Disclaimer:
Racconto di fantasia. Ogni somiglianza con persone reali vive o defunte è puramente casuale.
Un ringraziamento all’autore di High Utility per l’ottimo lavoro svolto che mi ha in parte ispirato a scrivere questo componimento. Altresì un ringraziamento a Mathieu, autore di numerose fan-fiction su Harry Potter a tema erotico, la cui composizione resta molto interessante.
Il racconto valutato negativamente all’interno del testo è frutto di pura invenzione ma l’intento critico non è da vedersi come pura e vana superbia, bensì come un semplice punto di vista relativo a componimenti con potenziale che sfortunatamente non vede il pieno raggiungimento.
Buona lettura.
Guardai la pagina bianca sul monitor, per l’ennesima volta, nel futile sforzo di estrarre dalla mia mente qualche idea per colmare quel vuoto, per esprimere qualcosa che sentivo ma che, nondimeno, le parole parevano incapaci di tradurre in espressione.
“Che cavolo.”, pensai stizzito. Avevo scritto racconti, e non uno o due, ma moltissimi, eppure, in quel momento, dove forse un racconto mi avrebbe permesso di esprimere ciò che sentivo, ero lì. Bloccato.
Espirai. Conoscevo abbastanza bene la sensazione di blocco da sapere che affrontarla di petto non era in alcun modo una soluzione. Mi sarebbe servito qualcosa. Qualcuno. Uscire? Nah, domenica per una volta poteva riprendersi il suo ruolo di giornata casalinga e rilassante.
In fin dei conti, dopo cinque giorni di lavoro e uno in compagnia di amici, potersi rilassare, prendere una pausa dagli impegni mi pareva il minimo. E speravo che, con questo stop, alcune idee finalmente si palesassero emergendo alla luce della mia consapevolezza eppure… niente.
Il suono del citofono mi scosse solo di poco.”Chi diavolo sarà? Non ricordo di aver programmato nessun incontro, men che meno a casa mia.”. Lo lasciai suonare. Socchiusi gli occhi, massaggiandomi la radice del naso. Nessun idea.
Chiunque stesse suonando al citofono pareva insistente. “Non ci sono.”, pensai. Valutai di rispondere ma la verità era che non ne avevo veramente voglia. Era un momento in cui l’idea di alzarmi dalla sedia mi era sgradita.
Per una volta, volevo rilassarmi. E avevo pensato che scrivendo qualcosa avrei potuto in qualche modo sciogliere le tensioni, cosa che ovviamente non era accaduta.
Improvvisamente, il telefono prese a vibrare. Lo afferrai, rispondendo senza guardare il mittente.
-Pronto.-, dissi, forse meno gentilmente del previsto.
-Alex?-, la voce era femminile. La riconobbi, non senza un certo senso di contentezza.
-Lyn.-, dissi. Cavolo, non era una buona cosa. Dovevamo vederci?
-Va tutto bene?-, chiese lei. La voce era velata di una vaga preoccupazione.
-Io… sì. Scusa…-, dissi, -Ero… sovrappensiero.-.
-Ti ricordi che oggi dovevamo vederci?-, chiese lei. Diavolo, sì! Ora ricordavo: avremmo dovuto vederci da me, gliel’avevo promesso una o due settimane prima. Certo, nel marasma di impegni che avevo preso, quello con lei era svanito nella nebbia del mio presente.
-Io… scusa. Ti apro.-, dissi intuendo che fosse lei a bussare.
-Tranquillo. Salgo.-, disse lei chiudendo la chiamata. Sospirai. Merda, come avevo fatto a scordarmelo?!
Sistemai più in fretta che in ordine il vestiario. Ero vestito, perlomeno. La casa? Era in ordine, tutto sommato.
Lyn, abbreviativo di Marylin, era una ragazza di ventinove anni. Studentessa di medicina e appassionata di diverse cose tra le quali alcune che interessavano anche a me. Era figlia di un padre giapponese e di una madre europea, cosa che aveva dato ai suoi occhi il tipico taglio a mandorla leggermente meno pronunciato, al suo viso una bellezza tutta asiatica e ai suoi capelli un colore nero corvino. Il fisico era ben tenuto e lei si era impegnata affinché tale resa non venisse intaccata dal tempo, proprio come me.
Bussò alla porta. Le aprì.
-Prego!-, esclamai facendole cenno di entrare, -Desideri qualcosa? Dell’acqua? Un caffé?-, chiesi.
-No, sono apposto. Ho portato gli appunti.-, disse. Io annuì. Gli appunti, già.
Le stavo dando una mano con un progetto di studi. Una riqualifica professionale che lei aveva iniziato da qualche anno.
Scorsi i fogli che mi diede. Nulla di nuovo. Passammo un buon quaranta minuti in cui la interrogai sui vari punti.
Era pronta. Inutile negarlo. Più volte l’occhio mi cadde sul vestito tutto sommato piacevole e sui pantaloni in pelle.
Feci due più due col trucco che portava e con l’acconciatura semplice ma elegante.
-Serata di gala?-, chiesi. Lei scosse il capo.
-Un paio di amiche parlano di andare in discoteca a Lugano. Roba che eviterei, ma l’ho promesso.-, disse.
-Un vero schifo, essere affidabili.-, commentai. Lei sorrise.
-Tu? Programmi per oggi?-, chiese.
-Mah, nulla di che. Stavo rilassandomi. La settimana è stata pesante.-, risposi io.
-Oh. Lavoro?-, chiese. Annuii. Inutile piangere sul latte versato. Lavoravo come cameriere. Ero bravo, ma…
Ma non potevo continuare a tenere il piede in due staffe. Avrei dovuto fare una riqualifica, io che avrei voluto fare ben altro, ma la verità era che non volevo finire incastrato in una vita di routine spietata sino alla pensione, tra almeno trentatré anni.
-Quindi… lo chiudono ugualmente il posto in cui lavori?-, chiese Lyn. Ancora, cenno di assenso.
Si erano mossi in parecchi. Petizioni e firme, proteste e interviste. Ma la decisione era stata irrevocabile: un ristorante di successo dopo sedici anni di brillante attività chiudeva i battenti.
-Fa schifo.-, dissi appena. Sentii la rabbia prendermi allo stomaco.
-Scusa.-, disse lei. Era bella, ma pur avendoci provato con lei quando era tornata single, non ero approdato a nulla.
E se dovevo dar retta a certi saggi, dopo un anno di amicizia, non sarei mai più approdato a niente.
-Sennò? Che stavi facendo?-, chiese lei.
-Mah, nulla di che. Cercavo di scrivere.-, dissi io. Lei spalancò gli occhi.
-Posso vedere?-, chiese.
-È questo il punto.-, dissi facendola entrare nel mio studio sino al notebook acceso alla scrivania, -Non c’é nulla da vedere.-. Lei mi fissò, in tralice. E io vidi. Mi diedi dell’idiota.
Avevo lasciato aperte alcune finestre. Nella barra di Safari facevano bella mostra un paio di indirizzi.
“High Utility, Ep 55.”, lesse Lyn. Cliccò. Io preferii evitare di difendermi mentre lei scrollava il cursore, facendo scendere il testo sino alla sua conclusione, leggendo con una rapidità notevole.
-Scrive molto bene, onestamente. Insomma, dovendola dire tutta…-, tentai di svincolare.
-Già. Tipo le parti esplicite.-, disse Lyn con un ghigno canzonatorio.
-Beh, c’é anche l’altro.-, ribattei.
-Una fan-fiction su Harry Potter? Certo che ce ne vuole!-, esclamò l’euroasiatica.
-Questa è fatta molto bene. Di solito sono solo quattro righe spinte.-, commentai io.
-Oh, allora non ci sei finito per caso! Stai scrivendo per questo sito, allora hai scritto anche altro!-, disse lei.
-Qualche volta…-, dissi. Lyn s’impossessò del mouse e prese a spulciare la mia non esattamente piccola raccolta di racconti. Tra essi figuravano l’Eneide Postmoderno, la Caduta e numerosi altri.
-Qualche volta?-, chiese lei, decisamente poco convinta.
-Ok, va bene! Mi hai scoperto: mi piace scrivere di sesso, ok?-, chiesi, esasperato.
-Perché?-, chiese lei, più curiosa che divertita, -Non te la danno? E sì che non sei né brutto né privo di qualità.-.
-No. O meglio, un tempo era così. Oggi è diverso. Io… non cerco solo il sesso. Cerco… comunanza. Un senso di appartenenza. Complicità che vada oltre il… letto. Insomma, scopare è bello e tutto, ma… ma non c’é solo quello.-.
-Uh, per alcuni sembra di sì. Leggi questo: “mi scopo la ragazza di mio figlio…”, che titolo…-, mormorò Lyn.
Non potevo darle torto. Il corpo del testo era anche peggio: poche righe descrittive del lui protagonista, poche altre per la lei coprotagonista, un vago tentativo di trama presto abbandonato in favore della narrazione di un padre quarantasettenne che sfondava allegramente una diciottenne. Semplicemente patetico nella prosa e nell’esposizione.
-Già. Non posso dire che brilli.-, dissi.
Lyn intanto non pareva ascoltarmi: leggeva con apparente interesse il primo episodio di Eneide Postmoderno, il Racconto dell’Esule. Avevo amato scrivere quel racconto: mi ero ispirato in parte all’Eneide di Virgilio, ma non mi ero certamente fatto mancare influenze di altri stili e opere.
-Wow.-, sussurrò quando giunse alla fine, -Mica male.-.
-Grazie.-, dissi, sinceramente apprezzando.
-Hai mai pensato di pubblicarlo?-, chiese la giovane.
-Nah, non credo che sia il caso.-, dissi. Lei si voltò.
-Perché? Scrivi bene! Dannazione, è scritto meglio questo di tanti di quei racconti che ho avuto modo di vedere. Certo, non sei l’unico a scriver bene, ma sicuramente siete una razza rara!-, esclamò.
-Sì, beh, c’é gente che sa far ben meglio. Inoltre, l’hai visto, no? Alcuni temi che tocco… beh, forse fanno storcere il naso.-, risposi. La verità era che pubblicare quelle storie significava anche dover rispondere a domande, non solo dalla critica ma anche da fan affezionati, da gente che magari vedeva nelle storie che scrivevo cose che io non vedevo.
-E allora?-, chiese Lyn con un tono che mi colpì, -Scrivi di gente che scopa e combatte, cose che si vedono anche nei film d’azione di oggi. Dimmi la differenza tra quel che scrivi in questo,-, indicò “Pax?” capitolo 2, -E un qualunque film d’azione!-.
-Per iniziare, il sesso è più spinto ed esplicito, nei miei racconti. E la faccenda dei combattimenti…-, mi bloccai.
-Che c’é?-, chiese l’euroasiatica.
-Stai continuando a leggere “Pax?”-, chiesi.
-Beh, sì. Mi piace che tu abbia articolato il racconto in questo modo. E la scena nei bagni…-, lasciò la frase in sospeso.
-È scritta in modo eccitante?-, chiesi. Mio malgrado, quella conversazione stava iniziando a eccitarmi.
-Sicuramente è interessante… Una mia amica si é fatta uno nei bagni di una disco. Non l’ha descritta così bene…-, fece Lyn. La luce nel suo sguardo prometteva bene. Mi avvicinai appena.
-Tipo?-, chiesi.
-Beh, qui, quando parli di lui che la prende, appoggiati ai lavandini… Metti parecchia enfasi sulla penetrazione.-, disse la giovane. Era vagamente arrrossita. Sorrisi.
-Mi sembra giusto enfatizzare il momento.-, dissi. La mia mano scivolò sul ginocchio. Lei non reagì.
-E qui… il gioco attorno al nome. Che non viene detto…-, mormorò appena l’asiatica. La mia mano risalì di qualche centimetro.
-Beh, mi sembrava giusto non rivelare tutto subito, no?-, chiesi io, -Sennò che gusto c’é?-.
-Già. Sai, magari è giusto che non si… veda tutto…-, i suoi occhi incrociarono i miei.
Volevamo la stessa cosa? Lentamente, le sfiorai la coscia. Lei sorrise. Mi prese la mano, piano. Un gesto lungo un eone.
-Lyn…-, iniziai. Non sapevo che dire, ma lei mi posò un dito sulle labbra. Tacqui.
-Scrivi un racconto. Scrivilo su questo momento, adesso. Voglio che scrivi di quello che abbiamo detto e fatto. E che scrivi di quel che stiamo per fare.-, ordinò lei, perentoria. Sorrisi.
-Agli ordini.-, dissi. Presi a scrivere mentre la mano di Lyn mi carezzava piano le gambe, le cosce, sfiorava il sesso che non era per nulla indifferente.
La mia mano, guidata dalla sua, scostò il tessuto dei calzoni, delle mutandine e affondò tra le cosce, carezzando piano la rada peluria del sesso della giovane, la cui mano invece aveva preso ad aprirmi i calzoni.
-Non ho preservativi…-, mormorai, -Devo andarli a prendere…-. Feci per alzarmi. Lei mi trattenne.
-No, no, mio caro.-, sorrise l’euroasiatica con un ghigno mentre mi manipolava piano, -Tu resti qui, casomai mi dici quando rischi di venire, e mi masturbi per bene. E scrivi, soprattutto. Capito? Voglio potermela leggere questa bella storia.-, disse.
-Quindi non si scopa?-, chiesi. Non che non mi andasse bene, ma…
-Non voglio rischiare di rovinare i calzoni, né il resto del vestito. Ora…-, le affondai un dito tra le grandi labbra vedendola socchiudere gli occhi in preda a un vago fremito di piacere. Ripresi a scrivere. La mano di Lyn mi masturbò pazientemente. Toccava piano, senza fretta e senza esagerare. Era brava. Non era certamente la prima volta che masturbava un uomo. Strinsi i denti. Era difficile resistere. La situazione era indubbiamente calda.
-Lyn…-, iniziai, sforzandomi di trattenere il piacere.
-Aha.-, annuì lei con un tono trasognato. Smise. Subito.
Io rallentai. Respirai. Mi controllai. Presi a massaggiare il clito con lentezza, scendendo piano lungo le labbra sino a sfiorare il perineo. Lei si accasciò sulla sedia, per facilitarmi.
-Tocca ancora lì. Piano. Piano.-, sussurrò in un soffio, -Mi sto bagnando tutta…-, mormorò.
-Lo sento.-, dissi io. Il mio dito non incontrava opposizione. Continuai, piano.
Lyn improvvisamente strinse le gambe sulla mia mano, spasmodicamente, inarcandosi come colta da una scarica elettrica, emettendo un gemito gutturale. Sussurrò qualcosa in giapponese.
Mi manipolò piano, ancora. Poi sorrise.
-Che bello…-, mormorò mentre ansimava. Io sorrisi. Doveva aver goduto.
-Lyn…-, iniziai. Ero di nuovo al limite. Intanto però la scrittura continuava.
-Zitto.-, disse lei, -Usa tutt’e due le mani. Finisci di scrivere. E non provare a dire una parola.-, sibilò.
Quel gioco stava tirando fuori il suo lato dominante. Ma fin lì non mi dispiaceva. Si alzò, abbassandomi i calzoni.
-Scrivi!-, ordinò di nuovo. Continuai la stesura del racconto. Improvvisamente notai che Lyn si abbassava verso il mio sesso. Me lo prese in bocca. Difficile resistere a quello, impossibile.
-Lyn…-, mugolai con un gemito.
-Zitto. Scrivi. Finisci.-, ordinò lei stringendomi il sesso.
-Ho… Ho finito.-, mormorai finendo una frase.
-Ah! Bravo. Meriti un premio.-, disse. Riprese a succhiarmi, lentamente, vezzeggiando il glande. Si leccò un dito, mentre mi accasciavo sulla sedia per godermi meglio la prestazione. L’asiatica non mi avvisò quando m’infilò un dito nel sedere, andando a stimolare il punto P con una maestria che mi lasciò sbigottito.
Fu troppo: provai a resistere ma era impossibile ed eiaculai nella sua bocca rovente.
Lyn si sollevò piano. Mi ripulì il sesso con un fazzoletto e sorrise.
-Allora? Passato il blocco creativo?-, chiese con un sorrisetto sornione.
-Non pensavo che i miei racconti ti facessero questo effetto.-, dissi.
-Non sottovalutarti.-, ammonì lei, -Ma questa rimane un una tantum. Non credo sia saggio ripetere l’esperienza.-.
-Ah. Capisco.-, annuii io. Ero dispiaciuto ma era inutile e maleducato insistere. La guardai. Lei si guardò allo specchio.
-Dovrò sistemare i capelli.-, osservò
-Per la disco?-, chiesi.
-Non saprei. Potrei anche non andarci, alla fine. Mi sono divertita parecchio per oggi.-, disse con un sorriso.
-Anche io.-, sorrisi a mia volta.
Complimenti per il racconto, davvero ottimo. Hai uno stile di scrittura fantastico, dovresti pubblicare anche altri racconti o storie più articolate!
Ti ringrazio! Sono lieto ti sia piaciuto. Francamente, per ora sono poco ispirato, anche questo lavoro avrebbe potuto essere migliore in merito ad alcuni aspetti, ma confido che arriverà il momento adeguato.
È mia ferma intenzione continuare a scrivere e confido che prima o poi, le idee giungeranno spontaneamente.
Non preoccuparti, é comunque un ottimo racconto, e anche solo riconoscere che potresti fare di meglio (io non saprei dove, onestamente) ti rende onore. L’unico metodo che mi viene in mente per migliorare un proprio scritto è finirlo, abbandonarlo per un mese senza guardarlo, e poi riprenderlo in mano, rileggerlo (o, meglio ancora, farselo rileggere da qualcuno o da un sintetizzatore vocale) e segnare tutto quello che non ti soddisfa per poi modificarlo.
Io ho racconti di due o tre anni fa riletti e corretti tre o quattro volte, e una volta pubblicati trovo frasi o errori che non mi piacciono.
Condivido la sensazione. Purtroppo, specie negli ultimi tempi, tendo a scrivere di getto. Ammetto che forse dovrei prendermi il tempo per rileggere rivedere
Gli ultimi racconti che ho pubblicato (uno, Figli di una porno star, dovrebbe essere pubblicato a giorni) li scrivo in un paio di ore, me li faccio rileggere al sintetizzatore vocale di Word il giorno dopo, correggo al volo, e pubblico la sera stessa. So già che mi pentirò degli svarioni lasciati nel testo.
Per i romanzi, invece, ci lavoro maggiormente, come ho descritto sopra.
Sinceramente dall’introduzione non sono riuscito a capire bene il commento. Sono contento che sia stato citato, ma vorrei capire meglio il tuo punto di vista, se non ti è piaciuto il modo di scrivere o il soggetto…
No, al contrario. Nel testo ho solo voluto sottolineare quanto le tue storie si discostassero dalla media delle fanfiction su HP
Oh perfetto. Dai commenti positivi sotto i racconti, in effetti, potevo immaginarlo! :)
Comunque anche io ho rallentato. Sono stati giorni di poca ispirazione, ma a breve dovrei caricare ancora qualcosina. Poi penso che passerò ad un altro soggetto.