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Racconti Erotici Etero

Claudia e Daniele

By 9 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

No, non poteva resistere. Era impossibile, il suo corpo lo reclamava. Più cercava di non pensarci, e più la sua erezione premeva nei boxer. Eppure era un’impresa impossibile. In quella camera di ostello, con altre sette persone che dormivano, non poteva certo fare mosse azzardate.
E inoltre, come avrebbe reagito lei? L’avrebbe certamente respinto, e magari avrebbe gridato contro di lui svegliando tutti… si sarebbe suicidato per la vergogna, questo era certo. Claudia, la ragazza più affascinante che avesse mai incontrato… Non esattamente bella secondo i canoni delle modelle, ma particolare.
Aveva un viso affilato, con grandi occhi neri e morbidi capelli castani. Forse lo attirava quel suo naso un po’ allungato, o le sue mani nervose, o quel suo carattere che passava in poco tempo dalla collera alla risata… Non sapeva dire, ma l’insieme era lei, Claudia l’irresistibile. Almeno per lui.
E quella notte lei dormiva accanto a lui, nel grande letto dove erano finiti per caso dopo un sorteggio con gli altri amici su chi dovesse adattarsi al letto matrimoniale. Che fortuna, e che tortura. Lei dormiva silenziosa, dandogli le spalle e appoggiata sul suo fianco destro, le gambe leggermente piegate.
La sua camicia da notte era un po’ sollevata, lasciando intravedere, per chi fosse riuscito nel buio pesto della camera, le sue mutandine di pizzo. Daniele era sdraiato dietro di lei, nella stessa posizione, parallelamente al suo corpo sinuoso. Respirava il suo profumo, inebriandosi al pensiero di poterla toccare, se solo avesse osato allungare una mano.
Era veramente vicina, pochi centimetri la separavano da lui. Daniele stava per rinunciare e girarsi dall’altra parte, sconfitto, quando lei fece un movimento improvviso, piegando un po’ più le gambe e, così facendo, spingendo un po’ indietro il suo sedere a mandolino. Il contatto con Daniele fu inevitabile.
Più esattamente, con la parte del corpo di Daniele che più era vicina a lei, e cio&egrave il suo pene, nel pieno della sua erezione ormai già da un po’, al punto che aveva già iniziato a stillare qualche goccia di un timido piacere.
Daniele rimase di sasso. Il suo pene toccava ora le stupende natiche di Claudia, esattamente nella fessura tra i due globi. Maledisse i boxer che lo imprigionavano…come avrebbe voluto insinuarsi lì sotto… E ora? Non avrebbe mai potuto staccarsi, per niente al mondo… ma al contempo non poteva muoversi, o lei si sarebbe accorta.
Si sforzò di trattenere il respiro. Com’era bello quel contatto… Si sentiva sensibilissimo, al punto che gli sembrava di percepire i piccoli movimenti del corpo di Claudia mentre respirava… movimenti impercettibili del suo sedere contro di lui, piccoli ma piacevoli stimoli. Daniele si mosse in modo da aumentare leggermente la pressione.
Claudia, se fosse stata sveglia, non avrebbe potuto non sentirlo. Il pene di Daniele era tutto contro di lei, premeva contro la sua natica attraverso la stoffa dei boxer, per tutta la sua lunghezza. Con una leggera spinta, Daniele si posizionò ancora tra le natiche di lei, muovendosi lentamente. Il leggero sfregamento era una specie di masturbazione, delicata e continua.
Daniele non avrebbe mai smesso, si sentiva in paradiso. In un movimento un po’ più prolungato, accadde quello che Daniele avrebbe voluto ma non osava fare di proposito: l’uccello uscì dai boxer, relegando l’elastico, un po’ largo, alla base dell’asta. Il ragazzo si fermò di colpo, temendo che Claudia l’avesse sentito. Niente, nessuna reazione. Il suo respiro continuava regolare e pesante, evidentemente dormiva come prima.
Lui riprese il leggero movimento, sfregando l’uccello nudo contro le mutandine di Claudia, bagnandole leggermente. Le natiche della ragazza inglobarono a poco a poco il suo membro, che movimento dopo movimento affondò tra le cosce di Claudia. Daniele si ritrovò prigioniero, il suo pene era stretto in mezzo alle cosce calde della ragazza e sfiorava il suo sesso attraverso le mutandine.
Ormai non poteva più ritrarsi, non sapeva come sarebbe andata a finire ma non poteva e non voleva fermarsi. I suoi movimenti si fecero impercettibili, sarebbe bastato un niente e sicuramente lei si sarebbe svegliata. In ogni caso non aveva molto bisogno di muoversi… quella situazione era già sufficiente ad eccitarlo sempre di più. Sentiva il cuore battere all’impazzata.
Cercava di non muoversi, eppure si sentiva sempre massaggiato lentamente. Com’era possibile? All’improvviso se ne accorse: Claudia si muoveva, ma non come prima… i suoi erano movimenti più decisi, anche se delicati e leggeri. Daniele intuì che si era svegliata, non potevano essere movimenti involontari. Quindi si era accorta… e invece di respingerlo lo incoraggiava!
E come se non bastasse… sentì le esili dita della ragazza sfiorare le sua cappella gonfia e bagnata, che faceva capolino tra le cosce. Le sentiva accarezzarla, con leggeri sfioramenti circolari che finivano proprio sulla fessura, per inumidirsi con le gocce che ne fuoriuscivano, e poi riprendere il lento movimento sul suo punto più sensibile. Daniele soffocò un gemito, ma non poté evitare di ansimare un po’ più forte.
Quel tocco sulla sua cappella era indescrivibile, e pensare che quello che aveva sempre sognato si stava avverando lo portò sull’orlo dell’orgasmo. Tentò di ritrarsi, ma lei strinse le sue dita sul glande e, quasi facendogli male, gli impedì di scivolare via. Poi riprese il suo lento massaggio, ora lo toccava facendo scorrere le dita in su e in giù sulla cappella bagnata.
Daniele non osava toccarla, temeva che qualsiasi mossa avrebbe rotto l’incantesimo. Avrebbe veramente voluto prenderle i fianchi e tirarla a s&egrave, oppure cingerla e toccarle il seno, ma si trattenne.
Non riuscì, però, a trattenere l’orgasmo. Sentiva da lunghi minuti che stava arrivando, a piccole ondate crescenti, seguendo gli stimoli che, inesorabile, Claudia gli stava regalando con le sue dita e le sue cosce. Sentiva un calore sempre più forte salire nel suo corpo, e ormai non tratteneva più i suoi ansiti. Lei sapeva che lui stava per esplodere, ma non accennava a smettere di toccarlo.
Anzi, gli sembrava che le sue dita si muovessero più veloci sul suo glande nudo. Era un modo di masturbarlo quasi crudele… lo portava sempre più in alto nel piacere, ma il tocco era così delicato che sembrava non permettergli mai di oltrepassare quell’invisibile soglia di non ritorno che l’avrebbe portato all’orgasmo. Avrebbe voluto gridare, stringerla, prenderla e penetrarla con forza, scoparla fino al mattino, schizzare tutto il suo sperma dentro di lei, ma era bloccato.
Sembrava una situazione di stallo, talmente il piacere saliva con lentezza. E poi, quasi impercettibilmente, avvertì che il suo glande era diventato più sensibile (come se fosse possibile…). Ogni tocco delle dita di Claudia riverberava dentro il suo corpo come una scossa. Il pene si irrigidì ancora un po’, teso allo spasimo. Era quasi doloroso. E poi, lentamente, iniziò a eiaculare. Senza schizzi, con lunghi fiotti di sperma denso e caldo che uscivano piano dall’asta pulsante.
Claudia continuava a massaggiare la cappella, bagnandosi con il caldo piacere di Daniele. Continuò finché non finì di eiaculare, ansimando anche lei. Poi si addormentarono entrambi, allacciati. Lui era ancora suo prigioniero.
Erano le 6 del mattino. Era ancora buio e tutti dormivano nella camerata. Nessuno si era accorto di quello che era successo tra Claudia e Daniele. Tutti dormivano, tranne Claudia. Si era svegliata ancora a contatto con Daniele. Il suo uccello floscio le sfiorava il sedere, e sentiva ancora dell’umido tra le gambe, dove era scivolato lo sperma sgorgato dal pene di Daniele. Le sembrava di sentire ancora l’odore del sesso tra loro.
Si rendeva conto che i suoi sensi erano ancora bramosi di sesso, più attivi che mai. Daniele l’aveva sorpresa, e lei aveva ricambiato volentieri: le attenzioni da parte di quel ragazzo così bello e simpatico la lusingavano. Lo voleva. E voleva toccare ancora quel pene, voleva guardarlo, voleva baciarlo.
Si girò verso Daniele, che dormiva rivolto verso di lei. Abbassò lo sguardo e vide il suo uccello, pendente verso il materasso, circondato da una folta peluria nera che copriva i testicoli, dalla perfetta forma ovale. Le piaceva quell’uccello, era perfetto anche così, faceva intuire un’erezione stupenda e dimensioni perfette. Ammirò la sua pelle liscia e rosea, e desiderò di sentirlo crescere in bocca.
Daniele si girò sulla schiena, mettendo involontariamente ancora più in evidenza i suoi genitali. Ora il suo pene era mollemente appoggiato sullo stomaco, irresistibilmente invitante. Claudia si fece coraggio e strisciò lentamente verso il basso, coprendo entrambi con il lenzuolo. Si fermò a gambe rannicchiate di fianco a lui, con la testa all’altezza del bacino del ragazzo.
Ammirò ancora una voltal’oggetto del suo desiderio, poi avvicinò la bocca. Sfiorò con un bacio l’asta morbida. Nel farlo rabbrividì, e sentì il suo sesso inumidirsi. Si sentiva terribilmente eccitata, sarebbe andata fino in fondo. Accarezzò con la lingua il pene, poi lo prese delicatamente con due dita, lo sollevò e lo prese in bocca, completamente, stringendolo con le labbra e andando su e giù lentamente con la bocca.
Questo movimento scoprì il glande, anche se l’uccello era ancora molle, e la lingua di Claudia pot&egrave accarezzarlo. Sentì in bocca il sapore del piacere della notte passata, e un altro brivido caldo la scosse, mentre sentiva il suo sesso bagnarsi sempre più. Quello che la sconvolgeva era soprattutto sentire l’uccello di Daniele ingrossarsi lentamente nella sua bocca.
Più cresceva, più lei si ritraeva lentamente e ne poteva tenere in bocca sempre meno, pur continuando a succhiarlo e leccarlo. Lo sentiva pulsare, e ad ogni pulsazione si ingrossava leggermente, irrigidendosi. Lo avvolse con le dita, masturbandolo lentamente. Sì, stava diventando duro, e dritto, nella sua mano che andava su e giù al ritmo della sua bocca.
All’improvviso sentì un colpo di tosse e il corpo di Daniele ebbe una scossa. Lei sollevò lo sguardo e vide che il ragazzo si era svegliato, e la fissava a bocca aperta. Ben presto si rese conto di cosa stava succedendo, e il suo sguardo divenne profondo, pieno di gratitudine e di lussuria. Le accarezzò i capelli e le sorrise. Lei ricambiò il sorriso, gli fece cenno di non far rumore e riprese ad occuparsi di quel magnifico uccello ormai quasi nel suo massimo splendore.
Claudia continuava a massaggiare quell’asta dura e calda, mentre con la bocca torturava il glande gonfio per trasmettere al ragazzo le sensazioni più forti che poteva. E lui sentiva tutto il piacere che lei gli regalava. Dalla fessura sulla punta sgorgarono le prime gocce di piacere, che Claudia leccò e bevve assaporandone la calda freschezza, continuando a masturbarlo con la mano, sempre più forte.
Daniele si sentiva completamente in balìa della ragazza. Gli sembrava che la sua lingua che accarezzava il glande gli sfiorasse l’anima. Avrebbe voluto gridare, ma non poteva, avrebbe voluto esplodere il suo piacere nella sua bocca, ma non osava. E la sua mano… aveva un movimento perfetto, dolcemente regolare, una presa salda ma delicata, un massaggio continuo e inesorabile.
Claudia era sopraffatta dalla bellezza di quel’uccello. Lo sentiva perfetto nella sua mano, duro ma dalla pelle morbida e liscia al tocco, dalla perfetta forma dritta e forse leggermente curvo verso l’alto… e la cappella era perfetta per la sua bocca, la riempiva senza soffocarla, poteva giocarci con la lingua come voleva, accarezzandola, stuzzicandola con rapidi colpetti, sfiorando la fessura, stringendola tra le labbra.
Sentiva le pulsazioni del pene, avvertiva l’irresistibile piacere impadronirsi del suo uccello e farsi strada nel ragazzo, che sentiva rigido e con i muscoli tesi nello sforzo di non venire. Era indecisa se farlo venire così oppure osare di più. Era sicura solo di una cosa: doveva fare in fretta, lui stava per esplodere… e anche lei sentiva i suoi umori colare lentamente all’interno delle cosce.
Quanto avrebbe voluto sentirlo dentro di s&egrave… al solo pensiero ebbe uno spasmo che la fece quasi venire.
Si decise.
Staccò la bocca, a malincuore, dalla cappella violacea e coperta da un lucido velo di saliva mista agli umori che ne fuoriuscivano, e senza staccare la mano dal pene si mosse lentamente risalendo verso l’alto. Si trovò quasi sdraiata accanto a lui, poi gli salì sopra scavalcandolo con una gamba. Si sdraiò su di lui, appoggiando il seno sul suo petto, e lo baciò. Le loro lingue si toccarono, iniziando ben presto ad accarezzarsi con lussuria.
Lei muoveva il bacino, sentendo la cappella del duro pene di Daniele strisciare contro il suo sesso, provocandole sospiri strozzati. Si mosse ancora, finché non sentì che imboccava la strada giusta. L’uccello di Daniele stava entrando, facendosi largo dentro di lei, nella sua stretta via per il piacere. Lo sentì scivolare nel suo corpo, riempirla lentamente, salire fino in fondo alla sua vagina bollente e bagnata.
Era tutto dentro ora, era completamente impalata. Sentì che se si fosse mossa sarebbe venuta. Non aveva idea di come impedirlo, e si bloccò, tremando, appoggiando la testa sulla spalla di Daniele e trattenendo il fiato. Lui era nella stessa condizione, sentiva il suo uccello insopportabilmente sensibile, duro al punto da dolergli, le palle gonfie e tese. Era una situazione senza uscita, e si lasciò andare.
Si mosse. Diede una piccola spinta, poi prese Claudia per i fianchi e la sollevò leggermente, ritraendo l’uccello dal suo sesso fin quasi a farlo uscire, e poi lo spinse ancora dentro di lei facendola ricadere sopra, riempiendola nuovamente con tutta la sua virilità. Mentre rientrava in lei, vennero. Il piacere li travolse, fu sconvolgente.
Claudia si sentì sul punto di svenire. Sentì la grossa asta dentro di lei pulsare, e una sensazione di calore bagnato, di pienezza, la sommerse. Il piacere si diffuse in lei, dall’intimità del suo sesso bollente fino alle mani, ai piedi, al cuore. Si irrigidì, mentre il suo bacino si muoveva in preda agli spasmi sull’uccello di lui.
Daniele eiaculava violentemente dentro di lei, gli sembrava che non avrebbe più potuto smettere, sentiva lo sperma percorrergli l’uccello e schizzare dentro di lei, mentre il suo corpo si muoveva per spingere l’asta il più possibile a fondo. Sentiva la sua essenza eruttare fuori di lui, senza controllo, si sentiva svuotato.
Godevano. Ma in silenzio. I loro ansimi erano strozzati, i loro movimenti incontrollabili solo nella furia dell’orgasmo.
Ma qualcuno, nella camera, li aveva visti.

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