Siamo rimasti solo noi due in ufficio, un po’ per caso un po’ per nostra volontà; è tardi ed io non ho messo in ordine le penne come mi avevi (ri)chiesto nella mail.
E’ una sfida, sono incazzata con te e le tue teorie zen, wu-wei, kairologiche, lacaniane e di autocontrollo.
Ti sento arrivare, piombi nella mia stanza, mi prendi per un braccio e senza dire una parola mi trascini fuori nel corridoio.
Io mi divincolo, ma sento che là sotto mi sto irrimediabilmente bagnando.
Sono eccitata e divisa tra la voglia cieca di quello che so succederà a breve e la rabbia per il tuo comportamento, per i tuoi complimenti mancati, per il tuo sfuggire da me.
Ora siamo accanto al tuo tavolo, le penne, una decina in tutto, ancora rovesciate e sparse sulla superficie.
Ti siedi, lasciando me in piedi, davanti a te; prendi in mano il tuo scettro, un pezzo di legno grezzamente decorato ricordo di chissà quale tuo viaggio, me lo infili nella fessura tra le gambe, ancora chiuse e dritte, e piano piano risali, con un movimento lento e provocante, fino ad incontrare prima l’orlo della gonna, poi il pizzo del perizoma.
Quando mi penetri leggermente e sento la ruvidezza dell’oggetto stuzzicarmi il clitoride emetto un lungo sospiro e faccio per sedermi a cavalcioni su di te; uno schiaffo però, dolce ma deciso, mi blocca e ascolto le tue parole come un ulteriore schiaffo: ‘Una dopo l’altra, forza, voglio una bella collezione di lecca lecca’.
Rimango basita, non so cosa fare; io ho voglia di scopare, sentire il tuo cazzo che entra in me, leccarti e succhiarti tutto’e tu mi respingi.
Con questi pensieri in testa ti vedo armeggiare nei pantaloni, allenti la cintura, abbassi i boxer e te lo tiri fuori. Finalmente lo vedo, è già quasi duro e questo mi eccita ancor più.
Mi inginocchio per prendertelo in bocca, convinta sia tuo desiderio’il mio lo è di sicuro; tu però mi prendi il viso tra le mani, mi baci e fai cenno di rimettermi in piedi.
Ora capisco, la tua idea è ben altra, perversa e stronza.
Masturbarti guardando me che mi infilo nella vagina, bagno con i miei fluidi, rimetto nel portapenne ad una ad una le tue maledette penne.
Non so più cosa pensare, ma se vuoi giocare così..ok, ti accontento.
La prima e la seconda…dosando bene i tempi ed i movimenti, vedo il potere che ho su di te accrescersi. La terza, la quarta e mi fermo, senza pietà.
Tu mi guardi implorante ma muto, invocandomi di continuare; con la quinta in mano mi avvicino a te, ormai la mia figa è a diretto contatto con il tuo cazzo, bagno la penna con i miei umori e te la metto in bocca. Ormai sei totalmente sottomesso al mio volere, purchè ti faccia venire’ora mi permetti di sedermi su di te e guido il tuo membro dentro di me.
Il mio seno è a tua completa disposizione e ci bastano poche spinte per raggiungere l’orgasmo.
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono