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Racconti Erotici Etero

Chiusura negozio

By 11 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero entrata all’una meno venti in quel negozio di scarpe per comprare il paio che avevo visto in vetrina; quest’anno l’estate &egrave arrivata in un baleno ed &egrave afosissima.

Nel negozio c’erano due commesse, un commesso e un numero di clienti che non mi sarei mai aspettata; le due ragazze avranno avuto circa venticinque e trenta anni, mentre il ragazzo sui trentacinque; più grande di me, ma anche del mio Roby.

Finalmente arrivò il mio turno di essere servita, il ragazzo, salutata la sua ultima cliente, mi sorriese e mi chiese:

‘In che modo posso esserle utile?’

‘Vorrei provare un paio di sandali che ho visto in vetrina, 37, glieli mostro’

uscimmo dal negozio, puntai l’indice su un sandalo della vetrina e rientrammo in negozio, ma appena varcai la soglia sentii un forte rumore alle mie spalle, tipo un incidente automobilistico, mi voltai di colpo e vidi che il ragazzo aveva abbassato la serranda per tre quarti. Ho pensato che fosse ormai l’una e con rammarico ho detto: ‘Scusate, forse &egrave il caso che torni domani … ‘, ma una delle ragazze mi ha interrotto dicendomi di non preoccuparmi, ‘… in fondo Ale &egrave il proprietario e si può fermare senza problemi … noi andiamo, ci vediamo alle quattro’ quest’ultima frase ovviamente rivolta al ragazzo ‘Ale’.

Il ragazzo si voltò e mi sorrise, poi scomparve nel magazzino, io mi sedetti; ritornò poco dopo con due scatole, si sedette di fronte a me, su uno di quei seggiolini per commessi di negozi di scarpe, ormai nel negozio eravamo solo io e lui, dissi: ‘Non stia seduto su quel seggiolino, sono sandali, non ho problemi a provarli da sola’. Lui rispose mentre mi infilava le scarpe ‘io li chiamo ‘tartarughe’, la ringrazio’ e mi quardò diritto in viso. In quell’attimo vidi il ragazzo che avevo davanti, capelli neri abbastanza lunghi e un po’ scapigliati, occhi neri con delle lunghe ciglia, pelle olivastra, denti bianchissimi, pizzetto, una camicia bianca aperta che mostrava un torso interessante, jeans attillati e scarpe in cuoio; emanava un odore stupendo, mi perdetti in quell’odore e in quei colori scuri, caldi, sentivo la sua pelle vicino alla mia, il suo alito sul collo, le sue mani sfiorarmi, iniziavo a sentire il caldo delle prime effusioni ‘Le piace il colore o vuole provare quest’altro?’ Tutto un sogno, in un attimo ero arrivata a farci l’amore, sentivo che ormai la mia macchina era partita, ora dovevo far partire la sua. ‘Si ora lo provo, ma la prego, si segga vicino a me … &egrave da molto che fa questo lavoro?’ domandai mentre mi sfilavo la scarpa e lui prendeva l’altra ‘sì, vendiamo scarpe da generazioni, ho iniziato come commesso al negozio di mio padre’ si era seduto, io invece mi alzai per provare la scarpa, ora dovevo agire.

Mi inginocchiai davanti a lui che mi guardava con aria interrogativa e dissi ‘e non ti &egrave mai capitato che qualche commessa facesse così?’ avendo iniziato a sfiorare le sue gambe dalle caviglie verso le ginocchia ‘Purtroppo no’ fu la sua risposta che ormai aveva mangiato la foglia, si rilassò lasciandosi andare. Continuai ad accarezzarlo e risalire verso la patta, ma mi dovetti fermare prima, aveva l’uccello di lato sulla gamba, pensai che probabilmente aveva i boxer; comunque cresceva e si vedeva. Mi aiutò a farsi togliere i jeans mentre la tela dei boxer si tirava sempre più, provai un sadico gusto nel farlo soffrire senza liberarlo. Gli sbottonai la camicia e gliela tolsi, posai le labbra sul suo collo, sui sui capezzoli, aveva un odore ed un sapore bellissimi, poi scesi a togliergli i boxer che ormai stavano scoppiando. Rimase nudo ed attaccai la mia bocca la suo sesso, lentamente, con passione, era un giocattolo che avrei usato solo quella volta, avevo tutto il tempo che volevo, volevo tutto il tempo per godermelo.

Mentre gli leccavo l’uccello iniziai a togliermi la camicetta, slaccia la gonna, poi mi alzai e dissi ‘Aiutami a mettere le tartarughe affianco, voglio farti stendere sopra’ ‘Sono scomode, non conviene’ rispose, ed io guardandolo negli occhi ‘Vedo che già li hai provati, quante clienti ti sei fatto?’, rise ‘Nessuna, solo qualche commessa’.

Intanto mi ero tolta la gonna ed ero rimasta con il reggiseno ed il tanga, mentre lui aveva messo i seggiolini affiancati e si era disteso sopra, ricominciai il mio lavoro con la bocca, piano piano salivo verso il suo viso, inginocchiata accanto a lui come a mangiarmi il cuo corpo, arrivata al collo mi alzai e salii sopra lui a cavalcarlo. Salii con il corpo fino ad arrivare con il sesso sulla sua bocca e lui iniziò a baciarmi, mi godetti un poco quel bacio che percorreva tutto il sesso ed anche dietro, quindi indietreggiai e mi abbassai fino ad avvicinarmi con la bocca al suo viso e chiesi ‘Condom?’ lui rispose ‘Terzo cassetto sotto la cassa, in fondo’.

Avanzai di nuovo fino a mettergli il sesso in faccia e glielo sfregai sul mento, sulla bocca, sul naso, sugli occhi, come una lumaca che passa e lascia la sua scia. Sentivo il suo pizzetto, le sue labra, il suo naso, le sue ciglia sfiorare il mio sesso, accarezzarlo, coccolarlo. Passai oltre la sua testa ed andai al cassetto a prendere i condom lasciando la scatola sul bancone, quindi tornai glielo infilai e mi sedetti a cavalcarlo. Duro, lungo il giusto, largo il giusto, mi muovevo a farlo toccare ogni mia parete interna, mi muovevo e godevo, raggiunsi l’orgasmo e mentre ancora mi muovevo sentii lui gridare il suo.

Mi accasciai su di lui e parlandogli all’orecchio dissi ‘Peccato’ ‘Perch&egrave?’ chiese, io risposi ‘a me piace bere i miei uomini’ ‘Non ti preoccupare, non &egrave mica finito quì’ disse lui alzandomi ed alzandosi, mi fece una leggera pressione sulla spalla per dirmi di abbassarmi e togliendosi il condom disse ‘Inizia a pulirlo, poi ci penso io ad accontentarti’

Mentre lo ripulivo, riprendeva consistenza, stava crescendo tra le mie labbra ed io facevo di tutto per accontentarlo.

Mi fece alzare, mi indirizzò verso il bancone e mi ci fece sedere sopra, quandi mi alzò le gambe, mise un altro condom e puntò l’uccello dritto lì, con un colpo secco lo fece entrare e prese a stantuffarmi senza sosta, godevamo entrambi di quel trattamento; si fermò e mi disse di girarmi, stavo piegata in avanti, poggiata la bancone, lui prese a baciarmi il sesso e poi il forellino dell’ano, non so in che posizione fosse e non me ne importava, mi stava facendo volare, si staccò e sentii che puntava l’uccello sul buchetto ed iniziava a premere; fece lentamente, sentii chiaramente quando il glande riuscì a superare il muscolo, di lì in discesa tutto il suo membro, mi prese dietro, alla grande, con ritmo, con forza, toccandomi il seno, il sesso, facendolo uscire tutto per poi farlo rientrare, mi fece godere mentre mi stantuffava.

Quando mi calmai, escì da me e mi face girare, si tolse il condom e disse: ‘Se vuoi bermi devi darti da fare’. Che bell’invito, mi esibii in una scopata di bocca con mani che accarezzavano le palle, la cosa era molto gradita, lo confermavano i muggiti di Ale, fino a che non si svuotò completamente nella mia bocca, dolce, pastoso, gustoso. Mi alzai e lui ridendo disse ‘Contenta di avermi assaggiato?’, annuii. Passato qualche secondo convenemmo che era il caso di ricomporci e riprendemmo i nostri vestiti. Mi avvicinai alla cassa con il mio paio di scarpe nuove chiedendo se prendeva carta di credito, lui professionalmente rispose di si, quindi mi disse che mi faceva uno sconto per clienti abituali, poi aggiunse ‘Allora, ci vediamo stasera?’ Lo guardai negli occhi e dissi: ‘Spiacente, io ed il mio fidanzato stasera stiamo a cena fuori’. Uscii lasciandolo che sorrideva contento.

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