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Racconti Erotici Etero

Auguri di Pasqua

By 21 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Vieni a farmi gli auguri di Pasqua. Ufficio vuoto, tutti se la sono dati a gambe!
Ti faccio sedere di fronte a me. Poltroncina girevole.
Ti tiro un po’ verso di me, e per farlo allarghi un po’ le gambe. Ti invito a tenere le braccia in basso, dietro lo schienale della poltrona. Hai un vestito di tessuto leggero, di quelli che vanno ora di moda, scollo a V con un leggerissimo merlettino sul bordo, il collo coperto da un foularino annodato.
Ti infilo le mani nel reggiseno e porto le tue tette fuori dal vestito. Per lunghi minuti resto a giocherellare stringendo tra le dita i tuoi capezzolotti, morbidi all’inizio e pian piano sempre più turgidi.
Tu ti godi la situazione a volte socchiudendo gli occhi e inclinando all’indietro la testa, a volte guardandoti la scena che ti eccita da morire.
Dopo un po’ mi avvicino alle tue tette con le labbra. Te le lecco tutt’intorno, lungo il solco che le separa, poi arrivo alle aureole e ai capezzoli, che la pressione delle dita ha fatto scurire.
Ti alzi e ti giri verso il tavolo, poggiandoti con i gomiti e porgendomi il tuo fondoschiena.
Ti alzo il vestitino, ti apro un po’ di collant, ti sposto lo slip e mi infilo nel tuo sedere. Ti lecco dall’osso sacro alla passera, avanti e indietro, indugiando ogni volta in prossimità del tuo ingresso posteriore e del tuo clitoride.
All’improvviso mi vieni in bocca, assaggio il tuo sapore intenso e perverso. Ti volti, ti abbassi, mi liberi l’uccello dai pantaloni e cominci a divorarlo.
Ti diverte far sentire il rumore che fanno le tue labbra ogniqualvolta lo succhiano, il gioco abilissimo che riesci a fare con la tua bocca.
Stringi un po’ di più le labbra ogni volta che passi sulla cappella, per sentirne la scalanatura mentre entra in bocca. Il mio non si scopre del tutto, &egrave una particolarità che appartiene a pochi maschi, un’eccezione che ti eccita mentalmente.
Lasci la punta dell’uccello dentro la bocca e con la mano cominci a fare avanti e indietro sul resto.
Ti vengo in bocca, la tua bocca tappata dal mio uccello e la tua mano che continua ad operare senza sosta. Poi, come una ventenne golosa, mi guardi, poi chiudi gli occhi e mandi giù…

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