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Racconti Erotici Etero

Anime dannate 11 Sodomia

By 24 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passati molti minuti, abbiamo fatto le undici.
Voglio portarla in un hotel fori città che conosco bene, per quello che devo fare, ho bisogno di un posto tranquillo.
Lei vede che non la sto portando a casa;
– Non posso fare tardi, lo sai che sono fidanzata.
– Questo mi sembra l’ultimo dei tuoi problemi in questi giorni.
– Anche i miei genitori sono abituati a vedermi rientrare prima di mezzanotte e adesso che lavoro da te, se l’aspettano ancora di più.
Rifletto’ Ha ragione’
Giro la macchina e mi tengo la voglia repressa.
Lei mi guarda con occhi languidi, ha le gambe strette e sento ancora l’odore del sesso;
– Dai, mi farò perdonare in qualche modo.
Appoggio una mano sulla coscia e gioco dolcemente;
– Questa storia, &egrave complicata ma ha dei risvolti molto interessanti.
La mano si spinge tra le cosce che si lasciano toccare, istintivamente, Patrizia si abbandona lasciandomi spazio.
Pochi contatti, qualche palpata nei posti giusti e la trovo di nuovo umida, pronta…
– Lo so che &egrave tardi, ma, il tuo corpo non sembra accorgersene.
– Lui no, ma io si!
Lo dice convinta, non &egrave il caso di insistere, per quello che voglio fare con lei, devo trovare disponibilità e coinvolgimento;
– Infatti ti sto portando a casa.
– Grazie amore;
– Non mi chiamare amore.
– E come ti devo chiamare?
– Va bene anche Bastardo, se non riesci a dire Maurizio
– Ufff, che palle che sei a me piace chiamarti amore.
Decido di lasciare perdere la discussione.
Arriviamo a casa sua, sono ormai le undici e quaranta.
– Domani sera fai gli straordinari.
– No, domani no, non ce la faccio davvero.
Penso sia il caso di non insistere.
– Ok, fammi sapere di Luisa.
– Farò il possibile
Sono passati due giorni dalla sera del sesso sul cofano della mercedes.
Per due giorni l’ho trattata come una vera segretaria, facendola correre a destra e a manca, spronandola più degli altri senza mai dire una parola fuori posto.
Patrizia, &egrave disorientata, questo brusco cambiamento non lo capisce, alla fine viene a bussare.
– Avanti!
– Ciao, ci sono problemi?
La guardo intensamente, lascio passare qualche secondo in più per farla sentire irrequieta;
– Non ho tempo da perdere con chi non ha tempo per me!
Mi guarda attonita;
– Non capisco.
-L’altra sera, avevi fretta di tornare a casa, hai tirato fuori un sacco di scuse, se non ti vado a genio, puoi stare tranquilla, non ti cerco più!
I suoi occhi si stanno arrossando, fatica a trattenere le lacrime;
– Ti ho spiegato i motivi, erano tutti veri, se non volevo stare con te, non avrei fatto tutto quello che ho fatto solo per darti piacere.
Respira a fatica, sta combattendo con le lacrime;
Dio, quanto &egrave bella in questo momento, così indifesa e disponibile;
Vado giù duro, voglio vedere sino a quanto &egrave pronta a seguirmi.
– Non ho tempo per le ragazzine noiose!
Escono le lacrime;
– Sei uno stronzo…
– Devi decidere cosa vuoi e cosa cerchi, io so cosa voglio da te!
Suona il cellulare, &egrave il suo ragazzo;
– Pronto?
Ascolta;
– Stasera in pizzeria per le nove?
Io scrivo veloce un biglietto;
-Stasera ti voglio io! E sottolineo la frase.
Lei prende fiato, si asciuga le lacrime prima di parlare;
– No, non ce la faccio.
Ascolta una risposta;
– Devi avere pazienza, &egrave un periodo intenso.
Approfitto di quel momento, giro veloce oltre il tavolo e le metto una mano sotto la gonna scura, lei stringe gli occhi e si morde un labbro, continua ad ascoltare;
– No…Non posso davvero.
Appoggio il palmo sul monte di venere, la sento già umida, lei cerca di fermarmi stringendo forte le cosce, io entro con il medio in lei facendola sobbalzare;
– No… se esco prima …perdo il lavoro…
Chiude gli occhi;
– Domani…cerco di liberarmi…
A quelle parole entro deciso, la voglio fare smettere di parlare o crearle un forte imbarazzo, se vuole continuare..
Lei allontana il più possibile il cellulare;
– Oh Dio…
Cerca di tornare normale, riavvicina il cellulare e prima che io possa fare qualcosa d’altro;
– Adesso ti saluto, Ciao.
E chiude subito;
– Sei un bastardo, non potevi aspettare?
– Non sarei un bastardo, il tuo bastardo, quello che cerchi e vuoi.
Stringe forte le cosce appoggiando le mani sul tavolo per non perdere l’equilibrio.
Vorrebbe parlare ma, si sta godendo quella intrusione nel corpo.
Esco deciso da lei;
– Il resto stasera! T’aspetto alle otto e trenta fuori dall’ufficio.
Vedo lo sguardo deluso per quello che potrebbe essere stato fatto in quei pochi minuti ;
– Dove mi porti?
– Tranquilla, alla fine della serata potrai vantarti di avere fatto nuove esperienze di vita.
Mi guarda perplessa ma non ribatte.
– Mi raccomando la puntualità!
Esce e mi butto sul lavoro, ultimamente, l’ho trascurato
La giornata passa veloce.
Vado a casa e mi preparo, ho sempre tante scuse per uscire e nessuno le ha mai contestate.
All’ora stabilita la vedo arrivare.
Ha dii nuovo il tubino nero addosso, un paio di scarpette rosse con un leggero tacco e una calza scura, immagino sia di nuovo senza niente sotto e magari con quelle autoreggenti che mi piacciono tanto.
Una carezza veloce e partiamo.
Dieci minuti dopo varco la soglia della camera numero 23 dell’albergo ‘ Tal dei tali’
Appena chiudo la medesima, ci stampiamo un bacio mozza fiato di quelli da perenni amanti, le mani scendono ad accarezzarle le natiche, mentre il sesso eccitato si fa sentire sul suo vestito.
Cerco di metterla a suo agio, ho scelto una bella stanza, ben ammobiliata e con un bel bagno;
Le mani solcano il suo fragile corpo, passano suadenti sui seni e si soffermano ad accarezzare le labbra carnose, lei, prende un dito in bocca, ci gioca, lo lecca, mi guarda e improvvisamente lo morde cauta.
Un piccolo sospiro mentre mi stringo a lei.
Le faccio fare qualche passo indietro e invece di spingerla sul letto, la faccio appoggiare a una credenza alta circa mezzo metro o poco più.
Patrizia, continua a succhiare il dito dandomi sensazioni e ricordi subliminali molto piacevoli, con una mano, &egrave scesa sulla patta dei miei calzoni e ne sta assaporando la consistenza, ormai lo conosce bene, sa cosa proverà più avanti, leva il dito dalla bocca e mi bacia furiosamente, io rispondo cercando i seni , li trovo solidi e con i capezzoli sull’attenti, entro con una gamba tra le sue allargandole, le passo una mano nello spacco e salgo verso il delirio.
Ancora una volta mi sorprende, ha messo le giarrettiere! Cazzo, questa ragazzina sa sconvolgermi: salgo ancora e trovo un minuscolo pezzo di stoffa a difendere l’indifendibile.
Cerco di distrarmi per non possederla subito;
– Dimmi di Luisa.
Lei sospira al contatto della mia mano sulle sue intimità;
– Sarebbe meglio non mi chiedessi niente…
Quella risposta mi fa incazzare, con la mano destra pizzico il capezzolo per farle male;
– Ahi…
Mi guarda, capisce il significato di quel gesto;
– L’ha fatto…
Faccio finta di non ricordare o meglio, spero di ricordare male;
– Cosa ha fatto?
– Lo sai…
– Dimmelo con le sue parole.
– Ha superato le sue paure e ha provato ad accontentare il suo ragazzo.
– Continua.
Patrizia geme sotto le mie carezze, &egrave titubante.
Un altra stretta ancora più cattiva sul capezzolo;
– Ahi…Sei pro una testa di cazzo quando fai così, non &egrave colpa mia se lei l’ha fatto!
Sono infuriato, mi passa l’immagine di mia figlia tra due uomini e il sangue monta alla testa vorticosamente, slaccio i calzoni facendoli scivolare insieme ai boxer neri, li lancio distanti, prendo la gamba destra di patrizia e la alzo, cerco il suo fuoco e spingo violentemente a spegnere il mio.
Geme e sobbalza per l’intrusione.
– Dimmi cosa ti ha detto
Prende fiato;
– L’ha fatto per fare felice lui, ma, &egrave stato molto brutto, una esperienza da non ripetere, &egrave stato doloroso e senza amore…
A ogni parola spingo sempre più forte.
La sento sbattere contro il mobile;
– Fai piano, ti prego…
– E poi, continua!
– C’&egrave poco altro da dire, ha detto che &egrave stato molto difficile superare quella prova.
Comincia a tremare e le mani si sono unite stringendo il mio collo, sento che si sta avvicinando al suo piacere, mi concentro su di lei, ma le immagini si confondono.
Lei spinge il bacino a violarsi e esplode in un gemito prolungato, io prendo i laccetti che tengono unite le calze al reggi calze, li allontano per poi lasciarli schiaffeggiare contro la tenera carne nel momento massimo.
Trenta secondi di orgasmo puro, la testa reclinata.
Esco da lei;
– Girati!
Mi guarda ansiosa, ancora ansante, si gira e poggia le mani sulla scrivania piegando il busto.
Le tiro su il tubino ai fianchi, le natiche svettano impavide, le cosce sono bagnate, vado ai calzoni buttati a qualche metro, cerco nella tasca, tiro fuori un tubetto contenente una crema quasi liquida, torno da lei, mi guarda preoccupata, ma rimane in silenzio, mi posiziono dietro la sua schiena e entro col sesso teso nella sua calda vagina riprendendo quello che avevo interrotto.
Patrizia non stacca gli occhi da me, ha capito cosa sta per succedere;
– Ti prego non farlo, ho paura, non l’ho mai fatto…
Apro il tubetto e spingo la crema sulla falange;
– Lo so.
Sono molto avanti con la mia eccitazione e il tormento di quello che ha fatto Luisa, non mi aiuta di certo.
Esco da lei;
– Piegati di più e alza il sedere.
Mi guarda sembra un condannato davanti al patibolo;
– Ti prego…
E mentre implora si posiziona come le ho chiesto.
Il dito accarezza le natiche, scivola sulla tenera carne e infine esplora.
– Un piccolo gemito e una contrazione spontanea;
– Ti prego Maurizio, ho paura…non voglio soffrire…
Il dito continua il suo lavoro di preparazione, quando penso sia pronta le parlo;
– Quando sarà il momento, spingi come se dovessi andare in bagno.
Non Aspetto risposta, appoggio il glande al piccolo fiore roseo, lo preparo spargendolo di molta crema e spingo piano, ma deciso.
– No, aspetta…
– Piegati di più e alza sto cazzo di culo!
Lei rimane immobile, allora, io le metto una mano sulla schiena spingendola ad abbassarsi, inevitabilmente, il sedere si alza svettando maestoso, &egrave uno spettacolo vedere quelle natiche giovani con ai lati le stringhe nere che sostengono le calze.
Metto le mani sui fianchi e la cingo;
Sento il contatto e poi un calore immenso che si avvolge al glande;
– Spingi adesso!
Patrizia prova a seguire i miei consigli, poi, fa quello che mi aspettavo, cerca di sfuggire al supplizio piegando le gambe; anticipo la mossa tenendola forte per i fianchi, rimane sospesa a mezz’aria;
– Guarda Patrizia che se non mi segui sarà peggio, rimettiti come prima;
– MI fa troppo male…
Prendo il bacino e spingo e nel frattempo l’attiro a me, entro ancora un poco e un altro gemito segue il precedente;
– Ti prego, mi stai ammazzando…
– Fai come ti dico e sarà tutto più semplice e meno doloroso, tanto lo sai che di qui uscirò solo quando sarò venuto.
Patrizia mi guarda, ha la fronte sudata;
– Va bene, mi metto come vuoi tu, ma tu fai piano, promesso?
– Certo piccola, farò piano, ma tu segui quello che ti dico.
Fa cenno di si con la testa, mentre si appoggia con le ginocchia e abbassa il busto alzando quello spettacolo della natura.
Mi brucia il glande, &egrave veramente stretta, esco da lei;
– Stai ferma così, vediamo di darti un altro aiuto.
Lei non si muove, &egrave ormai pronta all’idea di essere deflorata analmente.
Vado in un cassetto e prendo del gel speciale per queste pratiche che avevo messo io prima, torno e massaggio bene il suo stretto pertugio, con le dita la preparo ancora di più, poi, mi ungo completamente il sesso e mi rimetto tra le sue natiche vellutate.
Patrizia, non ha mai smesso di guardarmi; non parla più, &egrave eccitata e terrorizzata nello stesso tempo.
Quando mi vede dietro e sente il glande appoggiarsi al suo muscolo, si piega il più possibile alzando al massimo il suo lato B
Guardo affascinato le stringhe delle calze mettersi in tiro, mi appoggio e metto le mani sui fianchi, questa volta non uscirò: lo so io, lo sa lei.
– Spingi adesso!
E sono dentro.
– Lei sta sbuffando, prende più aria possibile e la vedo mordersi il braccio per non urlare all’aria il suo dolore.
Mi fermo un attimo, aspetto che si abitui all’intrusione, quando sento che si rilassa con i muscoli, affondo in lei.
Continuo incurante delle sue preghiere e delle sue offese fino a che non sento il mio scroto appoggiarsi alle grandi labbra:
rimango fermo aspettando che lei realizzi che sono completamente in lei, poi, con molta calma, comincio a abituarla, vado ad accarezzarle i capelli e il viso, sento le lacrime scivolare inerti.
Vedo dallo specchio il suo sguardo di sofferenza.
Prendo un ritmo ancora molto delicato;
– Il peggio, &egrave passato, cerca di seguire i miei movimenti.
Continua a stare zitta, mi guarda tramite lo specchio, &egrave veramente bella la mia ragazzina.
Vedo il suo viso che continua a soffrire.
Adesso, sto scivolando molto meglio tra le pareti strette
Aumento il ritmo, lei cerca di mettere una mano tra le mie spinte e i nostri corpi nel tentativo di fermare la penetrazione completa;
– Piano, fai piano…
Le levo la mano tra noi e la faccio rimettere in posizione;
– dai Patrizia, sono vicino, abbassati il più possibile e alza il sedere al massimo.
Lei, cerca di accontentarmi, io scendo con una mano tra le sue cosce, vado sulla clitoride e comincio a giocare, aspetto di sentirla tranquilla, sento il suo miele sulle dita, il suo respiro farsi affannoso e perdo la testa.
Comincio a spingere e a spingere e a spingere, sento distante delle urla soffuse, delle grida strozzate e, mentre libero il mio seme nel suo intestino, percepisco le sue ultime parole,
Sei un bastardo, uno sporco bastardo, il mio bastardo…

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