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Racconti Erotici Etero

Bisogna fare gruppo

By 9 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella società riteneva che, ogni 4 anni, fosse necessario cambiare l’allenatore di ogni squadra. Se era possibile scegliere tra quelli già presenti in società, bene; altrimenti se le condizioni non lo permettevano o servisse gente nuova, si andava alla ricerca di nuovi nominativi.
Fui così contattato da questa società quando ancora stavo allenando la mia squadra. Era da tempo che mi facevano la corte e ora sembravano davvero disperati: la loro squadra più grande rischiava di sciogliersi se non fosse cambiata la guida e pure tra le ragazze sembrava non esserci più l’armonia di una volta. Accettai, del resto pure con la mia sembrava finito l’idillio.
Avevo innanzitutto bisogno di conoscere il gruppo il prima possibile e nel contempo dovevo assolutamente ricompattarlo. Ebbi l’idea di fare i primi giorni in montagna: cambiare posto e aria, passando giorni interi insieme poteva aiutare a fare gruppo ed in più era una novità che poteva essere da stimolo per loro.
Trovai una casa coloniale a 1500 metri d’altezza, fin troppo grande per le nostre esigenze. Come immaginavo, la proposta era stata ben accettata da tutte; le responsabilizzai attribuendo ad ognuna di loro un compito da svolgere e così alcune di esse furono addette a far da mangiare, altre a pulire le stanze ed altre a lavare piatti e pentole.
Il primo giorno fu d’ambientazione al luogo, una breve camminata nel bosco che non fece stancare più di tanto le ragazze. Dopo cena concessi un’uscita serale che permise alla maggior parte di loro di chiamare a casa i propri genitori o fidanzati e alle 22 il rientro in casa, l’indomani infatti dovevamo alzarci presto per svolgere un’attività fisica intensa.
Per dormire avevamo a disposizione 3 stanze grandi da 6 posti ciascuna e 4 stanze singole. Essendo loro in 12, mi fece piacere apprendere la loro decisione d’utilizzare solo 2 stanze, senza frazionarsi maggiormente; io mi misi in una delle stanze singole, che era posta davanti a una delle 2 occupate.
Lasciai una mezzoretta abbondante di “casino” all’interno delle stanze e alle 23 andai a bussare alle loro porte per intimarle al riposo. Sembrò funzionare per 5 minuti, dopo di che sentii riprendere una specie di starnazzo, in particolar modo nella stanza di fronte alla mia. “Si comincia” pensai, consapevole che pure io alla loro età ero abituato a dormire poco quando stavo lontano da casa; cominciai ad andare avanti ed indietro un paio di volte dalla mia stanza alla loro per intimarle a fare silenzio, ricevendo sempre la stessa risposta “Certo coach” e risate subito dopo.
Alla terza volta, bussai alla loro porta con più energia. Silenzio immediato.
Torno soddisfatto in camera e mi corico. Saranno i pensieri per quella esperienza, per le attività da organizzare, per la responsabilità che avevo in quella trasferta ma il sonno non arrivava. In casa c’era silenzio ma ad un certo punto una risata fragorosa in corridoio e silenzio subito dopo; un attimo e sbatte la porta della camera.
“Eh no, allora non ci siamo capiti !”
Complice il fatto che le camere non avessero chiavi, mi dirigo verso la loro camera e a voce alta dico “Mò entro”. Busso per sicurezza ed entro. Tutte nel loro letto; punto Mary, una tra le più carine, la trovo sul piano superiore del letto a castello, vado da lei, le tolgo le lenzuola e cerco di girarla per una sculacciata sul culo. Ci rimase male quando le diedi una sberla sul sedere, non forte, ma pur sempre un’azione fisica inaspettata che non s’aspettava.
Non so bene se sia stata un’azione corretta o meno ma la conseguenza &egrave che per tutta notte non si sentì un solo rumore dalle stanze.
La mattina dopo, Mary, supportata dalla presenza di Paola, venne da me dicendomi “Questa me la paghi, stai scherzando col fuoco”.
In effetti forse avevo esagerato, dovevo stare più attento.
Così, la sera dopo, probabilmente anche per la stanchezza della giornata, tutto sembrava tranquillo.
Stavo ormai prendendo sonno quando all’improvviso la porta della mia camera si aprì ed entrarono 3 ragazze. Davanti Mary, bellicosa, che appena arrivò al mio letto ordinò alle 2 ragazze che la seguivano, di tenermi fermo. Le 2 presero un mio braccio ciascuna mentre Mary si fiondò sui pantaloni del pigiama, cercando di togliermeli; me li abbassò solo in parte ed io, divincolandomi e liberando un braccio dalla morsa delle amiche, riuscii a fermarla. Consapevoli che l’attacco non stava andando a buon fine, le 2 amiche (che nella penombra riconobbi essere Paola e Caterina) scapparono e a seguirle pure Mary. Il tempo che riaprissero la porta per uscire ed io ero già sul gruppetto per cercare di fermarle. Presi per un braccio Mary che imprecò verso le compagne che la stavano abbandonando; tornarono per un attimo sui loro passi ma considerando che con una mano stavo per prendere anche un’altra di loro, lasciarono Mary per i fatti suoi e corsero nella loro stanza. Chiusi la porta con violenza e mi appoggiai sopra con la schiena, mentre tenevo Mary che, stando davanti a me dandomi la schiena e con le mani sui suoi avambracci continuava a ripetere “Lasciami o ti faccio male” “Ahia, lasciami !”
Il mio intento era di farle una ramanzina, l’annata sarebbe stata molto difficile se si comportavano così; c’erano delle regole e dovevano rispettarle. Nel parlare educatamente ma con tono severo, i nostri corpi restavano comunque molto vicini e a contatto; la predica s’interruppe quando sentii il suo sedere spingere contro di me ed il suo busto che leggermente tendeva a porgersi in avanti. Sarà stata la penombra, il fatto d’essere da solo in stanza con una 25 enne attraente ed in pigiama ma non riuscii a mandarla via ed anzi la lasciai muoversi meglio, allentando la presa sugli avanbracci e lasciando che si mettesse letteralmente a pecora davanti a me, appoggiando per bene il suo corpo contro il mio. Le presi i fianchi istintivamente, alzando leggermente la maglia del pigiama, sempre di più…ancor di più…svelando la schiena nuda, senza reggiseno. Lei si girò, mi prese le mani e se le mise sotto la maglia, che successivamente alzai svelando 2 piccoli seni, che palpavo a mano aperta. Il clima nella stanza cambiò repentinamente. Sentii la sua mano sul mio pacco, che prendeva vigore al suo contatto. Intravedevo un sorriso e mi sembrava di scorgere un suo sguardo furbo mentre s’inginocchiò per abbassarmi i pantaloni “Ah, dormiamo senza mutande coach ?!” ed in effetti era una mia abitudine farlo.
Lo prese subito in bocca, mandandolo in poco tempo alla massima erezione. Cominciò un morbido e caldo pompino, lento e piacevole. Le accarezzavo i lunghi capelli mentre con la testa si muoveva sempre più velocemente, pompando con vigore sempre maggiore.
Ad un tratto s’interruppe, venne al mio orecchio e mi sussurrò “Ora guarda che bel esercizio che faccio, altro quelli che ci farai fare. Si chiama Mary e lo puoi fare solo con me.”; detto questo si tolse pantaloni e mutandine. Mi mise le mani al collo e fece forza su di me; non me l’aspettai e persi il contatto dalla porta
“Stai fermo e tienimi su” mi ordinò.
Riprovò e stavolta restai fermo, lei alzò il piedi sinistro e l’appoggiò alla porta, all’altezza dei miei fianchi; qualche saltello sul posto, si diede lo slancio e appoggiò anche il destro. Era appesa in aria, attaccata a me. Si avvicinò con il busto e mise la sua figa a contatto con il mio cazzo che subito presi in mano e lo indirizzai meglio alla sua fessura; entrò la cappella e lei cominciò un movimento lento avanti e indietro. Capitava che il cazzo uscisse ma al colpo successivo lo introducevo nuovamente in quelle labbra larghe che racchiudevano una tana scivolosa. Faceva sempre più forza su di me, spingendomi bene contro la porta e sbattendoci contro di essa. Mai scopato così, lei ansimava con tono fin troppo alto, le compagne se fossero state in corridoio si sarebbero accorte di tutto ma le piaceva da morire e pure a me visto che sentivo degli spasmi al cazzo. S’interruppe quando capì che stavo per venire; s’abbassò per prendere gli schizzi in faccia che le sporcarono il volto e anche i capelli. Accesi la luce; era volgarmente sporca in faccia e con un sorriso aperto “Domani salto qualche esercizio, vero coach ? Altrimenti racconto tutto e ti sputtano”
“Cominciamo bene eh Mary ?! Dai che ti aiuto a pulirti”.
Andammo in bagno, restammo completamente nudi entrambi e ammirai il suo fisico: magra, con fianchi larghi, un seno piccolo ma sodo e soprattutto muscoli sulle gambe ben delineati, frutto di anni di esercizi…e che esercizi !

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