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Racconti Erotici Etero

BOCCA A BOCCA, IN BOCCA

By 8 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Deborah e Marco sono fidanzati da tre anni, sin dai tempi del liceo quando fra i banchi di scuola a sedici anni si giurarono amore eterno come possono e sanno farlo solo i ragazzi di quell’età. Con gli occhi ingenui e poetici verso la vita e l’amore, inesperti e leggeri alle esperienze, giovani e belli. Felici, si strinsero la mano, poi pian piano senza fretta si sfiorarono con altre parti del corpo in altre parti del corpo. Conobbero un piacere nuovo, insieme, da quel primo bacio tenero e clandestino, scambiato con ansia e paura durante una gita scolastica, fino ai primi esperimenti sessuali che condussero inevitabilmente al giorno del loro primo rapporto completo. Senza fretta con amore e nell’amore sono cresciuti. Niente e nessuno, nel loro mondo di fiaba, entrò mai a disturbarli. Nessun tradimento, nessun pensiero di farlo, forse.
Deborah &egrave al primo anno di università molto lontana da casa e lontana da Marco, oggi. Da tre mesi oramai, non si vedono. Si sentono. Ma da tre mesi non rinverdiscono il sapore dei loro baci e di tutto il resto. Si mancano. Tanto.
‘Amore, vorrei tanto essere lì con te. Mi manchi tanto!’ questa la solita frase al telefono.
La distanza &egrave una brutta gatta da pelare e i giovani presto iniziarono a provare un minimo appagamento dei sensi reciproci attraverso l’uso delle loro voci e della masturbazione attraverso il telefono. Non era bellissimo, ma era un mondo di sentirsi ancora legati nell’intimità di un desiderio condiviso, era un modo per sentirsi legati ed uniti, sentire di desiderare l’altro e di essere desiderati. Verificarsi. Ma il contatto &egrave altro.
Giorgio &egrave un compagno di università di Deborah. Si conobbero per caso il primo giorno di lezioni, quando si ritrovarono vicini di banco e inevitabilmente si dovettero guardare ed ‘annusare’. Poi si dovettero parlare, infine fare amicizia, scambiarsi i numeri, gli appunti. Deborah non nutriva nessun desiderio sessuale per questo ragazzo, presa dal sogno e dall’amore per Marco, era come se avesse messo un freno e un muro a piaceri altri, e tutto ciò le permetteva di considerare e vedere tutti i ragazzi nuovi come degli amici e basta. Per Giorgio non era proprio così. Studiavano insieme, ridevano e scherzavano, vivevano, insomma, la quotidianità. Non era giusto. Due ragazzi che si amano come Deborah e Marco, non potevano altrettanto legittimamente viverla, la quotidianità. Non potevano vedersi ridere e scherzare, non si potevano ‘annusare’ e non potevano altro.
Il giorno dell’esame Deborah e Giorgio, come di consueto si sedettero l’uno accanto all’altra. Giorgio procedeva speditamente mentre Deborah aveva seri problemi. La ragazza si girò verso Giorgio e gli chiese aiuto per risolvere il quesito, il ragazzo chiese altro:
‘Un bacio, questa sera’, sussurrò ‘Un bacio a casa tua’.
Deborah sentì subito un brivido scorrerle per la schiena. Non sapeva se fosse paura o desiderio, o entrambe le cose.
‘Ma’, balbettando.
‘Allora?’ rispose Giorgio, allungandole e mostrandole il foglio delle risposte, ‘allora va bene?’. Deborah allungò lo sguardo sul foglio senza rispondere e iniziò a copiare.
‘Allora &egrave un si!’ Deborah non rispose.
L’esame andò bene. Corse via appena consegnato il foglio, cercando di sfuggire al confronto con Giorgio, ed alla ricompensa che avrebbe certamente richiesto. Corse via e giunta a casa si distese sul letto esausta, felice per l’esame certamente superato, inquieta per quanto successo. Sul letto, leggera e preda di una certa voglia scansò qualche indumento da lei, iniziò a massaggiarsi i seni, inumidendo le dita sfiorò e giocò con i capezzoli, poi fece scivolare la sua mano fino alle mutandine bagnate. Scansò anche quelle da un lato e carezzò le sue altre labbra. Da un pensiero si lasciò prendere ed ispirare nell’azione, non Marco, ma Giorgio e il suo bacio. Era possibile e concreto, non una fantasia né una masturbazione telefonica. Poteva essere un vero bacio che da tre mesi non assaporava sulle sue labbra. Con un dito entrò nella sua fessura, iniziò a masturbarsi sempre più velocemente aiutandosi con l’altra mano che massaggiava a volte il proprio seno ed altre voracemente il clitoride, in momenti giusti che solo lei sapeva, con i tempi e i ritmi che gli avrebbero permesso di vedere le stelle.
Il cellulare interruppe con il suo odioso squillo la salita verso la via lattea. Era Giorgio. Si ricompose, per quello che poteva. Fece squillare per un pò, dubbiosa se rispondere o meno. Con la mano umida e impregnata dell’odore di sesso impugnò il cellulare e rispose.
‘Sei fuggita?’
Deborah appena senti la voce di Giorgio, per la prima volta dopo mesi iniziò ad associargli l’odore e a desiderarlo. Come se fosse caduta la barriera inibitoria, e Marco dimenticato, cambiò mano al cellulare. L’altra la portò al suo naso, annusò l’umore e poi l’assaggiò per le labbra, la lingua, la bocca, e questo fece per tutta la chiamata.
‘Eh’si, avevo fretta’. L’odore della sua fica e il suo sapore la eccitava, e la eccitava ancor più associarlo a quello di Giorgio, di là, dall’altra parte della cornetta. Avrebbe voluto in quell’istante essere baciata da Giorgio proprio su quelle labbra che sapevano della sua fica e della sua mano che aveva lavorato per lui.
‘Va bene, allora ci vediamo stasera vero?’.
Deborah esitando. ‘Guarda, riguardo quella cosa”.
‘Ma, dai scherzavo, vengo stasera e festeggiamo l’esame’.
‘Ah, ecco’. Rispose Deborah, con misto di sollievo e di rammarico. In quell’istante tornò alla mente Marco e l’amore per lui, e tutto tornò dalle stelle sulla terra. Ma non era l’amore per Marco che la faceva volteggiare e vibrare in alto? Oggi era andata ancora più in alto con il solo pensiero di Giorgio.
Festeggiarono l’esame certamente superato, la sera, lui e lei, ridendo e scherzando, parlando dell’esame, mangiando qualche schifezza cucinata alla male e peggio, bevendo e brindando, perdendo un po’ di controllo, divertendosi, insomma, giustamente.
‘Grazie per avermi passato il compito’ disse Deborah, ‘senza di te non avrei superato l’esame’. ‘Beh, l’ho fatto perché in cambio mi avevi promesso un bacio, ed io &egrave dal primo giorno che ti ho conosciuta che lo sogno!’.
Deborah guardò Giorgio negli occhi. A quelle parole avrebbe voluto baciarlo lì, di slancio, senza rispondere. Abbassò gli occhi, si girò lentamente, poi si alzò dalla sedia dicendo:
‘Ancora con questa storia, ma non avevi detto che scherzavi, e poi io sono fidanzata’.
Giorgio la guardò, si alzò anche lui e si avvicinò.
‘Un bacio, non ti chiedo di più, un solo bacio, mi fai impazzire sai, il tuo odore mi &egrave entrato dentro e non posso togliermelo dalla mente. Mi accompagna tutto il giorno’.
Deborah non riusciva a guardarlo, era lì ferma. Decise di non far nulla, di lasciar fare. Giorgio si avvicinò ancora di più. Erano vicini, ora molto. Diede una carezza alla ragazza che non reagì, prese il suo viso, lo alzò delicatamente ed appoggiò le sue labbra calde su una guancia di Deborah. Rimase lì, decise di aspettare. Deborah sentiva crescere il desiderio e il brivido salire. Giorgio appoggiò le mani sui fianchi della ragazza. Ad occhi chiusi, entrambi, quasi uniti, lui avanzò fino ad adagiare il suo corpo sull’altro. Poi spinse un po’ più forte fino a costringere Deborah ad indietreggiare. Si lasciò trasportare dall’impeto crescente fino ad incontrare la parete che la bloccò. Non poteva più fuggire, finalmente. Ora la spinta di Giorgio poteva esaurirsi completamente su di lei. Si sentirono. Lui il seno di lei, oltre l’odore, e lei oltre l’odore di lui, il cazzo gonfio che premeva sul suo ventre. Erano lì attaccati e non si muovevano. Ora Giorgio attendeva una mossa da Deborah, per un po’ non avrebbe fatto di più. La ragazza decise di spostare lentamente il viso a cercare il contatto delle labbra con quelle di Giorgio. Un minuto ci volle per raggiungerle, un’eternità durato, di una tensione ed un’attesa indescrivibile. Quando le labbra si congiunsero rimasero attaccate per ancora un po’di tempo immobili, poi Giorgio, di risposta, decise di muoverle, di cercare la lingua, di esplorare la bocca. Si agitarono e persero ogni controllo e timore. Un bacio mozzafiato, bocca a bocca, lingua a lingua, saliva in saliva. Giorgio la trascinò sul letto e lì l’uno sopra l’altra iniziarono a dimenarsi. Si agitarono. Deborah continuava a sentire il cazzo di Giorgio su di lei, e sentiva sempre più di desiderarlo, lo voleva. Lo voleva dentro le sue mani, e fin giù dentro la sua fica, che stretta e nascosta fra i pantaloni e le mutande di entrambi, ritornava a spruzzare gioia, lo voleva anche in bocca, magari, se lui avesse avuto il coraggio di farlo. Quando Giorgio decise di spostare la mano dal fianco di lei ad uno dei due seni, il cellulare, nuovamente, interruppe il sogno. Il cellulare di Debora: Marco. Giorgio si staccò e Deborah immediatamente rispose.
‘Amore.’
‘Ciao amore come va?
Deborah cercando di ricomporsi e soprattutto di recuperare dal fiatone dell’intensa passione appena interrota
‘Bene, bene.’
‘Ti sento che respiri velocemente, che hai fatto?’
‘Una corsa per prendere il cellulare che era in camera’.
Giorgio la guardava e la desiderava sempre di più e più ancora mentre parlava con il suo fidanzato. La cosa lo eccitava pazzamente. Così mentre lei parlava col suo lui dell’esame sostenuto, Giorgio allungò la sua mano sul seno della ragazza. Deborah, fastidiata, fece un cenno di dissenso e tolse da lei la mano. Giorgio stuzzicò Deborah nuovamente, iniziamente invano, poi la ragazza cedette e lasciò fare, facendogli segno di non parlare assolutamente. Giorgio allora affondò la mano sul seno poi con delicatezza cercò il capezzolo da sopra i vestiti, tornò sopra di lei, appoggiò la bocca sul seno e il suo cazzo sul ventre. Iniziò ad agitarsi e strusciarsi, poi baciò il collo, l’orecchio, dall’altra parte del cellulare. Deborah non resisteva, si agitava e continuava a respirare in affanno, ma la cosa la eccitava tantissimo.
‘Amore, facciamo l’amore per telefono’ chiese Marco. ‘Non ce la faccio più, non resisto!’
Giorgio dall’altra parte del viso sentì la richiesta e in un istante comprese il da farsi. Strappò il telefono dalle mani di Deborah, poi con una mano coprì il microfono.
‘Non ci sente, ma se non fai quello che ti dico tolgo la mano, ci parlo e gli racconto tutto.’
‘Giorgio, ma che fai, zitto, dammi quel cellulare!’
‘No, ascolta, lui vuole far l’amore con te per telefono, e tu lo asseconderai, ma ci sarà un piccolo particolare, tutte le richieste che ti farà tu le eseguirai con me!’
‘Eh?’ impaurita Deborah.
‘Si, un gioco, sarà molto divertente.’
‘Sei pazzo?’
‘Vuoi che tolga la mano dal microfono?’
‘No per carità, va bene, giochiamo, ma zitto, devi stare zitto.’
Dall’altra parte: ‘Pronto Deborah, pronto ci sei?’
Giorgio gli riconsegna il cellulare non prima di chiedere di mettere il viva voce.
‘Pronto, si Marco, scusa, ci sono ci sono’.’
‘Ok, amore, allora lo facciamo?’
‘Si, ne ho voglia.’
‘Bene! Ti ricordi come facciamo sempre? Prima di tutto ci baciamo, dolcemente.’
Giorgio guardò Deborah e salì sopra di lei, poi giunse alla sua bocca e la baciò. I respiri dei due si intrecciavano tanto che Marco non poteva sospettare nulla.
‘Baciami, con la lingua ora.’
Deborah fece questo a Giorgio.
‘Brava, sento che oggi ce la metti tutta per far sembrare la cosa vera! Ora togliti la maglietta che io tolgo la mia.’
Marco dal letto di casa sua eseguì l’azione, poi iniziò a passarsi la mano sul petto nudo, immaginando che fosse quella del suo amore’.
Ma anche Giorgio fece lo stesso, ma con la mano vera di Deborah. Erano mesi che la ragazza non toccava un torso nudo e quello di Giorgio, era veramente eccitante, più muscoloso e seducente di quello di Marco. Deborah non aveva mai conosciuto un altro ragazzo da questo punto di vista e la tensione saliva nell’attesa delle richieste di Marco senz’altro più intriganti. Marco era l’artefice, suo malgrado, del tradimento, era lui che teneva i fili del gioco. Deborah e Giorgio erano lì, in attesa, eccitati. Ora la ragazza era in reggiseno e Giorgio la guardava immaginando quelle rotondità libere dall’indumento, e quando Marco ordinò a Deborah di togliersi il reggiseno egli pot&egrave contemplare la visione in tutto il suo splendore. Poi quando Marco disse di volerle toccare, baciare e succhiare, Giorgio lo fece.
‘Ora i pantaloni, togliamoceli’.
Volarono per le stanze tre paia di pantaloni. Marco e Giorgio avevano i cazzi che riempivano le mutande disperatamente, mentre Deborah, faceva intravedere la sua fica bagnata da mutandine a fiori, tipiche di una bambina ancora acerba.
‘Ascolta Deb, ora guardami e desiderami, dillo che mi desideri!’
Deborah guardò Giorgio in tutto il suo splendore, era proprio un bel ragazzo, poi guardando fisso le mutande e il cazzo di Giorgio, disse a Marco:
‘Si, ti desidero.’
Giorgio sorrise perché comprese che quella frase l’aveva detta a lui.
‘Ora avvicinerò il mio cazzo alla tua bocca!’
Giorgio non vedeva l’ora che giungesse questa richiesta.
‘No, Marco’, rispose Deborah a bassa voce, ‘lo sai che non l’ho mai fatto!’
‘Si ma non devi farlo veramente, anche se non vedo l’ora che tu sperimenti questa cosa che ti piacerà senz’altro.’
Deborah appoggiò la mano sul microfono poi disse a Giorgio:
‘No, questo, no, ti prego.’
E Giorgio: ‘le regole sono le regole, vedrai ti piacerà’.
Tolse la mano dal microfono:
‘Allora dai, ecco, ora mi tolgo le mutande, ti ricordi come ce l’ho, figuratelo nella mente, pensa mentre mi tolgo le mutande di vederlo.’
Vide il cazzo di Giorgio, bello, già lungo e grosso.
‘Ora mi avvicino alla tua bocca, ma prima prendimelo per mano, accarezzamelo.’
Giorgio avvicinò il cazzo al viso di Deborah che, come aveva richiesto Marco, prese per mano, accarezzandolo. Era molto caldo, Giorgio iniziò ad ansimare ma controllò sempre sapientemente il respiro cercando di smozzarlo e coprirlo con il cuscino.
‘Ora masturbami, su e giù, prima lentamente poi sempre più velocemente.’
Marco aveva in mano il suo uccello solitario e lo dimenava con delicatezza e forza a seconda dei momenti e gusti. Deborah aveva in mano quello di Giorgio, meno solitario, che agitava davanti al suo viso, in attesa di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Desiderava il suo cazzo, quello di Giorgio, lo voleva in bocca, per la prima volta.
‘Ora annusamelo e baciamelo’.
Giorgio portò l’uccello sulle labbra di Deborah che iniziò a baciarlo dall’asta eretta alla punta. Sentiva l’odore del maschio, per la prima volta fino in fondo.
‘Ora lecca come se fosse un gelato la cappella!’
Deborah fece quanto detto a Giorgio, assaporando gli umori secretati per l’eccitamento dal ragazzo. Marco nella sua stanza si agitava parecchio e sognava la sua lei, il suo amore fargli quello che non aveva mai fatto a lui e a nessun altro uomo. Fino a quel momento. Deborah leccò, insalivò l’organo di Giorgio, che non lasciò mai solo e che teneva sempre per una mano, agitandola lentamente. ‘Pompa, ora, vai su e giù, vai, ti piace?’
‘Si’, rispose Deborah, mentre pompava con la bocca l’amico. ‘Sei brava stasera, sai imitare una che ha un cazzo in bocca, dovresti fare l’attrice!’
Risero per la battuta, Giorgio cercò, riuscendoci, di soffocare la risata che presto finì perché l’eccitazione di tutti era alta, molto, e non poteva essere interrotta.
‘Ora fammi quello che ogni ragazzo sogna, fammi venire in bocca ed ingoia tutto!’
‘No’ rispose ‘ti prego, non sai quello che dici.’
‘Non si parla a bocca piena, amore, dai, mi eccitano questi tuoi rifiuti, rendono la cosa più vera, ma ora cedi, cedi e fallo!’
Giorgio sorrise, guardò Deborah, come a volergli dire di star tranquilla, che &egrave una cosa normale e che le sarebbe piaciuto. Iniziò a pompare più forte, anche con la mano aumentò il ritmo, in attesa dell’arrivo improvviso del seme di Giorgio. Deborah aveva paura, la paura dell’ignoto, ma come per l’ignoto, la paura &egrave anche attraente e desiderio. Voleva provare il seme di un uomo, ingoiarlo, farlo felice, avrebbe voluto quello di Marco tante volte, ma la timidezza di entrambi non li portò mai a questa pratica sessuale. Si volevano troppo bene, si conoscevano troppo bene, forse. O forse non si conoscevano così bene.se lo avevano desideravano entrambi e mai fatto. Ora stava per accogliere quella cosa dentro di sé. Marco lungo sul suo letto si masturbava con sempre più forza. ‘Sto per venire, ecco, vengo, vengo’.
Gettò il suo seme e il piacere fu molto. Anche Giorgio. Inondò la bocca di Deborah che ingoiò tutto. Rimase nella sua bocca tutto il tempo, ed anche per qualche altro secondo, mentre guardava negli occhi, chiusi, la ragazza.
‘Ti &egrave piaciuto?’ disse Marco.
‘Si’, togliendo il cazzo di Giorgio, che spossato si scostò da lei. ‘Mi &egrave piaciuto.’
Deborah rimase al telefono quasi piangendo, sentendo ora un senso di colpa incredibile.
‘Come ti sei immaginata sapesse il mio sperma?’
‘Caldo, buono’.
‘Un giorno, amore, me lo farai veramente, stai tranquilla, ti piacerà. Grazie a questo gioco ho potuto chiederti quello che veramente avrei voluto tu mi facessi da tanto tempo. Me lo farai ora?’
‘Si, te lo prometto’.
Si salutarono, mandandosi bacetti teneri e la buona notte. Guardò Giorgio perdere potenza e addormentarsi. Si avvicinò al suo cazzo piccolino e lì, lo annusò e lo baciò con tenerezza e premura, a ricercare l’odore e il sapore provato, a ringraziarlo. Non voleva staccarsene. Lì, sul cazzo di Giorgio, pensò molto al suo amore, Marco, che amava, tanto. Si addormentò.

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