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Racconti Erotici Etero

ANNAMARIA

By 14 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

ANNAMARIA

Un giorno lei arrivò nella mia azienda quasi in punta di piedi.
Una brunetta, piccolina, esile, enigmatica. Un visino alquanto banale, non certo bello. Pantaloni perenni forse per nascondere gambe non perfette. Scarpe con tacco alto, non a spillo, per sembrare più alta. Non lasciava trapelare nulla di se, era un mistero.
Mi sconvolse.
Attraversavo un periodo particolare; con mia moglie le cose non andavano bene, eravamo prossimi alla separazione.
Il mio matrimonio era stato il luogo del ‘non affetto’ per me, o almeno così lo percepivo. Mai avuto da parte di mia moglie dimostrazioni di bene, di simpatia, mai sentito dire ‘ti voglio bene’. Eppure n’avevo tanto bisogno!
Tutta la mia vita era stata costellata da tale bisogno. Bella scoperta, direte, tutti hanno bisogno di sentirsi amati. Forse qualcuno però ne ha più bisogno degli altri.
Annamaria divenne quindi il mio oggetto di desiderio. Per questo scopo prima mi servivo di Fioralba che ultimamente era anche ingrassata e fu quindi facile soppiantarla. Per che cosa, direte.
Per ricamare fantasie, per struggersi nell’inutilità, per trovare l’elemento che ti fa soffrire.
Annamaria quindi divenne la donna su cui proiettavo quell’essere ideale che nel corso della mia vita mi ero costruito come donna. Il fatto che lei non fosse solare, e quindi difficilmente decifrabile si prestava allo scopo.
Se non sai niente o quasi di una donna, puoi immaginare di lei qualsiasi cosa.
Ricordate Greta Garbo?
Se il tuo ideale &egrave una donna che si commuove per un film, puoi facilmente immaginare che lei lo faccia.
Allora?
Allora ti focalizzi su di lei, tutta la tua vita viene scandita da lei, tutta la tua felicità e tutto il tuo dolore sono nelle sue mani.
Se un giorno ti guarda un secondo in più sei felice tutta la giornata. Se ti sorride vai in brodo di giuggiole. Cominci a scriverle poesie che non le offrirai mai. Ti procuri il suo numero di telefono, tanto non le telefonerai mai. Pensa, infatti, se osassi farlo e se n’avresti una risposta non dico scorbutica, ma semplicemente fredda. Per te sarebbe la fine.
Quando arrivi in ufficio la prima cosa che fai vedi se &egrave venuta. Se non &egrave venuta ti poni centomila domande.
Se rifiuta di prendere il caff&egrave con te sarà una giornata tragica.
Pensi al potere supremo che ha: quello di renderti felice o meno alzando lo sguardo su te, sorridendoti oppure ignorandoti. Che potere immenso! Solo una dea può tanto. Una donna onnipotente.
Cerchi di avvicinarla di entrare nelle sue confidenze, ma ti blocchi perché sarebbe devastante scoprire che non ti vuole, che le sei antipatico. Magari ti beccheresti anche un’accusa d’indiscrezione! Sarebbe quasi da suicidio.
La tua vita si &egrave paralizzata. Dato che il centro d’attenzione &egrave lei e tutto ruota attorno a lei, ogni cosa fatta in funzione di lei, non riesci più a vederti attorno. Gli altri non esistono più. Magari qualcuno o qualcuna ti apprezza, non te n’accorgi neanche e se lo fai questo non ti da nessuna emozione. Quello sgorbio m’ha guardato!…Chi se ne frega? Ah se invece mi guardasse Annamaria!
Insomma ti sei fatto uno strumento di tortura e sei così sciocco da manutenerlo tutti i giorni.
E pensare che lei forse neanche immagina tutto questo. Probabilmente Annamaria che tanto bella non &egrave ma che ha il solo vantaggio di essere una donna apprezzabile in un ambiente prevalentemente maschile si meraviglierebbe se potesse leggerti nel pensiero.
Magari si direbbe: ‘Io, così banale, per niente bella come posso creare tale desiderio in costui? eppure si vede che ci tiene a me, ma forse lo fa solo per prendermi in giro’.
Tu in ogni caso vai avanti. Il tuo matrimonio già in crisi, si disintegra.
Eppure pensi che paragonata a tua moglie, nonostante tutto, ne risulterebbe perdente su tutto. Ma tua moglie la conosci, lei no
Così fu per me.
Me ne andai di casa, vissi mesi di solitudine lenita in parte solo da fantasie su Annamaria.
Il periodo fu tragico. Dovevo fare qualcosa mi dissi. O la va o la spacca. Così osai.
Con un protesto accompagnai Annamaria al parcheggio e quando lei stava per entrare in macchina le dissi:
‘Annamaria’devo dirti una cosa’
Lei mi guardò interrogativamente.
‘Scusami..te lo devo dire’poi pensa quello che vuoi, ma io sono pazzo di te’
‘..Non capisco..”rispose
‘ Sono stravolto, mi hai stravolto..non ce la faccio più dovevo dirtelo’sono pazzo di te..scusa la mia faccia di bronzo’
‘Io’non so cosa risponderti..non mi sarei aspettato un discorso così diretto’mi sento un pochino imbarazzata..va bene, ora me l’hai detto, lasciami andare via’
Salì in macchina senza aggiungere altre parole.
Io la guardai partire incapace di dire alcunché.
Nei giorni seguenti evitò di incontrarmi. Poi incontri alla macchinetta del caff&egrave, simpatia crescente.
Quando capii che oramai eravamo ad un passo dall’inizio della nostra storia, ossia quando realizzai che lei ci stava, Annamaria perse per me gran parte del suo interesse.
La fase ‘idealistica’ si era conclusa, ora cominciava quella del realismo.
Quando la baciai la prima volta (realizzai una fantasia che era sempre stata così presente nei miei sogni e che mi faceva sospirare e piangere) scoprii ad esempio che aveva una certa peluria sul viso e l’alito non era freschissimo. La sua non bellezza mi cominciò quasi ad essere insopportabile.
Quando lei si denudò la prima volta alla mia presenza per fare l’amore notai una certa flaccidia nei seni e un addome piuttosto rilasciato.
La dea era diventata una donna normale ed io n’avevo perso ogni interesse.
Non parliamo della cultura. Naturalmente si dovette aprire con me, non poteva più essere ermetica. Era un insieme di luoghi comuni, le piaceva la musica commerciale. Che delusione!
Tre mesi dopo c’eravamo lasciati. Nel frattempo era giunta Floriana.
Si, lei andava bene per essere il mio nuovo strumento di tortura.

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