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Racconti Erotici Etero

Come è bella la Svizzera

By 25 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Com’&egrave bella la Svizzera
Mandai un’e-mail a Teresa informandola che al Mercoledì successivo sarei passato per Losanna e che mi sarebbe piaciuto invitarla a cena.
Mi rispose immediatamente, dicendo che il mercoledì, nel paesino dove lei abitava, a circa 15 km da Losanna, c’era una festa e che c’era Joe Cok&egraver, con l’accento sulla &egrave, alla francese, che avrebbe cantato alle 22.00.
Per gentilezza le dissi che questo cantante mi piaceva molto, ma che avrei preferito conversare con lei.
Mi rispose di volta, un pò acida, dicendo che lei sapeva perfettamente come erano le conversazioni degli uomini, ma io non feci nessun commento.
Erano quattro o cinque mesi che ci scambiavamo e mail. Circa un anno prima mi ero iscritto, a Friend Finder e lei era una che bazzicava nel sito. Mi aveva mandato delle fotografie, molto caste ed un paio di volte ci eravamo sentiti al telefono. Naturalmente non gli avevo detto che ero sposato, ma con mezza verità, mi era presentato come un separato.
Aveva 44 anni, capelli neri, corti a caschetto, alta 1,60, ma non avevo mai potuto vederla per intero. Era divorziata, l’ex marito era un pastore protestante, che le rompeva ancora le scatole, aveva una figlia con qualche problema conseguente il divorzio e parlava quattro lingue. Mi aveva raccontato che nell’ufficio dove lei lavorava, alla IATA, era scoppiato un grande scandalo legato all’acquisto di apparecchiature per il traffico aereo e che non era escluso che le e-mail che io le inviavo, come quelle che mi inviava lei, venissero controllate da chissà chi. Io gli risposi che anch’io mi occupavo di voli, ma di uccello, commento che non ebbe risposta. Doveva essere una donna di carattere e anche una rompipalle. Mi dava fastidio quando correggeva il mio inglese.
Il mercoledì sera, dopo l’appuntamento con il mio rappresentante a Nyon, vicino a Ginevra, arrivai a Losanna in auto che erano circa le sei e c’era ancora il sole. Sul lago la fontana era magnifica. Andai fino a La Sarraz dove Teresa mi aveva riservato un hotel. Le avevo chiesto di prenotarlo per non mostrarle platealmente cosa mi aspettavo, ma anche perché la mia nota spese sarebbe poi passata sotto le grinfie di mia moglie.
Dopo aver lasciato la borsa in camera, le telefonai. La sentii quasi sorpresa e le chiesi come avremmo potuto incontrarci. Mi disse che sarebbe passata lei a prendermi, la cena era prenotata per le nove, ma se mi faceva piacere, potevo passare per casa sua per l’aperitivo. Già mi facevo le seghe mentali su cosa potrebbe essere stato l’aperitivo, ma non sembrava una donna così facile ed ero imbarazzato su cosa fare. Alla fine le risposi che ci sarei andato volentieri.
Mi spiegò la strada per arrivare a casa sua. Non era distante.
Abitava in una villetta a due piani con un giardino ben curato, pieno di rose. I vicini non erano troppo vicini. La casa non aveva un cancello e dopo aver parcheggiato la macchina mi incamminai verso la porta e suonai il campanello. Ero curioso e anche un po’ apprensivo, era la prima volta che la incontravo di persona. Una voce dall’interno gridò avanti. Aprii la porta ed entrai. Sul lato destro c’era l’entrata di una cucina e di fronte c’era una rampa di scale, piuttosto ripida, che saliva al piano superiore. In cima alla scala, in un vano del soffitto vidi due donne. Teresa e sua figlia di 15 anni.
Teresa aveva un martello in mano e stava chiudendo delle perline. Mi spiegò che li dentro ci mettevano le cose che non volevano farsi rubare. Io le dissi che pensavo che i ladri fossero solo in Italia. Rise e fece un gesto di smentita.
La faccia effettivamente era come quella delle fotografie, ma il corpo era nascosto da un maglione e da una gonna che le arrivava fino ai piedi dai quali spuntavano delle ciabattone. Ebbi un momento di scoramento, pensando di non aver fatto una cosa eccezionale, non mi sembrava il massimo come donna.
“E così tu sei graywolf, pensavo che non saresti mai venuto qui!” Lei aveva usato il mio nick ma sapeva anche il mio nome vero
“Perché?” Domandai “dovrei aver paura?” ma indubbiamente ero imbarazzato nel sentirmi fare queste domande davanti a sua figlia.
Scese dalla scala e mi invitò a seguirla nel patio fuori dove delle poltroncine ed un tavolo erano sistemate sotto un grande ombrellone.
“Mia figlia si sta preparando per andare in gita domani e la verrà a prendere suo padre più tardi”. Mi preoccupai ancora di più.
Mi offrì da bere e io accettai una limonata.
Mentre si muoveva notai che camminava con grazia e che aveva delle forme molto rotonde.
Dopo qualche tempo arrivò un uomo, sui 60, che mi squadrò per bene e lei me lo presentò come il suo ex marito e a lui mi presentò come un amico italiano. Effettivamente non mi guardò con occhio fraterno. Dopo alcuni minuti, l’ex marito e la figlia se ne andarono, con mio sommo piacere. Cominciavo a pensare che forse l’antipasto lo avrei pregustato prima della cena. Dopo qualche minuto di assenza lei tornò fuori e sedette di fronte a me, guardandomi con serietà.
Mi chiese cosa mi aspettavo da lei, cosa che mi lasciò perplesso. Francamente non sapevo cosa risponderle, o meglio, lo sapevo troppo bene, ma la signora non era una ragazzina e pensai che non potevo essere volgare o pesante. Le risposi che la sua domanda non mi preoccupava, ma mi preoccupava il pensiero di quello che lei si aspettava da me. Questo la fece zittire per un po’. Io le dissi che mi sarebbe piaciuto gustare la sua compagnia, con un buon bicchiere di vino, un buon piatto e molte chiacchiere e che alla mia età avevo imparato a non dare niente per scontato, sopratutto con le donne. Tra l’altro le dissi che io ancora non avevo capito se ero di suo gradimento o no. Mi guardò con un occhio sospetto e percepii che la serata poteva essere imprevedibile e poi, coperta com’era non capivo cosa c’era di sostanza e se ne valeva la pena.
A quel punto mi disse che sarebbe andata a prepararsi per la cena, visto che aveva prenotato in un ristorante-castello in Francia, che scoprii era a 10 chilometri da li.
Mi sentivo un frastornato, la donna un po’ sciatta, con un sacco di problemi, curiosa, complicata, la figlia, l’ex marito, quasi pensavo che era meglio tornare in hotel, ma l’eccitazione del cacciatore mi fece rimanere.
Aspettai leggendo alcune riviste e dopo circa mezz’ora riapparve.
Che schianto! Ben pettinata, un vestitino rosso shocking, attillato, che le arrivava a metà coscia mentre in alto era piuttosto casto, le dava un’aria da ragazzina. Scarpe a spillo e borsa, dello stesso colore completavano la figura. Sulla bocca aveva un rossetto non molto forte. Si intravvedeva un seno meraviglioso, un culo rotondo e ben tornito e due gambe sode, abbronzate, con un buon profumo. Rispetto alla donna che mi aveva ricevuto questa era una miss.
Il mio vero stupore e la mancanza di parole dovevano averla piacevolmente sorpresa.
Mi venne spontaneo esclamare, “cristo, quanto sei bella”, al che rispose “grazie” e “andiamo”.
La seguii fino alla macchina. Mentre camminava notai che non si intravvedeva nessun segno del reggiseno e degli slip. Quando camminava il culo si muoveva che era un invito all’amore.
Le proposi di usare la mia macchina, ma lei disse che preferiva usare la sua perché era più semplice passare la frontiera e perché lei conosceva la strada.
Mentre guidava la osservai a fondo, era molto bella quando era truccata. Da come le ballava il seno pensai che non aveva il reggiseno. Sedendosi nel sedile il vestitino si era ritirato e una coscia ben tornita era in bella mostra.
Le dissi che era una donna bella, intelligente e dalle mille sorprese. Casualmente, quasi, le appoggiai la mano sulla coscia e lei, con molta disinvoltura, ma con fermezza, me la tirò via, dandomi un’occhiata ed un sorriso.
Pensai che una donna che si vestiva così ed usciva con un uomo, che incontrava di persona per la prima volta, forse non era solo per mangiare. Avevo comunque imparato che le donne mature hanno dei caratterini a volte non classificabili.
Attraversammo la frontiera con la Francia e arrivammo al ristorante, situato in cima ad una collina. Bellissimo posto, dalla terrazza, dove c’era il nostro tavolo, si vedeva la parte svizzera tutta illuminata.
Al tavolo sedemmo dalla stessa parte per godere del panorama. La tovaglia bianca arrivava fino a terra e copriva le gambe di entrambi.
Lei ordinò, dopo aver scelto dal menù e ci fu portato un aperitivo a base di champagne. Facemmo un brindisi e io commentai che lo facevo a una donna molto bella, matura, sensuale e sexy come una ragazzina e gli dissi anche avrei voluto offrirle qualcosa di italiano, ma che ero stato anche così rozzo da non portarle neanche un fiore, come lei meritava.
Io assaggiai lo champagne, mi ero ripromesso di non bere e di mangiare poco e lei bevve con piacere.
Cominciammo la cena e io mantenni il suo bicchiere ben rifornito. Non ricordo cosa mangiammo, tanto ero preso dalla sua sensualità ed il mio amico era piuttosto agitato.
Parlammo di noi, del lavoro, delle rispettive famiglie e lei era molto curiosa, non solo di me ma anche di tutta la mia famiglia, di mia moglie compresa; Percepivo che ero sotto esame.
A metà cena l’atmosfera era cambiata, lei mi aveva raccontato che l’ex marito l’aveva anche picchiata e che era un bacchettone che predicava bene e razzolava male.
Mi confessò che era la prima volta, dopo molto tempo che usciva con un uomo e che era soddisfatta di avermi fatto conoscere il suo ex perché questo lo avrebbe fatto ingelosire.
Le dissi che non ero preoccupato di questo e che per una donna, carina come lei, avrei fatto qualsiasi cosa. Ogni tanno le nostre gambe si toccavano, in forma molto naturale.
Nel frattempo la temperatura era diminuita e io presi la mia giacca e gliela posai dolcemente sulle spalle, accarezzandogli la schiena mentre stavo levando la mano.
Lei mi disse che sembravo molto serio, ma che ero molto gentile e io le risposi che anche lei era troppo seria e …. troppo bella.
Sentii la sua gamba accostarsi alla mia, ma diversamente dalle altre volte non si spostò.
Le posai la mano sulla coscia e mi avvicinai al suo orecchio mormorandole che, con una donna così al lato, di fronte ad un panorama tanto bello, mi sentivo in un’altro mondo. Le dissi che lei era una piacevole sorpresa..
Lei mi guardò, si guardò intorno, mise la mano sopra la mia, prendendola e disse ” a proposito di sorprese, senti questa!”. Sentii il calore delle sue cosce e del suo pube. Percepii che il taglio sulla pelle, che sentivo era la sua topina.
Il mangiare che stavo deglutendo per poco non mi andava di traverso!
La porcellina era senza slip.
La guardai negli occhi neri e vi vidi dentro una luce strana che prima non aveva.
Le chiesi conferma che non aveva gli slip e lei mi rispose “provare per credere”, cosa che feci con più attenzione e più lentamente. I miei occhi caddero sul suo seno, forse era l’aria fredda o forse chissà, ma dal vestitino apparivano due punte evidenti.
Le chiesi se portava il reggiseno, mi disse di no, ma che lì, non si poteva provare per credere.
Si era trasformata, da signora molto seria, in un essere lascivo e sensuale che mi aveva tolto l’appetito del cibo. Fui molto onesto con lei e le dissi che quando l’avevo incontrata nella sua casa mi ero preoccupato e che mi era venuto il desiderio di andarmene, preoccupato dalla figlia, dall’ex e dal suo cipiglio, ma avevo scoperto che sarebbe stato un grande errore.
Le chiesi cosa si aspettasse da me. Lei tacque un momento e poi mormorò “un po’ di felicità”. Mi fece anche pena nel percepire la sua solitudine.
Mi avvicinai a lei e questa volta le baciai l’orecchio, lo leccai e le mormorai che era meravigliosa. Le proposi di andarcene, in quanto non avevo più interesse nel cibo e lei assentì.
Pagai una cifra, alla faccia dei francesi, ma ne valeva la pena.
A braccetto andammo fino al parcheggio. Lei era piccola ma molto formosa, avrei voluto stringerla ed abbracciarla ma il posto era troppo scic, troppo illuminato e forse lei non lo avrebbe gradito.
Le aprii la porta dell’auto e quando si sedette alzò le gambe aprendole mostrandomi una visione favolosa. Era come buttare benzina sul fuoco. Entrai in macchina, la bacia ancora nell’orecchio, la accarezzai e lei avviò la macchina.
Dopo aver ripassato la frontiera, la strada era dritta e a doppia corsia. Le misi la mano in mezzo alle cosce. Percepivo l’umido della sua fighetta, che accarezzai con delicatezza. Avevo il cazzo che stava per scoppiarmi. Le presi la sua mano che aveva usato per cambiare le marce e la misi sulla patta dei miei pantaloni, la sentii sospirare mentre mi stringeva l’uccello.
Decidemmo di andare a casa sua, in quanto nell’Hotel dove mi aveva prenotato, era conosciuta.
Mai la strada mi era parsa così lunga.
Quando arrivammo alla sua casa scesi rapido per aprirle la porta dell’auto, come era sexy quella donna! Il suo vestitino rosso era bello corto e lasciava poco all’immaginazione.
Entrati in casi, dopo aver chiuso la porta, ci baciammo e finalmente potei sentire il seno, grosso, duro, appuntito. Mai visto una cosa tanto dolce e selvaggia.
Cominciai ad accarezzarla e a baciarla dappertutto e lei sospirava sempre più profondamente e ad certo punto lei disse “andiamo di sopra”.
Si incamminò su per le scale, che erano abbastanza ripide, il suo vestitino era a mezzo culo e facendo gli scalini mi mostrava tutto il suo ben di dio. Ad ogni passo il suo culo si muoveva come quello di una mannequin.
Entrai per la prima volta nella camera di una single. Aveva un bel letto grande sovrastato da un grande quadro di una donna nuda, seduta. Sembrava lei, almeno dalle tette.
Ci levammo le scarpe e ci buttammo nel letto.
Cominciai a baciarla nei piedi, erano profumati, le succhiai le dita dei piedi, mentre con una mano le accarezzavo le gambe. Aveva delle caviglie magre e un piedino da fata. Quando le leccai la pianta, il solletico la fece ritrarre ma io tenni fermo il piede. Passai al polpaccio baciando e leccando. Lei, nel frattempo, aveva cominciato ad aprirmi i pantaloni, fino a levarmeli. Le sue gambe erano molto ben tornite, era una bomba. Le presi il vestitino e, dopo aver aperto la cerniera con seguente leccata lo sollevai sopra la sua testa.
Le tette erano bellissime e i capezzoli erano diventati duri, rigidi, era uno schianto. Con le mani le presi entrambi i seni e cominciai a leccarli e a succhiarli, i capezzoli sembravano ancora più grandi e lei continuava ad accarezzarmi ovunque arrivavano le sue mani. Aveva un pancino piatto, solo una ruga evidenziava la sua gravidanza. Arrivai all’ombelico e glielo leccai e baciai. La sua fighetta, completamente pelata era sotto il mio naso. Sapeva di buono. Le grandi labbra non erano molto sviluppate ma, tra di loro si ergeva un promontorio che, non appena gli passai la lingua, la fece inarcare e sospirare. Cominciai a leccare, lentamente, dal clitoride sempre più in basso. La sua fighetta era tutta bagnata e profumata. Passai al suo buchetto, leccando, aprendo, leccando, per ritornare poi alla fighetta. Lei si dimenava sempre di più. Ritornai ai suoi seni e alla sua bocca. Baciava molto bene. Era piccolina ma la sua lingua pareva un cobra. Le presi entrambi i capezzoli tra le dita e le leccai e succhiai la gola e lei si inarcò con un mugugno. Strinsi ancora un po’ più forte i suoi capezzoli e lei gridò.
Mi respinse con slancio, e pensai di aver esagerato, ma lei disse “adesso tocca a me”, spingendomi steso sul letto. Il mio cazzo era teso come non mai.
Lei si sedette sulle mie gambe e cominciò a segare il mio uccello. Le dissi che non volevo venire così e in cambio lei cominciò a leccarmelo. Le chiesi di girarsi con le gambe verso di me e la sua fighetta e il suo culo mi si presentarono completamente esposti. La presi per i fianchi e la tirai verso di me, fino a quando la mia bocca arrivo sopra ai suoi buchi. Ad ogni leccata sembrava che stava per schiattare. Ad un certo punto lei mi disse “adesso basta giochi”. Si alzò, si accucciò sopra il mio bacino e con una mano si infilò il cazzo nella figa. “E’ grosso ma mi piace” disse rantolando. Effettivamente faceva un po’ di fatica nell’entrare nonostante lei fosse ben lubrificata. Si stese sopra di me, sempre tenendo l’uccello nella passera, e cominciò a muoversi. Quando percepii che stava al culmine del piacere, le infilai il dito medio nel culetto, muovendolo all’interno. Grido un “noo!” e subito dopo un “sii!”. Appena lei venne io cominciai a pomparla, spingendo più a fondo il dito e con l’altra mano tenendola incollata al mio bacino, succhiandola nel collo. Dopo qualche secondo, cominciò a muoversi nuovamente, si alzò sulle braccia, mostrandomi i suoi seni meravigliosi ondeggianti, gettando indietro la testa. Nel suo culetto infilai un’altro dito e questo la fece irrigidire, strinse le chiappe e si incollò ancora di più al bacino e cominciò a rantolare. Non avevo mai visto una donna così stralunata mentre scopava, e questo mi eccitava sempre di più. Rallentai i miei movimenti, per godere del suo piacere, mentre lei si dimenava ancora furiosamente. Esplosi assieme a lei, arcuandomi e entrando tutto in lei e in un momento tutto si calmò.
Restammo abbracciati, una sull’altro, sfiniti e sudati.
Penso che dormii perché, dopo un tempo, non so quanto e non so a che ora, me la ritrovai al mio fianco, abbracciata a me, con la sua bocca vicina alla mia. La camera sapeva di sudore e sperma.
Le diedi un bacio e cominciai a passare la mia mano sul suo corpo accarezzandolo. La sua pelle era vellutata. Quando arrivai ai suoi glutei infilai la mano in mezzo alle sue cosce, passando sopra il suo culetto.
Lei aprì un occhio, mi batté una manata nella schiena e mi disse “Porco! Cosa mi hai fatto”. Le sorrisi e le dissi che non avevo fatto niente, ma che aveva fatto tutto lei e che io dovevo ancora cominciare. Mi batté un’altro pugno nella schiena e mi disse “Porco! Sei presuntuoso e maschilista, ma hai un bel cazzo grosso e lungo!” Scoppiai a ridere e le risposi che lei era una puttana travestita da mamma e da signora seria, ma che mi piacevano entrambe.
Andai a prendere una bottiglia di acqua minerale, perché avevo sete e quando tornai in camera lei era in bagno che si stava facendo un bidet. Le proposi di fare un bagno nella vasca da bagno assieme, cosa che accettò con un grande sorriso. Mentre l’acqua calda stava scorrendo, lei aggiunse all’acqua mezza bottiglia di sali profumati e quando si piegò per mettere la bottiglia a terra non potei trattenermi di dirle che aveva un culo meraviglioso. Mi disse un’altra volta che ero un porco. Feci finta di offendermi e le dissi, battendomi i pugni sul petto “io Tarzan, tu Jane, io fame di culetto di Jane”. Mi diede nuovamente del porco, facendo no con l’indice. Mi avvicinai a lei abbracciandola. Il panorama che mi aveva appena mostrato aveva cominciato ad eccitarmi nuovamente e nella mia testa il suo culetto era diventato un obbiettivo primario. Ci baciammo nuovamente e lei mi disse “grazie per essere stato così dolce con me”. Le chiesi perché mi diceva questo e lei cominciò a raccontarmi, mentre eravamo immersi nell’acqua schiumosa e profumata, che il suo ex l’aveva maltrattata per molto tempo. Che era stato il suo unico uomo prima di sposarsi, che quando scopava pretendeva di farlo senza alcun preliminare, che lo faceva con il pigiama addosso e che non ne aveva piacere. Mi raccontò che aveva avuto, dopo il divorzio, qualche storia, ma sembrava che gli svizzeri non avessero molto credito come amanti. Disse che tutti quelli che aveva conosciuto, volevano solo una cosa e la volevano subito.
Le chiesi come faceva a stare senza sesso per tanto tempo e lei con molta semplicità mi disse che il dito serviva a molte cose e che in alternativa aveva anche qualcosa di elettrico.
Mi disse che le era piaciuto come mi ero comportato, anche se capiva perfettamente a cosa miravo, insomma, per lei ero un gentiluomo. La stavo ascoltando nel caldo dell’acqua, lei seduta di fronte a me e io di fronte a lei. Mentre mi parlava, la bagnavo con l’acqua profumata e l’accarezzavo, sopratutto i seni che erano lucidi con il sapone. Mi disse che le era piaciuto come avevamo fatto sesso e, quello che le era piaciuto di più, era l’orgasmo che aveva avuto mentre le mia dita nel suo culo si muovevano, non l’aveva mai fatto, anzi non pensava che fosse così bello. Da come mi comportavo, riteneva che ero uno che ci sapevo fare con il cazzo. Le dissi che non era vero, che in realtà lei era stata molto provocante, molto sensuale, che mi aveva eccitato molto e che lei era una donna come poche ne avevo incontrate. Restammo nell’acqua per molto tempo, accarezzandoci l’un l’altro raccontandoci cose intime, senza falsi pudori. Le dissi che il mio obbiettivo era il suo culetto e lei mi rispose che era tentata, dopo quello che avevamo fatto, ma aveva paura perché io avevo un cazzo grosso e lungo. Le chiesi se aveva qualche crema da usare ma mi disse che no, che erano cose che normalmente non usava.
Mentre ci scambiavamo queste complicità continuavamo ad accarezzarci e a bagnarci con l’acqua e la schiuma.
Avevo recuperato le mie energie, e l’alza bandiera ne era la conferma. Stavamo abbastanza stretti, dentro la vasca, le sue gambe erano ai miei fianchi e le mie incrociate dietro la sua schiena. La sua fighetta si strusciava sul mio cazzo. Dopo un lungo bacio, contornato da reciproche carezze, la attirai contro di me e lei mi disse che voleva provare in acqua, entrambi seduti. Si alzò un pochino e si infilò l’uccello in buca, abbracciandosi al mio collo. Fu facile per me cercare nuovamente il suo culetto. I glutei insaponati dall’acqua erano lisci e quando entrai con il medio nel suo culetto questo entrò con facilità. Da come si muoveva le doveva piacere molto. L’acqua, a causa dei suoi movimenti, stava schizzando dappertutto; in un momento di stasi, quando il suo orecchio fu vicino alla mia bocca glielo morsi e le dissi che le avrei preparato il suo culetto per il mio cazzo. Questa volta entrai con tre dita, muovendole profondamente nel suo culo, l’acqua profumata e saponata doveva aver rilassato i suoi muscoli. Non appena cominciai a muoverli lei venne, rantolando e strabuzzando gli occhi verso l’alto. La baciai sulla gola e sulla bocca e lei si rilassò totalmente tra le mie braccia. Continuai a mantenere le dita dentro il suo culo, movendole lentamente, lasciando entrare l’acqua, del resto la ristrettezza di spazio la lasciava in una posizione che praticamente la immobilizzava in tutti i movimenti ad esclusione di quelli dall’alto verso il basso e mi rendeva molto facile il lavoro, mentre continuava restare impalata dal mio pene. Dopo averle leccato il collo e ciucciato l’orecchio, accarezzata in ogni posto raggiungibile dalla mia mano libera, le proposi di andare sul letto.
Uscimmo dall’acqua e ci asciugammo a vicenda e poi ci ritrovammo nuovamente sul letto. Volevo che quello che doveva succedere, succedesse con naturalezza e con piacere. Andai nuovamente con la testa tra le sue gambe e ricominciai ad accarezzare, leccare, succhiare e strizzare la sua fighetta ed il suo culo. Mi dedicai al suo clito, mettendole nel contempo un dito nel culetto e nella passera. La doppietta le piaceva perché si muoveva e mugugnava come una ninfomane. Quando vidi che era su di giri, la girai sottosopra e il suo culetto diventò completamente esposto. Cominciai a leccarla in mezzo la schiena, lungo la spina dorsale e arrivai al suo buchetto. Mentre lo slinguavo, con la mano fui sopra la sua fighetta massaggiandola. Quando vidi che apriva le gambe, arcuando il culo, decisi che era il momento maturo. Le appoggiai il cazzo sul buco e spinsi. Faceva fatica ad entrare e scivolava. Ad un certo punto lei mi prese il cazzo con la mano e se lo posizionò nel posto giusto. Quando spinsi lei fece “ahh” e mi fermai. Il mio cazzo stava scoppiando, spinsi ancora un pochino e sentii che la cappella aveva passato la barriera. Spinsi ulteriormente e questa volta l”ahhh” fu molto diverso. Ritornai quasi fuori e rientrai, ripetendolo alcune volte, inserendolo sempre più profondamente e poi mi fermai, non volevo farle del male e volevo che si abituasse. Non appena mi fermai lei rantolò ” dai, dai continua per favore”. Alla signora piaceva la carne del porco. Ricominciai a spingere e lei cominciò a smaniare con “ahhh”, ed era lei che adesso spingeva indietro, verso il mio amico, facendomi eccitare ancor più. Ad certo punto cominciò a battere le mani sul letto mugugnando e capii che stava avendo un orgasmo.
Il sapere che la prima volta che lo prendeva nel culo le stava procurando un orgasmo, mi eccitò enormemente, anche perché il mio cazzo scivolava dentro il suo ano in maniera golosa e lei continuava stringerlo con i muscoli anali, fino a che anch’io venni, inondandola di sperma. Restammo un tempo uno sull’altra e il mio pene uscì per afflosciamento, ero soddisfatto e sfinito. Quando mi risvegliai era giorno e lei, fasciata da un chimono azzurro, mi stava portando un caff&egrave italiano. Aveva delle occhiaie profonde. L’attirai vicino a me e la baciai. Infilai la mano sotto il chimono e le accarezzai il seno. Lei si appoggiò a me e nell’orecchio mi mormorò “resta qui con me” e dopo un sospiro “per sempre”.
Non risposi ma le diedi un bacio profondo, accompagnato da un massaggio ai seni.
Lei si staccò e se ne andò in cucina.
Avevo programmato di andarmene al pomeriggio, ma capii che era meglio togliere le tende il prima possibile.
Quando scesi mi accorsi che stava piangendo. Le diedi un bacio e lei mormorò “grazie”. E io le dissi “alla prossima volta”.

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