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Racconti Erotici Etero

Camera 106

By 15 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

…Entro in camera guardandolo dietro con effetto teatrale slacciando la cintura che ho in vita, cade con un rumore sordo sulla moquette della camera. Mi fissa con sguardo divertito e diabolico, fermo con le gambe leggermente divaricate e la zip dei pantaloni slacciata. Il mio sesso vibra dall’eccitazione, incrementata dall’attesa. Fa una piccola corsa chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendomi. Si ferma con l’inguine che poggia sul mio culo che prontamente risponde strusciandosi. Tira giù il vestito scoprendo la mia schiena nuda, indosso solo mutandine, sottili, chiare, fradice. Lì, in piedi sui tacchi lo sento inginocchiarsi portando il viso all’altezza dei miei glutei. Con una mano mi fa sporgere un po’ in avanti, con l’altra allargare le gambe. Oddio cedono. Sposta il perizoma con due dita, scoprendo il mio sesso lucido, bagnato, desideroso di essere assaggiato. Passa due dita tra le labbra arrivando lieve fino al clitoride, senza mai toccarmi direttamente. Ancora brividi lungo la schiena. Si attarda a giocare dispettoso con il mio clitoride, preme, ruota, lascio sfuggire un gemito, sono impaziente ed affamata. Avvicina la bocca finalmente, labbra che baciano labbra. Tira fuori la lingua e mi lecca, aprendomi, pesante, fino ad arrivare al buchino che pulsa.

– No non ce la faccio.

Mi spinge letteralmente sul letto, sfilo le mutandine e in pochi agevoli movimenti è completamente nudo davanti ai miei occhi avidi. I suoi, infuocati. I miei cercano il membro eretto, sono eccitata come non mai. Si avvicina portando indietro le mie gambe, e affonda nella mia carne. è una coltellata, bollente, sento che mi squarta. Mi guarda sarcastico, finché

– Scopami, non ce la faccio più.

Ridacchia e inizia a fare avanti e indietro, si dondola, gioca con il mio desiderio. Con le gambe legate alla sua schiena lo tiro a me, cerco di dare un ritmo frenetico alla scopata. Sono ebbra di eccitazione, di voglia, di bisogno di sentirmi piena, presa, persa. Inizia a fottermi più veloce, sempre più a fondo, e finalmente mi godo l’asta in tutta la sua lunghezza. Inizio a gemere forte.

– lo senti? Lo senti tutto?

– Si… Ah… Lo sento

Accelera il ritmo iniziando a spingere violentemente.

– Ah si, che cazzo che hai si….

Abbasso il mento e vedo un pene meraviglioso che mi scava la fica con impeto e passione. I suoi peli che sfregano contro il mio pube glabro, il sesso che entra ed esce dalla mia liquidità. è bellissimo. Gli umori permettono uno scivolamento perfetto e inizio quasi a urlare presa da questa visione. Sposta una mano sul mio polso portandomi il braccio sopra la testa, stringe. Il suo respiro è ormai più che pesante, esce un filo di voce, roca e deliziosa. Con l’altra mano mi prende per il collo, cingendo con le dita parte del mio volto, la lingua sul collo a leccare, è così porco il modo in cui lo fa.

– Ah si così, si scopami forte. Dio quanto è grosso, lo sento sfondarmi la fica… Ah ah ah…

Non riesco a smettere di vocalizzare il mio piacere nemmeno per un secondo. Infila la lingua in bocca dandomi un po’ di sollievo. è un bacio lussurioso, profondo, mi esplora la bocca magnificamente. Come bacia bene, peccato non abbia indugiato tra le mie gambe. Mi libero le mani, devo muovermi, sfogarmi, le porto sulla sua schiena a graffiare, le spalle, il dorso, fino ad arrivare il culo. Afferro le natiche con decisione, aumentando ancora di più il ritmo forsennato degli affondi.

– Che fica che hai. è così stretta.

Inizia a grugnire quando passo un dito nella sua fessura e giungo all’ano, lo accarezzo, lo stimolo, premo leggermente. Ho azzardato ma sembra gradire.

– Che cazzo fai eh?

Lo dice con tono arrapato, la voce snaturata dal piacere che la mia fichetta gli sta regalando.

– Ah ah ah, tranquillo, ah si, continua. Siiii, sfondami cazzo!

Si tende e da le ultime spinte spietate, il cazzo pulsante, svuota i coglioni in me in ampi fiotti di sperma.

– Ti sto sborrando dentro.

Una volta venuto scende da me, si volta con la pancia in alto respirando forte, lasciandomi rossa, calda e stravolta, e anche un po’ sfondata. Ma ancora del tutto bagnata, con il clitoride eretto come i capezzoli che spuntano duri sulla cima del mio seno. Li tocco, massaggio con due dita, li tiro, pizzico. Che voglia che ho. Mi sento felina. Il cazzo perde piano piano la sua rigidità, il respiro gradualmente si rilassa. Gli do qualche minuto di pausa.


Mi sto sfondando la fica con un dildo. Appena lubrificato perché è di plastica, ma non sarebbe servito, le tue parole mi hanno fatta schiumare, mi hanno fottuto il cervello. Siccome non puoi fottermi tu mi fotto da sola e godo come una cagna, solo la metà di quanto godrei ora del tuo cazzo bollente che mi squarcia. Mentre mi scopo con violenza vedo il tuo corpo su di me, il tuo bacino che spinge frenetico e scoordinato tra le mie cosce aperte oscenamente. Sento le tue parole che mi chiamano “mia puttana” mentre mi fai tua. Sento la tua forza impetuosa invadere ogni particella del mio corpo a partire dal mio nucleo allagato. Mi masturbo mentre penso a te, ora mente scrivo, se avessi la tua carne davanti la ingoierei famelica, la lascerei scivolare in ogni mia cavità. Dio quanto mi fai godere.
Sposto il dildo nel culo, entra un po’ a fatica perché è un po’ che non me lo riempi, ma entra perché la mia voglia di farmi possedere è più forte e spingo, spingo come se ti stessi portando non a un orgasmo, ma a un’esplosione. Ti sento grugnire di piacere, il piacere che solo io posso darti, quando ti appaghi della mia carne mentre disperata ti mordo e ti graffio. Sei il mio dio quando fai l’amore. Il piacere sale e s’irradia dal mio ventre e se chiudo gli occhi mi sembra di sentire le tue ultime spinte profonde, il tuo sperma che si deposita sul mio seno ansimante, sulle mie labbra socchiuse, ne sento quasi il sapore mente gocce scendono tra le mie labbra affamate di te.
Ho goduto e non riesco quasi a respirare tanto è stato intenso. Respiro affannato, nell’attesa di quello che mi farai, che ci faremo.
“Godi piccola, godi”
“Godo per te”

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Le luci soffuse e colorate del locale insieme alla musica ci permettono di stare tranquille sedute al bancone del locale, siamo qui dalle unidici, è mezzanotte e si sta riempiendo di gente.
Il Martini bianco scivola amabilmente giù per la gola e mi dona una deliziosa sensazione di calore diffuso. Nicole più allegra, più bevuta sotto l’effetto del suo quarto margarita. Stasera è il suo compleanno, per l’occasione la ho portata a Roma, sei ore strazianti di treno ripagate dallo splendore che si è aperto ai miei occhi appena allontanata dalla zona Termini. Nicole è stat più appagata quando ha visto la camera dell ‘hotel che ho scelto per noi, bianca e nera, moderna, con un’enorme vetrata che so rispecchia su camere affini dalla parte opposta dell’isolato. Mentre lei faceva la doccia e si infighettava pe la sua serata, ho osservato a lungo quella finestra, poi ho chiuso le tende di scatto, un po’ scandalizzata dai miei pensieri. Questi giorni sono per Nicole e per me, turiste e belle ragazze alla sera. La notte? Non ci siamo fatte programmi. Io non ne ho fatti, lei ha adocchiato un “bel pezzo di carne” come ci divertiamo a dire. Alto, biondo, occhi chiari, abbronzato, dai 25 ai 30. Il suo tipo.
Si scambiano qualche sguardo, vedo i suoi occhi di un colore indistinto guizzare interessati sulle gambe lattee della mia amica, poi raggiungere i suoi occhioni azzurri. In un attimo Nicole si è riempita di progetti per la notte.
Passano i minuti mentre quei due chiacchierano come se si conoscessero da una vita, ridono e scherzano. Lei si è sciolta. Mmmmm complice la tequila. Lo ho sempre detto che è meglio tenersene lontano, no non è vero, lo dico da quando, ad un mio compleanno di anni fa la ho vomitata per 4 ore ininterrottamente.
Mi stufo un po’, la guardo e decido di andarmene, la serata tra donne aspetterà.

– Ciao Ni, io vado in camera, ti aspetto…. Boh quando hai finito!

Le strizzo l’occhio e facendomi spazio tra la gente che ormai affolla il locale esco. Un taxi, una corsa proprio cara, forse troppo, e sono di nuovo nella raffinata hall dell’hotel. Ho scelto proprio bene, brava. Mentre davanti all’ascensore cerco la tessera per aprire la porta della stanza noto che c’è un bancone, un ultimo Martini? Perché no.
Mi avvio con passo sicuro sui 12 cm. Mi siedo e ordino.

– Fanne due. Piacere Giorgio.

Sorriso luccicante nella sua imperfezione, occhi neri, capelli leggermente brizzolati. Ciao……. Il mio sguardo per un istante si fa languido e lussurioso, poi mi riprendo.

– Susanna.

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