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Racconti Erotici Etero

Candida come il sole [Cap. 2]

By 15 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo quello scambio di immagini in giardino erano giorni ormai che Andrea non era più presente e questo iniziava a incuriosirmi, devo dire che sentivo la mancanza di stuzzicarlo mettendomi in mostra.
Mentre cercavo una soluzione a questa mancanza caso volle che mi giunsero le voci dei miei vicini, con indifferenza andai in giardino ad annaffiare i fiori; apparentemente occupata col giardinaggio ascoltavo ciò che i due si stavano dicendo sull’uscio di casa.
-Si ho capito- disse con voce infastidita Andrea.
-Spero che non sia come hai capito l’altra volta- gli fece eco sua moglie.
-Ma tu non dovevi partire? Vai, altrimenti perdi il treno- egli la liquidò.
Senza dar nell’occhio con calma terminai di annaffiare gli ultimi fiori e con passo pacato ritornai in casa mentre un’idea iniziava a prender corpo nella mia mente.

Erano da poco passate le diciannove quando andai a farmi una bella doccia rilassante, con lenti gesti mi insaponai il corpo per poi risciacquarlo con l’acqua leggermente fredda.
Dopo essermi asciugata per bene iniziai a massaggiarmi la pelle con della crema idratante dopo di ché iniziai a studiare gli indumenti all’interno del mio armadio, volevo qualcosa di semplice e allo stesso tempo seducente; il mio sguardo cadde su una camicetta rossa particolarmente carina, impreziosita da una rosa in rilievo sul lato sinistro, poi decisi di abbinarci un paio di jeans chiari e sandali coi tacchi, per l’intimo poi indossai un completo porpora formato da reggiseno a balconcino che copriva a stento i seni e un sottilissimo perizoma con del pizzo sulla parte posteriore.
Finalmente vestita mi sistemai i capelli raccogliendoli disordinatamente, un filo di trucco e un soffio di profumo, l’immagine di me riflessa allo specchio era molto soddisfacente; con un espressione da brava ragazza scesi da basso e annunciai a mia madre che sarei uscita con gli amici, ormai erano le venti e quarantacinque.
Finalmente fuori casa terminai di sistemarmi, mancava ancora un piccolo particolare la mia camicetta appariva troppo abbottonata, con un semplice gesto sbottonai il secondo bottone; lui essendo più alto di me sarebbe riuscito a sbirciare nella scollatura. Con un sorriso soddisfatto mi incamminai verso la villetta di fianco alla mia, dalla finestra si potevano vedere le luci accese e sapevo che sua moglie era partita quindi suonai il campanello.
Dopo alcuni minuti venne ad aprirmi la porta visibilmente sorpreso, questa volta non aveva occhiali che celavano il colore delle sue iridi e potevo vedere i suoi occhi scuri che ora mi guardavano interrogativi, il suo corpo era fasciato da una maglietta blu dal taglio semplice ed un paio di bermuda ai piedi degli infradito maschili; da quella vicinanza era davvero bello.
-A cosa devo questa visita?- esordì arcuando un sopracciglio con aria diffidente.
-Buonasera!- risposi con un sorriso -In tutta sincerità visto che non era più a lavorare in giardino ho pensato che abbia terminato il romanzo-
-Anche se fosse?- il suo tono era divertito, con negligenza si poggiò allo stipite della porta, il viso un po’ incolto trasmetteva l’immagine di pericolosità.
-Ma come non ricorda? Mi aveva promesso che me l’avrebbe fatto leggere- proferii con occhi dolci.
-Sarà l’età avanzata ma non ricordo questa promessa- sorrise -Su entra, accomodati pure-
-Grazie- avanzai verso di lui guardandomi attorno -Età avanzata? Ma se sembra un giovanotto-
-Grazie per la bugia, ma sono bello maturo-
-Perché quanti anni ha?-
-Quarantacinque- fu la semplice risposta.
-Sembra più giovane-
-Allora potresti darmi del tu, non credi?- sorrideva – Posso offriti qualcosa?- intanto si dirigeva in cucina, io dappresso lo seguivo.
-Si grazie, hai ragione è meglio usare il tu-
Prendendo due bicchieri li riempì di tè freddo, io con calma ne presi un sorso osservando i suoi atteggiamenti.
-Allora?- chiesi impaziente.
-Allora cosa?- domandò di rimando.
-Il libro! Sono curiosa-
-Oh certo vieni pure- e così dicendo mi fece strada verso la stanza accanto nella quale mi accolse un atmosfera calda, l’arredamento in legno ne occupava gran parte dalla scrivania alla modesta libreria che invadeva quasi due pareti. Al centro della stanza poi faceva bella mostra un divano nei toni dell’azzurro ed innanzi ad esso c’era un basso tavolino raffigurante due cavalli in marmo bianco venato di grigio minuziosamente cesellati, posti in direzioni contrastanti poggiati sulle sole gambe posteriori, che sorreggevano un ripiano di vetro.
-Bello vero?- mi domandò notando la direzione del mio sguardo.
-Si davvero particolari-
-Quando lo comprai il vecchietto che l’aveva realizzato me ne spiegò il significato-
-Qual è il significato?-
-I due cavalli rappresentano il cuore e la ragione, come puoi ben vedere vanno in direzioni diverse proprio come i due sentimenti-
-Interessante’ e come mai non hanno briglie?-
-Brava, sei un’attenta osservatrice- mentre parlava si avvicinava al divano ed io lo seguivo ‘Sono privi di redini perché o si scelga di seguire il cuore o di seguire la ragione è il sentimento che ti guida senza farsi soggiogare’ proprio come due palafreni selvaggi- terminò sedendosi.
-Adesso la sua bellezza è ancora più esaltata- mi sedetti a mia volta.
-Verissimo ma ora veniamo a noi non voglio di certo annoiarti- e così dicendo posizionò il pc, che io non avevo notato, sul tavolino in quel mentre potetti osservare le sue mani grandi, le dita lunghe ed abbronzate.
-Oh ti assicuro che non mi annoio-
-Bene, ecco a te- e così dicendo mi lasciò libere azioni col suo pc.
Iniziai a leggere, mentre mi piegai in avanti per riuscire a far scorrere le pagine mi accorsi che un bottone della mia camicetta si sbottonò rivelando così l’orlo del reggiseno, notando il suo sguardo che si abbassò trattenendosi più del dovuto presi la palla al balzo; ritornai con la schiena dritta e prendendo un sorso di tè lo guardai negli occhi.
-Tua moglie cosa penserebbe se ti scoprisse ad intrattenere una ragazza nel tuo studio?- domandai con aria maliziosa.
Il suo sguardo con calma ritornò a posarsi nei miei occhi.
-Non c’è questo pericolo, è partita-
-Ah’ bene-
Mi flessi di nuovo verso il pc per poter continuare la lettura quando sentii le sue dita stuzzicarmi la schiena, si muovevano leggiadre su e giù sopra il lembo di pelle fra la cinta dei pantaloni e l’orlo della camicetta, irrequieta per la sensazione di solletico mi mossi felina sotto le sue carezze.
-Ma noi non abbiamo una cosa in sospeso?- sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio. Percepii un caldo brivido lungo tutta la schiena.
-Tu dici?-
Avvertii la sua lingua sfiorare il lobo, chiusi gli occhi e deglutii.
-Devi farti perdonare- continuò posando le dita dell’altra mano sotto il mio mento per poter farmi volgere il viso verso di lui, d’istinto mi leccai le labbra guardandolo negli occhi. La sua bocca in pochi secondi si impossessò della mia, all’inizio fu un bacio dolce la sua lingua sfiorò le mie labbra persuadendomi a schiuderle per poter così cercare e stuzzicare la mia lingua.
Sinuosa mi spinsi verso di lui che non perse tempo a portare un suo braccio intorno alla vita, mi stringeva a lui approfondendo il bacio e sciogliendomi i capelli, le nostre lingue si cercavano e si rincorrevano senza tregua ognuna desiderosa si sfiorare l’altra.
Un basso gemito mi lasciai sfuggire dalle labbra quando mi spinse verso il divano obbligandomi a sdraiarmi, la sua bocca con calma scese sul mio mento poi sul collo mentre la sua mano s’insinuava sotto la camicetta a cercare i miei seni.
-Mhmm- ansimai deliziata.
-Mi hai fatto impazzire- mormorava fra gli umidi baci mentre le sue mani veloci mi aprivano la camicetta.
-Ma io non ho fatto niente-
La sua risposta fu un morso sul seno ancora costretto nel tessuto, trattenetti il fiato mordendomi le labbra.
-Sai come si chiamano quelle come te?- disse
-Come?-
-Puttane’- continuò togliendomi del tutto la camicetta e abbassandomi le spalline del reggiseno.
-Non sono una puttana-
-Eppure sei qui’- il suo tono era basso mentre si alzava da me e mi attirava a lui ”a lasciarti toccare da un estraneo-
Lo seguii nei gesti e gli leccai le labbra prima di baciarlo languida, posando una mano sulla sua coscia riuscivo a sentire il tessuto dei bermuda tendersi a causa della sua erezione, piano le mie dita salivano verso l’inguine avvicinandosi sempre di più alla sua virilità; lo carezzavo da sopra i pantaloni le mie dita si posarono ferme sulla sua verga mentre maliziosa cercavo la sua lingua per succhiarla.
Con un solo gesto mi misi cavalcioni su di lui, sentivo il suo membro sotto di me istigatrice muovevo i fianchi e spingendo i seni sul suo viso, le sue mani corsero alla chiusura del mio reggiseno per liberarmi da inutili orpelli, con gesta bramose afferrò i fiorenti pomi posando con golosità la sua bocca su di loro; la lingua lambiva i capezzoli muovendosi veloce dall’uno all’altro.
-Ahiii- gemetti sentendomi mordicchiare un capezzolo.
-Questo non è ancora niente- asserì mentre veloce mi portò sotto di se, le mie gambe si intrecciavano con le sue, fulminea cercavo di denudarlo desiderosa di sentire la sua pelle contro la mia.
In poco tempo aiutati dai gesti dell’altro fummo entrambi nudi, sentivo il suo cazzo spingere duro e caldo contro il mio ventre mentre ancora tormentava i miei seni; piano la sua bocca scendeva verso l’addome poi sul monte di venere fino a fermarsi sulla poca peluria che celava appena il mio clitoride.
Sentivo il suo respiro caldo soffiarmi contro il bottoncino di carne, la sapiente lingua di lui lo stuzzicava con veloci tocchi facendomi arcuare la schiena per il piacere. Le sue mani sotto le mie natiche mi tenevano ferma contro la sua bocca mentre con voracità succhiava le piccole labbra, per la delizia di tali attenzioni mi aggrappavo al divano.
Più Andrea mi leccava e succhiava più io mi bagnavo, mentre ancora la sua bocca torturava la sommità della mia femminilità portò le dita di una mano a introdursi nel canale ormai prontissimo della mia fighetta, sentii un dito spingere e insinuarsi dentro facilitato dagli umori, poi fu la volta di un secondo.
I suoi gesti erano lenti mentre mi contorcevo sotto i suoi assalti ma il piacere più intenso lo provai quando introdusse anche un terzo dito e iniziò a spingere contro le pareti, sentivo l’orgasmo montarmi dentro cominciai ad irrigidirmi arcuando la schiena pronta a lasciarmi travolgere ma ecco che lui si fermò e alzò il capo.
-No- gemetti delusa fissandolo in viso.
-Sshhh- sibilò rialzandosi posando la sua bocca sul ventre salendo verso i seni fin su il collo dove posò un tenero morso per poi andare su per il mento fino a fermarsi sulle mie labbra baciandomi con passione spingendo un po’ il bacino contro di me, gustare il mio sapore sulle sue labbra e il contatto della cappella con la mia vulva mi eccitò ancor di più e spinsi i fianchi contro di lui ma si ritirò ponendosi in ginocchio fra le mie gambe.
-Ma quanto siamo impazienti- mormorò.
-Scopami- dissi seguendolo poggiandomi sui gomiti.
-Oh lo farò troietta non temere- furono le sue parole mentre posando la mano dietro la mia nuca mi fece intendere ciò che in quel momento desiderava.
Non me lo feci ripete due volte e mettendomi comoda impugnai il suo cazzo, prima lo sfiorai con la lingua spingendo contro il frenulo poi lo lasciai scivolare fra le mie morbide labbra; succhiavo piano muovendo la testa a ritmo, il sentirlo pulsare nella mia bocca mi eccitava da impazzire e mentre io lo compiacevo lui stringeva i miei seni tanto da farmi gemere di dolore.
-Ahiii-
-Sshhh’succhia!- fu l’imperativo.
Continuai a succhiare con golosità aumentando il ritmo, la mano destra era posata sulla sua coscia e la sinistra era posta sotto i suoi testicoli, le mie labbra avviluppavano la cappella scorrendo sull’asta. Con gentilezza mi scostò dal suo sesso.
la sua voce fu ad un tratto dolce mentre si alzava e prendendomi per mano mi invitava a fare altrettanto, uno di fronte all’altra mi baciò prima teneramente stringendomi a se facendo in modo che io lo seguissi, le sue mani si posarono padrone sul mio culo mentre il bacio diveniva passionale.
Ad un tratto si separò succhiandomi il labbro inferiore, con agilità si spostò dietro di me ed io potetti vedere che di fronte c’era il muro cercai di seguirlo con gli occhi mentre si muoveva, le sue mani scesero su i miei fianchi ed io sfacciata spinsi il bacino contro il suo cazzo che sentivo duro sulle mie natiche.
Un ultima spinta da parte sua e mi ritrovai bloccata fra il suo forte corpo e la dura parete, le sue mani salirono verso l’alto facendomi alzare le braccia per poggiarmi al muro, la destra si posò sul mio seno mentre la sinistra scese di nuovo sul mio fondoschiena; io maliziosa mi spingevo contro di lui.
-Hai proprio voglia di cazzo eh?- fu un sussurro il suo
-Si-
Luca per tutta risposta mi penetrò con una sola spinta, inarcai la schiena spingendomi ancora contro di lui, rimase fermo per alcuni secondi poi iniziò a muoversi con lentezza ritirandosi piano e affondando con forza. Ora le sue mani erano entrambe sui miei morbidi fianchi mentre le spinte aumentavano sempre di più.
Sentii che con le dita inizia a stuzzicare lo sfintere e facilitato dagli umori un dito penetrò.
-Uhmmm- ansimai.
-Sshhh- mormorò a stento con voce bassa per il piacere mentre spingeva ancora le dita e continuava a scoparmi facendo sfregare le dita col suo fallo, i nostri gemiti si rincorrevano.
-Ohh-
-Ti piace eh’ puttana!- con la mano libera mi tirò i capelli facendomi piegare il capo all’indietro.
-Si’siii- gemevo in preda al piacere di quelle sensazioni, sentivo l’orgasmo farsi strada dentro di me e mentre le sue spinte divenivano sempre più veloci colta dal culmine del piacere lo abbracciai intimamente stringendolo con i muscoli vaginali e lo sentii ritirarsi.
-Succhia- mi ordinò e veloce mi inginocchiai fra le sue gambe la mia bocca si chiuse subito sul suo cazzo succhiando piano, pochi secondi e sentii la sua maschia essenza riversarsi sulla mia lingua e il suo gemito prolungato mi deliziò.
-Brava’ingoia tutto- e così dicendo allungò le dita alle mie labbra raccogliendo le poche gocce che era colate sul mento, guardandolo negli occhi succhiai le sue dita con calma.
-Piaciuto’ il romanzo?- domandò divertito mentre mi aiutava ad alzarmi.
-Si, è molto interessante’una letteratura che ti prende-
Poi fu il momento di salutarci e soddisfatta della serata ritornai a casa’

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