Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Anime dannate 9 Bastone e carota

By 22 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono nel letto e sto pensando a quello che ho detto a Patrizia, sono convinto
di avere fatto bene a dire quello che ho detto.
Non posso lasciare spazio a altri sentimenti.
Mi trovo eccitato.
Questa ragazza, ha degli effetti dirompenti sul mio lato erotico, sarà per
come mi segue e impara in fretta nel sesso, o &egrave altro?
Sono le nove del mattino, i minuti che precedono il suo arrivo non passano
mai, ho paura che non venga.
Quando la vedo entrare, il cuore si mette a ballare.
Quindi, &egrave venuta.
L’unica cosa che fa capire il suo moto di protesta, &egrave l’abbigliamento: si &egrave
vestita con jeans e un maglione sopra.
Molto sobria la ragazzina.
Alzo il citofono interno;
– Patrizia da me, grazie.
La guardo sbuffare, mentre si alza e si dirige al mio ufficio;
– Buongiorno.
– Siamo passati al formale?
– Ciao…
– Così va meglio.
– Vai al catasto a portare questi documenti urgenti al Sig Rossi.
Li prende e sta per uscire;
– Aspetta, vieni un attimo qui.
Torna indietro con i suoi plichi in mano;
– Girati un attimo.
Mi guarda perplessa, poi ubbidisce.
Mi alzo e le vado a fianco, le metto una mano sul sedere palpandola avidamente
e le sussurro;
– Hai un bellissimo sedere con questi jeans, ma, come ti ho detto la prima
volta, qui in ufficio devi portare sempre delle gonne, per questo motivo, dopo
Rossi, vai a casa e ti cambi.
Lei mi guarda e non risponde, fa per uscire;
– Un altra cosa, da oggi, il tuo nuovo posto, &egrave quella scrivania che hai
conosciuto ieri, così posso vederti di fronte.
Si gira un attimo, negli occhi furore e rassegnazione, esce e sparisce dalla
mia visuale.
Attendo con trepidazione il pomeriggio.
Fino a quando riuscirò a imporle i miei regolamenti erotici, quando si
ribellerà?
Come reagirà alle mie nuove provocazioni sempre più esose?
Mille pensieri nell’attesa di vedere se tornerà.
Alle tre del pomeriggio la vedo entrare.
Sorrido compiaciuto.
Si &egrave messa una mini rossa con scarpe rosse e camicia nera, una bomba erotica.
Si siede al suo novo posto, alza gli occhi a guardarmi, s’incontra con i miei,
un attimo di esitazione e si butta nei suoi lavori.
In quella nuova posizione lavorativa di fronte a me, &egrave uno spettacolo
guardarla quando si muove, sembra un film al rallentatore dove io posso essere
il regista e lei l’attrice principale.
Ogni volta che accavalla le cosce, &egrave un cazzotto al mio inguine.
Il dubbio che mi porto dietro per tutto il giorno, &egrave, ‘ porta le mutandine?’
Diverse volte l’ho vista nel cambio gamba, ma, onestamente non sono riuscito a
capire.
Sono ormai le sette di sera, stiamo per chiudere
Le mando un sms.
‘Rimani qui.’
La sua risposta;
‘No.’
‘Ho bisogno di te…’
‘No…Non &egrave vero che hai bisogno di me.’
Decido di smielare;
‘Ti prego, ho veramente bisogno di te…’
Lei alza gli occhi e mi guarda, cerco di essere afflitto e convincente.
‘Va bene, resto.’
Vedo che chiama diverse volte con il cellulare, mentre i suoi colleghi escono
tutti.
Non la chiamo, aspetto che prenda da sola la forza di venire da me.
Passano cinque minuti, poi, si alza, si strofina la gonna e cammina verso il
mio ufficio, Bussa e senza aspettare risposta entra;
– Di cosa hai bisogno?
– Di te…
– Non &egrave vero.
– Sbagli, ho molto bisogno di te.
– Ieri sera non dicevi così!
– Ho detto che non c’&egrave spazio per l’amore, non, che non ho bisogno di te.
Riflette.
Nel frattempo, io, giro attorno al tavolo e le vado accanto accarezzandole i
capelli;
– Vuoi davvero solo scopare con me?
– Per ora si, credo sia la cosa migliore e scendo ad accarezzarle la schiena
fino al sedere.
– Sei un bastardo, non ho bisogno di te per scopare.
– Neanche io di te, ma, quello che abbiamo fatto insieme, &egrave stato bello.
E scendo ad accarezzare oltre il sedere per poi risalire tra le sue cosce e
fermarmi sul suo pube.
Lai ha un tremito e si appoggia a me;
– Sei un bastardo..
E si lascia accarezzare.
La sento umida, proprio come speravo;
– Il tuo corpo dice che sono un tipo di bastardo che ti piace…
E spingo un dito a cercare il miele.
Lei, a quell’intrusione emette un sospiro e mi spinge le unghie nella schiena,
allarga leggermente le cosce per lasciare spazio alla mano, alle dita, geme;
– Sei un bastardo…
E io insisto approfittando della sua resa.
Spingo la falange fino all’inverosimile e con il palmo appoggiato al perineo,
la sollevo e la deposito sul mio tavolo.
I sospiri misti ai gemiti di sorpresa piacere, sono le sue ultime difese.
Delicatamente, le allargo le gambe e senza aspettare oltre, mi tuffo a bere il
suo nettare, comincio da sopra gli slip inzuppati, poi, con i denti, sposto o
cerco di spostare il tessuto, lei, viste le mie difficoltà, scende con la mano
e le sposta decisa e mi lascia libero di bere alla fontana.
M’immergo in lei e mi nutro del suo piacere.
La clitoride dura e indifesa viene assalita e torturata, le sue gambe sopra le
mie spalle sono sempre più abbandonate.
Le sue parole sempre più isteriche e incomprensibili.
Le sue mani accarezzano la mia testa.
Secondi interminabili, minuti infiniti, eccitazione all’apice
– Dio che bello… -&egrave l’unica frase che riesco a capire.
Aumento il ritmo, un dito furtivo si bagna dei suoi umori e per la prima volta
scivola a giocare con il perineo e oltre stuzzicando il suo orifizio senza mia
forzare o provocare.
Aspetto l’attimo fuggente: quando sento il suo respiro rompersi e il corpo
tremare, forte della mia esperienza, solo allora, nel momento di non ritorno,
nel momento di massimo piacere, la falange penetra decisa il suo retto
facendola sussultare nell’orgasmo.
Rimango in lei aspettando che finisca le sue contrazioni fisiche, la falange
si &egrave mossa delicatamente cercando di non essere troppo invasiva, quando
percepisco che sta finendo di prendere profitto del suo piacere, esco
delicatamente facendo finta di niente.
Lei si accascia stesa sul tavolo e non parla, quando si riprende, salgo a
baciarla, mi sono spogliato nel frattempo che lei, era stesa .
Il sesso trova la sua strada e, questa volta dolcemente entra a cercare il suo
rifugio.
Un sospiro legato a un gemito strozzato quando la bacio.
Mi guarda estasiata, sento le gambe avvolgersi al mio corpo e farsi larghe al
massimo per facilitare la penetrazione, quella sensazione di stretto attorno
alla mia carne, &egrave sempre delizioso, le mani cercano i piccoli seni e stringono
i capezzoli duri.
Lo scambio di lingue diventa vorticoso, come il mio ritmo dentro lei.
Il suo bacino s’inarca a venirmi incontro a ogni mia nuova spinta.
Attimi struggenti.
– Sono vicino…
Prendo le sue gambe e le porto libere davanti a me, le piego e mettendo le
mani sul sedere, spingo forte, le sue ginocchia si piantono contro le mie
costole, mentre, io mi pianto in lei urlando il mio piacere.
Cerco di guardarla, mentre vengo, poi, mi perdo nei suoi occhi stretti dalla
libidine.
Passano minuti, io rimango accasciato tra le sue gambe flaccide e sudate,
vorrei riprendere e farle provare nuove avventure,ma, sono sfinito, non
m’avvalgo di viagra o altro, devo aspettare che le energie tornino normalmente;
– sei fantastica in certi momenti.
Lei cerca di dire qualcosa che l’imbarazza;
– Si, anche tu, ma, quel dito…
Fingo sorpresa;
– Quale dito? Io qui ne ho dieci;
– Dai, non fare il cretino.
– Ti ha dato fastidio?
– Più che altro, &egrave stato strano, in quel momento, ero talmente presa, che
tutto andava bene: sei il primo che fa una cosa del genere con me.
– Sono il primo, ma, non sarò l’ultimo, hai un culo che parla, impossibile non
rispondergli;
Lei ride di gusto;
– Che scemo che sei.
Il le accarezzo lascivo le natiche facendola fremere di piacere, con il dito
accarezzo il perineo soffermandomi di nuovo sul suo virgineo sedere
Già, che scemo che sono…

Leave a Reply