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Racconti Erotici Etero

Bagnata in un Taxi

By 21 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un sabato d’autunno. Mi trovavo davanti allo specchio per scegliere il vestito per quella serata piovosa e non troppo calda da trascorrere con Francesco, il mio ragazzo.
Sono un ragazza carina, magra, non troppo alta, con gli occhi chiari e i capelli scuri.. avevamo in programma una serata in un teatro poco fuori città e volevo farmi bella per l’occasione.
Così presi il cofanetto dei trucchi e mi sistemai al meglio. Poi presi dall’armadio qualche vestito caldo ma spigliato per scegliere quello più adatto.
Un’ora dopo ero pronta, capelli sciolti, trucco non troppo pesante, vestitino corto e collant spessi. Stivaletti col tacco e una sciarpina nera intorno al collo. Fuori stava per ricominciare a piovere quando Francesco arrivò a prendermi in taxi.
Alla guida del taxi c’era un uomo di mezza età, alto, moro. Mi salutò sorridendo, osservandomi.
Per tutto il percorso il mio ragazzo non fece altro che osservarmi, facendomi complimenti su quanto ero carina, facendomi arrossire. Con la mano accarezzava dolcemente i collant sulla coscia. Da una parte mi sentivo lusingata, dall’altra avevo un certo senso di imbarazzo per la presenza del taxista.
“Dai rilassati amore – mi disse lui bisbigliando – &egrave il suo mestiere accompagnare la gente, si fa i fatti suoi, altrimenti perde il posto”
Io sorrisi, rilassandomi un po’ e sentendo le sue dita toccare la coscia qualche centimetro sotto la gonna.
Arrivammo a teatro in meno di 30 minuti.
“A che ora vengo a prendervi ragazzi?” – disse il taxista sorridendo.
“Tra due ore e mezza – rispose Francesco – a più tardi!”
Il teatro non era molto affollato vista la giornata piovosa, ma la scenografia era molto suggestiva. In realtà a mio ragazzo non doveva interessare molto poich&egrave aveva tutt’altro interesse.
Nel buio della sala, dopo pochi minuti dall’inizio dello spettacolo iniziai a sentire le sue dita sulle mie gambe, accarezzare dolcemente le coscie. Vicino a noi non c’era nessuno.. decisi così di stare un po’ al gioco e godermi “l’extra”
Sentivo le sue dita allungarsi sempre di più sotto la gonna e per istinto portai la mia mano sopra i suoi pantaloni per sentire se fosse eccitato. Aveva il pene già duro.. eccitato e fremente.
A metà dello spettacolo sentii le sue labbra umide appoggiarsi sul mio collo, e la sua lingua portarsi piano piano dietro l’orecchio facendomi letteralmente impazzire. A dire il vero non sono certa che fossimo a metà dello spettacolo, forse era prima.. o forse dopo… avevo altro per la testa in quella sala buia e mezza vuota.
“Perch&egrave non usciamo? tanto non lo stiamo seguendo lo spettacolo – mormorò al mio orecchio.
“E cosa vorresti fare fuori con sto tempo? – risposi io.
“Beh.. non ho detto che dobbiamo uscire.. – mi disse – andiamo a cercare il bagno dai.. 5 minuti.. tanto qui sarà quasi finito nessuno esce verso la fine dello spettacolo”
Forse normalmente non avrei accettato l’idea, ma nell’arco della serata l’eccitazione si era accumulata così tanto, che decisi di accettare. Ci alzammo di soppiatto recandoci in silenzio fuori dalla sala, in cerca dei bagni.
Appena entrati lui mi saltò letteralmente addosso, sbattendomi contro il muro, mi sollevò la gonna infilando la sua mano eccitata sotto le calze. La mia fica era un bagno di eccitazione.
Le sue dita iniziarono a giocare con lei mentre la sua lingua iniziò a correre lungo il mio orecchio. La sua bocca si chiudeva sul mio lobo ansimando. La mia mano era finita inevitabilmente sui suoi pantaloni, sbottonandoli. Avevo in mano il suo pene duro ed eccitato.
Frementi e vogliosi ci ritrovammo a scopare così, in piedi contro il muro di un bagno pubblico. Oltre la parete c’era la sala buia e mezza vuota del teatro.
Quando finimmo avevo il trucco sbavato e il vestito un po’ spiegazzato. I collant, non molto robusti come al solito, avevano ceduto nella foga e avevo un palestre strappo che mi attraversava la coscia destra.
“Speriamo che non ci veda nessuno – dissi un po’ imbarazzata uscendo dal teatro.
Il taxi ci stava già aspettando.
“Mi stavo preoccupando – disse il taxista osservandoci – il resto del pubblico &egrave già uscito da un po’, credevo vi foste persi”
Il tassista ci osservò sorridendo, sicuramente aveva notato lo strappo sulle calze e l’aria un po’ disordinata che avevamo assunto.
Mi sentivo un po’ in imbarazzo.. ma ripensai alle parole di Francesco all’andata “E’ il suo lavoro, si fa i fatti suoi”.
Salimmo sul taxi e dopo meno di 5 minuti riprese a piovere a dirotto.
Eravamo ancora fuori città quando la macchina iniziò a fare strani rumori. Poi a rallentare.
Il tassista ci osservò maledicendo la pioggia. Poi il motore si fermò.
“Scusate ragazzi, scendo un attimo a vedere cosa succede- ci disse.
Scese dalla macchina, con una grossa torcia in mano. Dopo pochi istanti tornò.
“E’ il motore, mannaggia.. ma non vi preoccupate.. devo solo avvitare meglio una cosa.. – disse- se tu giovanotto potessi tenermi ferma la torcia, ci vorrà un attimo.. e vi farò uno sconto sul viaggio!”
Guardai Francesco ridendo ” Ora devi anche fare il meccanico…”
Il mio ragazzo sbuffò e poi scese dalla macchina. Pioveva a dirotto e il tassista diede l’unico ombrello che aveva a Francesco, bagnandosi completamente.
“Resta qui che prendo una chiave più piccola – disse.
Dopo pochi istanti era in macchina a rovistare nei cassetti. Mentre cercava, notai chiaramente il suo occhio allungarsi sulle mie gambe, sullo spacco nei collant.
Era distratto ora, e iniziò a temporeggiare nel cercare il suo attrezzo da lavoro. Io iniziai a sentirmi un po’ in imbarazzo; il mio ragazzo era fuori, ad attendere sotto la pioggia.
Guardai l’orologio, era l’una passata.
Stavo ancora osservando le lancette quando sentii un suono sordo e metallico.
Alzai la testa e notai che il tassista mi stava fissando.
Fuori Francesco sembrava agitato.
Mi guardai intorno e notai tutte le serrature delle portiere abbassate.
“Sai fanciulla- disse lui con aria calma – questo &egrave uno dei taxi più sicuri della rete urbana. Tutti vetri infrangibili, antiscasso e con un’acustica ben isolata”
Lo guadai confusa.
“E sai qual e’ la cosa divertente di tutto ciò? – mi disse ancora- &egrave che solo io posso aprire le porte una volta che sono state chiuse. E adesso.. sono state chiuse”
Guardai fuori, il mio ragazzo stava picchiando con la torcia contro i vetri, urlando qualcosa che neppure sentivo.
L’uomo in un attimo mi fu addosso. con le sue mani grosse mi afferrò per le coscie.
Iniziai ad urlare inutilmente, dimenandomi. Ma l’uomo era forte e iniziò a tenermi più forte.
Approfittò dello spacco nelle calze per rompere ulteriormente i collant arrivando fino in cima alle coscie.
Le sue dita si infilarono in mezzo alle mie gambe impotenti. Le sentii sfiorare il mio perizoma e la mia fica ancora calda e bagnata.
“Sei proprio una bella puttanella.. non vorrai mica andare in giro come una troia e pretendere che nessuno ti noti! – mi disse.
Le sue labbra e la sua lingua si buttarono sul mio collo, iniziando a leccarmi ovunque. Con la mano che gli era rimasta libera mi tirò il vestito per la scollatura, strappandolo quasi via e mostrando i miei seni coperti da un trasparente reggiseno di pizzo nero.
“Bella puttana che non sei altro -disse. Poi affondò le sue labbra sul mio seno, scoprendolo, iniziando a leccarmi senza sosta il capezzolo.
Con una mano continuava a stuzzicarmi la fica calda, con l’altra stringeva il seno tenendolo attaccato alle sue labbra.
Il mio ragazzo impotente continuava ad urlare fuori dall’abitacolo della macchina provando a colpire in qualunque modo i vetri di quell’auto.
L’uomo nella foga iniziò a tirare di più i collant, strappandoli del tutto. Pot&egrave così infilare liberamente le sue dita nella mia fica. Un dito, due dita, tre dita.. la mia fichetta era già bella aperta e bagnata e non ebbe difficoltà ad infilarmi le sue grosse dita in profondità, iniziando a stantuffarla.
“Apriti ste gambe brutta puttanella.. – mi disse.
E io impotente divaricai le gambe tenendole aperte con le mie stesse mani.
“Lo sapevo che eri una troia.. l’ho capito subito”
“Scommetto che tra poco avrai anche voglia di cazzo.. vero?”
Continuò a stantuffarmi la fica fino ad infilarci tutta la mano, mentre la sua lingua continuava a succhiarmi il capezzolo..
Sentivo la sua saliva eccitata colarmi su tutto il petto inzuppandomi.
“Adesso, io ti scopo come ti meriti, vero brutta troia? – mi disse- però tu da brava devi gemere, e spargerti tutto sto bagnato su tutto il petto.. perch&egrave lo so che sei eccitata..”
Iniziai a genere come mi aveva ordinato. Lui prese il suo pene già duro e lo tirò fuori dai pantaloni.. Iniziò a strusciarlo lungo il solco della mia fica fradicia.
Sentii la sua cappella dura penetrarmi, poco alla volta fino infondo.
Poi iniziò a spingere con foga. Stantuffandomi a più non posso.
Andò avanti così, per un tempo indeterminato.. Dicendomi continuamente di gemere e urlare proprio come una puttana quale ero.
Poi improvvisamente uscì dalla mia fica, lasciandola vuota.
“Lo vuoi eh.. lo so che non puoi farne a meno.. – mi disse – dimmelo che lo vuoi”
Io ormai eccitata e impotente lo guardai e bisbigliai “Si lo voglio”
Lui eccitato come un porco sorrise.. ” E allora eccotelo brutta puttana – e detto così me lo pianto nella bocca fino quasi in gola – e bevi tutto brutta troia”
Iniziò così a scoparmi in bocca. Sentivo il suo pene vibrare eccitato tra le mie labbra.
“Lo so che lo volevi nella fica… – mi disse- lo vuoi nella fica eh?”
Io annuii.
“Mi dispiace.. ma ora voglio che bevi tutto..ma cercherò di consolarti in altro modo”
E detto questo prese un cacciavite dal cassetto della macchina infilandomelo di botto nella fica e iniziando a stantuffarmi con quello.
Avevo un cazzo enorme e duro in bocca. E un cacciavite spesso e profondo nella fica.
Mi stantuffò con foga per qualche minuto fino a che uno schizzo caldo e denso non mi riempì la bocca.
Era finita.
L’uomo mi guardò con aria soddisfatta ed eccitata.
“Ora ti riporto a casa.. il tuo ragazzo ti raggiungerà.. non siamo poi così distanti dalla città.. in un paio d’ore sono certo ci arriverà a piedi”
Detto questo sorrise al mio ragazzo attraverso il vetro e mise in moto la macchina.
Non c’era mai stato nessun guasto.



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—-> L’antro di Giada

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