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Racconti Erotici Etero

Bastardo dentro

By 7 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Bastardo dentro

– Ho voglia di scopare!
Parole dure e sferzanti che non devono lasciare dubbi.
Ti scruto nella tua pallida bellezza, mentre, delicatamente le dita salgono ad accarezzare le spalline del vestito nero che hai addosso a coprire quel corpo lungamente agognato.
Ti guardo con uno sguardo duro: non accetto repliche.
Non parli: hai abbassato il capo in segno di resa, le gote rosse hanno preso il posto della fierezza a lungo dimostrata.
La tua resistenza &egrave scemata con l’acquisizione della consapevolezza.
Penso alla nostra discussione conclusasi nel mio ufficio, mentre, delicatamente, il vestito scivola sulla pelle, adagiandosi al pavimento grigio.
Mi eccita il modo che usi nel difendere le tue intimità: quelle mani aperte che cercano di coprire i piccoli seni e il capezzolo inturgidito, &egrave quanto di più sensuale ci può essere.
– Non puoi chiedermi questo!
Penso a quella frase detta mezzora prima, nel tuo ultimo tentativo di ribellione.
Guardo il piccolo slip che ancora difende le tue nudità: tra me e il mio desiderio, &egrave rimasto solo quel piccolo pezzo di stoffa.
Guardo le tue cosce tornite, giovanili’
Cerco di immaginare quello che presto vedrò.
Il piccolo perizoma nero, diventa enorme per le mie voglie.
– Girati!
I tacchi girano di centottanta gradi graffiando il pavimento; quello che vedo &egrave la perfezione in terra.
Due glutei sodi, divisi da un filetto nero, quasi invisibile, poi, solo capelli sciolti a nascondere la fine della schiena.
Sono neri e intensi i tuoi capelli, come gli occhi.
– Ho bisogno di quei soldi: ti prego’Te li renderò con gli interessi..
Sono un bastardo, come e più del mio desiderio covato per mesi.
Un’ora prima, quando sei entrata, dopo averti fatta sedere e lasciata parlare, ho capito che potevo realizzare il mio desiderio; ho guardato le cosce abbronzate immaginando il piacere di starci in mezzo, mentre tu, mi raccontavi dei debiti che non riuscivi a pagare a causa dei tuoi vizi.
Tu spiegavi i tuoi problemi e io, pensavo alla tua pelle, alla bocca, a quelle labbra carnose e piene’
– Solo tu mi puoi aiutare’
– Si, posso aiutarti, ma gli interessi li devi pagare con il tuo corpo!
Bastardo, sono un bastardo.
Sei rimasta basita, incredula della mia risposta.
Tu, la figlia della migliore amica di mia moglie’
Passa del tempo: i tuoi pensieri diventano rabbia crescente;
– Non puoi chiedermi questo!
– Sei tu ragazzina che sei venuta a cercarmi, per me puoi anche uscire e non farti più vedere!
– Non sono una puttana!
– E io non ne cerco.
– Ti prego’
La guardo intensamente, il mio sesso &egrave già dentro di lei mentalmente e, quello che provo, mi fa impazzire: vedo che sta cedendo, approfitto del suo momento di confusione;
– Spogliati!
Tentenna: sembra una bambola di pezza con gli occhi persi nel vuoto;
– Spogliati o esci da quest’ufficio.
In un’ora, il mio sogno proibito &egrave diventato realtà.
Quelle natiche perfette sono a mia disposizione, come tutto il resto: quella bocca che mille volte ho sognato attorno al mio cazzo, &egrave lì a pochi centimetri, devo solo farla avvicinare e dirle cosa voglio da lei..
Semplice’
Levarti lo slip e sdraiarti sul tavolo come ho pensato tante volte, allargarti le gambe ed entrare a cercare il calore della tua fica giovane’
Quante cose potrei farle, mentre, firmo l’assegno e gli e lo metto nelle mani;
– Questa, &egrave la prima e ultima volta che ti aiuto: saluta la mamma e cerca di non metterti più nei casini.
Si erge sulle punte a baciarmi sulla guancia;
– Grazie Maurizio, sei sempre il migliore’
Già, il migliore’chissà se solo ti ha sfiorato il vento di passione e sesso che mi ha turbinato nella testa;
– Si’Si’Adesso vai che &egrave meglio.
Mi strizzi l’occhio mentre ti giri;
– Grazie ancora’
La guardo uscire: ho un’ultima fitta all’inguine nel vederla.
Penso ancora un attimo a quello che avrei voluto da lei, poi, torno a sedere nella poltrona dell’ufficio sorridendo: un pensiero lascivo mi passa veloce’ Ha preso tutto da sua madre”
Prendo il cellulare e chiamo;
– Ciao, &egrave appena passata tua figlia a salutarmi: perché non ci vediamo al solito posto? Ho veramente molta voglia di te’

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