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Racconti Erotici Etero

business class

By 7 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

“…vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza ed assicurarvi che il tavolino di fronte a voi sia ben chiuso; blablabla”. Ecco, ci siamo: concluso l’annuncio di sicurezza, sento i motori salire di giri mentre l’aeromobile comincia a rullare dal dock verso la pista di decollo. Sarà un viaggio lungo e mi chiedo come riuscirò a far passare il tempo, considerando anche l’eccitazione per questa nuova vita che vado a cominciare: Australia! Solo la parola esercita già su di me un fascino notevole, ed evoca immagini di spazi sterminati e vuoti, deserti, spiagge infinite, animali esotici e, non da ultimo, bellezze locali…e se il buon giorno si vede dal mattino, è addirittura radioso il periodo che mi si schiude davanti: delle tre o quattro hostess che ho incrociato salendo a bordo di questo volo Qantas, infatti, non una merita meno che l’appellativo di “molto carina”. Una in particolare, una biondina coi capelli a caschetto e di corporatura piuttosto minuta, mi ha addirittura regalato uno splendido e lungo sorriso nel darmi il benvenuto a bordo; sorriso che mi è naturalmente riuscito spontaneo ricambiare con entusiasmo. Scopro poi con piacere, una volta seduto, che la ragazza in questione (Nicole il suo nome, stando a quanto annuncia la targhetta metallica che porta all’altezza del seno sinistro) deve essere addetta al mio settore, poiché la vedo più volte passare avanti e indietro, affaccendata nel sistemare bagagli nelle cappelliere: ad ogni passaggio mi regala, a seconda della direzione, un altro bel sorriso (accompagnato da uno sguardo diretto, fisso negli occhi e direi un po’ malizioso) o la splendida visione del suo culetto tondo (sodo, piccolo, in perfetta proporzione con il resto del suo corpo), che ondeggia allontanandosi inguainato da quella gonna attillata che le fascia i fianchi stuzzicando l’immaginazione. Dopo un paio di passaggi del genere, la colgo a gettarsi uno sguardo al di sopra della spalla, come ad assicurarsi di aver catturato, con quel suo incedere provocante, la mia attenzione. Appena incrocia il mio sguardo, però, si gira nuovamente, vergognosa. Il suo atteggiamento, come spesso quello delle ragazze, mi lascia interdetto e mi è difficile da interpretare, ma è certo che la sua presenza renderà meno noioso e più sopportabile questo lungo volo, così come lo renderà più comodo l’inconsueta situazione che mi vede unico occupante delle ultime cinque o sei file di sedili in coda all’aereo: potrò senza dubbio stendermi a volontà senza disturbare né essere disturbato da nessuno. Per ora me ne sto spaparanzato nel sedile centrale della sezione centrale, invisibile a tutti gli altri passeggeri, a pensare ai fatti miei (e a quelli di Nicole, naturalmente).

Poco dopo il decollo, ecco che viene servito un primo rinfresco: un bicchiere d’acqua o di succo, a piacere; e a proposito di piacere (mio), è proprio la bella Nicole ad arrivare fino alle ultime file per servirmi, cosicché ho finalmente l’occasione di sentire la sua voce per qualche parola in più che il semplice “benvenuto a bordo” che mi aveva rivolto poco fa. E’ una voce sottile, acuta ma non stridula, dolce e molto femminile, che si adatta perfettamente ai suoi lineamenti sottili ed al corpo minuto, con quell’inflessione nell’inglese tra il britannico e l’americano, ma particolare e diversa da entrambi, che già comincia a piacermi e a cui presto mi abituerò.

Nel chinarsi a versare il succo, offre al mio sguardo la visione, sotto la camicetta dell’uniforme, della spallina del suo reggiseno bianco e della parte superiore del seno destro, leggermente compresso dalla coppa con bordino di pizzo, dettaglio tanto più eccitante in quanto vezzoso e non volontariamente provocante. Il mio sguardo si sofferma inevitabilmente sulla dolce visione più a lungo del canonico “fuggevole istante”, tant’è che quando lo rialzo trovo gli occhi azzurri della fanciulla, evidentemente accortasi del mio sbirciare, che mi fissano con sguardo però, più che di rimprovero o scocciatura, piuttosto di divertimento e compiaciuta sorpresa, come se non fosse consapevole del proprio potenziale di sensualità e ne constatasse l’inaspettato effetto su un uomo. I nostri occhi si fissano gli uni negli altri per qualche secondo, e non ho il tempo di avere una reazione per l’essere stato scoperto, che sento qualcosa bagnarmi i pantaloni ed ho un istintivo sobbalzo: presa dallo scambio di sguardi, la bella hostess si è dimenticata che mi stava versando del succo, ed ha lasciato che straripasse dal bicchiere già pieno, finendomi addosso. Ha anche lei un sobbalzo, si lascia sfuggire un gridolino e comincia a profondersi in scuse, agguantando nel contempo alcuni tovaglioli di carta e cominciando ad asciugarmi, in una situazione che ricorda i più banali sketch da cabaret sexy, ma che vissuta dal vivo fa sorridere meno di quanto non lo faccia vista in TV a tarda notte; si rivela, anzi (abbastanza prevedibilmente, in effetti), piuttosto eccitante: tanto che il mio cazzo, già messo sull’attenti dalla visione di poco prima, comincia ad irrigidirsi ai primi tocchi della mano di lei, sul cui volto spunta ora il sorrisetto soddisfatto che spesso accompagna nelle donne la constatazione degli effetti che la loro femminilità ha su di noi maschietti. Dopo aver tamponato con qualche tocco timido e delicato, la bella australiana resa più audace dalla mia reazione e dal mio lasciarle fare, comincia a strofinare lentamente il fazzoletto avanti e indietro, di fatto segandomi attraverso i pantaloni. Quasi più eccitante che la sensazione in sé è lo sguardo di lei, ormai piantato con provocante decisione nel mio, mentre in maniera piuttosto paradossale continua a darmi del “lei” ripetendo “I’m so sorry sir, I got distracted”, al che io non posso che rispondere con ironia, spostando allusivamente gli occhi sulla sua scollatura, “Yes, me too..”, facendole arrossire leggermente le gote e facendo tornare quello splendido sorriso sulle sue labbra e nei suoi occhi.

Sarà ormai un minuto abbondante che la signorina sta tamponando la macchia sui miei pantaloni, ormai asciutta da un pezzo, quando una collega la chiama in aiuto e lei, guardandomi desolata, mi dice che deve andare, ma di sentirmi libero di richiamarla pure in qualunque momento se avessi bisogno di ulteriore aiuto con quella macchia ostinata: “so bene quanto può essere fastidiosa la sensazione di bagnato lì, a volte; anche se non sempre, mi creda…”. E lanciandomi, su queste parole, un ultimo sguardo provocante, si allontana verso la parte anteriore dell’aereo. Forse è stata solo una mia impressione, ma mi è parso che si passasse la lingua sul labbro superiore, nel concludere quest’ultima frase.

Sono ancora basito e con il cazzo in tiro, a ripensare a quanto appena successo, quando pochi minuti dopo Nicole è di ritorno verso di me e mi porge un fagotto protetto da un sacchettino di plastica trasparente leggera; “ecco la coperta che aveva chiesto, signore”. Non mi lascia il tempo di ribattere che non avevo chiesto nessuna coperta, che già si è eclissata, presa dal frenetico lavoro di badare a qualche centinaia di passeggeri affamati e capricciosi. Incuriosito, apro il fagotto e, dispiegando la coperta per sistemarmela sulle ginocchia (ché dopotutto un po’ freschino lo fa), noto che qualcosa, un fazzoletto forse, cade dalle pieghe della stessa; lo raccolgo, e scopro con piacere e sorpresa che non si tratta affatto di un fazzoletto: mi ritrovo tra le mani un reggiseno bianco, seconda taglia, il cui ricamo in pizzo delle coppe mi pare di riconoscere…cosa ancora più interessante, è accompagnato da un paio di mutandine ugualmente bianche e con un accenno di pizzo, evidentemente parte di un completino. Sono un po’ stropicciate e tiepide; le annuso: odore di femmina, sono state usate di recente.

A questo punto il flirt è evidente e si sta anzi facendo piuttosto pesante, e sta chiaramente a me fare la prossima mossa: premo il bottone per richiedere assistenza, ed ecco che la mia amichetta si presenta al mio fianco, chiedendomi educatamente come possa essermi utile; nel farlo, si china verso di me e mi accorgo che ha il primo bottone della camicetta slacciato: ora posso vedere bene quanto prima avevo potuto solo intuire, e mi perdo tra le morbide curve del suo piccolo seno mentre i capezzoli, piccoli e turgidi, catalizzano la mia attenzione come magneti. La ragazza si sta scusando di nuovo per la propria distrazione di poco fa e promette che la cosa non si ripeterà (“a meno che lei non lo voglia, naturalmente..”, aggiunge a mezza voce e con fare ammiccante), che non si distrarrà di nuovo; al che io rispondo, lo sguardo perso nella sua scollatura, che a me invece risulterà piuttosto difficile non distrarmi più…la sua risposta non fa che aumentare la mia eccitazione: “signore, i passeggeri possono distrarsi quanto vogliono, ed il nostro servizio di intrattenimento a bordo e qui apposta: le posso assicurare che offre molta scelta, e non ne rimarrà deluso. Anzi, lasci che le porti il suo telecomando perchè possa iniziare subito ad utilizzarlo”. Raddrizzandosi, si allaccia il bottone prima di allontanarsi, e mi lascia con l’immagine di quelle sue morbide collinette ancora impressa nella retina. Subito controllo nel bracciolo della poltrona ed ho conferma di quanto mi pareva di ricordare: c’è già il telecomando che controlla tutte le funzioni dello schermo incassato nel poggiatesta del sedile davanti a me. A quale telecomando avrà allora voluto riferirsi Nicole? Alzo lo sguardo, e la bella è già di ritorno con la risposta: con fare circospetto, dando le spalle alla parte anteriore dell’aereomobile per non farsi vedere dalle colleghe, mi porge un piccolo telecomando rosa, dotato di un unico pulsante a potenziometro, come quelli per regolare il volume. Al mio sguardo interrogativo, estrae e mi mostra un altro piccolo oggetto, dello stesso colore e dalla forma allungata, come un siluro; si infila tra due file di sedili, nascondendosi dalla vita in giù allo sguardo di chiunque tranne che al mio, si arrotola la gonna quasi fino all’inguine e, sempre guardandomi negli occhi, si fa sparire il piccolo vibratore tra le gambe, prima di abbassarla di nuovo. Poi mi spiega: “questo è il mio telecomando personale: è sufficiente che lei lo azioni ed io verrò subito…”; fa una pausa significativa, prima di concludere “da lei”. Sono basito, e quando riesco a riavermi dalla sorpresa per la sfrontatezza di quella mossa da parte di questa splendida e provocante ragazza, lei è di nuovo sparita tornando al suo frenetico andirivieni lungo i corridoi dell’aereo. Riesco a tenere più o meno sotto controllo i suoi movimenti, e quando è in vista mi diverto ad azionare il vibratore al minimo e vederla sobbalzare, lottando per cercare di non distrarsi dalla conversazione che sta avendo con una collega, o di versare il caffé ad un passeggero senza rovesciarlo. Se sta camminando, quando ruoto il pulsante, vedo le sue ginocchia piegarsi un po’ troppo e le sue mani assicurarsi agli schienali dei sedili accanto ai quali sta passando. In tutti i casi, finisce sempre per voltarsi e gettarmi uno sguardo che sembra di implorazione, anche se non capisco se perchè chieda di continuare o di smettere; a volte si morde il labbro inferiore, al che suppongo che mi stia chiedendo di continuare…deve essere una tortura per lei, ma d’altra parte se l’è cercata…

Arriva il momento di un nuovo rinfresco ed io sono di nuovo l’ultimo ad essere servito, fortunatamente sempre da lei. Questa volta, mentre si avvicina aumento gradualmente l’intensità della vibrazione e le leggo negli occhi il godimento che cresce, mentre la povera ragazza cerca di contenere le reazioni esteriori; gli occhi socchiusi, le ginocchia molli ed il continuo mordersi il labbro sono però rivelatori, per lo meno a me che so cosa sta succedendo là sotto. Quando mi è vicina e mi chiede cosa desidero bere, la sua voce è ansimante ed intervallata da sospiri e piccoli gemiti, mentre tenta di fissarmi come prima senza riuscirci, perchè i suoi occhi continuano a chiudersi mentre gode. Allento momentaneamente l’intensità per consentirle di capire la mia risposta (succo, come prima) e prendere la bottiglia ed un bicchiere, ma torno a farla salire mentre lo versa, sicchè con mano tremante finisce per schizzarne una buona quantità nuovamente sui miei pantaloni. Fingendomi irritato, la rimprovero e le intimo di asciugare la macchia: le vedo passare un lampo negli occhi mentre mi risponde “signore, purtroppo non ho più fazzoletti di carta, ma se permette conosco un metodo più efficace per asciugare una macchia”; ciò detto, sguscia tra i sedili e mi si inginocchia accanto, avvicinando la bocca ai pantaloni e cominciando a succhiare il succo dal tessuto bagnato…accidentalmente, la macchia si trova, di nuovo, proprio sul mio pacco e così facendo la fanciulla mi sta sostanzialmente spompinando da sopra i pantaloni. Non ci vuole molto perchè ponga fine alla farsa, estraendomi il cazzo e cominciando un pompino sul serio, come si deve. Ci sa fare, la piccola, forse complice anche l’eccitazione che le deriva dal vibratore che nel frattempo ho riportato al massimo, e si dà da fare sul mio cazzo con una certa lena, gli occhi chiusi e le labbra strette attorno all’asta, mentre la lingua si muove morbida sul glande. Sto cominciando a prenderci gusto, quando mi accorgo di una presenza al mio lato: apro gli occhi ed un’altra hostess, alta e bruna, dai lineamenti decisi e coi lunghi capelli raccolti in una crocchia, sta osservando la scena con espressione di rimprovero. Mi sento il volto avvampare, non riesco a dire una parola e con una mano sollevo il mento della povera Nicole, che non si è accorta di niente, dirigendole lo sguardo verso la collega che le getta uno sguardo talmente carico di disprezzo, che vedo i lampi uscire dai suoi occhi come nei fumetti. Non c’è bisogno che la bruna dica nulla, perchè la biondina si affretti a ricomporsi e risalire il corridoio, senza una parola e con lo sguardo basso, sparendo rapidamente alla mia vista. Allontanatasi Nicole, il volto della bruna si rilassa e la stangona mi rivolge addirittura un sorriso mentre, senza far cenno a quanto appena successo, mi porge un fagotto dicendomi “ecco la coperta che aveva chiesto, signore”. E’ già tornata al suo lavoro con gli altri passeggeri, prima che io possa protestare che non avevo chiesto alcuna coperta…

 

 

 

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