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Racconti Erotici Etero

Cena di lavoro

By 21 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Cena di lavoro
In qual periodo lavoravamo per la stessa società e la nostra relazione era segreta a tutti. Prima delle ferie era d’obbligo la cena sociale. Arriviamo al ristorante in scooter, la lascio due isolati prima e mi avvio da solo, per non arrivare insieme. Soliti convenevoli con i colleghi e quando ci siamo tutti entriamo. Non siamo mai riusciti a capire come, ma siamo sempre capitati vicini. Iniziamo a cenare raccontando tutti una serie di minchiate per rallegrare la serata, Afrodite ed io per nulla interessati a quelle conversazioni, ci stuzzicavamo sotto il tavolo, lei accavallando la gamba sopra la mia rimanendo oscenamente a cosce aperte sotto il tavolo, io ostentando sguardi dentro la scollatura del vestito oppure sfruttando ogni occasione per strusciarmi contro le sue tette o il suo culo. Arrivati finalmente al caffè, attimo finale di questa noiosa serata, paghiamo e usciamo all’aperto, discussione infinita per stabilire chi accompagna chi, anche qui senza indirizzare la scelta capita sempre che io accompagni Afrodite. La carico in moto e ci avviamo verso casa, appena usciti dal raggio d’azione dei colleghi, allungo una mano dietro per tastare la situazione che nonostante il caldo trovo fresca e umida, come sempre in queste occasioni, è senza mutande. “Humm sei già pronta.” “è tutta sera che mi provochi, cosa ti aspettavi?” e così dicendo mi stringe amorevolmente. Decido di cambiare strada e mi avvio verso il parco Lambro in una zona che conosciamo poiché da studenti ci siamo appartati più di una volta. Arrivati al parco, spengo la moto e nel silenzio della notte, ci sediamo su di una panchina, lei si mette subito a cavalcioni sopra di me e iniziamo a baciarci, le mani iniziano a perlustrare il suo corpo dai fianchi salgono tenacemente fino alla schiena, la stringo a me, poi slaccio il reggiseno e accolgo in mano le splendide tette di Afrodite (allora non era ancora mia moglie) i capezzoli turgidi sono intrappolati tra le dita che stringono dolcemente, piccoli gemiti di piacere escono dalla bocca semi chiusa di Afrodite, afferro le tette e comincio a succhiare i capezzoli, le alzo la gonna e inizio a palpeggiare la figa bagnata e calda. Si lascia masturbare mentre mi slaccia i pantaloni e alzatasi me li sfila insieme ai boxer fino alle caviglie, poi si riposiziona a cavalcioni su di me. Continuiamo a masturbarci lentamente in quella posizione fino a quando non resistendo alla voglia, dirigo il cazzo nella fessura di Afrodite lei asseconda il movimento e si lascia impalare, resta così per un attimo guatandosi il cazzo nel suo ventre, poi inizia a cavalcare lentamente. Le mie mani continuano inesorabilmente a trastullarle la figa e il clitoride, mentre non ho smesso di leccare e succhiare le tette e i capezzoli. L’eruzione di sperma mi coglie all’improvviso e inonda l’utero di Afrodite, rimango ansimante con il cazzo svuotato nella figa e la tetta in bocca. La faccio scendere e sdraiare sulla panchina, è praticamente nuda, m’inginocchio per terra e inizio a baciarla, parto dalla fronte, gli occhi, la bocca, le succhio la lingua, poi scendo sul collo e arrivo alle tette, piccoli morsi sui capezzoli accompagnano la mia discesa sul corpo nudo di Afrodite, sul pancino indugio con la lingua nell’ombelico, odorando il profumo misto di umori e te bianco che proviene dalla figa. Scendo sulla peluria che circonda le labbra, ricopro di baci il monte di venere e insinuo la lingua nella fessura, che trovo bagnata fradicia dei suoi e dei miei umori. Lecco avidamente tutto e quando è tutto ben ripulito, mi dedico al clitoride che si è gonfiato ed eretto che assomiglia a un piccolo cazzo. Succhio lecco e mordo il cazzino di Afrodite fino a farla venire in un orgasmo esplosivo che mi si deposita tutto in faccia. Con un fazzolettino mi pulisce ma non abbastanza contenta allunga la sua lingua sulla mia faccia per pulire ogni angolo dal suo orgasmo. Rimaniamo cos’ seduti per un po’ a goderci il fresco della notte, poi si sdraia appoggiando la testa sulle mie gambe, in questa posizione è impossibile non accarezzarle il corpo, è tutto a portata di mano, anche perché è sempre seminuda con la sola gonna che le cinge la vita, la accarezzo e la bacio, ci scambiamo effusioni amorose romantiche, ma l’erotismo è anche questo, infatti, comincio sentire movimenti al bassoventre, e li sente anche lei, infatti, mi guarda maliziosa e si scosta permettendo al cazzo di trovarsi di fianco alla sua guancia. Prende a dargli piccoli bacini, accarezzandolo leggermente, fin a che non si manifesta un’altra erezione, solo allora si decide a prenderlo in bocca sucandolo avidamente. Intanto mi sono aperto un varco tra le cosce e le ho infilato un dito in figa mentre con il pollice le massaggio il clitoride, alterno diligentemente la figa con il buco del culo, anche lei mi sta infilando un dito in culo, sento che l’orgasmo sta montando allora mi sposto e lasciandola sdraiata mi metto a 69 sopra di lei. Io lecco e lei, succhia e infila il dito nel mio culo, non resisto più estraggo il cazzo dalla bocca di Afrodite mi alzo e finisco di masturbarmi schizzando tutto lo sperma sul corpo di Afrodite che raccoglie lo sperma e se lo spalma sulle tette, finito di sborrare rimetto il cazzo in bocca di Afrodite che lo succhia per bene pulendolo, e poi mi rimetto con la testa tra le cosce leccando avidamente il succo che cola dalla figa, le sue mani sono ora sulla mia testa ora sulle sue tette, gli spasmi dell’orgasmo la travolgono e inarcando la schiena mi offre una migliore leccata di figa ma al contempo mi stringe la testa con le cosce, come un automa continuo a leccarla avidamente fino a quando con un ultimo spasmo si accascia ansimante sulla panchina. Mi sdraio sopra di lei e la bacio trasmettendole il sapore dei suoi umori. Recuperiamo la sua camicia, ci rivestiamo del minimo indispensabile e risaliamo in moto dirigendoci verso casa. Durante il tragitto in tangenziale Afrodite decide di mettersi in piedi sui poggiapiedi della moto, aprirsi la camicia e viaggiare a tette al vento nella notte, l’aria fresca la ringalluzzisce e non contenta si alza anche la gonna mostrando alla tangenziale quanto è porca. Il vento s’intrufola tra i peli della figa rinfrescandola. Poi si siede si avvicina al mio casco e mi urla “Vai più forte! Mi sto masturbando.” Spostai lo specchietto ed effettivamente la mia futura moglie si stava sgrillettando, la gonna in vita, la camicia aperta, come le cosce, la mano sulla figa che febbrilmente andava su e giù, la vedevo infilarsi un dito dentro e alla fine dimenarsi al tal punto che stavo per perdere tenuta di strada. Venuta si riallacciò la camicia, la gonna la lasciò alta, e si abbracciò a me accarezzandomi.

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