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Racconti Erotici Etero

Colleghe

By 17 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Aldo (nome fittizio come tutti gli altri in questo racconto), ho 29 anni, sono alto 1,70 e malgrado qualche chilo di troppo, mi posso considerare di bella presenza. Premetto che essendo molto timido, prima di quanto vado a raccontarvi, non ho mai avuto una fidanzata e le mie esperienze sessuali sono state molto limitate.
Lavoro in un ufficio con altre 10 persone, tra le quali due colleghe sulle quali avevo messo gli occhi da un po’ di tempo, malgrado sapessi che entrambe sono fidanzate.
La prima &egrave Maria, 24 anni, alta circa 1,60-1,65, non magrissima, ma neanche grassa, capelli castani lunghi e mossi, con un seno abbondante, ma non esagerato (una terza o quarta misura direi) e un sedere da fare invidia a una top model. La seconda &egrave Nina, 21 anni, alta circa 1.75-1.80, magra, capelli biondi fino alle spalle, con due tettine piccole ma sode e un sederino mica male.
Da diverso tempo aspettavo l’occasione per poter ‘abbordare’ una delle due, e l’occasione si presentò quando ci fu la cena della ditta.
Alcuni giorni prima della cena Maria mi disse che era un po’ seccata perché abitando lontano dal posto di lavoro, non avrebbe nemmeno potuto farsi una doccia e cambiarsi per la cena; io colsi l’opportunità al volo e le dissi che se voleva poteva venire a casa mia. Dopo un attimo di esitazione accettò la proposta.
La sera prima della cena ero già tutto eccitato pensando alla sera successiva e avevo già pensato a un ‘piano’ per arrivare al mio scopo’ non avevo intenzione di scoparla, sia per la mia poca esperienza (non volevo fare qualche figura), sia per rispetto del suo fidanzato, mi sarei accontentato di qualche toccata.
Arrivò il momento tanto atteso’ arrivati a casa mia, la feci mettere a suo agio, ho messo un CD di canzoni romantiche e le ho offerto da bere. Siccome non volevo girare in giro all’argomento rischiando di non arrivare al dunque, fui piuttosto esplicito e le dissi che siccome c’era poco tempo, proponevo di fare la doccia assieme. Avendo capito le mie intenzioni, mi rispose con un secco ‘Ma sei matto’. Le dissi che anche se rifiutava, sarei entrato in doccia comunque. Dopo qualche attimo di resistenza, aveva capito che non aveva altra scelta (avevo provvidenzialmente nascosto la chiave del bagno), quindi controvoglia acconsentì, ma mi fece promettere di ‘guardare ma non toccare’ e di non dire niente agli altri colleghi e soprattutto al suo fidanzato (che d’altronde non conoscevo). Dissi che ero d’accordo, anche se dentro di me sapevo che non mi sarei limitato a guardare.
Ci spogliammo, vidi due tette come non avevo mai visto in vita mia (a dire il vero ne avevo viste ben poche), una fighetta rasata, con solo una striscia centrale di peli e un sedere che già mi veniva voglia di stringere tra le mie mani, ma sapevo che avrei dovuto aspettare di essere sotto la doccia. In quel momento pensavo a come era fortunato il suo fidanzato che poteva godere di quella visione molto spesso’
Dopo qualche minuto che eravamo sotto la doccia, le chiesi di insaponarmi la schiena, lei anche se un po’ titubante lo fece senza troppo entusiasmo. Subito dopo le chiesi se potevo fare lo stesso con lei, convincendola che in fondo non facevo niente di male insaponandole la schiena. Mi versai il doccia-schiuma sulla mano e le massaggiai a lungo la schiena, la nuca e le spalle, sentivo che cominciava ad essere meno tesa; allora continuai massaggiandole le braccia, poi l’interno delle braccia, per passare poi a massaggiarle i seni. Inizialmente fece resistenza, cercando di allontanarmi le mani, ma capì subito che non avrei mollato la presa e poi infondo le piaceva quello che facevo. Sempre restando alle sue spalle continuai a massaggiare le sue tette a lungo sentendo che pian piano si irrigidivano, intanto il mio pene eretto sfiorava il suo sedere provocandole piacere al punto che iniziava a emettere qualche mugolio. Ormai si era sciolta completamente e non faceva più resistenza in alcun modo. Decisi di scendere con le mani, le massaggiai dapprima il ventre, poi i fianchi, infine spostai le mani verso l’interno delle cosce e poi sulla sua fighetta, ebbe un sussulto, ma non riusciva più a resistermi. Sentivo che era già bagnata e non solo dell’acqua della doccia che continuava a scorrere. Per poterla esplorare meglio, mi girai davanti a lei, potendola così ammirare in tutta la sua bellezza. Ancora prima che avvicinassi le mani al suo buchino vidi che per l’eccitazione stava già avendo un primo orgasmo, raccolsi i suoi umori mescolati all’acqua e li assaporai; io non avrei voluto venire così presto, ma probabilmente a causa della mia poca esperienza, non riuscii a trattenermi e venni anch’io subito dopo di lei, dirigendo il mio membro verso il suo ventre e inondandola del mio seme.
Anche se, come ho detto in precedenza, non era mia intenzione scoparla, decisi di esplorare il suo buchino, prima con un dito, poi con due e strinsi tra le dita il suo clitoride già turgido per giocarci e massaggiarlo, lei continuava a mugolare di piacere, finché quando penetrai il suo buchino con un terzo dito, ebbe un nuovo orgasmo, avvicinai la bocca al suo sesso per assaporare il suo liquido e questa volta decisi di baciarla per farlo gustare anche a lei, le nostre lingue roteavano e si intrecciavano, fu il bacio più lungo della mia vita.
Con mia grande sorpresa fu lei, che a questo punto non aveva più nessuna barriera ne fisica ne mentale, a dirmi che voleva prendere il mio membro nella sua figa’ non me lo feci ripetere due volte’ Le allargai il buchetto con le dita per farmi strada, la feci appoggiare contro il muro della doccia, le sollevai le gambe e tenendola a cavalcioni le infilai pian piano il mio membro, che non fece per nulla fatica ad entrare. Continuai a stantufare con colpetti su e giù fino che fui completamente dentro. Sentii il suo stomaco contrarsi per l’eccitazione; quando mi accorsi che stavo per venire, le chiesi se potevo venirle dentro; mi rispose che non c’erano problemi in quanto prendeva la pillola. Allora la inondai del mio sperma e quasi contemporaneamente venne anche lei. Estrassi il mio membro’ avrei voluto farglielo ripulire con la lingua, ma non c’era più tempo, se fossimo arrivati in ritardo alla cena avremmo destato sospetti tra i colleghi. Quindi terminammo di lavarci, ci rivestimmo e arrivammo puntuali alla cena, come se non fosse successo niente.
Alcuni giorni dopo in ufficio, mi origliò all’orecchio che era stato bellissimo e avrebbe voluto ripetere l’esperienza, risposi che per me non c’erano problemi, premeditando di scoparla nuovamente e non solo nella figa..

Continua’
Circa una settimana dopo l’incontro con Maria a casa mia, un pomeriggio mi capitò di rientrare in ufficio prima del solito dopo la pausa pranzo, anche Nina era già in ufficio (e non so se fosse solo un caso’) e ci siamo messi a chiacchierare del più e del meno. A un certo punto mi disse che quella sera aveva una riunione alle 19 e che non sapeva cosa fare per un’ora e mezza, visto che il suo fidanzato era a letto malato e lei non faceva in tempo a rientrare a casa. Subito mi venne il sospetto che Maria le avesse raccontato tutto (cosa che in fondo non mi sarebbe dispiaciuta troppo), però non avendone la certezza, non volevo precipitare le cose e le risposi che se le andava potevamo prendere un aperitivo assieme (anche se mi sembrava strana una richiesta del genere, dato che non ci eravamo mai frequentati all’infuori dell’ufficio). Mi disse però che le avrebbe fatto piacere fare una doccia prima di andare alla riunione e io a questo punto ebbi la certezza che Maria le aveva raccontato come erano andate le cose. Di buon grado le dissi che poteva venire tranquillamente a casa mia.
Dopo il lavoro andando verso casa mia, mi disse che Maria le aveva raccontato tutto nei minimi particolari e le aveva detto che era stata benissimo con me, aggiunse che siccome da qualche tempo col suo fidanzato non andava più molto bene dal lato sessuale, anche lei aveva il desiderio di un’esperienza diversa. Mi disse anche che la riunione era solo una scusa come un’altra, in realtà non aveva nessun impegno quella sera.
Non sapevo esattamente fino a che punto volesse arrivare, se voleva farsi scopare o no, decisi quindi di farmi guidare da lei, prevedendo che se fosse stata bene, probabilmente ci sarebbero state altre occasioni con lei.
Subito si diresse verso il bagno dove cominciò a spogliarsi, si tolse i jeans e la camicetta, vidi che portava degli slip bianchi ricamati e un reggiseno semi trasparente che non lasciava nulla all’immaginazione. Tolse anche l’intimo e mi invitò a fare altrettanto e seguirla sotto la doccia’ non me lo feci ripetere due volte. Appena sotto la doccia potei vederla in tutta la sua nudità. Aveva due tettine piccole (probabilmente ci stavano in una mano) ma sode, la figa non rasata, anzi con una peluria piuttosto folta e un sederino non brutto, ma per dir la verità troppo poco in carne (tra me pensavo che qualche chilo in più non le avrebbe fatto male’). Non osavo toccarla, finché non fu lei a darmi via libera, chiedendomi cosa aspettavo per insaponarla. Stavo davanti a lei, cominciai a insaponarle le braccia salendo fino alle spalle e attorno al collo, scesi poi attorno al seno, massaggiandole le tettine fino a farle diventare turgide e giocavo con i capezzoli tra le dita. Cominciava ad eccitarsi e ad ansimare di piacere misto a dolore se le stringevo i capezzoli. Mi spostai sul suo ventre, sfiorandolo appena con le mani, questa sensazione le fece venire brividi di piacere e sentivo che iniziava a contorcersi finché ansimando mi disse che stava per venire. Portai le mie mani vicino al suo buchino per raccogliere il suo liquido che portai alla bocca per assaporarlo; premendo sulla sua nuca le feci portare la sua bocca contro la mia e ci scambiammo un bacio, permettendo anche a lei di gustare il suo liquido. Mentre ci baciavamo sentivo il mio pene in erezione che sfiorava l’interno delle sue cosce e anch’io stavo per avere un primo orgasmo, orientai così il mio cazzo verso la sua peluria e lo scaricai. Iniziò a massaggiarsi la sua fighetta, portando spesso la sua mano verso la bocca per gustare il mio seme.
Non avevo ancora capito se volesse farsi scopare o meno, decisi allora di massaggiare la sua fighetta, infilando prima una poi due dita nel suo buchino e stringendo il suo clitoride turgido. Lei continuava a mugolare e ansimare per il piacere, capii che stava per avere un secondo orgasmo, avrei voluto avvicinare la mia bocca al suo buchino, ma mi fu impossibile perché mentre si svuotava del suo liquido sembrava perdere le forze e si appoggiò a me di peso, esausta. Restammo così abbracciati, quasi immobili per un tempo che sembrava infinito. In quella posizione, l’unica cosa che potevo fare era massaggiarle la schiena, ma sembrava non servire a nulla. Scesi allora fino ad avere le mani sul suo sederino e le infilai un dito nel buchino dietro, ebbe un sussulto e subito ritrovò le sue forze. A questo punto volevo veramente capire se voleva essere scopata o meno e glielo chiesi; era indecisa, forse pensava al suo fidanzato, poi mi disse che se a Maria era piaciuto, anche lei avrebbe sicuramente goduto facendosi scopare. Pensavo di scoparla prendendola a cavalcioni come avevo fatto con Maria, ma tecnicamente era più problematico, visto che Nina era quasi 10 centimetri più alta di me.
Decisi di sedermi sul pavimento della doccia, schiena contro il muro e impalarla col mio pene sempre in erezione. Le dissi di sedersi sulle mie gambe, rivolta verso di me; facendomi strada tra la sua peluria (avrei voluto rasarla, ma non sapendo se avrebbe approvato, lasciai cadere l’idea), le allargai il buchino, penetrandola con 3 dita, poi afferrandole le natiche la alzai quel tanto che bastava per puntare il mio cazzo verso il suo buco. Inizialmente riuscivo ad entrare facilmente, ma man mano che salivo, la sua cavità si faceva più stretta, ma insistetti, lei cominciò a urlare come una forsennata, erano urla di piacere misto a dolore, mentre la impalavo continuavo a massaggiarle le tettine e giocare con i capezzoli. Quando fui completamente dentro, lei emise un ultimo grido liberatorio; volevo rimanerle dentro qualche attimo, le dissi di non venire subito. Cinsi le mie braccia attorno alla sua schiena e la tirai verso di me, i nostri corpi sembravano fondersi assieme, sentivo i suoi seni turgidi contro il mio petto. Rimanendo così stretti stretti la baciai infilandole la lingua in bocca, fu un gioco di lingue che si intrecciavano, non so quanto sia durato, ma sembrava interminabile. Finché io mi accorsi che stavo per avere un orgasmo; le chiesi se potevo venirle dentro, non rispose, capii che era indecisa, non so esattamente cosa passasse nel suo cervello in quel momento, ma credo che probabilmente non voleva che le venissi dentro, ma d’altra parte non avrebbe voluto deludermi. Per rassicurarla, le dissi che se non voleva o non se la sentiva poteva dirmelo senza problemi, avrei rispettato la sua scelta senza alcun rancore. Così fu, allora estrassi il mio membro e non potendo più resistere venni copiosamente inondando il suo ventre, e subito dopo di me, anche lei si contorse in un orgasmo molto copioso. Avvicinai la lingua alla sua figa per raccogliere un po’ di quel nettare, ma l’operazione risultava più difficile del previsto a causa della sua folta peluria. Lei fece lo stesso, asportò con le mani il mio seme dal suo ventre, portandolo alla bocca.
Per quella sera finì così, le chiesi se volesse fermarsi per mangiare qualcosa assieme, ma declinò l’invito.
Prima di partire mi disse che poche volte aveva provato sensazioni come quella sera e aggiunse che appena possibile sarebbe tornata. Le dissi che mi avrebbe fatto molto piacere, ma la prossima volta avrei voluto vederla depilata; con il capo mi fece un cenno di approvazione.

Continuammo a vederci per diverse settimane sia con Maria, sia con Nina. Maria veniva a casa mia dopo il lavoro una o due volte la settimana, mi spiegò che il suo fidanzato abitava in un’altra città e aveva orari di lavoro irregolari, quindi riuscivano a vedersi solo durante il fine settimana, in modo che nei giorni feriali non aveva problemi a fermarsi da me.
Con Nina la faccenda era più complicata, il suo fidanzato abitava a poche centinaia di metri dal nostro ufficio, si vedevano quasi tutte le sere e spesso lui veniva ad attenderla davanti all’ufficio. Riuscivamo a vederci mediamente solo una volta ogni due o tre settimane, quando lei riusciva a trovare una scusa valida per non vedere il suo fidanzato.
Più volte volli prendere sia Maria sia Nina da dietro, ma si rifiutarono, Maria disse che l’aveva fatto un paio di volte con il suo fidanzato, ma lo trovava estremamente doloroso, Nina invece disse che dietro era ancora vergine e aveva un po’ di timore, in compenso le volte successive mi permise di venirle dentro in figa.
Entrambe vollero mettere in chiaro che tra noi c’era solo sesso, non volevano stabilire altri tipi di relazione, cosa comprensibile visto che erano già fidanzate, anche se in fondo probabilmente avere una storia seria non mi sarebbe dispiaciuto.

Continua’

Dopo diverse settimane in cui continuarono i nostri incontri, soprattutto con Maria e saltuariamente con Nina, Maria mi disse che stava diventando un po’ monotono, che era un po’ stufa di fare sempre sesso a letto o sotto la doccia. Disse che voleva qualcosa di diverso, voleva provare nuove sensazioni. Le risposi che per il nostro prossimo incontro (avevo a disposizione almeno 3 giorni) avrei pensato a qualcosa’ Non fu evidente come sembrava, in testa mi frullavano molte idee, ma dovevo sceglierne una e prepararla nei dettagli. Dapprima pensai di farlo anziché a letto o sotto la doccia, sul tavolo di cucina o per terra su un tappeto, o in macchina, ma poi l’idea mi sembrò piuttosto possa. Avevo pensato anche di farlo in un luogo pubblico, ad esempio in un parco o nei bagni della stazione, ma l’idea di essere visti da chiunque non mi andava molto a genio e inoltre avrebbe potuto vederci qualcuno che ci conosceva e rivelarlo ai quattro venti con le spiacevoli conseguenze che potete immaginare. Infine ebbi un’idea brillante (o perlomeno avevo la speranza che lo fosse). Dapprima dovetti procurarmi alcune cose: delle manette, una corda, una benda per gli occhi, un vibratore, delle forbici e un barattolo di panna montata.
Quando con Maria arrivammo a casa mia, le dissi che come promesso le avrei fatto provare qualcosa di nuovo, ad una condizione’ avrebbe dovuto ubbidirmi senza protestare altrimenti avrei interrotto il gioco e se lei voleva che per qualche motivo lo interrompessi il gioco avrebbe dovuto pronunciare la parola STOP.
La condussi in camera e le chiesi di togliersi soltanto le scarpe e il maglione, sotto il maglione portava una maglietta giallo limone che lasciava intravedere il reggiseno nero. Presi la benda e le bendai gli occhi, capivo che avrebbe voluto protestare, ma non lo fece. Le slacciai il bottone dei jeans e abbassai la zip, vi infilai la mano, seguendo con le dita il contorno degli slip, poi le abbassai i pantaloni, facendole alzare prima un piede poi l’altro per liberarmene completamente. Infilai le mani sotto la maglietta per alzargliela e le dissi di alzare le braccia per potergliela togliere. Portava slip e reggiseno combinati neri, volutamente non glieli tolsi subito, volevo prolungare l’attesa. La condussi verso il letto e la feci sdraiare sulla schiena, le afferrai prima un braccio poi l’altro per ammanettali alla testiera del letto, avendo avuto l’accortezza di mettergli sotto le manette dei polsini di stoffa, tipo quelli dei tennisti, per non provocarle eccessivo dolore. Le divaricai le gambe e le legai con una corda morbida al fondo del letto. Vidi dalla sua espressione che non era molto contenta, si sentiva completamente bloccata, in balia delle mie voglie.
Presi le forbici, le appoggiai sulla sua pelle, percorrendo il contorno degli slip, ebbe una contrazione di paura, la tranquillizzai dicendole che non le avrei fatto del male, ma era l’unico modo per toglierle l’intimo’ Protestò’ disse che l’aveva appena comprato apposta per me e per questa serata, le risposi che ne ero molto onorato e che l’avrei conservato come ricordo della serata, ma ora dovevo toglierglielo in qualche modo. Tagliai le spalline del reggiseno e infilai entrambe le mani sotto la sua schiena per slacciarlo, inarcò quel poco che poteva la schiena. Tagliai lateralmente anche gli slip e li strappai da sotto il suo sedere. Era completamente nuda e io potevo disporre del suo magnifico corpo come volevo! Sfioravo il suo corpo molto leggermente con le mani, facendole solletico, partii dalle braccia, scesi verso le spalle e il collo per poi arrivare nella zona del seno dove mi soffermai più a lungo percorrendone dapprima più volte il contorno e poi le tette e i capezzoli, finché non li sentii duri’ Rabbrividiva per il solletico e gemeva, non so se a causa del solletico o del piacere che provava toccandole le tette, probabilmente era un misto delle due cose. Intanto vedevo che dalla sua vagina iniziavano a colare i primi umori. Continuai verso il ventre, si contorceva per tentare di sottrarsi al solletico, ma inutilmente’ scesi verso l’inguine e via via fino in fondo alle gambe. Quando arrivai sotto i piedi fece uno scatto, ma la corda era ben salda. Non parlava’ a tratti emetteva solo qualche mugolio.
Presi il barattolo di panna montata, la cosparsi di panna la zona vaginale, tutto il ventre e il seno, fino a svuotare il barattolo. Iniziai a leccarla attorno al suo buchetto, il gusto della panna era mescolato a quello dei suoi umori che fuoriuscivano, volevo condividerlo con lei, le dissi di aprire la bocca e vi infilai la mia lingua, che andò a intrecciarsi con la sua. Dopo aver ripulito per bene con la lingua la zona vaginale dalla panna, presi il vibratore, lo lubrificai con i suoi umori e glielo infilai nella passera, dapprima muovendolo avanti e indietro, poi lo infilai completamente dentro. Continuai a ripulirla dalla panna con la lingua e ogni tanto con un cucchiaio ne facevo mangiare anche a lei. Continuava a contorcersi, sia per l’effetto del vibratore infilato nella passera, sia per la mia lingua che percorreva tutto il corpo. Poco prima che arrivasse all’orgasmo, sapientemente le estrassi il vibratore, per mantenerla eccitata e prolungare l’attesa. Rimaneva ancora della panna sulle sue tette, le succhiai avidamente e strinsi leggermente con i denti i capezzoli che erano ritti come chiodi. Le inserii nuovamente il vibratore e nel contempo le stuzzicavo il clitoride con le dita. Lei continuava a gemere e mugolare e infine si contorse in un orgasmo assai copioso accompagnato da un urlo liberatorio, le estrassi il vibratore e avvicinandomi al suo buchino cercai di raccogliere con la bocca il più possibile del suo seme. Dopo l’orgasmo ansimava e sembrava sfinita, decisi di lasciarle un attimo di pausa, la abbracciai appoggiando la mia testa sul suo seno, restammo immobili in quella posizione per alcuni minuti.
Quando sentii che il suo respiro aveva ripreso un ritmo normale, le dissi che ora toccava a me godere. Mi spogliai dei boxer che ancora indossavo e mi misi a cavalcioni sopra di lei, in modo che il mio pene già assai eretto andasse a sfiorare le sue tette che tornarono a indurirsi. Per un attimo pensai all’idea di infilarglielo in bocca, ma sapevo che non le piaceva e non era nemmeno la mia specialità preferita’ allora continuai per un po’ a stuzzicarle le tette che si irrigidivano sempre più e dalla vagina ricominciava a uscire il suo umore. Mi spostai in maniera da poterla scopare, la posizione non era la più comoda, ma non importava. A causa della posizione in cui si trovava, il suo bucchetto era già estremamente allargato, infilai il mio membro che molto facilmente arrivò in fondo’ presi a stantufare su e giù e infilai le mani sotto il suo sedere stuzzicandole con le dita il buchino dietro. Il suo respiro si faceva sempre più veloce, alternava gemiti e urla di piacere, finché venne in un primo copioso orgasmo, ma io non ero ancora soddisfatto, ci volle quasi un quarto d’ora prima che io venissi (devo ammettere che dalle prime volte con Maria (vedi capitolo 1) avevo imparato molto bene a controllarmi), lei nel frattempo aveva avuto altri due orgasmi, finché venni anch’io inondandola del mio sperma. Estrassi il mio membro, dalla sua passera colavano il suo e il mio liquido. Era esausta, quasi inerme, la abbracciai ancora una volta finché si riprese, ci scambiammo un lungo bacio poi le dissi che era finito. La liberai dalle manette, dalle corde e dalla benda, le porsi un accappatoio e le dissi di andare a farsi una doccia. Dopo circa un quarto d’ora uscì dalla doccia indossando solo l’accappatoio, mi fece notare che non aveva più la sua biancheria intima, ma avevo pensato anche a questo, presi un pacco regalo che avevo preparato, glielo porsi dicendole che era per ringraziarla della serata. Lo aprì, era un completo intimo rosso semi trasparente, le dissi ‘spero che sia della tua taglia”. Lo indossò, stava benissimo! Si rivestì, prima di andarsene ci abbracciammo a lungo e mi sussurrò all’orecchio ‘E’ stato molto emozionante’. Le chiesi di parlare della nostra serata con Nina, e di farmi sapere se anche lei desiderava una serata del genere.

Continua’
Dovetti attendere quasi 3 settimane prima di poter incontrare di nuovo Nina. Un giorno in ufficio mi mandò un e-mail con scritto: ‘Domani sera sono libera possiamo vederci, ma non so se me la sento di fare come hai fatto con Maria’ Le risposi: ‘Mi fa piacere che ci vedremo, comunque hai ancora un giorno per pensare ha cosa vuoi fare’. In cuor mio ero sicuro che avrebbe accettato di fare la stessa cosa, o meglio avevo pensato a qualcosa di un po’ diverso, altrimenti sarebbe mancato l’effetto sorpresa. Per farmi venire qualche idea, avevo guardato alcuni film porno e alcuni siti internet. La sera prima ero già eccitato, preparai tutto con cura. Mi ero fatto prestare con qualche scusa dal vicino di appartamento un barra ad altezza regolabile, di quelle che si usano per la ginnastica, avevo ripreso il vibratore, la benda per gli occhi e la corda già usati con Maria. Speravo di poter sfruttare l’occasione per prendermi quello che mi aveva sempre negato, il buchetto dietro.
La sera successiva, recandoci verso casa mia con Nina, le chiesi cosa avesse deciso’ in realtà non aveva ancora decisa. Mi disse che da una parte era curiosa di provare qualcosa di diverso, ma d’altra parte aveva paura. Le spiegai le regole come avevo fatto con Maria: avrebbe dovuto ubbidirmi senza protestare, ma poteva interrompere in ogni momento il gioco pronunciando la parola STOP. Mentre stavamo parcheggiando sotto casa mia, le dissi che era il momento di decidere. Mi disse: ‘Va bene, ci provo’.
Arrivati davanti alla porta del mio appartamento, facendo attenzione che nessuno ci vedesse, le bendai gli occhi, non volevo che vedesse la sbarra. Fece un gesto di stizza, non capiva perché non attendevo di essere in casa’ le dissi semplicemente di stare tranquilla. Entrammo in casa, le chiesi se prima di iniziare volesse bere qualcosa, rifiutò. Allora le dissi che da quel momento entravano in vigore le regole che le avevo spiegato. Nina indossava un maglioncino giallo scuro, dei blue jeans e delle scarpe nere, classiche, con un paio di centimetri di tacco. Facendole alzare le braccia, le sfilai il maglione, sotto portava una camicetta bianca che lasciava intravedere un reggiseno azzurro. Le slacciai i jeans e abbassai la zip, come prevedevo anche i suoi slip erano azzurri. Le abbassai i jeans, sfiorando con le mani il suo culetto. Le feci alzare prima un piede e poi l’altro, scalzandogli contemporaneamente le scarpe e i jeans; in seguito le slacciai la camicetta e portando le mani sulle sue spalle la lasciai cadere a terra, poi abbassai le spalline del suo reggiseno. A questo punto la condussi verso la sbarra, che era abbassata a circa un metro da terra, con la corda legai i suoi polsi alla sbarra, diede uno stratto con l’intento di liberarsi, inutilmente. Ruotando l’apposita manovella, cominciai a sollevare la sbarra e le sue braccia assieme. Mi fermai solo quando i suoi piedi erano staccati da terra, a questo punto sgambetto freneticamente, ma non serviva nulla, era appesa come un salame. A questo punto mi accorsi di un problema che non avevo previsto, lei era alta circa 1.80 e appesa in questo modo c’erano almeno 30 centimetri di differenza tra noi; il mio viso arrivava all’altezza dei suoi seni, era tutt’altro che brutta come visione, ma non avrei potuto baciarla e nemmeno scoparla’ Pensavo ad una sedia, ma il mio spazio di movimento sarebbe stato troppo piccolo. Non senza fatica spostai il tavolino in legno massiccio, alto circa 50 cm e il problema era risolto. Salii sul tavolino, la cinsi con le braccia per slacciarle il reggiseno e iniziai a stuzzicali i capezzoli con le dita, sentendo che si irrigidivano, lei iniziava a emettere qualche mugolio. Le sue mutandine erano già bagnate, gliele sfilai. Vidi che non era depilata, le ricordai che le avevo detto che avrei sempre voluto vederla depilata; con fatica mi rispose che non aveva fatto a tempo a farlo la sera prima. Le dissi che ci avrei pensato io, emise un gemito di disapprovazione’ andai a prendere una forbice, la schiuma e una lametta. Con la forbice le tagliai tutto il pelo, lasciandone solo qualche millimetro, cosparsi la zona vaginale con la schiuma e iniziai a raderla, lasciando solo una sottile striscia di peli attorno alla passera. Ripulii la schiuma che rimaneva, ero soddisfatto del lavoro che avevo fatto!
Come feci con Maria, iniziai a sfiorare il suo corpo con le mani, provocandole solletico, dapprima sulle braccia, poi verso le spalle, tentò di sgambettare, ma subito picchiò la caviglia contro il tavolo. Mi avvicinai al suo orecchio e le dissi ‘&egrave meglio se stai ferma’. Feci un gesto come per abbracciarla, appoggiai il mento sulla sua spalla, e con le mani le solleticavo la schiena, ebbe i brividi, le venne la pelle d’oca e i suoi capezzoli premevano contro il mio petto e di conseguenza il mio pene ebbe un erezione, andando a sfregare con i boxer la sua vagina. Sottovoce mi disse ‘sei un porco’ e io le risposi ‘lo so, e tu sei la mia maialina’, con la bocca fece una smorfia. Continuai a solleticarla, spostando le mani nella zona ascellare, sapevo che soffriva molto il solletico in quella zona, a tal punto che si mise a urlare. Poi spostai le mani attorno alle sue tette, dapprima solleticandole e poi massaggiandole con più vigore. I suoi capezzoli erano rittisimi, avevo l’impressione che stessero per esplodere, il mio membro era talmente eretto che decisi di togliere i boxer che ancora lo coprivano. Le feci inarcare la schiena, per avvicinarla a me e cominciai a succhiare le sue tette, stringendo leggermente con i denti i capezzoli. I suoi umori cominciavano a colarle lungo le gambe, le chiesi allora ‘Stai godendo?’ non rispose’
Cominciai a sollecitarle il suo buchino infilandole un dito alla volta fino che tutta la mano era dentro, era stretto e sapevo di farle male’ infatti con la voce soffocata me lo disse. Continuavo a muovere la mano dentro di lei e con l’altra mano le stuzzicavo i capezzoli, lei alternava urla a gemiti. Dopo alcuni minuti venne in tre copiosi orgasmi uno dopo l’altro accompagnati da urla liberatorie. Raccolsi parte del suo liquido con la bocca e la baciai permettendo anche a lei di gustarlo, ma era talmente sfinita che non reagì nemmeno al bacio. Avvicinandomi al suo petto mi accorsi che il suo cuore batteva all’impazzata e il respiro era affannoso. Le sollevai le gambe in modo da fargliele appoggiare sul tavolino e le lasciai un attimo di tregua per potersi riprendere (ammesso che in quella posizione fosse possibile’). La lasciai così diversi minuti, finché il suo respiro non tornò normale e avvicinandomi ancora una volta al petto, constatai che anche i battiti erano ritornati regolari.
Ma volevo godere anch’io finalmente’ la presi sotto le ginocchia e le sollevai all’altezza della vita, le dissi di avvinghiare attorno a me le sue gambe per sorreggersi. Puntai il mio membro verso la sua passera e ve lo infilai, il suo buco era già molto allargato e non ebbi nessun problema ad arrivare in fondo. Presi le sue natiche con le mani e, per quel poco che la nostra posizione lo permetteva, cominciai a stantufarla avanti e indietro e nel contempo con la bocca le succhiavo le tettine, lei urlava di piacere. Dopo diversi minuti venne in un primo orgasmo, il suo liquido colava fuori dalla sua passera, sui miei testicoli e lungo le mie gambe’ Ci vollero ancora oltre 10 minuti prima che il mio membro scoppiasse inondandole la figa, quasi contemporaneamente lei ebbe un secondo orgasmo, il suo liquido si mescolava al mio, con una mano ne raccolsi un po’ e glielo portai alla bocca, lei leccò avidamente la mano. Mentre estraevo il mio membro dal suo buco, con voce soffocata mi chiese ‘hai finito?’ Le risposi che non mancava molto’ volevo infatti penetrarla dietro. Ero indeciso, non sapevo infatti come avrebbe potuto reagire, nel migliore dei casi avrebbe soltanto interrotto il gioco, ma avrebbe anche potuto decidere di non più frequentarmi, o addirittura di rivelare dei nostri incontri. Ma sapevo che se non ci provavo oggi, probabilmente non avrei più avuto ulteriori opportunità, decisi allora di assumermi il rischio’
Dovetti spostare il tavolino, mi chiese cosa stavo facendo, non risposi, ben presto l’avrebbe capito’ Appena sistematomi sul tavolino dietro di lei, raccolsi i suoi umori e con un dito iniziai a lubrificarle il buchetto. Mi disse ‘ti prego fermati non farlo’, le risposi che se voleva interrompermi doveva dire STOP, attesi alcuni secondi, non disse niente, ma vedevo che dalla benda che le copriva gli occhi fuoriuscivano delle lacrime. Le dissi ‘se vuoi fermami adesso, dopo sarà troppo tardi’, attesi parecchi secondi, singhiozzava sempre di più ma non disse niente. Era tesa, smisi di lavorare il suo buchino’ le carezzai dolcemente i capelli, poi le guance, le passai un dito attorno alle labbra, presi un fazzoletto e le asciugai il volto dalle lacrime, aveva infatti smesso di piangere e si stava rilassando. Le massaggiai dolcemente, ma con vigore, la nuca e le spalle, mi avvicinai alle sue orecchie e le dissi sottovoce ‘Sei sicure di volerlo fare?’ Non parlò, ma con la testa fece cenno di si. Ripresi a lubrificarle il buchino, era veramente stretto, decisi di usare il vibratore per farmi strada. Lo lubrificai bene e lo spinsi dentro un pezzo, ma faceva fatica, spinsi con più vigore, entrò quasi tutto, urlò fortissimo a causa del dolore e ricominciò a singhiozzare. Estrassi il vibratore, lubrificai nuovamente il suo buco e il mio membro, lo puntai verso il suo buco, diedi un forte colpo di reni per penetrarla, ma entrai solo pochi centimetri accompagnato da un suo urlo di dolore, e anche me faceva male talmente era stretto, poi dovetti attendere finché il suo buco si adattasse alle dimensioni del mio membro. La scena si ripeté diverse volte, fino a quando il mio pene fu dentro totalmente. Mi fermai, le chiesi come stava e lei mi rispose ‘Male’. Tenendo infilato il mio membro, la consolai con qualche dolce carezza, finché fu un po’ meno agitata. Con le mani le stuzzicavo il clitoride, poi le infilai il vibratore nella figa, quando fu quasi sparito alla vista lo accesi, un fremito percorse la sua schiena. Io potevo sentirlo vicino al mio pene. Mi disse che si sentiva come una puttana, penetrata davanti e dietro. Le stuzzicavo alternatamene il clitoride e le tette, finché fu di nuovo eccitata e sotto l’effetto del vibratore, urlando venne in un orgasmo, con una mano raccolsi i suoi umori, li assaporai e ne feci assaporare anche a lei. Cominciai a muovere il mio membro avanti e indietro nel suo culetto, finché anch’io venni, inondandole l’intestino, lei sentì il caldo salirle fino allo stomaco. Estrassi il mio membro, il mio sperma colava abbondantemente lungo le sue gambe. Giocai ancora con il vibratore nella sua passera, finché non venne ancora in un ultimo copioso orgasmo con un urlo liberatorio. Estrassi il vibratore, lo spensi e le sussurrai all’orecchio ‘E’ tutto finito’. Spostai il tavolino, abbassai la sbarra quel tanto che bastava per farle toccare terra con i piedi, la slegai e le tolsi la benda. Dopo non so quanti orgasmi che ha avuto e col culetto molto infiammato era veramente esausta, al punto che stentava a reggersi in piedi. Si appoggiò pesantemente a me, ci abbracciammo, rimanendo quasi immobili e in silenzio per 5 minuti abbondanti. Appena si riprese le porsi l’accappatoio e la invitai a farsi una bella doccia calda. Dopo venti minuti uscì dalla doccia indossando solo l’accappatoio, sembrava rigenerata. Come avevo fatto con Maria, le avevo preparato un regalo, glielo porsi e la invitai ad aprirlo. Era un completo intimo in pizzo nero. Le dissi di indossarlo, quello che portava prima volevo tenermelo per ricordo. Prima che se ne andasse le chiesi se le fosse piaciuto, mi rispose che era stato molto doloroso, ma che alla fine quando le venni dentro era stata una sensazione bellissima. Ci scambiammo un lungo bacio e lei partì.

Continua’.
Espressi a Nina e Maria il desiderio di volerlo fare una volta in tre, entrambe si mostrarono d’accordo, o forse più incuriosite che altro. Soprattutto a causa della difficoltà di Nina per liberarsi dal suo fidanzato, dovemmo attendere oltre un mese per combinare una sera che andasse bene a tutti e tre. Per tutti era una nuova esperienza e il giorno prestabilito, in ufficio fu difficile nascondere la nostra eccitazione. Quando arrivammo a casa mia, il mio membro era già eretto, e loro mi confessarono che entrambe erano già bagnate sotto.
Mi occupai prima di Nina, le slacciai la camicetta blu scura, rivelando le sue tettine coperte da un reggiseno bianco che subito slacciai, nel frattempo Maria, mi stava sbottonando i jeans e andava con la mano a carezzare il mio pene ancora coperto dai boxer. Mi abbassai per togliere i pantaloni a Nina, come mi aveva detto i suoi slip bianchi erano già bagnati, io le carezzai l’interno delle cosce, andando a sfiorare il contorno degli slip che si bagnavano ancora più, Maria quasi contemporaneamente mi sfilò la maglietta. Nina che non ne poteva più dall’eccitazione si tolse anche gli slip. Con la collaborazione di Nina, mi dedicai a Maria, così mentre io le toglievo i pantaloni, Nina le sfilava la maglietta; Maria portava un completo intimo nero, che io e Nina le togliemmo subito.
Le due ragazze iniziarono a baciarsi avidamente in un interminabile gioco di lingue, io mi abbassai e con la lingua stuzzicavo alternandomi le loro passerine, raccogliendo in bocca i loro umori, prima Nina e poco dopo Maria vennero in un primo orgasmo. Maria si sdraiò sul letto e io sopra di lei, le succhiavo le tette che erano rigide come due chiodi, gemeva di piacere e mi implorò di scoparla, io non me lo feci ripetere due volte, puntai il mio cazzo verso il suo buca già molto allargato e la penetrai con un solo colpo deciso. Cominciai a stantufarla, Nina nel frattempo con una mano massaggiava i miei testicoli e con l’altra le tette di Maria. Non ci volle molto finché Maria urlante, venne copiosamente, Nina con la lingua raccolse i suoi umori che fuoriuscivano. Ero ancora dentro il corpo di Maria, volevo venirle dentro, continuai per quasi dieci minuti e con le mani e con la bocca le stuzzicavo i capezzoli. Nina intanto aveva preso il vibratore e se lo era infilato completamente nel suo bucchetto e godeva come una pazza. Finalmente venni dentro Maria e subito dopo di me anche lei venne in un orgasmo multiplo, era sfinita. La lasciai un attimo per portare le mie attenzioni su Nina. Vidi che sotto l’effetto del vibratore stava per avere un orgasmo, rapidamente sostituii il vibratore con il mio membro, che la penetrò con poche difficoltà, subito ebbe un orgasmo. Cominciai a darle rapidi colpetti, poi, dopo averlo lubrificato per bene, le infilai il vibratore dietro, fece un gridolino, che non capii se fosse di disapprovazione, di dolore o di piacere. Maria rimase un attimo costernata per questo mio gesto, infatti non l’avevo mai penetrata dietro e probabilmente non si aspettava che lo avessi fatto a Nina. Poi Maria cominciò a baciare Nina attorno al collo e sulle tette, aumentando così la sua eccitazione. Non appena il vibratore fu completamente dentro, potevo sentirlo come fosse a contatto con il mio pene, e Nina ebbe un altro orgasmo. Maria per accelerare il mio orgasmo mi massaggiava i testicoli, non ci volle molto per farmi venire, inondando la figa di Nina. Estrassi il mio membro e il vibratore dal corpo di Nina e le indicai di mettersi a pecorina, volevo infatti prenderla dietro. Raccolsi con una mano i suoi umori e lubrificai il suo buchetto e il mio pene. Con un colpo di reni iniziai a penetrarla, era stretto, ma non quanto la prima volta, emise un urlo squarciante di dolore frammisto a piacere. Ci vollero altri 3 o 4 colpi prima che il mio membro sparisse completamente dentro il suo corpo, Maria nel frattempo le stuzzicava il clitoride turgido. Mi sostituii a Maria infilando un dito alla volta, tutta la mano nella passera di Nina. Il suo corpo accoglieva dietro il mio pene e davanti la mia mano, non ci volle molto perché avesse un orgasmo interminabile, accompagnato da forti gemiti. Maria ancora una volta mi massaggiava i testicoli per accelerare il mio orgasmo, mi voleva infatti ancora dentro di se. Dopo pochi minuti venni, inondando l’intestino di Nina, che sentì una vampata di calore in tutto il corpo, poco dopo anche lei ebbe un nuovo violento orgasmo, poi si sdraiò sfinita.
Con mia grande sorpresa Maria mi chiese di prenderla dietro, non voleva essere a meno di Nina (in quel momento, malgrado la loro amicizia, mi sembravano quasi rivali), con piacere la accontentai. Le dissi di mettersi a pecorina, lubrificai per bene il suo ano, penetrandolo anche con un dito, e il mio membro. Prima di penetrarla, visto che era la prima volta che lo facevo con lei (ma non era vergine, lo aveva già fatto un paio di volte con il suo fidanzato), ricordandole che sarebbe stato molto doloroso, le chiesi se fosse certa di volerlo; con il capo annuì.
Puntai il mio membro verso il suo buchino, con forza la penetrai, lei emise un urlo lancinante, anche il mio pene era dolorante, mi fermai un attimo finché il suo buco si fosse adattato alle dimensioni del mio pene. Ancora una volta le chiesi se era sicura che dovevo continuare, con voce soffocante mi rispose che lo voleva malgrado il dolore che stava provando. Continuai, il passaggio era stretto e ci vollero parecchi colpi e molte sue urla, prima che il mio membro sparisse. Nel frattempo vedevo Nina che con il vibratore, guardandoci, si stava masturbando.
Mantenendo il mio membro nel suo corpo, chiesi a Maria come stava, mi disse che si sentiva l’ano molto infiammato, ma ora che ero dentro era contenta e voleva che le venissi dentro. Presi a giocare con le sue tette e i suoi capezzoli finché non li sentii turgidi, poi spostati le mie attenzioni verso il suo clitoride, finché non venne di nuovo e subito dopo anch’io le venni dentro’ mi disse sentiva calore dalla testa ai piedi e che non aveva mai provato una sensazione così bella. Dopo non so quanti orgasmi abbiamo avuto, eravamo tutti sfiniti, mi sdraiai, alla mia destra si sdraiò Nina e alla mia sinistra Maria, ci abbracciammo e ci addormentammo così. Ci svegliammo dopo un paio d’ore, a turno abbiamo fatto la doccia e scambiandoci vicendevolmente baci e abbracci ci salutammo.

Continua’
Circa un mese dopo l’ultimo episodio che vi ho raccontato, un giorno Maria arrivò in ufficio con un viso imbronciato e aveva l’aria di essere molto depressa. Quel giorno avevamo previsto che sarebbe venuta a casa mia dopo il lavoro, le chiesi se preferiva rimandare, ma disse che sarebbe venuta. Arrivati a casa mia, anziché fare sesso, disse che voleva parlarmi. Mi disse che il suo fidanzato l’aveva mollata, senza fornirle una vera e propria motivazione; cercai di consolarla, ma come prevedibile era inutile. Chiesi se lui avesse saputo di noi due, mi rispose che non pensava, ma non ne aveva la certezza assoluta. Mi disse che malgrado che si trovasse bene con me, non voleva più incontrarmi per fare sesso, voleva prendersi un periodo di riflessione. Ero dispiaciuto, ma immaginavo il suo stato d’animo e non mi opposi, le dissi solo che mi auguravo che fosse solo una pausa e non un’interruzione definitiva dei nostri rapporti. Non mi rispose nulla. Nel frattempo continuavo ad avere saltuariamente rapporti con Nina.
Dopo quasi 4 mesi durante i quali non avevo mai incontrato Maria fuori dall’ufficio, un giorno mi disse che voleva parlarmi. Siccome non conoscevo il suo stato d’animo attuale e non sapevo di cosa volesse parlarmi, preferii non invitarla a casa mia, ma piuttosto vederci in ‘campo neutro’, Fu così che la sera dopo il lavoro andammo in un bar a prendere un aperitivo, scelse un tavolino un po’ più appartato dagli altri. Mi disse che aveva ancora sentito un paio di volte il suo ex-fidanzato, ma le possibilità di riconciliazione erano praticamente nulle. Disse che con me era stata molto bene e mi propose di metterci assieme, le risposi che la proposta mi interessava, ma volevo un paio di giorni per rifletterci, c’erano infatti argomenti a favore, ma anche qualche argomento contrario.
Era da parecchio tempo che desideravo una relazione stabile, Maria mi piaceva fisicamente, ma la conoscevo poco caratterialmente anche se mi sembrava simpatica. Non sapevo quasi nulla di lei, i suoi interessi, le sue attività nel tempo libero, eccetera. Avremmo potuto ‘ufficializzare’ il nostro rapporto, senza dover vederci di nascosto dai nostri colleghi, d’altra parte non avrei più potuto avere relazioni con Nina.
Ne parlai con lei e arrivammo ad una soluzione, prima di prendere una decisione definitiva, ci saremmo frequentati per alcune settimane (o più se necessario) ‘come amici’ per conoscerci meglio. Per quanto riguarda Nina, mi disse che avremmo potuto ancora relazionarci, a patto che fosse presente anche lei e che prendessimo le precauzioni del caso.
Dopo circa tre settimane decidemmo definitivamente di metterci assieme. Con Nina ci siamo visti ancora due o tre volte, poi disse che si sentiva ‘scomoda’ nella nostra intimità e preferiva non più avere rapporti sessuali; continuammo a frequentarci qualche volta con Nina, solo come amici.
Nina fu la prima di noi tre a cambiare posto di lavoro, a causa di alcuni nuovi colleghi (e forse anche a causa del modificato rapporto tra me e Maria), l’ambiente in ufficio era peggiorato; non sapevamo se i rapporti personali tra me, Maria e Nina avevano a che fare con la sua partenza. Nei mesi successivi avremmo visto ancora alcune volte Nina, poi non si ebbero più sue notizie.
Maria ed io ci accorgemmo presto che essere allo stesso tempo fidanzati e colleghi di lavoro, per diversi motivi non era la situazione ideale, per capirci, ad esempio, non potevamo comportarci ‘da fidanzati’ in ufficio e non potevamo prendere vacanze nello stesso periodo. Decisi di cambiare posto di lavoro e pochi mesi dopo anche Maria seguì il mio esempio, ora lavoriamo in due posti diversi e ci vediamo ogni volta che possiamo nel tempo libero.
Sono passati quasi tre anni da quanto vi ho narrato, Maria ed io siamo tuttora fidanzati e stiamo progettando il nostro matrimonio (se vi avessi raccontato una favola, a questo punto la frase di rito sarebbe ” e vissero felici e contenti’).

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