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Racconti Erotici Etero

APPUNTAMENTO COL PASSATO 3

By 4 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

E così erano iniziati i loro rapporti sessuali giovanili con tutta la forza prorompente dell’ età.
La ragazza con la scusa di una discontinuità mestruale, iniziò a prendere la pillola. Non voleva correre rischi, ma non lo disse a Nicola, per tenerlo sempre sulla corda.

Ora, il ragazzo era diventato un adulto e sedeva al suo fianco.
Prima di imboccare l’ autostrada le chiese se gradiva un caffè. Lei accettò volentieri.
Lui le disse ‘ Sai in tutti questi anni non ti ho mai dimenticata. Ti ho pensato tante volte … ‘
Melania si lasciò prendere dalla superiorità di un tempo: – Non me ne sono mai accorta. Eppure ti vedevo spesso, in giro! ‘
– Ma che dici, non ricordi come mi hai lasciato? Ho fatto di tutto per tornare con te! ‘
– Oh, si ‘ replicò lei ‘ tutte le cose più sbagliate: sparlare in giro, contattarmi tramite persone, leccare il sedere ai miei … ‘ sorrise con un guizzo autoritario nello sguardo ‘ ti sembra la cosa giusta da fare per uno schiavo? ‘
Lui ingoiò amaro ‘ Ma che potevo fare? Ero disperato? Non avrei mai ceduto che tu mi lasciassi così, da un giorno all’ altro. ‘
– Davvero? ‘ lo squadrò bevendo il suo caffè ‘ E perché quando mai tu sei stato il mio ragazzo? – rincarò la dose ‘ Non ricordi chi eri, per me e a cosa … mi servivi? ‘ aggiunse ‘ Un ruolo che ti è stato bene fino alla fine … finché ti conveniva! ‘ esclamò.
– Ma dai, non puoi pensare davvero che io accettassi il fatto di essere potuto lasciare in qualsiasi momento … credevo fosse una scusa, un gioco tra di noi. ‘ si giustificò lui.
– Invece, come vedi, lo feci veramente … ‘
– E vero ‘ disse Nicola, amaro ‘ e ci rimasi di merda … ‘
– Chissà, se non avessi fatto tutto quel casino … forse … ‘ lo squadrò con aria furba, mentre risalivano in auto.
Lei si diede uno sguardo fugace nello specchietto. ‘Ancora non trova il coraggio di chiedere cosa ci facciamo qua, insieme’ rise dentro di se … era sempre il solito tontolone.
Ripartirono.
Nicola guardava la strada pensieroso, ma non aggiunse altro, per il momento.

I ricordi del passato le tornarono alla memoria … lo aveva proprio strapazzato per benino a suo tempo.
Lo manteneva in un continuo stato di vassallaggio, spesso lo maltrattava anche davanti agli amici, gli chiedeva di tutto e di più, tanto che la stessa famiglia di lui cominciava ad essere preoccupata; e lei pensava: e cosa si aspettava ‘mammina’? che il pacioccone del figlio uscisse al fianco della più bella del paese … a gratis?
Stupida, vecchia intrigante!
Sessualmente se lo spassava come un toro da monta, pur tenendolo sempre sulla corda e non dando mai nulla per scontato.
Gli piaceva metterlo a disagio.
Spesso andava in ditta e, con la scusa di interessarsi al suo lavoro, gli cercava il cazzo con le mani.
Altre volte, mentre lui guidava, anche nelle stradine del centro, con tanta gente intorno, si abbassava e gli faceva il pompino … aspettava che lui, eccitatissimo, cominciasse a sgorgare. Poi al gusto delle prime gocce, si alzava, facendolo riempire di sperma, tanto che a volte non poteva neppure scendere dall’ auto.
Le piaceva molto farsi chiavare mentre era affacciata dalla finestra di casa di lui, mentre il ragazzo, da dietro la tenda, pompava con delicatezza per non far notare gli scossoni.
Era anche terrorizzato che all’ improvviso nella stanza entrasse qualcuno dei suoi, cosa che a Melania attizzava all’ ennesima potenza.
In quei casi, quando era alla finestra gli ordinava di venire dentro la sua figa, inventando la scusa che aveva appena avuto il mestruo e non c’ erano problemi. Perché dopo le piaceva circolare senza mutande, mentre la sborra, pian piano le scorreva sulle cosce. Era eccitante, parlare con i suoi familiari con aria disinvolta, mentre era tutta bagnata e sentiva in giro l’ odore della sborra calda.
Ad eccitare da matti Melania era il desiderio sfrenato di lui.
Era sempre pronto.
Il suo cazzo era quasi sempre duro quando era con lei. Spesso lo lasciava a bocca asciutta per settimane, ordinandogli anche di non tirarsi le seghe.
Una volta che era molto nervosa per cose di famiglia lo schiavizzò letteralmente, legandogli le mani a una vecchia sedia nel garage di casa sua.
Lo fece sedere e si alzò la gonna, era scesa di casa già senza le mutande, si sedette sul ragazzo a spegni candela e lo tirò fino all’ estremo, finche le venne dentro copiosamente.
Ma non significò per lui la liberazione, gli restò immobile sopra.
Sentì il grosso pene perdere di vigore, inzuppato nei suoi liquidi vaginali e nella sua stessa sborrata.
– Non farlo uscire! ‘ gli intimò ‘ non ho finito con ‘lui’ … ‘
Restarono immobili per oltre un quarto d’ ora, mentre lo sperma liquefatto scorreva dalla fica, irrorando le palle di Nicola.
Melania girò su se stessa, come su un perno, senza permettere al cazzone di uscire.
Si mise davanti a lui con le gambe aperte e, raccogliendo quei liquidi spumosi, li adoperò per lubrificarsi la vagina e per portare parte di quel liquore alla bocca, in modo da baciarsi passandosi quella crema calda e dolce.
Intanto si trapanava il clitoride e portava a termine uno sconvolgente ditalino.
Mentre lei veniva seguendo orgasmi multipli e costanti, Nicola si arrapò più di prima, intostando di nuovo il bastone.
Per la ragazza fu l’ inizio di una seconda potente scopata, gestita interamente da lei, al suo ritmo, fino a farlo sborrare di nuovo, nella vagina già stracolma.
Il garage odorava di chiavata tanto violentemente, che la madre, al mattino dopo ancora si chiedeva cosa fosse quello strano odore, di sotto.

Passarono due anni circa in cui erano l’ uno schiavo del bisogno fisico dell’ altro, poi tutto finì.
Doveva succedere prima o poi, troppo intraprendente e acuta lei, troppo ottuso e ignorante lui.
Quando arrivarono gli anni della maturità intellettuale, Melania incontrò l’ uomo della sua vita, che divenne poi suo marito.
Altro che dominatrice e sfruttatrice, col suo uomo ella ritrovò se stessa e la fiducia in se.
Ritrovò la creatività, il piacere che si prova come frutto dell’ amore e non come squallido desiderio di violentare fisicamente le capacità dell’ altro.
Nicola era stato un buon oggetto sessuale, un fedele scudiero … ma poi era finita, e i suoi sogni reconditi andarono a farsi friggere.
Fece di tutto per tornare con Melania, ma non ci fu verso, venne rottamato come una vecchia auto usata.
Inoltre i suoi comportamenti infantili e caparbi, crearono non pochi disagi alla ragazza, che lo odiò intensamente, tanto che il solo incontrarlo la disgustava.

Spesso, da adulta, incontrando il giovane che si era lasciato andare, diventando sempre più trasandato, grasso e untuoso, si era chiesta come avesse potuto accettare quella situazione, in passato.
Con suo marito si dicevano tutto.
Anche lui era un amante sempre disponibile, ma aveva tutt’ altro stile; con lui la donna provava piaceri ben più sottili e durevoli, perché sapeva intrigarla con i pensieri scherzosi, ma torbidi, che le inculcava.
Lui la vedeva talmente bella ed eccitante che spesso veniva solleticato dall’ idea di far l’ amore in tre, con un’ altra donna o un altro uomo.
Con queste fantasie la stuzzicava spesso e, in alcuni casi, avevano anche tentato dei timidi approcci ai rapporti misti, ma con risultati estremamente parziali.

Un giorno incontrarono Nicola per strada, lui già impacciato normalmente, vedendoli insieme tento di salutare impappinandosi come un bambino.
Dopo, tornando a casa ne risero, ma poi lui cominciò a torturarla con mille domande su come fosse possibile che lei era stata con quello sgorbio.
Melania era dispiaciuta e un poco mortificata, nonostante non avesse nulla di cui farsi perdonare, era talmente lampante l’ inferiorità personale di quell’ uomo, che veramente non riusciva a giustificare le sue azioni giovanili.
Non voleva raccontare del senso di dominazione che la faceva sentire superiore e forte: lei di solito tranquilla e riflessiva, aveva trovato l’ elemento adatto a sprigionare la sua voglia di dominare e schiacciare l’ altro. Probabilmente questa sete di comando era stata confinata ad un periodo preciso della sua vita.
Ma la loro battaglia verbale non si esaurì, fino a quando, ritiratisi nella camera da letto, lui corteggiandola e carezzandola sempre più intimamente, ebbe sete di sapere.
Mentre la masturbava dolcemente, chiedeva informazioni, voleva i particolari, voleva conoscere le differenze e le similitudini.
Come era il cazzo di Nicola? Le piaceva? Chiedeva se era grosso, lungo o spesso, che sapore aveva la sborra del ragazzo?
Perchè probabilmente lei doveva pure averla bevuta, no?
Un po’ raccontando onestamente e un po’ filtrando le notizie, lei narrava e lui arrapava, finché con una colossale scopata se ne vennero, sborrando all’ unisono, mentre il marito la costringeva a sognare quell’ altro cazzo, perduto nella nebbia dei ricordi.

E questo succedeva spesso … fino quasi a diventare un’ ossessione …

Ormai era in macchina con Nicola da oltre mezz’ ora e doveva pur stabilire cosa fare di quella serata. Avrebbe potuto farsi semplicemente lasciare da qualche parte, lasciandolo con un pugno di mosche … tra l’ altro neppure sapeva lui cosa sperasse.
Magari poteva fare in modo che in un discreto Motel, lui potesse riaccarezzare ciò che desiderava da oltre vent’ anni: non si sarebbe tirato indietro, ne era certa.
Infine, poteva portare a termine la più rischiosa delle follie, farsi accompagnare fino a casa, dove di certo il marito c’ era già e vedere quali sviluppi avrebbe preso la situazione.
Troppe volte avevano parlato di quella follia, troppe volte lui l’ aveva costretta a ripensare a quello strano periodo giovanile, nel quale era carnefice e succube, di quel ragazzo, grasso e stupido, ma che la chiavava sempre, come un toro da monta.
Lui la desiderava, come si desidera il pane, e pendeva letteralmente dalle sue labbra e dalla sua figa.
Come un cane fedele aspettava il suo osso … in qualsiasi forma esso si sarebbe presentato.
Lei decideva!
A volte gli mostrava il suo corpo e si carezzava ordinandogli di farsi una sega veloce e di venire per terra, altre volte lo voleva in bocca nei posti più impensabili e, quando si fece abbastanza coraggio da prenderlo lo convinse ad incularsela, cosa che all’ inizio al ragazzo faceva quasi paura.
Invece, era proprio lei, che superati i primi dolori, lo incitava a sfondarle il culo, chiavando con rapidità e scendendo nel profondo del suo buco, fino ad eiaculare dentro di lei, che prona e sfiancata non aspettava di meglio che essere inondata nel culetto, stretto e delicato.
Questo fatto … ed altre cose, non aveva ancora avuto il coraggio di raccontarle a suo marito.
Basta, era ora di fare ciò che andava fatto.
Così, a bruciapelo, decise.

– Portami verso casa, Nick! ‘ e mentre lo diceva, accavallò le cosce, lasciandosi andare, finalmente, e provocando con la visione del reggicalze che spuntava sulle calze di seta la libidine di quell’ omaccione, ormai poco più di un estraneo per lei.
– Ma … ma … ‘ biascicò Nicola ‘ ma come, non andiamo più a cenare qualcosa? Io ci tenevo tanto a parlare un po’ con te … ‘ l’ uomo era confuso, deluso, ma Melania, che finalmente aveva deciso di ‘dedicarsi’ a lui disse con voce suadente ‘ E chi ti dice che non parleremo insieme? ‘
– Ma, se ti accompagno … tu vai via, no? ‘
– No! Probabilmente, no ‘ aggiunse la donna ‘ tu ricorda che devi obbedirmi, come sempre. E adesso l’ ordine è: portami a casa ‘
Nicola deglutì terrorizzato: – A casa … a casa? Sopra? ‘
– E dai non scocciare, come sei diventato pesante! ‘ poi cercando sul cruscotto ‘ Ma non c’ è un po’ di musica in questa macchina? ‘ e accese lo stereo.
Mentre si avvicinavano alla zona lei fece di tutto per tirare ancora più sopra la gonna, fino alle mutandine e senza ritegno.
– Sei ‘fatta’ ancora più bella, più donna … di allora ‘ disse Nicola, sincero.
Lei con gesto superficiale gli carezzò i pantaloni alla ricerca del contatto col suo cazzo.
Era già gonfio, come ricordava. Buon segno, pensò.

Arrivarono in prossimità della villetta in cui abitava lei, per una serie di fortunate circostanze la casa era posizionata in un enorme parco isolato dove, per circa dieci mesi all’ anno vivevano da soli. Le altre, poche famiglie che vi abitavano, vivevano in città e ci venivano solo per le ferie.
Nicola non sapeva con precisione dove andare, ma era confuso e non solo per questo.
Gli girava la testa sia per l’ eccitazione di riavere vicino il corpo della sua ‘padroncina’ che tanto aveva desiderato, sia perché aveva paura che li vedessero.
Non poteva capire il suo gioco … voleva farlo? E dove?
Proprio a casa sua … e suo marito.
Anche Melania era preoccupata stava giocando il tutto per tutto, se ne rendeva conto … aveva sempre sospettata una certa gelosia animale da parte del marito nei confronti del sesso che lei faceva con Nicola … ma non le andava di tradirlo, non era questo che voleva.
Anche se, non poteva negarlo, a furia di giocare col fuoco e ricordarle quei rapporti del passato, aveva desiderio di rimettersi in figa quel cazzone che era stato tutto suo in un momento lontano.
Avere un ‘Golem’, una persona al suo servizio, pronta a soddisfare la sua voglia di sesso le era rimasto nella libido e suo marito aveva risvegliato il piacere del dominio che aveva avuto su Nicola.
A casa non doveva esserci nessuno di sicuro, tranne suo marito.
Avrebbe accettato la sua fuga?
Si sarebbe eccitato a sapere che era li a farsi scopare … e da chi poi?
Proprio dal suo vecchio amante, colui che dopotutto le aveva rotto ogni verginità: sia vaginale, che anale, colui che aveva emesso le prime sborrate che lei avesse mai preso nella bocca …
Ormai c’ era dentro e non poteva tornare indietro.
– Dai, non temere … fermati a quel cancello che ti apro. ‘ lo incoraggiò la donna; aveva le gambe accavallate e Nicola le aveva più volte intravisti gli slip, ormai aveva il cazzo duro da oltre mezz’ora.
Mica è impazzita, penso l’ uomo tra se, saprà pure cosa fare, no?
Davanti al cancello, Melania azionò il telecomando e così entrarono nella tenuta.
– Dai un colpo di clacson, non si sa mai ‘ disse ‘ se troviamo qualcuno, scendo e tu vai via, dirò che mi hai dato un passaggio … tutto qui! ‘
– Va bene – disse lui abbastanza impacciato.
Melania lo fece salire verso lo spiazzo tra gli alberi antistante casa sua e gli indicò dove fermarsi.

Il colpo di clacson era stato fatto apposta per mettere sul chi va là Osvaldo, suo marito.
Era un uomo molto intelligente e svelto … Melania sperò che capisse al volo, sperò che non si rovinasse tutto e, soprattutto, che lui capisse e stesse al gioco, prendendo tutto il piacere che lei voleva donargli.
Era tanto che fantasticavano e giocavano, ora che tutto poteva succedere davvero, quale sarebbe stata la reazione di lui?
Pregò in cuor suo che lui ci fosse e che tutto andasse per il meglio.

Osvaldo, sentì strombettare un auto e da un balcone, diede un’ occhiata rapida al viale dell’ ingresso.
Bho?
Era una macchina che non conosceva, forse qualche vicino che arrivava fuori stagione.
Riprese a lavorare.
Il sole stava per tramontare, ma si vedeva ancora benissimo di fuori.
Dal rumore della ghiaia schiacciata comprese che quella macchina era venuta a fermarsi proprio fuori casa sua.
Chi poteva essere? Forse Melania, si era fatta dare un passaggio o le avevano prestato una macchina?
Lì da loro non veniva mai nessun estraneo …
Decise di dare un’ occhiata, molto discreta, evitando accuratamente di farsi vedere. Perché se erano scocciatori, avrebbe fatto del suo meglio per evitarli.

Nello spazio in cui parcheggiavano di solito c’ era una Station Wagon grigio metallizzata, mai vista prima.
Dal vetro anteriore, per il riverbero, non era possibile stabilire chi la occupava ma, mentre rimuginava sul da farsi, lo sportello lato guida si aprì.
Osvaldo ebbe un momento di smarrimento e la sua mente andò in tilt, si strofinò gli occhi per essere sicuro di non avere le traveggole.
Dall’ auto era uscita una figura, talmente improbabile, da rendere difficile riconoscerla.
Eppure … quello era Nicola, il commerciante, una specie di ex di sua moglie, Melania.
Osvaldo fu subissato dalle perplessità: cosa diavolo ci faceva fuori casa sua? Aveva sbagliato indirizzo?
Sua moglie gli aveva ordinato qualcosa e lui era venuto a consegnare?
Era impazzito e voleva vendicarsi di essere stato ‘scaricato’? Bhe … dopo oltre vent’ anni sembrava un po’ improbabile.
Mentre si meravigliava di quella presenza impossibile davanti a casa sua, Osvaldo si accorse che, nell’ auto, c’ era un’ altra persona … allora, anche l’ altro sportello si aprì, con uno scatto e … dalla macchina uscì Melania.
Osvaldo era veramente sconcertato, soprattutto notando che la moglie era vestita in maniera molto sexy, cosa che non capitava quasi mai quando andava in ufficio; già era abbastanza bona da attirare molti sguardi, vestita da monaca laica, figurarsi così … come adesso.
La gonna scura la fasciava facendo intravvedere tutte le sue mirabili forme, le calze velatissime slanciavano ulteriormente le gambe, rendendole irresistibili, le scarpe chiare, eleganti, con una fascetta erotica alla caviglia e i tacchi appuntiti che mozzavano il fiato.
Salendo con lo sguardo, si notavano le fibiette di un reggicalze che
creavano dei piccoli, appetitosi rigonfiamenti sulla gonna elegante.
Sopra, la camicetta evidenziava le bombe ancora inesplose dei suoi meravigliosi seni …
Cazzo, pensò il marito, non si è fatta mancare niente, mi sembra un po’ troia, vestita così.
Istintivo e furbo, si ritirò rapidamente in casa, voleva capire e per capire, l’ unico sistema era aspettare come si sarebbero messe le cose.
Era certo che quell’ incontro fosse la conseguenza di una serie di fortuite circostanze.
Lui era certo della fedeltà della moglie, anzi era fin troppo esagerata, per i suoi gusti; a lui piaceva un po’ di stress da menage e trovava eccitante che qualcun’ altro desiderasse la sua donna.
Probabilmente si erano incontrati per strada, lui le aveva insistito per darle un passaggio e lei adesso, per pura formalità gli avrebbe fatto vedere dove abitava, per poi salutarlo sbrigativamente.

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