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Racconti Erotici Etero

BRUNILDE e LE SUE DUE FIGLIE

By 23 Settembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

BRUNILDE; (110 ‘ 60 ‘ 90)

Ore 17.00

‘Pronto. Mamma. dici a mia sorella che tra mezz’ora passo a prenderla. Si facesse trovare davanti al portone.’
‘Va bene; dove andate?’
‘Non ti ha detto niente? Andiamo fuori. Trascorreremo due giorni fuori città. Ti dispiace restare da sola?’
‘Dispiacermi? No, No, andate pure. Tuo marito cosa fa? Anche lui resta solo?’
‘Si. Se ti va potresti fargli compagnia. &egrave l’occasione per realizzare il tuo sogno. So che a te non dispiacerebbe. Tu sai come fare per riuscirci. Hai le armi adatte ed a lui le tue armi piacciono. Mi raccomando dacci dentro. Non punzecchiatevi. Ti chiamerò per sapere. Ti saluto. Un bacio.’
Chiusa la telefonata. Vado in cucina a sedermi vicino al tavolo. La mia mente va in tilt. L’occasione che ho sempre sognata si presentasse &egrave finalmente arrivata. Mia figlia esce e resta fuori per due giorni interi. &egrave la notizia che aspettavo. Mio genero resta solo. &egrave da più di un anno che sogno di avere un incontro in solitario con il marito di mia figlia; finalmente &egrave arrivato il tanto agognato giorno. Scontrarmi? Non ne ho l’intenzione. Ben altro &egrave lo scontro che desidero avere con mio genero. &egrave da quando l’ho conosciuto che bramo scontrarmi con lui in un morbido e confortevole letto. So che lui mi desidera. Glielo leggo negli occhi. Non si &egrave mai pronunciato perché ha vergogna e perché essendo io la madre di sua moglie ha timore di commettere uno sbaglio che si potrebbe riflettere sulla sua vita coniugale. Non sa il puledro che sua moglie, mia figlia, ha intuito che suo marito desidera portarmi a letto. Un giorno, parlando di cose intime, fu sul punto di dirmelo. Mancò poco. La telefonata fattami &egrave la conferma che mia figlia sa del mio desiderio di farmi cavalcare da suo marito e mi ha dato l’occasione per farmi realizzare il mio sogno. Un ora dopo sono davanti alla villa dove abita mia figlia. &egrave una grande vecchia fattoria ristrutturata. Sorge al centro di un ampio giardino fornito di piscina e da una folta foresta di querce che circonda l’intera struttura. Un luogo ideale per sostenere una battaglia i cui frastuoni saranno assorbiti dalle spesse mura domestiche. Scendo dall’auto e pigio il dito sul campanello d’ingresso. Pochi secondi e la sua voce mi giunge.
‘Chi &egrave’
‘Sono io, tua suocera. Mi fai entrare?’
Il cancello fornito di apertura automatica si apre ed entro. Percorro il lungo viale e fermo l’auto davanti al portico dove ad attendermi c’&egrave il mio sogno. Scendo dall’auto. Sono vestita con un abito nero di chiffon semi trasparente. &egrave come se un velo coprisse il mio corpo. Solamente le mie parti intime sono coperte. Ho un reggiseno di pizzo nero a coppe aperte che tiene sollevato il mio prosperoso seno (110 cm di circonferenza) ma che non nasconde i miei grossi capezzoli; sono così inturgiditi che sembrano due bulloni; spingono contro la stoffa del vestito come volerla perforare. Ho indossato un tanga, sempre di pizzo nero, che, sul davanti, copre la mia micetta con un triangolino di stoffa e dietro un sottile filo &egrave tra le mie bianche natiche (fanno parte di un culetto da 90 cm di circonferenza) che sono completamente nude. Ho delle calze nere rette da un reggicalze sempre di colore nero che fasciano le mie lunghe gambe e si fermano a metà coscia. Le scarpe sono con tacchi da 12cm. Ho il tutto coperto con un soprabito di stoffa nera che non lascia intravedere niente della mia carrozzeria. Scendo dall’auto e nel farlo il soprabito si apre e quello che doveva restare ancora segreto gli appare. Vedo i suoi occhi spalancarsi e riempirsi di libidine. Lo guardo fra le gambe e noto il gonfiore provocato dall’indurimento del suo inquilino. Mi avvicino. Lui, senza distogliere i suoi occhi dai miei, poggia le sue mani sulle mie spalle e mi fa roteare su me stessa. Le mie spalle sono contro il suo torace; le sue braccia mi circondano e con un movimento mi sfila il soprabito lasciandolo cadere sul selciato. Ritorna ad abbracciarmi e questa volta lo fa ancorando le sue mani al mio petto. La sua testa si piega in avanti e la sua bocca &egrave sul mio collo. Mi bacia. Un brivido mi percorre il corpo. Le sue dita hanno artigliato i miei capezzoli. Li strizza poi li torce. Mi fa male. Mi sento svenire. Le gambe mi vengono meno e cado sul pavimento del portico. Sono a pancia sotto. Lui mi &egrave sopra. La sua bocca e sul mio orecchio. Quello che il mio io voleva sentire pronunciare mi viene soffiato nell’orecchio.
‘Vuoi farlo qui?’
‘Lo farei in qualsiasi posto ma preferisco un comodo letto. Portami in camera da letto.’
Mi prende in braccio. Peso 56 Kg. Per non gravare con il mio peso sulle sue braccia gli circondo il collo con le mie braccia e mi sostengo. Entriamo in casa; le camere da letto sono al piano superiore. Usare le scale con me in braccio &egrave, per lui, alquanto disagevole. Mi porta nel salone e mi lascia cadere sul divano. Si avvicina e nel farlo lo vedo sbottonarsi la patta. Mi &egrave davanti con i pantaloni abbassati e con gli slip a metà cosce. Davanti ai miei occhi &egrave apparso un grosso cazzo che si erge in tutta la sua lunghezza puntando la sua cappella in direzione del mio viso. Nella mia vita ho visto pochi cazzi ma uno come quello che ho davanti agli occhi non l’ho mai visto. &egrave favoloso. Sarà lungo tra i 20 ed i 23cm ed &egrave molto largo: avrà un diametro di 4-5 cm. E’ una magnifica bestia. Sto ancora beandomi di tanta magnificenza che a stento riesco a sentire la sua voce.
‘Dall’espressione dei tuoi occhi constato che il mio sparviero ti piace. Da dove cominciamo?’
Senza staccare gli occhi da quella fantastica mazza chino la testa e gli vado incontro. Le mie labbra entrano in contatto con il largo e grosso glande. Sembra la cappella di un fungo porcino. Gli schiocco un bacio sulla punta. Lui ulula. Tiro fuori la lingua e prendo a leccarlo. Comincio a muovere la lingua come fosse un pennello. Parto dalla cima e lentamente, giocando con la punta della lingua, percorro tutta la lunghezza della favolosa bestia. Arrivo ai testicoli; prima glieli tasto con la punta della lingua e poi li avvolgo con le mie carnose labbra e li imprigiono nella mia bocca. Glieli succhio. Lui grida.
‘Dio, Brunilde, sei fantastica. Nessuna mi ha mai succhiato le palle. Nemmeno tua figlia. Continua così. Non smettere. Mi piace molto.’
Mi ha chiamato per nome. Fino ad un minuto prima mi chiamava ‘mamma’.
Le mie intenzioni sono ben altre. Faccio uscire i testicoli dalla mia bocca e la sostituisco con una mano. Glieli strizzo. Ricomincio a leccarlo facendo il percorso inverso. Arrivo in cima. Apro la bocca e faccio in modo che la bestia entri dentro la mia cavità orale. Serro le labbra intorno al pulsante corpo del fantastico piolo. Intanto la mia lingua non ha smesso di leccargli il glande. Glielo succhio. Un nitrito riempie il silenzioso vuoto del salone. Comincio a muovere la mia testa in avanti e poi indietro. Lo sto chiavando con la bocca. Pochi secondi e viene. Il primo fiotto raggiunge la mia ugola; lascio che scivoli lungo la trachea fino a fargli raggiungere il mio stomaco. Al primo fiotto fanno seguito altre bordate di denso e caloroso sperma. &egrave tale la potenza delle bordate che mi sta sparando in bocca che per un istante mi viene un conato di vomito che soffoco concentrandomi su quello che sto facendo. Potenti getti di infuocato sperma raggiungono la mia gola; ingoio il tutto. Nemmeno una goccia va dispersa. Intanto lui ha posato le sue mani sulla mia faccia e mi sta fissando.
‘Brunilde ti amo.’
‘Lo so. Vuoi tradire mia figlia?’
‘Mai. Solo che voglio anche te.’
‘Mi stai chiedendo di essere la tua amante? E con tua moglie come la metti? Hai intenzione di dirglielo? Ho anche un’altra figlia; come pensi di giustificare il fatto che io e te fornichiamo?’
‘Una soluzione la troveremo.’
‘Loro tornano fra due giorni. &egrave meglio che incominci a pensarci perché io non ti lascerò nelle sole mani di mia figlia. tu da oggi sei anche mio.’
Intanto il suo sparviero sta spiccando il volo. Si &egrave ingrossato ed indurito.
‘Ehi! Vedo che sei pronto per un altro volo. Anche la mia passera sta pigolando. Questa volta niente giochini. Ti voglio dentro.’
Cinque minuti mi bastano per togliermi il vestito ed il tanga. Resto con il reggiseno a coppe aperte, con le calze, il reggicalze e le scarpe. Mi stendo sul divano; tiro su le gambe ed allargo le cosce a 120′, allungo le braccia verso di lui.
‘Vieni. Il mio nido &egrave pronto per accogliere il tuo sparviero.’
Mio genero stende il suo corpo sul mio. Sento il suo uccello premere contro il mio ventre. Porto una mano fra il mio pube ed il suo. Artiglio lo spiedo e lo guido fra le mie grandi labbra.
‘Dai, spingi. Infilzami.’
Lui flette il bacino in avanti ed il suo cazzo comincia ad entrare nel mio ventre.
‘Piano, fai piano. Entra lentamente. Voglio, desidero godermi la penetrazione. Lascia che il tuo cazzo scivoli nel mio ventre senza irruenza.’
Lo sento entrare. Finalmente il mio sogno si sta realizzando. Lo sparviero di mio genero &egrave entrato nel mio nido. Sento il suo glande urtare contro il mio utero’
‘Sei protetta?’
‘Non &egrave il momento per pensarci. Tu datti da fare; delle conseguenze ne parleremo se si presenteranno.’

BRUNILDE; (110 – 60 – 90)

È il sole a svegliarmi. Un raggio raggiunge il letto e mi colpisce sul viso. Apro gli occhi e mi guardo. Sono nuda. ed ho una mia mano appoggiata su una delle mie gemellone. Giro la testa e lo vedo. È mio genero. Ancora dorme. La notte è stata dura per lui. Di colpo la mia mente si popola di immagini. Mi vedo distesa sotto di lui e con il suo sparviero perennemente alloggiato nel nido che ho fra le cosce. Sorrido. Quello che ho sempre sognato è finalmente accaduto. Ho fatto sesso con mio genero. Ho fornicato con il marito di mia figlia; è da quando l’ho conosciuto che ho bramato portarlo a letto; ci sono riuscita. Ora il problema è come trovare la soluzione affinché la storia non si riduca ad una sola notte. Lui mi vuole come amante e da quello che ho capito mi vuole come concubina. Dovrei essere la sua seconda moglie. Dovrei trasferirmi armi e bagagli sotto il suo tetto e dividere il suo letto con mia figlia. Non ci sarebbero intoppi se io non avessi anche una seconda figlia. Con un turbinio di pensieri che mi vorticano nel cervello mi alzo, indosso una vestaglia e scendo al piano inferiore. Vado in cucina. Preparo la macchinetta del caffè la metto sul fornello e poi mi siedo al tavolo in attesa che il caffè sia pronto. Il telefono squilla. Mi precipito a rispondere.
“Pronto?”
“Ciao mamma; come va? Consto che hai pernottato a casa mia. Devo arguire che le cose sono andate bene. Mio marito sta bene?”
“Sì. Ho pernottato qui. È stato tuo marito ad invitarmi a restare. Per convincermi ha usato un argomento a cui non ho saputo dire di no; ti assicuro che al mio posto anche tu avresti accondisceso a rimanere.”
“Lo immagino. L’argomento che ha usato lo conosco. Ti è piaciuto? Ne sei soddisfatta?”
“Si mi è piaciuto molto. In quanto al sentirmi soddisfatta non credo di esserlo. Sono troppe le notti trascorse senza che qualcuno scaldasse il mio letto.”
“Hai già dimenticato le nostre notti? E quelle trascorse con mia sorella? Vuoi che prolunghi la mia vacanza?”
“Non ho dimenticato. In quanto a prolungare la vostra vacanza non servirebbe.”
“Che vuoi dire?”
“La bestia che ho fra le cosce ha un continuo bisogno di foraggio. Tuo marito l’ha capito ed è disposto a soddisfare le mie esigenze. Mi ha proposto di diventare la sua amante, mi vuole come concubina. Ho accettato a condizione che io venga a stare sotto il vostro stesso tetto. Ha detto che te ne parlerà. Ti dirà di quanto è accaduto fra me e lui. Quando lo farà fai finta di non sapere nulla. Mostrati indignata ma non troppo.”
“Credo che la cosa è fattibile. C’è un però.”
“Oh dio! Però cosa? Farò qualsiasi cosa.”
“Il però porta il nome di mia sorella, tua figlia.”
“Tua sorella? Non dirmi che avete parlato di me e di tuo marito?”
“Sì. In questo momento è qui nel mio letto; ci sta ascoltando. Le ho detto del tuo desiderio di farti sbattere da tuo genero e lei mi ha detto che lo ha sempre sospettato; che avrebbe fatto di tutto affinché il tuo desiderio di giacere nel letto di suo cognato si avverasse. Ti vuole bene e se il farti cavalcare da mio marito ti avrebbe resa felice allora che vadano al diavolo i benpensanti. Non aveva messo in conto che anche lei aveva incominciato ad avere pruriti ogni qual volta tuo genero entrava nel suo raggio visivo o che la sua immagine venisse proiettata nella sua mente.”
“Mi stai dicendo che tua sorella è innamorata di suo cognato? Oh cazzo; e adesso come la mettiamo? Io non rinuncio a farmi sbattere da tuo marito.”
“Non devi rinunciarci. Si tratta solamente di trovare un’intesa fra noi tre. Tu e mia sorella vi trasferirete a casa mia. Ci sono camere da letto più che sufficienti per ospitarci tutti. Poi ci accorderemo sul come dividerci il tempo da stare con lui. Preferisco che siate voi due a sollazzarvi con mio marito piuttosto che lui vada in cerca di qualche pollastra arrapata. Come si dice? I panni sporchi si lavano in famiglia.”
“Sono d’accordo. Con tua sorella che accordi hai preso?”
“Abbiamo concordato che al ritorno io e te ci trasferiremo a casa tua e lasceremo che lei se la veda con mio marito.”
“Ci riuscirà. La conosco. Lo violenterà. Mi preoccupo di una sola cosa. Se verranno bambini come faremo?”
“Non dirmi che ci hai fatto un pensierino?”
“Sì. Desidero essere nuovamente madre di cuccioli d’uomo. Voglio che tuo marito mi ingravidi. Desidero essere la sua scrofa. Finche il mio ciclo biologico me lo permetterà voglio che nel mio utero crescano molti suoi figli.”
“Mamma mi stai dicendo che ti sei fatta chiavare senza precauzioni?”
“Si. E continuerò a farlo.”
“Allora le scrofe saranno tre. Anche la tua seconda figlia vuole che mio marito la ingravidi. Dobbiamo attrezzare la casa rendendola più accogliente. Camere ce ne sono in abbondanza. Credo che non ci saranno problemi. Un ultima cosa: – lo hai lasciato entrare anche attraverso la tua porta posteriore?“
“Vuoi sapere se me lo ha messo nel culo? No. Non ancora. Ci ha tentato ma non gliel’ho permesso. Credo però che finirò con il cedere. Farmi inculare è un atto che mi eccita. Si. Credo proprio che mi farò sodomizzare.”
“Mamma lascia che te lo dica. Sei una gran troia.”
“Grazie del complimento. Ora ti devo lasciare. Dai un bacio per me a tua sorella.”
“Dove vuoi che glielo dia?”
“Dove più le piace. Credo proprio che se glielo dai nella bocca che ha fra le gambe le farai cosa gradita.”
“È quello che ho pensato. È il posto giusto per baciare una donna; tu ne sai qualcosa. Ti piaceva che io e mia sorella te la baciassimo. Vero?”
Riaggancio. Eh! Sì. Sono una puttana e le mie due figlie mi fanno concorrenza.

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