remore che ancora la frenavano.

– Continua amore . . . continua . . .- disse con voce supplichevole.
Emma sospirò alla presenza che sfilava lentamente mentre si ritirava, procurandole una sensazione per nulla spiacevole per la carezza che riceveva nelle pareti del suo ano; riuscì a tenerlo rilassato, ma quando lui si fermò non pot&egrave impedirsi di contrarlo sotto la cappella
– Fai piano ti prego . . .- gemette debolmente.
– Ti faccio male? – Il ragazzo la fissava con occhi anziosi.
Emma il viso accaldato, il respiro affannoso scosse il capo.
– No . . . no . . . continua . . .-
Abbozzò un sorriso, Carlo rassicurato spinse adagio e nuovamente sprofondò nei suoi glutei e ancora adagio si ritirò per affondare nuovamente ma più rapidamente premendo l’interno delle cosce divaricate contro le natiche della donna. La vide portare una mano ad accarezzarsi il sesso le cui labbrette le dita muovevano mentre intrise di umori passavano e ripassavano sulla clitoride con movimenti circolari.

L’ano era ora completamente rilassato, questo lo incoraggiò a scorrere più rapidamente, incantato dall’oscillare dei seni della donna ad ogni picchiare delle sue cosce contro il bel culo. Emma gemeva debolmente, la bocca socchiusa, nello sguardo lo stupore di sentire che il piacere che ora provava era dovuto al membro che riceveva nelle natiche poco sotto la sua fica. Stava provando piacere, un piacere che dall’ano si trasmetteva al suo sesso, ed era un piacere diverso, anche più intenso, al quale non era estranea la consapevolezza di fare una cosa proibita che i benpensanti considerano oscena.
Smise di accarezzarzi, si meravigliò che quel piacere continuasse anche senza la sua masturbazione, e anche se il ragazzo ora andava e veniva più rapidamente, il piacere continuava e aumentava ad ogni entrare del cazzo nel suo culo. Ben presto dalla bocca di Emma uscirono gemiti e grida di piacere genuino, godeva come non avrebbe mai creduto di poter godere. I suoi occhi fisssi in quelli del ragazzo esprimevano gratitudine per l’espressione che vedevano in quel viso così giovane, espressione ben diversa dalla tronfia soddisfazione che avevano gli uomini delle cassette hard, e anche le parole erano diverse ed esprimevano, se non amore, una dolcezza che empiva l’animo della donna di gioia.

– Sei bella Emma . . . é stupendo vederti godere . . sei così calda dentro . . ..- e altre parole ancora, oh sapeva trattare le donne quel ragazzo!
Emma era felice di vedere il suo viso accaldato, di udire il suo ansimare, di come la guardava, come guardava le sue mammelle oscillanti, come guardava il suo ventre, la sua fica esposta i cui umori colando lbrificavano il membro che entrava e usciva, entrava e usciva . . .
– Fai forte amore . . . più forte . . . più forte . . . oh inc . . .- si trattenne ma poi completò: – . . . si inculami . . . forte . . . riempimi del tuo cazzo!
Voleva ancora più piacere, lo aveva espresso con le parole che ogni donna dice al suo amnte. La foga del ragazzo, ad Emma non bastava più . . .
I polpacci ai lati del collo del giovane amante scivolarono posandosi sulle sue braccia poi Emma li districò riuscendo adagganciarli dietro la sua schiena. Con uno sforzo avanzò salendo con le cosce su quelle del tagazzo e iniziò a muoversi venendo incontro al suo membro per riceverlo più velocemente, più completamente, dopo non molto il suo piacere superò la soglia, le sue esclamazioni si fecerò più acute salendo insieme al suo piacere, poi . . .
Sussultò Emma nel godimento, serrò i muscoli dell’ano senza riuscire a fermare il membro che il ragazzo cacciava con rinnovata irruenza finché con grida roche anche lui venne irrorandola con getti copiosi e rapidi.
L’orgasmo di Emma fu un misto di godimento e di dolore per gli spasimi dei muscoli sfinterici, ma fu talmente intenso che il male venne subito dimenticato e dopo non molto la donna si abbandonò esausta.

Fecero insieme la doccia insaponandosi a vicenda, ridendo come dei collegiali, si rivestirono in una intimità che ad Emma piacque moltissimo.
– Quando ci rivediamo? – chiese Carlo annodandosi la cravatta.
Emma sorrise dentro di se, – Anche domani! – avrebbe voluto dire.
Il prossimo mese, il 5 sarà il nostro giorno . . .- rispose invece.
Non prima? – la voce del ragazzo era piena di delusione.
Lo sai, i vicini potrebbero insospettirsi. –
Dopo aver richiuso la porta dietro il suo amante, Emma si appoggio ad essa con la schiena e con un sorriso soddisfatto si disse che adesso che aveva rotto il ghiaccio le si aprivano rosee prospettive. . .
Pensò al salumaio che ogni volta, con un sorrisetto non mancava di dirle che aveva qualcosa che le sarebbe piaciuto se solo veniva dopo la chiusura di mezzogiorno e quando lei aveva chiesto che cosa aveva di così interessante da farle vedere: – Una cosa che mostrerò solo a lei!- aveva risposto l’uomo con una strizzatina d’occhi, al che Emma usciva confusa con le guance rosse. Ma adesso . . .
Vi era la guardia giurata del supermercato, di mezza età e con quello sguardo che la spogliava e che ogni volta le proponeva di aiutarla a portare la spesa, vi era . . .

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