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Racconti Erotici Etero

Come concludere una tranquilla serata al Pub.

By 12 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Le giornate scorrevano lentamente, ognuna simile all’altra, nella ruota quotidiana della vita, divisa tra lavoro, amici e sere passate al pc, fino a quella sera.

Non vedevo Elena da diverso tempo, qualche mese prima aveva accettato uno stage lavorativo che l’aveva portata a centinaia di chilometri di distanza ma nonostante ciò continuavamo a sentirci. Il suo trasferimento non era stato indolore, anche se temporaneo, si era trovata veramente male fin all’inizio, con colleghi che le facevano terra bruciata attorno e non permettendole di dimostrare le sue qualità professionali, perfino il suo carattere ne aveva risentito, si sentiva sola e abbattuta, più volte mi aveva chiesto di andarla a trovare e ogni volta avevo rifiutato.

Non eravamo fidanzati, erano passati due anni dal nostro primo incontro subito dopo la quale ci eravamo messi assieme, ma l’amore era finito presto lasciando il posto ad un rapporto basato soltanto sul sesso. A lei piacevo, non c’erano dubbi su questo, la sua continua disponibilità a incontrarmi, a sentirmi per telefono, a vedersi agli orari più assurdi ne erano la prova.
Spesso i miei amici mi chiedevano quale fosse la natura del mio rapporto con Elena e del perchè si vedesse tanto in giro se eravamo stati assieme soltanto un mese poco più, domande che liquidavo con un “siamo soltanto amici”.
Non stavo mentendo a loro, ma solo a me stesso, negavo la realtà dei fatti: lei era diventata per me un giocattolo, la sua continua disponibilità sessuale nei miei confronti avevano tirato fuori il peggio di me ponendo i miei desideri davanti ai suoi, sminuendo se stessa e alimentando l’ego della mia persona.

Le mille scuse che inventai nel primo mese della sua lontananza per non andarla a trovare furono fin troppo banali, ma non volli espormi compiendo un viaggio del genere, sarebbe valso come una dimostrazione per un sentimento che non mi apparteneva.
Nonostante ciò le tenevo volentieri compagnia con messaggi e chiamate, ci raccontavamo volentieri le rispettive giornate. Una volta mi raccontò di aver incontrato in discoteca un collega di lavoro ubriaco che scambiò la sua naturale voglia di divertirsi come avances sessuale, iniziando a palparla e strattonandola cercò di liberarsene, fortunatamente Elena ha sempre avuto un carattere, reagendo con un bel calcio nelle palle e scappando via.

-“Gli ho fatto capire chi ha di fronte a quel maiale!!!” mi disse al telefono
-“cavolo stai attenta la prossima volta, ma eri da sola?”
-“no no con un’amica, un’altra collega di lavoro. Ora fanno meno i furbi con me, tzè!”
-“La tua compagna ci camera???”
-“Si quella bisex.. lo so lo so.. non dire nulla, lo so già..”
-“E’ il sogno di ogni uomo vedere due ragazze che scopano dai, almeno una foto mentre vi baciate potreste farla”
-“ahah sei il solito maiale ma la risposta è no, se lo faremo, sarà con una che piace veramente anche a me”.

Le nostre telefonate erano una continua provocazione sessuale, era il nostro innegabile legame, qualche volta addirittura arrivammo a masturbarci al telefono.

Un sabato mattina mi scrisse: “ieri sera follia pura…” e dopo un veloce scambio di messaggi mi raccontò di aver conosciuto un ragazzo carinissimo e di aver passato una serata meravigliosa assieme, non ero geloso assolutamente, ero tranquillo come se a parlare fosse uno dei miei amici, non mi preoccupavo dei risvolti che avrebbe avuto il nostro rapporto.
Nelle settimane successive la sua situazione evolse velocemente, mi scrisse che si erano messi assieme, si scusava se non si faceva sentire spesso come prima spiegando che ora le sue giornate erano divise tra il lavoro che aveva finalmente preso a girare dal nuovo amore della sua vita. La capivo perfettamente, nella sua naturale energia, aveva bisogno di qualcuno vicino con cui sfogare le sue passioni fisiche e mentali, era la sua natura.

Fino a quella sera.

Erano le otto, era già buio perchè eravamo in pieno inverno, la stavo aspettando alla stazione, avvisato da lei il giorno prima, stava rientrando per passare un weekend a casa con la famiglia, ma visto che i suoi erano via, mi aveva chiesto di venirla a prendere.
Il treno entrò nella stazione, si fermò e appena aperte le portiere la vidi saltare giù dalla carrozza, la chiamai e riconoscendomi mi venne incontro abbracciandomi con tutto il suo entusiasmo:
-“ciaoooooooooooooooooo quanto mi sei mancato!!! quante cose ho da raccontarti!!”
-“com’è andato il viaggio, tutto bene??”
-“si si tutto ok, passiamo per casa mia?”
-“va bene, dopo ti va di andare al pub? ho voglia di una birra!”
-“ottima idea, così ti racconto tutto davanti ad un bel panino”.

Così, dopo una breve pausa a casa sua, ci ritrovammo seduti al tavolo del pub a ridere e scherzare, lei mi raccontava di quanto era felice, stava realizzando il suo sogno lavorativo e il suo nuovo ragazzo la faceva sentire veramente amata:
-“pensa che ho conosciuto addirittura la sua famiglia, mi adorano!”
-“davvero? se adesso ci manca poco che ti sposi..”
-“non sarebbe male, è anche piano di soldi, non sarebbe un brutto affare..”
-“ahah allora approvo, ti faccio da testimone!”

Non ero assolutamente geloso, anzi tranquillo e spensierato l’ascoltavo i suoi racconti, quasi stupito di non averle ancora fatto avances sessuali nonostante il suo splendore: il seno era messo in mostra da una camicia nera sbottonata davanti per il caldo del locale, alla vita una cintura marrone con una grossa fibbia indossata con dei jeans che risaltavano tutte le sue curve e ai piedi un paio di stivaletti marroni. Sembrava una giovane cowboy, o meglio una cowgirl, uno stile diverso da quello in cui ero abituato a vederla.
La seconda pinta di birra che mi stavo scolando stava producendo i suoi effetti, alterando la mia percezione e sciogliendo i miei freni inibitori, il mio fisico stava iniziando a muoversi, scaldarsi, come un tossico in preda ad una crisi di astinenza stava reclamando la sua droga.
-“Ehi ma stai bene? ti vedo sudato, cos’hai???” accompagnando la domanda da una carezza amorevole al volto, ma quel gesto non fece che peggiorare la situazione, sentivo la mia erezione, ero in piena trasformazione come un licantropo, la mia mente rifiutava tutto ciò, a me non importava nulla di lei, non avevo bisogno di lei.
-“c’è troppo caldo qua, dai paghiamo e usciamo..”

Poco dopo ci ritrovammo nel parcheggio, ma in giro quella sera non c’era nulla e non avevo intenzione di andare a bere in un’altro locale, fu lei a fare la proposta che quella sera considerai una provocazione, ma che nei giorni successivi compresi essere innocente e che ero stato io a sentirla tale:
-“dai c’è troppo freddo in giro stasera, andiamo da te? non sono stanca e non ho voglia di andare a casa.”
-“ok..”

Il viaggio fù breve ma silenzioso, il pensiero di essere assieme nella macchina con cui ci eravamo appartati tante volte nelle campagne della nostra zona mi tormentava.

Così la portai a casa mia, non abitavo da solo ma l’accesso alle mie stanze era indipendente e questo era una grande comodità. Una volta in camera lei si sedette sul divano mentre io sceglievo un cd da mettere come sottofondo, azzardando nel frattempo qualche domanda sul suo moroso, nella vana speranza che ciò frenasse i miei impulsi:
-“allora lunedì torni su? viene a prenderti il tuo ragazzo?”
-“no no, lui viene a prendermi soltanto dopo il lavoro per uscire assieme, non vedo l’ora mi manca così tanto..”
-“se immagino cosa ti manca…”
-“ahah be certo, lo sai che non mi faccio mancare nulla io..”

Stavo sbagliando tutto, neppure le mie parole mi obbedivano più, le catene del mio perbenismo erano ormai rotte.

-“be però non mi hai detto se scopa meglio di me”
-“nono aspetta, con lui ci faccio l’amore, mica ci scopo!”
-“e che differenza c’è?”
-“be con lui ci sono anche sentimenti profondi, con te si faceva soltanto del gran bel sesso..”
Allupato com’ero, non mi lasciai scappare la sua frase, -“gran bel sesso addirittura??? oh grazie, quindi ti piaceva??”
-“be con te mi sentivo totalmente libera di esprimermi come più ci piaceva, ma ora non si può più..”

Rimasto distante da lei, mi avvicinai a lei, in piedi di fronte a lei.

-“cosa vuol dire non si può più? non hai appena detto che ti piaceva sentirti libera di esprimerti?”

Lei abbassò lo sguardo in evidente difficoltà.

-“ora sono una ragazza impegnata, non posso permettermi di fare quello che mi pare, devo rispettare il mio moroso….”

Non resistetti, mi chinai su di lei, presi la sua testa tra le mani, le diedi un leggero bacio sulla bocca dicendole:
-“non devi farlo, conosco il tuo spirito, devi SEMPRE sentirti libera, non posso vederti così imprigionata in una situazione del genere” e la baciai nuovamente.
Esitò un attimo poi mi spinse via con le mani: -“ti prego no, voglio fare la brava questa volta, non voglio tradirlo..”

Ma ormai non volevo sentire più ragioni, mi slacciai i jeans e tirai fuori il mio uccello, lei seduta, lo fissava silenziosamente, non dissi nulla, aspettai la sua mossa. Poi infine si allungò prendendomelo in bocca e iniziando a spompinarlo lentamente.
Continuò per diversi minuti, si fermò, mi guardò negl’occhi e chiedendomi:
-“siamo solo amici noi giusto? non c’è nulla di male? in fondo il nostro è sesso, mica amore giusto?” il suo sguardo implorava di confermare questa bugia, cercava una scusa per motivare il suo tradimento che stava per compiere con me:
-“certo, il tuo ragazzo è lontano centinaia di km adesso e tu ora hai dei naturali desideri che è giusto che soddisfi, io ti aiuto in questo, è normale tra amici..”
Accettò con un sorriso la mia spiegazione, prese in mano il mio pene e appoggiando le labbra sopra il mio glande iniziò a farselo scivolare in bocca succhiandolo avidamente, i suoi modi erano sempre un po’ crudi ma eccitanti. Con la mano presi a guidare la sua testa regolando il ritmo dei suoi movimenti, a volte la trattenevo spingendole il cazzo fino in gola finchè non la sentivo annaspare, allora la lasciavo andare e lei si sfilava tossendo.
-“mi fai soffocare, ma mi piace troppo!” Ormai persa nel piacere, sapevo di poter disporre del suo corpo come più mi aggradava.
Mi liberai di jeans e boxer, mi inginocchiai davanti a lei che ancora era seduta sul divano, iniziai a spogliarla completamente, sfilandole i stivaletti, jeans e la camicia, lasciandola soltanto in reggiseno e slip.
Era sempre uno spettacolo il suo seno, una terza abbondante che liberai e accogliendo i suoi capezzoli nella mia bocca, glieli succhiavo freneticamente passando da un’altro, adorava questo trattamento:
-“si sfamati di me, sei il mio cucciolo, sei il mio animale, mangiami…” più disinibita che mai, con le mani mi tirava i capelli con forza, trasmettendomi tutta la sua eccitazione, spingendomi giù tra le sue gambe.

-“vuoi che ti lecchi la patata?”
-“si ti prego, ma come sai fare tu…”

Era il suo modo indiscreto per chiedermi di leccarle anche il culo, pratica a cui l’avevo avviata personalmente, e non mi feci pregare.
Con la lingua iniziai a percorrere il bordo tra slip e pelle tra coscia e inguine, scivolando sempre più giù arrivando nella zona del perineo, tra ano e figa, scostai allora con una mano gli slip e dedicandomi a grandi leccate, partendo dall’ano e arrivando fin sopra il suo clitoride.
La forza dei suoi respiri dimostrava tutto il suo apprezzamento mentre la mia bocca si fermava sul suo sesso succhiando avidamente i suoi umori con cui mi spalmavo il viso, poi tornavo giù, riempendole l’ano di saliva con la mia lingua.

Normalmente i nostri preliminari duravano poco, ma questa volta volevo lasciare il segno, fare qualcosa di nuovo, così staccandomi con suo grande disappunto dalla sua figa, mi allungai su di lei per baciarla mentre le dita della mia mano iniziarono a scivolarle dentro:

-“uh sento il sapore della mia figa sulle tue labbra..”
-“c’è anche quello del tuo culo sai..”
-“sii… mmm”

Con tre dita dentro il suo sesso, la stavo penetrando lentamente, ma la mia intenzione era di aumentarle, così iniziai a spingere anche con il mignolo.
Ora aveva quattro dita dentro impregnate dei suoi umori che la stavano scopando, lei con la bocca spalancata dal piacere si ammirava la figa aperta, che ben prestò riempì con tutte e cinque le dita. Impregnate dai suoi umori e spingendo con forza, desideravo scoparla con la mano.

-“oddio che mi fai… mi stai aprendo.. oddio..” tremava dal piacere, sentivo i suoi muscoli contrarsi attorno alle mie dita, non ci volle prima che venisse, dovetti pure baciarla per soffocare il suo orgasmo ed evitare che ululasse dal piacere.

Compiaciuto sfilai le mano, anche se non erano passate le nocche avevo raggiunto un nuovo traguardo soddisfacente, ma non era ancora finita la serata. Con le sue gambe appoggiate sopra le mie spalle che lasciavano in mostra il suo culo in tutto il suo splendore, non aspettai oltre e appoggiai il mio cazzo sul mio buco preferito.
Ammorbidito dalle precedenti leccate e con i muscoli rilassati dall’orgasmo appena provato, il suo anello di carne non ci mise molto ad accogliere il mio membro, avvolgendolo con il calore del suo retto, trovai una certa resistenza e le sue smorfie confermarono i miei pensieri:
-“fai piano.. sono mesi che non faccio sesso anale, non sono più abituata”
-“ah si, quindi con il tuo ragazzo non hai ancora fatto sesso anale?”
-“no, non me l’ha mai chiesto, ma ora ci sei tu…” Se avesse avuto fino a quel momento qualche senso di colpa, ora era senz’altro perso, non c’erano dubbi ormai, l’avevo in mio potere.

-“non preoccuparti, ci penso io al tuo meraviglioso culo..” Con delicatezza presi un suo piede e accarezzandolo me lo portai alla bocca iniziando a leccare la palma del piede e poi le sue dita, il tutto accompagnato da leggeri movimenti del mio pene dentro il suo retto.
-“oddio e questa cosa? non l’hai mai fatta.. .da chi l’hai imparata?? mmmmm”
-“da nessuna, mi è venuta così.. ” ed era vero, volevo stupirla con qualche gesto mai fatto prima, adoravo sperimentare con lei nuove pratiche erotiche. Passai all’altro piede, riservandogli la stessa cura giocando a succhiarle l’alluce come se fosse stato il suo clitoride.
Nel frattempo l’ano si era dilatato e abituato alla mia presenza, la penetravo completamente, bacino contro bacino, le mie palle raggiungevano facilmente le sue natiche libero di pomparla come più mi piaceva.
Lasciai allora andare il piede, e tenendo le sue gambe appoggiate sulle mie spalle, le salì sopra. Agevolò la mia posizione tenendosi le ginocchia strette sul petto con le mani mentre iniziavo a scoparla selvaggiamente con il mio glande che bruciava di piacere dentro il suo culo.

Non era l’unica ragazza con cui mi divertì a fare del sesso anale, ma lei era l’unica capace di resistere così tanto alle mie spinte violente, provocandomi con le parole più oscene.
-“mi stai aprendo in due, continua bastardo!”
-“adoro il tuo culo mmmm”
Non resistetti più, avevo raggiunto il mio limite fisico di sopportazione e con il pene piantato dentro le scaricai tutto il seme che le mie palle potevano contenere, svuotandomi completamente di ogni forza.
Crollato su di lei e schiacciandola con il mio corpo, rimasi in quello stato per qualche secondo per riprendermi mentre Elena mi coccolava con baci e carezze in volto.
-“oh il mio stallone, mi sei mancato..”
-“me o il mio cazzo?”
-“entrambi.. riesci ad alzarti però? sento il tuo seme colarmi tra le chiappe..”
Così mi sollevai liberandola dalla mia presenza, lei rimase immobile con le gambe raccolte sul petto, in attesa che prendessi dei kleenex per ripulirla delle mie tracce, una pratica a cui l’avevo abituata in passato con la quale dimostravo la mia gratitudine.

Da lì a poco ci rivestimmo perchè dovevo riportarla a casa, dato che ormai si era fatto molto tardi. In macchina rimasi silenzioso, non provavo sensi di colpa per quello che avevo fatto, ma lei?
Come al solito riuscì a stupirmi nuovamente e vivace prese a parlare:
-“uuh inizia a bruciarmi un po’.. ero fuori allenamento” mi disse con sguardo sofferente ma con il tono suo solito allegro.
-“eheh se vuoi domani sera possiamo riprendere, io non ho impegni”
-“no no, dopodomani parto e devo preparare un sacco di roba, ho tanti giri da fare. E poi, non voglio arrivare dolorante dal mio ragazzo e dovergli pure spiegare il motivo.”
-“be, io non sono geloso!”
-“scemo!!! te la faccio pagare!!! uffa che male, un giorno ti infilo un dildo di gomma nel culo così capirai cosa si prova..”
-“Provaci soltanto e ti prendo a schiaffi..”
Rise di gusto della mia reazione, sapevo che era una cosa a cui davvero puntava, il suo spirito libertino non le poneva limiti ed era pure capace di mettermi in difficoltà con le sue idee pazze.

Arrivati a casa sua, ci salutammo con un bacio e con la promessa di risentirci a breve, in fondo, tra un mese era il suo compleanno.

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