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Racconti Erotici Etero

Cena di classe

By 18 Settembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero andata alla cena di classe con poco entusiasmo; era una cena di quelle in cui ci si rivede tra vecchi compagni di classe, e la classe in questione era la quinta Liceo Scientifico. Erano passati undici anni dalla maturità e, nei miei ricordi gli anni del Liceo erano un periodo buio e triste, durante il quale non piacevo a nessuno, né ai professori, né ai compagni, né tanto meno a me stessa; l’antipatia d’altro canto era da me ampiamente ricambiata; ciononostante alla maturità riuscii a cavarmi fuori con un voto di poco inferiore al sessanta. Mi immaginavo già una cena barbosa durante la quale ci sarebbe stato l’appello ed un susseguirsi di “Ciao a tutti, mi sono laureato in’ Mi sono sposato’ ho n figli’.lavoro in'”. E mi aspettavo il favoloso atteggiamento di supponenza che avrebbero avuto i miei ex-compagni “arrivati” con metodi più o meno leciti (d’altronde i fondamenti li avevano imparati al Liceo – copiare, bigiare, corrompere, leccare..) al top del top, lo stesso atteggiamento che sfoggiavano con me e con i pochi “provinciali” che ogni mattina passavano un’ora su autobus, treno, auto per arrivare a scuola in città. Il fatto è che ormai anch’io sono “arrivata”. Laurea in corso a pieni voti, un lavoro trovato subito e mai cambiato che mi ha portato a essere responsabile di stabilimento di un’azienda alimentare. Certo, ho poche possibilità di vestire elegantemente, ma mi piace così. Il lavoro è pesante, ma a trent’anni comando un centinaio di persone, e, se volessi, potrei guardarli tutti dall’alto in basso. Non l’ho mai fatto, perciò in tanti mi vogliono bene. E me ne voglio anch’io. Mi piaccio e so di essere una bella donna nel fiore degli anni, che fa voltare per strada gli uomini.
E così vado alla cena. Entro e mi trovo davanti il peggio del peggio dei miei ex compagni. Orrore! Me lo dovevo aspettare! Sta declamando circondato da altri sei a capannello: è entrato in politica e starà facendo tribuna elettorale (già ha pure la spillina sul risvolto! Tra un po’ distribuirà gadgets elettorali!!). Mi allontano salutando con la manina diretta verso un gruppo di ex compagne, delle quali un paio vistosamente incinte e’stump! Sbatto contro’contro di lui! Massimiliano. Anzi, Massimo. Il mio vicino di banco. Per quanto tempo al liceo sono stata innamorata di lui senza mai riuscire a dirglielo? Quattro, cinque anni? Che cosa banale! Innamorarsi del vicino di banco’eppure impazzivo per lui! E lui niente, non ne voleva sapere di accorgersene. O forse era timido. Mah! Quanto ci ho fantasticato! E adesso ci ho sbattuto contro, senza accorgermi che mi stava venendo incontro. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo; sono tornata ad essere un pasticcio! Lo guardo, sorride, mi saluta, mi abbraccia (mi sta abbracciando!!!) e mi bacia sulle guance. Cominciamo a parlare e sembra che undici anni non siano passati per nulla, nonostante tutto quello che ci è successo nel frattempo. Ci sediamo a tavola e restiamo vicini, continuiamo a parlare fitto fitto di noi, dei tempi andati, di adesso, di domani’altri compagni si infilano nel discorso ma siamo noi due a guardarci in faccia più spesso. E’ strano. Magari non te ne sei mai accorta, ma ti mancava qualcosa che non sapevi nemmeno di aver perso. Poi lo trovi, levi via la polvere e lo riconosci: è un pezzo di te, della tua vita, che ti mancava e che avevi dimenticato in soffitta. Non so dire se mi sono innamorata di nuovo di lui nel giro di dieci, venti secondi. So che in dieci o venti secondi ho deciso che l’avrei sedotto. Quella sera stessa ci sarei andata a letto. Poco tempo. Tanta voglia. Sì, certo, voglia di far sesso, ma più ancora voglia di dimostrarmi che potevo recuperare, che non ero più il brutto anatroccolo, che quella sera avrebbe potuto essere una sera di dodici anni prima, ma che per una distrazione reciproca si verificava tanto tempo dopo. Voglia di capire se potevo piacere anche a lui, che non mi aveva mai voluto vedere per quel che ero. Voglia, sì, anche di fargli vedere che sono diventata brava in tante cose, e che sono bravissima a letto. Ore di chiacchiere, sguardi lunghi e sottili, sorrisi. Tutto il repertorio di sguardi, cenni, gesti, frasi da seduzione. Deve aver funzionato, perché verso la fine del secondo sento il suo ginocchio farsi più vicino al mio e una mano sulla spalla. Al dolce si parla di andare a ballare, e lui mi chiede se invece voglio fare quattro passi in centro. Certo, non vedo l’ora, so benissimo che a quest’ora ormai tutte le vetrine sono spente e che qualche bar già sta chiudendo, ma accetto. Andiamo. Ci avviamo alla sua macchina, parcheggio buio. Mi volto, lui si volta, ci stiamo baciando. Sono stata io a prendere l’iniziativa o è stato lui? Come è successo? Quanto tempo abbiamo perso! Che stupidi! Dopo un bacio infinito saliamo in macchina. Andiamo a casa sua. Vive da solo. Entriamo e ci baciamo ancora, a lungo. Sento le sue mani sulle mie spalle, mi toglie la camicetta, mi abbassa la lampo del vestito, mi accarezza sulla pelle nuda. E’ magnifico. Gli allento la cravatta gli slaccio la camicia e gli sbottono i pantaloni. Lui è in boxer, io in completino intimo (orribilmente banale, di cotone bianco, ma chi si aspettava di finire a letto?). Lui è visibilmente eccitato, i boxer sono tesi dalla sua erezione. Mi slaccia il reggiseno mentre inizio a giocherellare con l’elastico dei suoi boxer. Mi allontana leggermente e mi guarda, senza dire nulla. Faccio segno di sì con la testa. Sì. Voglio venire a letto con te. Mi prende in braccio e mi deposita sul letto. Mi dice:”Non immagini da quanto tempo sogno questo”. Rispondo:”Lo immagino, lo immagino”. Anche per me è la stessa cosa. Si sdraia accanto a me ed inizia a dedicarsi ai miei capezzoli, che si sono induriti ed ingrossati come chicchi d’uva. Li succhia e li strizza, mentre mi palpa l’altro seno con la mano. A più riprese infial la mano sotto gli slip, per accarezzarmi tra la gambe, per introdurre uno e poi due dita nella mia vagina gocciolante. Lo accarezzo dietro al collo. E questo deve eccitarlo moltissimo, perché il suo respiro cambia ritmo e lo sento spingere il bacino contro il mio. Velocemente mi libero degli slip, mentre lui fa altrettanto. Lo osservo, lo accarezzo, fermandomi a sfiorare il suo sesso in erezione. Ormai sono eccitatissima, so di avere un lago tra le gambe. Gli afferro il pene, iniziando a masturbarlo lentamente. Comincio a baciarlo, a leccarlo; poi gli monto sopra a 69 ed inizio a spompinarlo con attenzione, continuando il movimento su e giù della mano, arrivando a ingoiare quasi tutta l’asta, che non ha una lunghezza eccessiva ma è incredibilmente massiccia, soprattutto alla base, tanto che fa fatica a entrarmi in bocca. L’idea di quello che potrà provocarmi quando sarà dentro di me mi eccita ancora di più, tanto che, appena sento la sua lingua introdursi in vagina come un piccolo membro, esplodo in un orgasmo intensissimo.
Adesso è lui a guidare. Con le mani mi spinge giù la testa, per ingoiare ancora di più il membro, poi, prossimo ad eiaculare mi fa sollevare, mi sdraia e mi penetra, lentamente ma in modo deciso, passandomi una mano sotto il bacino, in modo da muovermi a suo piacimento. Inizia un avanti indietro lento, affondando sempre di più dentro di me il suo bastone di carne, duro come la roccia. La mia vulva è inondata di umori e lo accoglie stringendosi ad ogni affondo. Godo, velocemente, tre volte di fila. Mi accorgo che sta arrivando al culmine dell’eccitazione e gli allaccio le gambe dietro la schiena; lo sento irrigidirsi e accolgo un fiume di sperma bollente, mentre il suo sesso vibra dentro di me schizzandomi, con un ultimo, lunghissimo orgasmo. Non importa se prendo la pillola. Mi sento così piena, così gravida di lui’
Non abbiamo parlato a lungo, dopo. Il mattino dopo mi ha riaccompagnato alla macchina. E’ finita così. In una notte abbiamo aperto e chiuso il libro di quella che è stata una storia latente per quindici anni. Mi piace ancora, ma è come se ora fossi più innamorata della sua immagine che di lui. Per lui è la stessa cosa. Ci salutiamo affettuosamente, ma sappiamo che non ci cercheremo. E’ come se questa notte si fosse verificata undici, dodici anni fa. Oggi siamo solo ex.

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