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Racconti Erotici Etero

appuntamento di lavoro

By 26 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

appuntamento di lavoro.

Erano da un po’ di tempo che cercavo lavoro anche se avevo risposto a molti annunci, senza però alcun risultato. E’ per questo che quando risposi a quell’ennesimo annuncio per un posto come impiegato non mi feci molte illusioni. Avevo parlato con una certa signora Zanni e fissato con lei l’orarioed il luogo dell’incontro che sarebbe avvenuto il giorno seguente alle ore 15.00 presso un piccolo bar fuori città. Non conoscevo questo locale ma ero abbastanza pratico della zona e quindi non disperavo di trovarlo abbastanza facilmente.
L’indomani arrivai al luogo convenuto un po’ in anticipo, erano circa le 14.30 e quindi avevo ancora una mezz’ora di tempo. Entrai nel locale, era piuttosto piccolo e non mi fece una grande impressione: era abbastanza squallido. Tra l’altro era deserto, non c’era un solo cliente eccetto me. Mi guardai in giro e scorsi una signora sui 45 anni dietro il bancone dove stava pulendo qualche stoviglia. Era una signora piacente, capelli corti, biondi; formosa, ma non grassa. Mi avvicinai al bancone e mi accorsi che aveva anche due occhi penetranti di un’azzurro profondo che sembravano volerti spogliare. Me ne accorsi per quell’occhiata che mi lanciò mentre mi stavo avvicinando a lei. Sono quegli sguardi che quando li ricevi cominci a farti mille domande e rimani un pò impacciato. Comunque ero arrivato vicino al bancone, salutai e ordinai un caff&egrave. Lei rispose al mio saluto e si spostò leggermente verso la macchinetta del caff&egrave, ma praticamente era di fronte a me. Ora che mi trovavo a non più di un metro da lei cercavo di osservarla meglio: quella donna non più giovane ma ancora piacente mi attirava parecchio. Le lanciavo qualche occhiata di tanto in tanto, non volevo che si accorgesse che la stavo osservando. La sua pelle leggermente abbronzata sembrava liscia e morbida e dalla sua persona emanava un profumo che non riuscii ad identificare, ma era piuttosto penetrante, credo qualcosa di esotico. Sul suo viso comparivano i segni di un leggero trucco ma sulla bocca il rossetto era usato piuttosto abbondantemente infatti notai due grandi labbra, molto sensuali e corpose. Indossava una camicetta un pò aperta e dava quasi l’impressione che non fosse completamente chiusa a causa dei due seni piuttosto rotondi ed era anche leggermente trasparente. Non so se fosse a causa del profumo o di cos’altro, ma cominciai ad avere caldo, il cuore mi batteva più velocemente del solito, il mio cervello iniziava a creare mille fantasie, mille desideri in cui l’oggetto del piacere era sempre quel corpo di donna matura che stava dinanzi a me. Lei , preparatomi il caff&egrave, me lo porse senza una parola ma mi lanciò uno sguardo che durò non più di un secondo seguito da un rapido movimento della sua mano che nell’andare ad aggiustarsi la collana che portava al collo sfiorò i due morbidi seni: ahh come avrei voluto essere quella mano per potergli stringere i capezzoli fra le mie dita!. Oramai si era sicuramente accorta dei miei sguardi inopportuni però non sembrava che gli dessero fastidio, infatti rimaneva di fronte a me a sistemare alcune posate. Intanto il mio cervello continuava a fantasticare, tanto che mi resi conto che il cazzo mi si era gonfiato a dismisura e mi faceva male così costretto dentro i jeans piuttosto stretti . Misi una mano in tasca quasi per trattenere il gonfiore della mia asta, e lei , alzati gli occhi da quello che stava sbrigando si accorse che stavo maneggiando qualcosa con quella mano in tasca. Fu in quel momento che Sonia (questo &egrave il nome che in seguito scoprii essere suo) mi voltò la schiena e fece un leggero piegamento in avanti per sistemare alcune bottiglie che stavano dietro di lei. Non so se si sia girata effettivamente per quelle bottiglie o soltanto per mettere in mostra quel bel culo di cui era fornita, bello e abbondante sotto la gonna che portava. Basta, non potevo più resistere oltre e per uscire da quella situazione chiesi se potevo usare la toilette.” Certo” mi rispose lei rigirandosi verso di me e continuando a guardarmi profondamente negli occhi,e me la indicò. Vi andai di corsa, quasi avessi un impellente bisogno fisiologico ed in effetti era questo un bisogno improrogabile : quello di masturbarmi il prima possibile, di farmi quella sega che mi avrebbe forse liberato a quel tormento che mi creava quella donna. Ero talmente eccitato che entrato nel bagno accostai la porta senza chiuderla e aperta la lampo e liberato il cazzo dalla costrizione dei pantaloni, cominciai a muovere la mano lentamente dall’alto in basso. Chiusi gli occhi per un momento, ma li riaprii quasi immediatamente quando avvertii che la porta dietro di me si stava aprendo. Non ebbi nemmeno il tempo di girare la testa per vedere chi era che mi sentii una mano che aiutava la mia nell’andare su e giù quell’asta ritta e calda, e già umida e appiccicosa. Rimanemmo in questa posizione, io in piedi e Sonia dietro di me per qualche istante poi mi girai verso di lei, i nostri occhi si incontrarono, non servirono parole. Io mi sedetti sul water, lei si inginocchiò e mi abbassò i jeans e mentre compieva questo geasto intravidi sotto la sua gonna, fra le gambe, le sue mutandine bianche e alcuni ciuffi di un’abbondante peluria chiara. A tratti il mio naso era colpito da ondate di odori che erano un miscuglio micidiale di quel profumo esotico di Sonia mescolato all’odore del mio cazzo e a quello che incominciavo a percepire come quello che proveniva dalle sue mutandine che probabilmente erano già leggermente umide. Lei si rialzò, voleva assaggiare il mio bel pezzo di carne, ma io la fermai un attimo. Le misi una mano sul seno morbido ma sodo e con l’altra andai alla scoperta di quello che c’era sotto la gonna. La mia mano raggiunse in un’attimo le sue mutandine: la guardai, lei pure, aprì leggermente la bocca ed emise un leggero sospiro. Io continuai abbassando e togliendole le mutandine. Immediatamente le mie dita tornarono sotto la gonna per toccare quel cespuglio umido della sua rugiada, sfiorarono le labbra di quella fica che mi faceva perdere la testa. Ecco, arrivai all’oggetto della mia ricerca: quel turgido clitoride che sembrava una montagna, lo massaggiavo con il mio indice, avanti e indietro, e ad ogni movimento i sospiri di Sonia si facevano più profondi. “Sììì” esclamava di tanto in tanto. Avevo la mano completamente bagnata dei suoi umori più intimi. Non resistemmo ulteriormente: gli alzai la gonna del tutto, io mi tolsi completamente i jeans e allargai bene le gambe. Allargò bene anche lei le sue e guardandomi negli occhi con sguardo supplichevole mi si avvicinò ancora un pò per sedersi lentamente sopra di me. Lo fece molto lentamente perch&egrave c’era di mezzo un’asta dritta, umida e dura. Un’asta che doveva centrare in pieno quel buco che portava ad una oscura e calda caverna. Sonia afferrò con la sua mano destra quest’asta e messa bene in risalto la cappella, se la avvicinò all’ingresso della fica desiderosa di essere riempita. Ecco ora la posizione di entrambi era perfetta e fu allora che Sonia scese pesantemente sopra di me. Non riesco ad esprimere cosa provai in quel momento, certo &egrave che lei emise un sospiro più profondo degli altri ed ebbe un leggero tremito, io rimasi immobilizzato: sentivo che il cazzo così costretto dentro la sua fica sarebbe esploso ben presto. E fu così infatti: Sonia nel suo movimento a stantuffo, sempre più rapido e ansimante continuava a versare i suoi liquidi vaginali sulle mie balle. Io, sudato e quasi sfinito la abbracciai forte stringendola a me per sentire tutto il volume delle sue mammelle.Ora eravamo giunti al culmine, entrambi sull’orlo dell’abisso che porta all’estasi. Allungai la mia mano destra verso le sue natiche morbide, ma non non si fermò lì. Cercai con il mio dito medio l’ingresso del buco di dietro. Trovatolo, lo massaggiai per alcuni secondi. Lei mi guardò subito, presagendo quello che avrei voluto fare ed emise un leggero e fievole “nooo”. Non l’ascoltai e infilai improvvisamente e in modo brutale quel dito che costrinse Sonia ad un sobbalzo che fece venire lei e subito dopo anche me. La mia sborra scendeva calda e vischiosa e inondava la sua passera. Rimanemmo così fermi per alcuni minuti, certamente per la stanchezza, ma forse anche per non voler dimenticare quella sublime e fantasiosa esperienza. Decidemmo che avremmo dovuto rifarlo, sempre mantenendo il segreto in quanto lei era sposata ed io fidanzato. Inutile dire che il lavoro non l’ottenni , ma questo non ci interessa più di tanto.

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