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Racconti Erotici Etero

Candida come il sole [Cap. 1]

By 8 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo I

Come sempre quando c’è un po’ di sole, mi piace mettermi in libertà in giardino, l’altro giorno faceva particolarmente caldo e decisi di indossare il costume e sdraiarmi su un telo per lasciare che il sole mi baciassi la pelle.
Accesi la radio ed iniziai a cantare con voce intonata, ero sdraiata a pancia in giù e indossavo solo la parte inferiore del costume che era unito dall’intreccio di due laccetti, la parte inferiore l’avevo slacciata in modo che i raggi si posassero sull’intera schiena.
Il mio corpo appariva lucido a causa dell’olio abbronzante per evitare di rovinare la mia morbida pelle e i lungi capelli scuri li tenevo legati così non mi davano fastidio.
Stavo cantando con voce un po’ alta quando all’improvviso mi sentii chiamare, mi ammutolii all’istante e mi volsi verso la direzione del suono.
-Chi è?- chiesi alzandomi e poggiandomi sulle ginocchia, con un braccio tenevo fermo il costume superiore così da nascondere i seni che ora apparivano schiacciati contro il braccio.
-Sono io.- fu la risposta che proveniva dal balcone della villetta affianco alla mia che da un po’ di tempo non era occupata, a proferire le parole fu una calda voce maschile.
-Io chi?- domandai curiosa alzando il capo per guardarlo.
Un uomo sulla quarantina mi guardava attraverso un paio di occhiali leggermente scuri, aveva spalle larghe e lineamenti del viso cesellati, la piega della bocca era prepotente nonostante le labbra non fossero troppo carnose e i capelli brizzolati lo rendevano affascinante. Da quello che potevo vedere attraverso la ringhiera, indossava un pantalone beige ed una camicia celeste che si intonava perfettamente con il colore dorato della sua pelle, era seduto ad un tavolo davanti ad un pc portatile.
-Sono Andrea, il tuo nuovo vicino- continuò presentandosi.
-Io credevo che fosse una donna la mia vicina- dissi ricordando di aver visto un donna ed una bambina gironzolare per il giardino.
-Forse avrai visto mia moglie-
-Può essere- dissi -Perché mi ha chiamato?- domandai poi.
-Perché ti sarei grato se non cantassi ad alta voce, come vedi, sto cercando di lavorare- accompagnò le parole con un gesto ad indicare il pc.
-E che lavoro fa?-
-Lo scrittore-
-Bello, e cosa sta scrivendo?-
-Ma quanto siamo curiose!-
Io sorrisi e non risposi ma iniziai a legarmi i laccetti del costume sulla nuca, sentivo il suo sguardo che seguiva ogni mio gesto, maliziosa svolgevo ogni movenza con calma fino a portare le braccia dietro la schiena per assicurare del tutto lo striminzito indumento.
-Sto aspettando la risposta- continuai alzando il capo e guardandolo in viso, notai che mi teneva d’occhio con una certa attenzione, con lenti e sinuosi gesti mi sdraiai sul fianco in modo da essergli di fronte.
-E’ un thriller- fu la sintetica risposta.
-Interessante, mi piacerebbe leggerlo un giorno-
-Quando sarà terminato’ se mi lascerai lavorare- disse fra il serio e il faceto.
-Oh certo, non voglio tenerla sulla coscienza, continui pure- e così dicendo mi sdraiai supina poggiando un piede per terra in modo da tenere una gamba alzata e piegata.
-Grazie-
Sentivo a malapena il rumore dei tasti battuti in una veloce sequenza, allora decisi di divertirmi un po’, inizia a muovermi irrequieta, spostavo il bacino, dondolavo la gamba e mi battevo la mano sulla coscia come se apparentemente seguivo il ritmo della musica.
Ciò che volevo si esaudì subito, il ticchettio dei tasti diminuì pian piano, sapevo che mi stava guardando; in apparenza ero seria in volto ma dentro di me sorridevo, ero conscia dell’immagine che si presentava innanzi agli occhi del mio vicino.
Il costume che indossavo copriva a stento le forme generose del mio giovane corpo, gli slip si racchiudevano in un piccolo lembo di stoffa che celava la mia femminilità per non parlare poi dei triangolini della parte superiore che non celavano per niente i capezzoli che ora erano divenuti parzialmente duri grazie all’eccitazione della situazione.
Apri gli occhi e sperai che gli occhiali che indossavo nascondessero la direzione del mio sguardo, volevo vedere l’effetto che avevo avuto su di lui e così potetti notare che la patta dei suoi pantaloni appariva ambiguamente gonfia.
Con noncuranza mi alzai e dandogli le spalle mi piegai per prendere il telo.
-Buon lavoro Andrea- lo salutai prima di tornare all’interno, sorrisi fra me e me sapevo che mi stava fissando il fondoschiena.

Questa storia andò avanti per vari giorni io lo stuzzicavo e lui faceva finta di lavorare finché non mi ritrovai da sola a casa, io sempre sdraiata in giardino e lui sempre al suo pc, quella volta decisi di mettermi ancor più in libertà eliminando la parte superiore del costume, lasciai che i raggi del sole ed i suoi occhi famelici mi sfiorassero i fiorenti pomi impreziositi da capezzoli piccoli e lievemente più scuri.
Chiusi gli occhi e lasciai andare un sospiro, mi resi conto che non udivo nessun rumore di tasti, volsi il capo nella sua direzione e notai che una mano era posata sul tavolo e l’altra sulla sua coscia mentre mi fissava serio.
-Ti sembra il modo di metterti?- proferì con voce bassa e lasciva.
-Perché cosa sto facendo di male?- chiesi di rimando con un sorriso serafico.
Non ricevetti risposta allora provai a stuzzicarlo ancora di più, portai la mano sinistra a sfiorare i capezzoli che subito ebbero la reazione di inturgidirsi, sentivo il suo sguardo su di me. Continuavo a guardarlo negli occhi mentre intanto poggiai la mano destra sul mio addome.
-Se quello che faccio la disturba può anche rientrare, non crede? Io non la obbligo a rimanere- gli dissi mentre la destra ora scendeva fino a scomparire dentro gli slip.
Quella situazione mi stimolava in maniera incredibile, il fatto di essere li, a toccarmi dandogli del lei aveva dell’inverosimile; mostrarmi in atteggiamenti intimi e privati mi faceva sentire sporca e mi eccitava da impazzire.
Da lui non ricevetti risposta verbale ma silente si abbassò la zip e liberò il suo cazzo fieramente in tiro, d’istinto mi leccai le labbra carnose e rosee e le dita iniziarono a compiere movimenti circolari sul clitoride, stringevo i seni rendendo i capezzoli durissimi.
Immaginavo che fosse lui a toccarmi con le sue mani grandi, lo vedevo perfettamente vestito se non per un piccolo particolare, il suo membro si stagliava contro il tessuto dei pantaloni, la cappella lucida e gonfia pretendeva le attenzioni che i pochi metri di distanza rendevano impossibili.
Mi mordevo le labbra arcuando la schiena per il piacere, la mancina scese a slacciare i laccetti sul fianco destro degli slip rivelando così la fighetta parzialmente depilata, le dita si muovevano veloci tormentando il bottoncino di carne.
-Che puttana- commentò con voce strascicata.
Al suo dire immaginai che lui fosse fra le mie cosce e che magari la moglie ci sorprendesse mentre il suo caro maritino mi scopava.
Il mio respiro diveniva sempre più affrettato, i miei ansiti sempre più forti ma mano che il piacere sormontava dentro di me, i suoi gemiti rincorrevano i miei e questo mi spronava a continuare fino a raggiungere l’apice del piacere.
Le mie dita facilitate dagli umori scorrevano fra le pieghe della mia femminilità, due dita scivolarono dentro, le mie gambe divaricate gli mostravano lo spettacolo della mia opera mentre preda dell’orgasmo mi lasciavo trasportare verso mete lontane.
Lo guardai in viso, osservavo le sue espressioni di piacere, la mano che veloce si muoveva su e giù sul suo cazzo, un ultimo spasimo e lasciai che la sovreccitazione dilagasse dentro di me, strinsi le gambe come a trattenere quella sensazione di piacere e lo guardai in viso; golosa mi leccai le labbra nel momento in cui vidi la sua essenza liberarsi placando anche le sue membra.
Pochi attimi di riposo e poi mi ricomposi e tornai dentro lasciandolo li da solo.

Ma non è finita qui, il bello deve ancora venire’ ma questa è un’altra storia..

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