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Racconti Erotici Etero

Caccia nella Selva

By 12 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La tua attesa è diventata la mia rapidità, non voglio farti aspettare oltre nel bosco da sola. Noto le tue orme sul terreno, tacchi larghi, lasciate da poco, non puoi che essere tu. Mi inoltro per il sentiero scosceso, i pochi indizi che mi hai dato con i messaggi mi fanno intuire più o meno dove trovarti.
Mi piace darti la caccia, alzo il cappuccio e ti immagino sola, a guardarti intorno, sapendo che tra breve sarò li da te, volutamente indifesa e vulnerabile hai chiamato a te il lupo cattivo.
Ma non ho intenzione di essere cattivo, feroce sì, deciso, istintivo, per il tuo e il mio piacere. Anche se non ci conosciamo da tanto inizio intuire cosa ti eccita, le tue rivelazioni non fanno che darmi conferme. Potrei anche arrivare e trovarti alla mercé di un altro, nelle tue fantasie lo avrai realizzato chissà quante volte, lo sconosciuto che si approfitta di te, oppure essere sorpresi nell’amplesso, magari da qualcuno che invece di scandalizzarsi si unisce a noi; lo so che queste immagini sono balenate tra i tuoi pensieri più volte, e sono la parte più eccitante della situazione.
Ti intravedo, seduta sulla roccia, il tuo abbigliamento fuori luogo, sportivo ma non per una passeggiata in un bosco. Alzi lo sguardo dallo schermo del telefono; impaziente o giochi con qualcuno come ti piace fare? Mi riconosci, per la mia figura, il mio atteggiamento e ti alzi, mi sorridi.
Sono su di te, niente smancerie, niente dolcezza, non sono li per quello, sono l’animale che volevi che fossi, l’energia di cui hai bisogno.
La mia mano ti stringe il collo, le mie labbra cercano le tue con furore, quasi mordendo; la mia lingua è la prima parte di me che ti penetra, e tu l’accogli a prologo del resto.
Ti giro obbligandoti con le mani alla roccia, piegata davanti a me, ti sono addosso e ti tengo ancora per il collo mentre ti slaccio i jeans e li calo. Ti sento ansimare, so quanto ti eccita a volte essere trattata rudemente, so quanto ti eccita sentirmi animalesco, in questo momento sono uno sconosciuto con il cappuccio che ti piega al suo volere.
La mia mano tra le tue cosce, sotto le tue mutandine, ti trovo bagnata per l’eccitazione, mi piace aver scoperto con quale intensità io possa eccitarti. Non c’è delicatezza nelle mie dita che ti penetrano, stringendo la tua intimità in una morsa, il mio indice sul tuo clitoride e il mio pollice dentro, in quella zona che non tutti sanno trovare, che molti nemmeno ammettono esista, ma che tu sai che so raggiungere molto bene e efficacemente. Le muovo freneticamente mentre sento il tuo piacere colarmi sulla mano; mi guardo attorno per vedere che non arrivi nessuno, ma tra noi due sono l’unico che si preoccupa, vero?
Sento i tuoi gemiti crescere d’intensità e di volume, ti sento imprecare per il piacere, correre forsennatamente verso l’orgasmo che ho deciso di donarti con le mie dita. Tu sai quanto mi piace questo potere, portarti all’apice del piacere, istante per istante decidere se fartelo raggiungere o interromperlo. Ma adesso sono furioso, bestiale, perciò libero il tuo piacere e rubo tutte le tue energie con le mie mani, mentre le tue urla si diffondono nella selva. Ti appoggi alla roccia sfinita, ansante, piegata a gambe aperte davanti a me, oscenamente. Tiro fuori il mio membro turgido e lo sfrego sul tuo sesso fradicio di umori. Sospiri, per la sorpresa, per il piacere di questa ultima breve attesa. Trovo l’angolo giusto e lo spingo dentro in un colpo, sento che ti dilati per accogliermi, un gemito di sorpresa e piacere, la tua lubrificazione abbondante mi permette di riempirti fino in fondo in un solo colpo. Ancora gemiti, sospiri, ti drizzi di nuovo sulle mani, mentre i miei colpi ti spingono, sempre più rapido mi muovo dentro di te, ti obbligo ad assecondarmi con una mano sulla tua nuca, mentre con l’altra stringo la tua natica, la batto e sento la tua intimità contrarsi sulla mia asta. Sono un animale eccitato, lo senti dai miei colpi sempre più frenetici, dal mio ringhiare che ti fa impazzire, ti fa rispondere gemendo, invocando eteree vergini. Vorrei riempirti con il mio seme, ma non mi è concesso, resisto quindi alla tentazione e mi sfilo al momento giusto per imbrattare il tuo fondo schiena con i mie getti perlacei. Li vedo colare caldi nel solco delle tue natiche. Ti drizzi per baciarmi, l’unica tenerezza che ti concedo, poi torno a essere lo sconosciuto con il cappuccio e ti lascio li marchiata dal mio seme, il mio odore, alla mercé della natura, perchè prima del tuo corpo io adoro fottere la tua testa.
Piacevolmente sorpreso leggerò il tuo messaggio che mi comunica di voler rimanere sporca di me fino al giorno seguente. Buon lavoro mio cappuccetto rosso.

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