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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

Cara cugina Luana

By 22 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

La festa era noiosa. A mio parere lo sono tutte le rimpatriate di famiglia, ma la cresima di mio nipote lo era particolarmente. D’altronde la tristezza dei miei parenti era giustificabile, considerando che la famiglia aveva appena subito un lutto; inoltre l’assenza di Marta, la mia fidanzata, rendeva tutto più difficile. Decisi di non abbattermi troppo e di cercare di godermi il pranzo in quello splendido ristorante e la compagnia dei presenti, approfittandone per parlare con alcuni parenti che non vedevo da mesi.

Stavo discutendo con Zio Piero su quale squadra avesse più probabilità di vincere lo scudetto quell’anno, quando i miei occhi incrociarono per caso quelli di Luana. Il suo sguardo mi catturò in un lampo e io non potei fare a meno di fissarla. Era un ninfa dalla straordinaria bellezza, aveva degli stupendi occhi verdi che mi stavano guardando. Il quell’attimo mi sentii perso in un vortice di emozioni, fluttuai tra l’amore più intenso e il desiderio di possedere fisicamente quella stupenda creatura che stava passando a meno di dieci metri da me. Anche se era mia cugina.

Mi accorsi avevo un’espressione inebetita, nonostante la quale lei ricambiò il mio sorriso, dopo di che uscì dal locale.

-…che non va?-

-Come scusa?- dissi io sempre mantenendo il sorriso idiota sulle labbra

-Ti ho chiesto se c’è qualcosa che non va- disse Zio Piero -Sembra che tu abbia visto la Madonna!-

-Scusa, mi sono distratto un attimo…- mi giustificai io frettolosamente -ho bisogno di un po’ d’aria fresca. Esco cinque minuti in giardino- e mi alzai.

Raggiunsi l’uscita e, una volta nella veranda del ristorante, la vidi di nuovo: era seduta vicino a uno dei tanti tavolini presenti. Mi avvicinai e la salutai. All’inizio furono solo convenevoli, parlammo del più e del meno e di cosa ci era successo dall’ultima volta che ci eravamo visti, un anno e mezzo prima. Era lei a dirigere la conversazione, io ero troppo occupato a cercare di non farmi vedere mentre la ammiravo. Ormai aveva diciannove anni, uno in meno di me, ma negli ultimi mesi aveva avuto un incredibile accelerazione nello sviluppo. Rispetto al nostro ultimo incontro il seno le era cresciuto di almeno 1 taglia (a occhio ora aveva una quarta), era più alta e più magra, mantenendo comunque “tutte le curve al posto giusto”. Il suo abito nero non era eccessivamente corto, ma lei accavallava le gambe in maniera tale da scoprire buona parte della coscia, abbastanza per farmene godere le forme. Alzando lo sguardo potevo tuffarmi (almeno idealmente) nel suo seno, dato che l’ampia scollatura me ne permetteva un’ampia visione.

Lei sembrò accorgersi di tutte le attenzioni che le davo, infatti mi chiese improvvisamente:

-Tu sei fidanzato? L’ultima volta che ci siamo visti ti eri appena lasciato con Carla e mi sembra che avevi iniziato a frequentare una certa Giulia…-

-Si sono fidanzato- dissi io divertito e imbarazzato -ma con Giulia è finita da tempo. Ora sto con Marta-

-Vedo che ti dai da fare con le donne- disse lei divertita -Anch’io sono fidanzata. Si chiama Marco, è un compagno di corso. È un bravo ragazzo, ma lo cornifico a ogni occasione lo stesso…- e scoppiò a ridere.

A quel punto non ce la feci più, capii che era il momento di farmi avanti; cominciai col chiederle di dirmi qualcosa in più riguardo al fatto che tradisse Marco, e mentre lo feci, appoggiai la mano sul suo ginocchio scoperto.

-Sai, sono ancora giovane e bella- disse lei, senza badare alla mia mano -sarebbe un peccato sprecare questo ben di Dio con un solo ragazzo!- nel dirlo si strusciò la mano destra sul corpo, partendo dal seno e arrivando alla coscia. Io allora cominciai a muovere la mano lungo la gamba, accarezzandola.

-Così ogni volta che posso mi faccio trombare da qualcun altro- continuò Luana sorridendo e lanciando occhiate maliziose alla mia mano. -Marco probabilmente l’ha capito che sono un po’ troia, ma a lui va bene così.- Intanto io le stavo palpando spudoratamente la coscia, e la mia mano aveva già raggiunto la parte coperta dal vestito.

-Dal suo punto di vista vale la pena di essere cornificato un giorno si e uno no pur di scoparsi una come me!- disse lei mentre la mia mano aveva raggiunto le mutandine, e il mio uccello era più duro che mai. Ormai non lo stavo ascoltando più, in quel momento pensavo solo all’incesto che speravo sarebbe avvenuto di li a poco.

-Sul retro del ristorante c’è un piccolo giardino, molto carino- dissi io in un piccolo momento di lucidità -ti va di andarci?-

-Volentieri- rispose.

Raggiungemmo di corsa il giardinetto. Era deserto, in quel momento in sala da pranzo stavano servendo il dolce. Trovammo un posticino ombreggiato nascosto tra due siepi, dove l’erba era folta e umida, tanto da potervici sdraiare sopra e sentirsi comunque a proprio agio.

Ci inginocchiammo e io cominciai a baciarla. Partii dal collo, poi mi portai agli angoli della bocca, dando bacetti veloci e apparentemente casti. Sentivo il suo cuore battere forte, e il suo ansimare. Poi la baciai finalmente sulle labbra, e fu un bacio intenso, pieno, stupendo: sentire la sua lingua a contatto con la mia, le sue dolci labbra bagnate aprire e chiudersi leggermente, il suo respiro incrociarsi col mio, sapendo che la persona che mi stava facendo provare tutte queste sensazioni era una mia consanguinea, mi fece eccitare a tal punto che ebbi l’impressione di stare per eiaculare da un momento all’altro.

Scacciato quel pensiero, mi allontanai dolcemente dalle sua labbra e la spogliai. Le tolsi il lungo vestito, le slacciai il reggiseno nero e potei finalmente ammirare il suo seno. Era davvero una quarta misura, così morbido agli occhi così come al tatto; l’aureola non era eccessivamente grande, mentre i capezzoli erano turgidi. Non potei fare a meno di baciare e leccare quel seno.

Anche lei mi aiutò a spogliarmi: mi tolse la giacca, la camicia e le scarpe. Stava per levarmi anche i calzoni, ma non appena poggiò le mani sulla zip, notò subito il gonfiore e rise, divertita. Non volevo perdere tempo, stavo letteralmente scoppiando, così finii di spogliarmi da solo, e le tolsi l’unico indumento che Luana aveva ancora addosso, il perizoma.

Lo tolsi con un’improvvisa calma, pregustando l’attesa di vedere il suo fiorellino e di scoprire se se lo rasasse o meno. Mi sorprese scoprire che teneva un strisciolina di peli castani scuro davvero ben curata. Un’altra cosa che mi colpì fu il fatto che era completamente abbronzata, non aveva i segni del costume; evidentemente frequentava la spiaggia nudisti.

Ora era finalmente nuda, così potei distenderla e penetrarla. Possedere la propria cugina è una sensazione favolosa in quanto oltre al piacere naturale del sesso c’è anche la sensazione di trasgredire.

La sbattevo più forte che potevo, e lei sembrava apprezzare.

-Ti piace, ah, puttana?!?- dissi in preda ai miei più bassi istinti

-Si, ti prego, sbattimi forte, continua così!-

Mentre stantuffavo nella sua figa le toccavo continuamente le tette. Non potevo farne a meno, erano favolose.

-Dai toccami le tettone, lo so che ti piacciono! Fammi sentire la tua vacca da latte!-

Avrei potuto continuare così, ma volevo godere di mia cugina in tutti i modi possibili.

Mi abbassai e le leccai la vagina. Era leggermente inumidita, meno di quanto mi aspettassi: evidentemente non le erano bastati i miei colpi a farla eccitare, la troia aveva bisogno di qualcosa di più!

Usai la lingua in tutti i modi possibile, leccando ogni singolo millimetro di pelle dell’inguine. A quel punto cominciai ad assaporare i suoi umori, ero finalmente riuscito a farla eccitare a dovere.

-Ti voglio inculare- le dissi improvvisamente. Le parole mi uscirono di bocca istintivamente; non avevo mai provato il sesso anale, ma in quel momento mi sembrava la cosa più naturale del mondo. -L’hai già provato immagino- continuai.

-Cosa intendi dire- rispose Luana -che io sono una zoccola?- aveva un tono indignato, ma stava volutamente recitando.

-Si, lo sei! Sei una zoccola! Una puttana! Fatti inculare!-

-Sono proprio una troia! Infatti non sono più vergine nemmeno li. Ma non ti darò il mio culo oggi!- disse lei, facendomi incazzare.

Mi alzai, la feci mettere in ginocchio e le dissi -Allora prendilo in bocca, Puttana!-

Luana obbedì. Non sembrava disturbata dal mio improvviso comportamento autoritario, anzi, notai un lieve sorriso sulle sue labbra, come se non aspettasse altro.

Mentre mi leccava la cappella io appoggiai le mie mani alla sua nuca, spingendole la testa contro il mio inguine. Mi faceva sentire potente, e la cosa mi eccitava a morte.

Era una vera maestra dell’antica arte del pompino. Il modo in cui passava la lingua, muoveva le mani lungo l’uccello, mi fecero pensare che nonostante la giovane età doveva avere una grande esperienza. Non potei fare a meno di non dirglielo. Lei non sembrò offesa, anzi, era quasi onorata, come se le avessi fatto un complimento, e disse, fermandosi un secondo -Non sono più la tua dolce cuginetta che giocava con le bambole…- e sorrise.

Sentii che stavo per venire e glielo dissi, pensando che volesse essere avvisata per evitare di sporcarsi il viso.

-Bene, così potrò finalmente assaggiare il tuo seme!- disse invece lei. Era incredibile, non solo la mia bellissima cugina mi stava facendo una pompa , dopo essersi fatta scopare, ma addirittura avrebbe ingoiato!

Quel pensiero mi fece eiaculare all’istante, e io sentii il flusso dello sperma passare lungo l’uccello e finire contro la sua lingua che proprio in quel momento era contro la mia cappella. Lei ebbe un leggero sussulto, quasi impercettibile, nonostante il quale continuò a leccare e a pulire per bene il mio pene ancora per qualche minuto.

Quando ormai la mia erezione era ormai smorzata, si alzò, mi guardò e mi disse -Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto-. La guardai negli occhi, era bellissima. Cercai qualcosa da dire, ma l’unica cosa che potei fare fu baciarla appassionatamente, come se avessi inconsciamente intuito che non ci sarebbero stati altri momenti così. Le palpai ancora il seno, accarezzai il suo sedere carnoso. Lei sembrava quasi infastidita.

-Sembra quasi che tu ti sia innamorato- disse. Pensai stesse sorridendo, ma quando la guardai in faccia sembrava scocciata.

Mi allontanai, quasi offeso, e nel rivestirmi cercai di guardarla il meno possibile. Anche lei si stava rivestendo.

Raggiungemmo la sala da pranzo, senza dire una parola. Io mi accomodai al mio posto, dove mi aspettava un piatto di torta. Lei si avvicinò a sua sorella e iniziò a chiacchierare come se nulla fosse.

In quel momento credevo che non avrei più ripetuto questa esperienza con Luana, ma mi sbagliavo…

 

 

Per tutto il resto della giornata Luana mi ignorò completamente. Cercavo di incrociarne lo sguardo, invano. Sembrava non accorgersi della mia presenza, e ancor peggio, la cosa le veniva naturale. Non era un suo giochetto per farmi ingelosire, semplicemente io non le interessavo più.

Tornai a casa affranto quella sera. Durante il viaggio in macchina non accesi la radio, volevo riflettere su ciò che era successo. Mi ero fatto mia cugina, quella gran figa di Luana, ed era stata una grande scopata, modestia a parte. La cosa avrebbe dovuto farmi fare i salti di gioia. Invece ero affranto, perché lei mi aveva usato. Forse non le piacevo nemmeno, probabilmente lei voleva solo cornificare il suo Marco, perché tradire la fa sentire potente e bella, e io ero l’unico uccello disponibile.

In passato avevo già avuto rapporti occasionali, da “una botta e via”, la cosa non mi aveva mai creato alcun disturbo, anzi. Perché invece Luana mi turbava ancora così tanto? Mi ero forse innamorato? Impossibile, non ci si può innamorare dopo 5 minuti di conversazione e una scopata all’aperto (per quanto leggendaria possa essere stata). E poi io stavo con Marta.

E ora stavo andando da lei. Marta non mi avrebbe respinto, lei mi amava, più di quanto non la amassi io.

Dopo un’ora di viaggio mi fermai davanti a casa sua, entrai usando il mio mazzo di chiavi e raggiunsi la sua camera. Era a letto, stava leggendo sotto le coperte.

-Ciao. Che bella sorpresa! Non credevo saresti passato stasera- disse.

-Mi sei mancata- dissi io cominciando a spogliarmi -e ti voglio. Ora!- aggiunsi infilandomi sotto le coperte. Marta aveva l’ottima abitudine di dormire nuda. La cosa mi aveva sempre eccitato e in quel caso mi fece risparmiare un po’ di tempo.

-Come sei focoso stasera! Che è successo alla festa?!?-

Non risposi, ero troppo occupato e baciarla sul collo. Marta era magra, aveva un fisico scolpito da ore e ore di palestra; praticamente non aveva seno (“ho una seconda scarsa” diceva lei senza crederci troppo), era una bionda naturale che teneva sempre un taglio corto, molto pratico. Il sedere era piccolo e tonico.

Improvvisamente ebbi come un’illuminazione. Stavo con lei da almeno un anno, ma non ci avevo mai fatto caso. Marta era esattamente l’opposto del mio canone di bellezza fisica. Ho sempre apprezzato le donne mediterranee, dai capelli scuri, abbronzate, e soprattutto formose, in grado di portare qualche chilo in più senza sfigurare.

Ero andato da Marta per dimenticarmi di Luana, ma paradossalmente ciò mi aveva fatto tornare in mente la mia porno-cugina.

Mentre questi pensieri mi frullavano in testa, avevo portato il mio viso tra le cosce di Marta, cercando il clitoride con la lingua. Guardai la sua vagina; ho sempre preferito l’inguine depilato, ma alla vista di quel fiorellino senza nemmeno un pelo, mi tornò in mente la strisciolina castana che Luana teneva con così tanta cura.

Mi resi finalmente conto che anche se stavo facendo godere Marta, il mio cervello cercava la mia cuginetta; anche l’erezione che avevo non era certo merito del corpicino della mia ragazza, ma di quello più morbido di Luana.

Era tardi e non avevo voglia di aprire un dibattito in questione, così, contravvenendo ad alcuni principi morali, mi scopai Marta, mentre pensavo a Luana.

É una cosa che accade spesso nelle coppie stabili, anche a me era già successo di pensare ad altre mentre scopavo con una donna, ma in genere facevo pensieri molto vaghi, per esempio riguardanti pornostar che avevo visto in azione di recente, che comunque non intaccavano la genuinità del rapporto.

Questa volta era diverso. Non pensavo a un’altra solo per noia o per favorire l’erezione, lo facevo perché non ero soddisfatto della mia situazione. Avevo capito che volevo Luana, e l’avrei avuto quella sera stessa, anche se solo col pensiero.

Cominciai a penetrare la mia ragazza, la guardai, ma non vidi altro che Luana. Forza dell’immaginazione. Mia cugina era proprio davanti a me e si stava facendo trombare di gusto, nel letto della mia fidanzata!

Per qualche istante mi sentii stupido e meschino. Se Marta mi avesse confessato che mentre trombava con me pensava a un altro, mi sarei legittimamente incazzato come una iena. Sapevo bene che quello che stavo facendo era sbagliato, ma in quel momento era l’unica cosa che potessi fare.

Le palpai il seno, come avevo fatto quello stesso pomeriggio nel parco, e ancora una volta ne sentii la morbidezza. La cosa buffa era che in quel momento stavo in realtà tastando la tavola da surf che aveva Marta al posto del petto. In seguito lei mi avrebbe chiesto il perché di così tante e improvvise attenzioni per il suo seno, che di solito “snobbavo”, e in non sarei stato in grado di darle una risposta.

Continuavo a spingere e la sentivo gemere di piacere, oscillando dai mugolii più castigati alla urla più estreme -Mmmm…Si si….Ahaaaaa! Ancora! SIIIIIIII!!!-

Anche io godevo in modo vistoso, tanto che a un posto dovetti mordermi la lingua per evitare di chiamarla “Luana”…

Marta non aveva certo inibizioni da un punto di vista sessuale. Avevamo praticamente provato di tutto, compreso il sesso anale. Così presi la presi e la girai. Le penetrai il culetto, prima con delicatezza, poi con più foga. Finalmente ottenni quello che mi era stato negato quel pomeriggio, il culo di Luana. Io la vedevo davanti a me, china, coi capelli castani scivolargli lungo le spalle, sentire i miei colpi, ed emettere lunghi gemiti di dolore e piacere. Le mie mani poggiavano sulle sue chiappe e le palpavano lentamente, godendosi quelle carni morbide.

Ero il ritratto della felicità, sarei potuto morire in quel momento. Prolungai quella sensazione il più possibile, evitando di cambiare posizione e cercando di ritardare l’eiaculazione, ma dopo qualche minuto cedetti. Le venni dentro il culo. Erano passate tre ora dall’ultima volta, ma nonostante ciò emisi un grosso gettito che le inondò l’ano.

Nell’apice del piacere chiusi gli occhi e le immagini della scopata del pomeriggio mi passarono davanti in un lampo. Quando riaprii gli occhi Luana non c’era più, c’era solo Marta, che si era girata per guardarmi negli occhi. Era carina, ma a quella visione provai un improvviso ribrezzo. Non era quello che mi aspettavo.

Mi rivestii in fretta e dissi che doveva tornare a casa, perché era tardi.

-Ma come- disse Marta -non ti fermi a dormire qui?-

Mi inventai una scusa e me ne andai.

Tornato a casa ero ancora turbato e sconvolto dai fatti della giornata. Andai in bagno a lavarmi i denti prima di coricarmi, ma avevo una nuova erezione. Mi masturbai pensando per l’ennesima volta a Luana, a mia cugina, alla mia amata. Si, finalmente capii che l’amavo, per quanto incredibile e patetico possa sembrare. Eiaculai per la terza volta quel giorno. Ero sfinito, andai a letto, mi addormentai in pochi istanti e feci un lungo sonno senza sogni.

 

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